Film > Il pianeta del tesoro
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Autore: Lirah    16/09/2012    0 recensioni
Sono passati cinque anni dalle avventure che Jim ha vissuto andando alla ricerca del tesoro di Flint e dopo l'accademia il ragazzo si è impegnato anima e corpo nelle missioni che gli venivano affidate.
Una di queste però lo porta a salvare Erin, una strana ragazza che però non sembra ricordare il suo passato e non conosce nessuna lingua.
Dal momento in cui Jim la salva però la sua vita viene sconvolta da un susseguirsi di strani eventi.
Chi è la ragazza e che cosa sta succedendo nell'universo?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti. Scusatemi per l'enorme ritardo del capitolo ma purtroppo in questi ultimi mesi sono stata davvero molto impegnata. Ho letto i vostri commenti e vi ringrazio moltissimo. Sono contenta che la storia vi piaccia e spero vivamente di poter sfornare il prossimo capitolo al più presto. Un bacione a tutti

5° CAPITOLO -Ricordi-

ERIN

Quella notte non riuscii a dormire molto. Continuavo a girarmi e girarmi su quella superficie morbida e rilassante. Una finestra davanti a me mostrava un cielo azzurro e una luna forte e intensa che , da quello che mi aveva detto Jim, altro non era che lo spazio porto da cui eravamo arrivati.
La donna che corrispondeva al nome di Sarah era sua madre. Per un attimo non avevo capito che cosa volesse dire quella parola e lui con calma mi spiegò che una mamma è la persona che si occupa di te, gentile e premurosa, una persona unica al mondo. Per un attimo avevo pensato che fosse lui quella sottospecie di madre per me , visto che tutto sommato si era dimostrato tanto gentile, ma quando lo indicai ripetendo quella parola scoppiò a ridere. Aveva detto che una mamma era una persona come me, una donna,mentre lui era un uomo. C’erano così tante cose che mi aveva detto in così pochi minuti che per un attimo la testa aveva iniziato a girare così velocemente che dovetti sedermi.
Avevamo passato la sera seduti a tavola a mangiare tantissime cose. Io guardavo in silenzio la scena davanti a me: Sarah, Jim e B.E.N erano una famiglia. Era così bello vederli così tutti insieme.
Mi tirai su, facendo sbadatamente perno sulla mano ustionata. Per riflesso ritrassi il braccio e mi ritrovai di nuovo stesa. Fissai la mano bendata e un attimo dopo la strinsi al petto. Quella sensazione, quel fastidio che provocava tante lacrime, io non l’avevo mai provato prima di quel giorno. Io era diversa da loro? Avevo una mamma? Una famiglia, qualcuno con cui poter vivere così?
Scesi dal letto e mi diressi verso la finestra, aprendola lentamente mentre il suo cigolava rompeva il silenzio di quella notte. Una dolce brezza mi investì in pieno, spostando alcune ciocche che erano finite lungo il petto, dietro la schiena. Quella sensazione di tranquillità e sicurezza era bellissima. Finalmente potevo provare quelle emozioni che mi erano state tolte, proibite per così tanto tempo.
Ad un tratto un tonfo mi fece sobbalzare e girare inevitabilmente verso la porta semichiusa. Solo quando ci feci caso vidi che dalla piccola fessura proveniva una luce fioca, rossastra e gialla. Mi avvicinai pian piano, cercando di fare meno rumore possibile.
Uscii dalla stanza ,voltando verso destra e guardando la seconda stanza del corridoio. La porta era aperta e la luce, molto probabilmente, proveniva da una lampada o da una candela accesa.
Pian piano vi avvicinai e quando mi affaccia lievemente vidi Jim, chino su dei libri e circondato da altrettanti , dormire. Il respiro pesante, le braccia sotto la nuca e una penna che rimaneva in bilico sull’orecchio. Guardando a terra vidi tre  libri che molto probabilmente dovevano essere caduti. Strano che lui non si fosse reso conto di niente.
Un po’ titubante mi feci avanti, arrivando fino alla scrivania di legno e raccogliendo i tomi caduti, riponendoli sopra ad una pila decisamente instabile. Il mio sguardo rimase fisso sul volto tranquillo di Jim per qualche minuto, per poi spostarsi a guardare quella stanza. Non vi era molto: un letto appoggiato alla parete alla sinistra e alla destra un intero muro con una libreria ormai satura di libri. La scrivania era davanti alla finestra che dava sull’entrata del Bembow. Per terra, vicino al letto, vi era una valigia aperta. Molto probabilmente doveva trattarsi del bagaglio che Jim si era portato via in quei giorni.  Poco più in la, vicino alla porta, vi era un piccolo armadio.
Mi avvicinai alla libreria iniziando a guardare quegli strani simboli. Sarah mi aveva fatto vedere qualcosa quelle sera, ma non ero riuscita ad imparare molto, solo poche parole molto semplici. Quanto mi sarebbe piaciuto afferrare uno di quei libri, aprirne una pagina a caso e iniziare a leggere quello che vi era narrato. Chissà quante storie avrei potuto vivere solo leggendo. Ad un tratto però una delle copertine attirò la mia attenzione. Un colore rosso acceso, con decorazioni d’oro e uno strano simbolo composta da un teschio e delle ossa.  Mi alzai sulla punta dei piedi per prenderlo , cercando di non farlo cadere. Man mano che il libro usciva dal posto in cui era potei vedere che i fogli al suo interno erano di color oro e sotto la fioca luce della lampada luccicavano, come diamanti.
Quando finalmente il libro stava iniziando a scivolarmi fra le mani barcollai, e il tomo cadde a terra con un tonfo, aprendosi. Mi sorpresi nel vedere delle figure materializzarsi e del suono uscire da quelle pagine.
 
“Nelle notti più limpide quando i venti …”
 
Mi chinai, inginocchiandomi e osservando quello spazio color viola e blu e i suoni del luogo in cui avevo vissuto fino a quando Jim non era arrivato per portarmi via. Ma in quelle figure tutto era più affasciante.
 -Erin!-
Alzai gli occhi e vidi Jim, sguardo un po’ assonnato e capelli scompigliati, girarsi verso di me e guardarmi con un punto interrogativo dipinto sul volto. Prima di qualsiasi mezzo di comunicazione verbale indicai il libro , chinando poi il capo per chiedergli scusa.
Lui fece spallucce e venne a sedersi vicino a me, guardando quelle immagini come se stesse guardando qualcosa di nostalgico.
-Quando ero bambino , prima di andare a dormire, chiedevo sempre a mia madre di leggermi questo libro. Mi piacevano le storie sui pirati, o meglio sui tesori che questi nascondevano-
Fece per chiudere il libro ma con delicatezza e velocità gli poggiai la mano sul braccio fermandolo. Volevo guardare e ascoltare ancora un po’. Anche se non capivo bene che cosa stesse dicendo quella voce, mi piaceva vedere quelle immagini, avventure. Inoltre volevo vedere l’altra faccia del mio vecchio mondo, quella bella , elegante, incantevole. Lo spazio non era poi così cupo e privo di luci, ma pieni di colori, stelle che brillavano più che mai, pianeti, navi. Rimasi attenta e vigile per tutto il tempo, con Jim che si era rassegnato a guardare con me quell’audio-video seduti sul pavimento.
 
JIM
 
Più o meno dopo venti minuti , senza nemmeno rendersene conto Erin era crollata dal sonno, finendo per appoggiarsi alla mia spalla. Quando il libro finì e le immagine smisero di essere proiettate lo richiusi, rimanendo per un attimo a guardarne la copertina. Quanto tempo era passato dall’ultima volta che aveva avuto l’opportunità di rivedere quel vecchio ricordo? Quel libro era l’unica cosa che mi ricordava del viaggio fatto con Silver , alla ricerca del tesoro di Flint. Sbuffai , voltandomi di nuovo a guardare Erin non appena la sentii mugugnare. Non accennava a svegliarsi , ma non potevo di certo lasciarla dormire sul pavimento.
Cercando di fare il più piano possibile, mi alzai per poi prenderla in braccio e , cercando di non sbattere da nessuna parte, la riportai nella sua stanza.
La finestra era aperta e lo coperte spostate da una parte. Molto probabilmente si era svegliata per qualche motivo, o forse non si era mai addormentata. Ora invece respirava profondamente e sul volto aveva un sorriso tranquillo e felice. Mi ero persino sorpreso nel sentire quanto era leggera, anche se in fondo stavo sollevando un peso morto.  La posai sul letto e la avvolsi nelle coperte, ma quando feci per spostarle mano, le sue dita si chiusero sulle mie.
Rimasi per un attimo spiazzato quando la vidi avvicinare le mani al viso, facendo si che il mio dorso toccasse la sua fronte. La pelle era calda e morbida.
Mi liberai pian piano da quella stretta , rimanendo per un attimo a guardarla.
-Troveremo in fretta la tua famiglia vedrai … Sono sicuro che gli manchi già molto-
Le scostai una ciocca di capelli dal viso e mi allontanai, ma quando arrivai alla parto non potei che girarmi verso di lei nuovamente quando la sentii pronunciare il mio nome.  Credevo si fosse svegliata , invece aveva semplicemente parlato nel sonno.
-Buonanotte-
Detto questo uscii dalla stanza. Forse era meglio che anche io mi decidessi ad andare a dormire.
  
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