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Autore: xalternative    16/09/2012    9 recensioni
e voi?voi ci riuscireste a guarire dall'anoressia con davanti l'uomo che ve l'ha causata?
Genere: Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Anorexia nervosa.


Salgo sui gradini dell’autobus mogia,con la sensazione che le gambe mi stiano per cedere.
Alzo la testa e il pullman è praticamente vuoto.
Mi siedo in uno degli ultimi posti.
Non ho neanche le forze per prendere il cellulare dalla tasca e accendere la musica.
Sono esausta.Perennemente esausta.
Poggio la testa sul finestrino e guardo il cielo cupo di una Detroit ormai a pezzi.
Il bus frena.Prima fermata.
Sale una mamma con un bimbo per mano,probabilmente di ritorno dalla scuola.
Sta mangiando un twix.

-Potete fare merenda ragazzi.-annuncia la professoressa,prendendo in mano il cassino e cominciando a cancellare tutti quei numeri e quelle x.
Mi guardo intorno e esito un attimo prima di cacciare la mia merenda.
So cosa succederà.Ma non voglio che succeda.
Espiro apparentemente calma e caccio il mio snack dalla borsa.
Un twix.
Sto per mettere il primo pezzo in bocca quando vedo un’ombra sul banco.
Ecco,lo sapevo.
-Cosa ci fai con questa roba?Vuoi diventare ancora più grassa?Che schifo.-esclama Samuel,colpendo la mia merenda con un colpo secco e facendomela scivolare dalle mani.
Pronuncia quelle parole con tanto disprezzo da soffocarmi l’anima.
Tutti ridono di me,mentre l’unica cosa che mi rendeva felice era lì,per terra,con il caramello colante.
Ha ragione lui.Faccio schifo.
 
Sbatto velocemente gli occhi.
Avverto una leggere tachicardia.
Che strano.
Provo a non pensare ai ricordi e cerco di distrarmi.Mi giro i pollici e poi guardo le mani.
Ossute,violacee.Sembra quasi che falangine,falangette e robe varie vogliano squartare la pelle,uscire fuori.
 
Seconda fermata.Piuttosto brusca.
Sale una ragazza,alta,magra quanto basta e smaniosa sullo schermo del suo cellulare.
Non so perché esattamente,ma si siede qualche posto avanti a me,permettendomi così facendo di vedere cosa sta guardando sul telefonino.
È su twitter,sembra.

Sono le tre.Di mattina.Non riesco proprio a prendere sonno.
 La home di twitter è deserta,ma nonostante ciò la scorro disinteressata.
1 nuovo tweet.
Ringraziando dio qualcuno è vivo.
Clicco e mi compare una frase in inglese.
“Primo comandamento:se non sei magra non sei bella” sembra che dica.
Vado sul profilo di colei che lo ha scritto.Sembra inquietante.
Ha come icon una foto di lei,anzi,del suo addome.Magro al punto di sembrare incavato.
“Pro ana” leggo nella biografia.
E cosa vuol dire?
“Che vuol dire essere pro ana?” scrivo su google.
Apro il primo risultato.
“Si dice pro ana una ragazza favorevole all’anoressia.”
 Chiudo subito la pagina.
Che cosa assurda.
Però era davvero bella la foto di quella PRO ANA…

Mi vengono gli occhi lucidi.
Perché mi sta succedendo tutto questo?
Metto le mani tra i capelli e abbasso la testa,serrando gli occhi.
Dopo torno nella mia posizione normale.
Mi riguardo le mani.Una piccola ciocca di capelli è tra le mie dita.
Tipico.Non è la prima volta.
 
Terza fermata.
Ma quanto spesso si ferma questo bus?
Sale un uomo,sulla cinquantina.
Un falegname,azzarderei.
Dalla cassetta che ha in mano scorgo un paio di attrezzi che mi rimandano a quel mestiere e un metro,usato per dare ai mobili la lunghezza voluta dal cliente.

Finalmente sono sola a casa.
Mamma a lavoro,papà anche,fratello in qualche vicolo a farsi di roba che solo dio sa.

Una sensazione di libertà pura mi pervade.Eppure sono sempre rinchiusa nelle solite,fradice,quattro mura.
Non importa.Corro in camera dei miei.
Mi armo di un metro e una bilancia.
Apro l’anta dell’armadio e mi ritrovo faccia a faccia con la mia immagine riflessa.

Mi accarezzo le guance.Sono diminuite di volume dall’ultima volta.
Sorrido.

Salgo sulla bilancia.Abbasso lo sguardo.
Cinquanta kili,per un metro e sessantasei di altezza.
Cosa può esserci di più abominevole?

Mancano 12 kili al mio obiettivo.
Allungo il metro e misuro il girovita.
Sto per guardare il risultato,ma sento la porta di casa aprirsi.
Con un calcio butto la bilancia sotto al letto e il metro lo nascondo nell’armadio,chiudendo subito dopo l’anta con lo specchio.


Una lacrima scende.
Ero così piccola,quindici anni,eppure così sofferente.
Era un disagio continuo.
Con me stessa, con la mia città,con gli altri.
O forse lo è ancora?
No,non è una domanda.
Lo è ancora.Ancora un disagio.
E chi lo sa se lo sarà per sempre.
 
Quarta fermata.
Un ventenne pimpante sale solo uno dei tre scalini dell’autobus.
Da un ultimo tiro alla sigaretta che aveva in mano e poi butta il mozzicone,espirando,però,il fumo all’interno dell’autobus.
Cosa che disturba la mamma della prima fermata.

Sventro ciò che mi è rimasto della quarta sigaretta consecutiva che ho fumato.
Ovvero il mozzicone,il filtro.
Lo faccio a pezzi,lo piego,lo apro.Poi lo butto,insieme agli altri quattro.
I polmoni sono soffocati.
Se qualcuno mi sparasse in questo momento ,probabilmente mi uscirebbe fumo dal petto.

Inganno me stessa,inganno il mio stomaco.
Lo faccio solo per la sensazione di sazietà.

Non ho bisogno del cibo.
No,affatto.
Solo pensare al cibo mi fa venire la nausea.Pensare a quella fettina di pane che ho mangiato a pranzo.

Mi sale un conato.
Non posso perdere l’occasione.
Vado in bagno,mi chiudo dentro,apro l’acqua del rubinetto per coprire i rumori e mi inginocchio vicino al wc.

Ingoio saliva,pesantemente.Come per far scomparire la puzza di fumo dal mio alito.
I metodi sono ancora gli stessi.
Gli stessi di due anni fa.
Sempre quelli.
Sono due anni che mi uccido,lentamente,consapevolmente.
 
Quinta fermata.
E ultima per me.
L’autobus ha una sola entrata/uscita,quindi mi tocca attraversarlo tutto,sotto gli occhi di ogni passeggero.
Lo sguardo lo tengo sempre più basso.
Scendo,ed eccomi qui,davanti alla mia nuova casa.
O prigione,dovrei dire?

 “Centro di riabilitazione nutrizionale” leggo a caratteri cubitali dall’insegna.
 È scritto così grande…vogliono far credere alla gente che sia un posto bello,ricreativo.
Ma non è così,lo so.Ne sono sicura.
Un dottore è sull’entrata e,vedendomi esitare,mi si avvicina.
-Ehi,ciao.Benvenuta.-mi dice.
Benvenuta?Ma è serio?
Ha una faccia conosciuta.
“Samuel” c’è scritto sull’etichetta.
-Io sono…-
-Samuel.-scatto io,ormai in lacrime.
-Madison?-
Mi ha riconosciuta dalla voce.
Lo guardo con gli occhi sgorganti.Gli sguardi si intrecciano e lui capisce.Capisce cosa è successo,capisce cosa mi ha fatto.
-Ommioddio,Mad…-si avvicina per darmi un abbraccio.
Schivo con le mani le sue braccia,con lo stesso gesto secco con cui mi fece cadere il mio twix.
Oh,aspettate,ma io non mi sono ancora presentata.
Sono Madison,Madison Harris.
Sono anoressica,e ora voglio guarire.
Ma colui che mi assisterà nella guarigione è lo stesso che mi ha provocato tutto questo.
Lo stesso che mi ha distrutto,inconsapevolmente.
Mi ha uccisa,anche se non nel vero senso della parola.
Mi ripresento,allora.
Sono Madison,Madison Harris.
Sono anoressica,e volevo guarire.Ma poi ho capito che non c’è niente da fare.
Sono Madison,Madison Harris,e sono morta.Solo che respiro ancora.
 


OH,ciau.
ʘ‿ʘ

In realtà non so proprio che dire sull'argomento.
cioè avrei tante cosa da dire,ma preferisco di no.
l'argomento è molto delicato,lo so.spero solo che
vi abbia toccato come storia.
è raro che io scriva una one shot,e quando lo faccio
è come se fosse una pagina di diario.
se vedete anche l'altra mia os (Damn Ronnie,you're perfect)
tratta di autostima bassa.
Però quella di oggi è una tematica totalmente diversa...
comunque sia,visto che uso le os come sfogo vi chiedo
di farmi sapere assolutamente cosa ne pensate,ne ho bisogno.
grazie se lo fate.
ciao belle(e anche belli,chi lo sa) c:

 
   
 
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