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Autore: itsjudsie    16/09/2012    2 recensioni
Due spari.
«KATE!» urlai con tutta la forza che avevo in corpo, e d’istinto mi gettai su di le per proteggerla, per tenerla giù. Tutta la gente intorno era in piedi e urlava, correva, era nel panico. Ma io non ci facevo caso più di tanto. Non era la cosa più importante in quel momento.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
- Questa storia fa parte della serie 'Episodi - what if?'
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Knockout - fuori combattimento.
 


«Nessuno dovrà mai sapere come sono andate le cose. La versione ufficiale è che Roy Montgomery è morto da eroe. Glielo dobbiamo. Tutti noi.»
 
 
 

Mentre portavo la bara continuavo a ripensare alle parole di Beckett della sera prima. Le lacrime di Ryan, lo sguardo assente di Esposito.
Pian piano ci stavamo avvicinando all’altare, il peso sopra di me era più che sopportabile. Non m’importava, stavo portando il mio capo dalla sua famiglia, era questa l’unica cosa giusta.
Le bandiere sventolavano  e il rullo dei tamburi era sempre più forte. Man mano che ci avvicinavamo, i nostri colleghi si inchinavano al nostro passaggio.
Rispetto, ecco cos’era.
Rispetto per quell’uomo, un eroe morto da eroe.
Beckett reggeva la parte iniziale della cassa, e cercava di trattenere le lacrime. La moglie però non ce la faceva.
Nessuno dovrebbe soffrire in questo modo, ma si sa, la vita non è giusta. Tutti noi lo sapevamo bene. Non riuscivo a guardarla in faccia, il volto rigato  dalla disperazione, e nemmeno le due figlie.
Anche loro, perché dovevano soffrire così?

Arrivati al piccolo altare poggiammo per terra quel che rimaneva del nostro capo.
 
«Roy Montgomery mi ha insegnato che cosa significhi essere un poliziotto. Mi ha insegnato che siamo legati alle nostre scelte, ma che valiamo più dei nostri errori. Il capitano Montgomery una volta mi ha detto che non ci sono vittorie, ma solo battaglie, e che alla fine puoi solo sperare di trovare un posto in cui prendere posizione, e se sarai fortunato ci sarà qualcuno disposto a stare al tuo fianco.»
 
Kate mi guardò di sfuggita e io non potei fare a meno di accennare un sorriso, spento immediatamente dal ricordo del perché eravamo lì.
 
«Il capitano avrebbe voluto che continuassimo a combattere.»
 
La mia attenzione venne catturata da un bagliore tra le lapidi dietro l’ultima fila di sedie, esattamente dall’altra parte rispetto a dove si trovava Kate. Ma lei non si accorse di nulla.
 
«E se anche non ci fosse…»
 
Due spari.

 «KATE!» urlai con tutta la forza che avevo in corpo, e d’istinto mi gettai su di le per proteggerla, per tenerla giù. Tutta la gente intorno era in piedi e urlava, correva, era nel panico. Ma io non ci facevo caso più di tanto. Non era la cosa più importante in quel momento.
 
Kate era sotto di me e non si muoveva. Non parlava, non sbatteva le ciglia.
«Kate..» provai a chiamarla.
«Kate, ti prego..» la strinsi per le braccia, non l’avrei mollata per nessun motivo.
«Kate, resta con me. non lasciarmi, ti prego.» aspettavo una risposta. Una risposta che non sarebbe arrivata.
«Resta con me, Kate» sussurravo, non avevo la forza per alzare la voce.
 
Poi le parole vennero da sole. Non decisi io di dirlo, fu qualcosa di molto più grande, molto più importante. In quel momento non riuscivo a pensare a niente. La guardavo e basta. La forte e coraggiosa Kate, che non perde mai, ora era stesa per terra con due pallottole nel petto.
Non rispondeva, non mi guardava veramente, aveva solo gli occhi aperti, ma erano vuoti.
Sì, le parole vennero da sole.
«Kate.. ti amo. Ti amo, Kate.»

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