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Autore: Francibella    16/09/2012    5 recensioni
«Harry, ti ho cercato per ore. Si può sapere dov’eri finito?»
Il ragazzo alzò a mala pena la testa e non rispose. Hermione si sedette di fianco a lui, nel farlo le scrocchiarono le ginocchia.
«Sto invecchiando. Non riesco più nemmeno a sedermi per terra.»
«Indossi delle scarpe con un tacco impensabile e una gonna stretta, è chiaro che tu faccia fatica» Hermione sorrise, perché pareva che Harry non avesse nemmeno tirato su la testa e invece l’aveva già inquadrata.
«Oggettivamente stiamo invecchiando, Harry. Abbiamo quarantatre anni.»
«A me piace invecchiare, mi fa sentire… vivo. »
[...]
«Tocca a te.»
«In che senso? Non stiamo giocando a carte.»
«Tu hai cominciato con la confessione sulla vecchiaia, io ho parlato di Hugo. Ora è il tuo turno, puoi continuare il gioco o andare a casa.»
A Harry parve di leggere negli occhi di Hermione la speranza che lui decidesse di andare avanti.
«Rifiuto l’offerta di abbandonare e vado avanti, perché è troppo tempo che non parliamo solo io e te, e parlare con te –anche solo sentire la tua voce – mi fa stare meglio.»
Scritta per l'AurorGround
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Storia partecipante all'iniziativa AurorGround del gruppo "Cercando chi dà la roba alla Row [Team Harry/Hermione]"
A Ivana, Aven90, VanessaPotter, Kukiness, Looking at the rainbow,  Seven,  Knight of Harmony,  Alma Fabris.
Buon compleanno!

 


Invecchiare mi fa sentire vivo



Hermione Granger girava da ore nei corridoi del Ministero della Magia alla ricerca di Harry Potter. Avrebbe dovuto essere alla riunione con il Ministro, ma non si era presentato. Nessuno aveva detto nulla e si erano subito concentrati sull’ordine del giorno. Hermione avrebbe voluto chiedere a Kinglsey come mai Harry non fosse presente. O avrebbe potuto domandarlo anche a Williamson, il diretto superiore di Harry, ma le sarebbe sembrato scortese far notare a tutti l’assenza di Harry. Dopo un lungo peregrinare, finalmente, aveva trovato Harry, seduto per terra in un corridoio buio.
«Harry, ti ho cercato per ore. Si può sapere dov’eri finito?»
Il ragazzo alzò a mala pena la testa e non rispose. Hermione si sedette di fianco a lui, nel farlo le scrocchiarono le ginocchia.
«Sto invecchiando. Non riesco più nemmeno a sedermi per terra.»
«Indossi delle scarpe con un tacco impensabile e una gonna stretta, è chiaro che tu faccia fatica» Hermione sorrise, perché pareva che Harry non avesse nemmeno tirato su la testa e invece l’aveva già inquadrata.
«Oggettivamente stiamo invecchiando, Harry. Abbiamo quarantatre anni.»
«A me piace invecchiare, mi fa sentire… vivo. So che non ha senso, ma quando Ginny si lamenta che sta invecchiando, che le vengono le rughe o cose di questo tipo, io penso che per un periodo della mia vita credevo che sarei morto a diciassette anni. Anzi, sono praticamente morto, o almeno una parte di me lo era. Perciò l’idea che invece sto invecchiando mi piace.»
«Sinceramente non ci avevo mai pensato.»
«Invecchiare ha anche dei lati positivi. Mi fa sembrare più serio, più maturo. Anche se mi hanno detto che non perderò mai la mia faccia da ragazzino.»
Si sorrisero e per la prima volta, da quando Hermione l’aveva trovato,  si guardarono negli occhi.
«In realtà io ho un po’ paura di invecchiare, ma sai cosa mi aiuta davvero tanto? Quando saluto le persone che amo, penso che non le sto davvero salutando, perché ci rivedremo ancora. E ancora, ancora fino alla fine. Insomma, non è come quando, da adolescente, vai al mare, ti fai degli amici e poi – quando li saluti – sai che non li rivedrai mai più. Stasera passerò dal tuo studio, ti saluterò, ci diremo Ciao, a domani. O Arrivederci. E sarà vero. Ci vedremo domani o il giorno dopo. C’è una sorta di sicurezza in tutto ciò, no?»
«Decisamente. Comunque non ci avevo riflettuto, ma è vero. Posso non essere triste quando ti saluto, perché se che ti rivedrò.»
«Non fosse perché sei il mio vicino di casa?»
Hermione avrebbe voluto chiedere a Harry perché avesse mancato la riunione di inizio settimana, ma intuiva che ci fosse sotto qualcosa di serio e non voleva rattristarlo.
«Hugo mi sta facendo impazzire.»
«Si comporta male?»
«Malissimo. Ormai non si limita più agli scherzi innocenti, come li definiva Ron, insieme a Louis, ai gemelli Scamandro e a Ben Nott. È diventato veramente insopportabile, fa il bulletto in giro, disturba le ragazze, prende in giro i Serpeverde.»
«Sembra mio padre.»
«Già, se non fosse così uguale a Ron, giuro che penserei fosse figlio tuo. Non che tu facessi quelle cose, ma sembra il tipo di atteggiamento che avevano James e Sirius. E non voglio essere la madre del ragazzo che creerà un altro Mocciosus
«Ha quattordici anni, è in piena tempesta ormonale, gli passerà.»
«A quattordici anni tu combattevi contro un Ungaro Spinato, salvavi Ron e Gabrielle Delacourt e…»
«Me lo ricordo, ma ammetterai che era un caso eccezionale. E Ron non mi parlava, rimembri? Ora è sciocco pensare che avessimo litigato per questo, ma avevamo quattordici anni. Sai, quell’età in cui non sei bambino, ma non sei adolescente. Non la rimpiango proprio.»
«Rose non faceva così a quattordici anni. Non dire che è una ragazza, nemmeno Albus lo faceva.»
«James sì. Intendo mio figlio James.»
«Sono preoccupata, ok?»
«Hermione, è normale. Sei una madre. Le mamme fanno questo, si preoccupano per te.»
«Ron sembra sordo quando parlo di questo argomento. Lui è quasi contento, so che non ha senso, ma è come se Hugo fosse la sua rivincita. Crede che Hugo sia quello che lui non è potuto essere quando aveva quattordici anni.»
Harry pensò a cosa ribattere, avrebbe dovuto difendere il proprio migliore amico. Ma Hermione odiava che le si mentisse, anche per consolarla. Soprattutto per quello. E a Harry non veniva in mente nessuna buona verità.
«Non sai nemmeno tu cosa controbattere, eh? Sai non ho detto questa cosa a nessuno, perché nella mia testa suonava così strana, ma ora che l’ho pronunciata e che vedo la tua faccia penso che forse non sia così campata in aria.»
«Non sto dicendo che Ron sia contento, credo che anche lui sia consapevole dell’esistenza di un confine da non oltrepassare, ritiene che Hugo sia ancora dentro il consentito.»
«Sai, è cominciato tutto da Frank.»
«Frank Paciock? Il figlio di Neville, intendi?»
«Sì, proprio lui. Era un bambino tenerissimo, un amore. Te lo ricordi? Era sempre lì, con Al, seduti, tranquilli. Poi c’è la grigliata a casa vostra all’inizio dell’anno scorso. E Frank, che a Giugno era un normale Paciock di quindici anni(carino, ma pur sempre un Paciock), era diventato all’improvviso uno strafigo (qui ti cito Rose e Molly) di sedici anni.»
«Ho dei vaghi ricordi di questa cosa, ma ho perso il collegamento tra Frank Paciock che diventa un bel ragazzo a Ron che non sgrida Hugo.»
«Beh, Ron ha cominciato a pensare che Neville era un po’… sfigatello e non proprio un adonea scuola, eppure suo figlio era diventato un bel ragazzo, uno che piace. Così ha iniziato a fare strani discorsi a Hugo. Ron crede che Neville si sia riscattato perché Frank adesso è uno dei ragazzi con cui le ragazze vogliono uscire. Sai, quello che si spera di trovare sotto il vischio a Natale.» Harry era certo che questo non fosse un riferimento casuale «Perciò la sua piccola mente deve aver pensato che anche Hugo non avrebbe dovuto essere da meno.»
«Non so se tu sia delirante o molto perspicace.»
«Amo la tua sincerità.»
«C’è qualcosa che non ami di me, Hermione?»
Risero, troppo forte per trovarsi in quel corridoio.
«Tocca a te.»
«In che senso? Non stiamo giocando a carte.»
«Tu hai cominciato con la confessione sulla vecchiaia, io ho parlato di Hugo. Ora è il tuo turno, puoi continuare il gioco o andare a casa.»
A Harry parve di leggere negli occhi di Hermione la speranza che lui decidesse di andare avanti.
«Rifiuto l’offerta di abbandonare e vado avanti, perché è troppo tempo che non parliamo solo io e te, e parlare con te –anche solo sentire la tua voce – mi fa stare meglio.»
«Non vale come confessione, lo sai?»
«Odio la torta allo yogurt di Ginny. Io adoro la sua cucina, davvero, ma quella torta è disgustosa. Mi si scioglie in mano, è sempre troppo aspra o troppo dolce. E poi c’è qualche frutto di guarnizione che non mi piace. Sempre. O l’ananas, o il pompelmo o il kiwi. E la base sotto, sa di plastica. Odio quella torta, e la cosa peggiore è che non glielo riesco a dire. Mi blocco sempre.»
«Nemmeno a me piace quella torta, non ci avevo mai pensato, ma hai ragione, è l’unica creazione della cucina di Ginny che non amo. Sarà semplicemente cattiva, no? Insomma, nessuno fa tutto bene.»
«Io credo che ci sia qualcosa di più sotto.»
Si guardarono perplessi. Harry non voleva dirlo, Hermione aveva paura di dove potesse andare a parare.
«La prima volta che Ginny la fece, fu per un mio compleanno. Lei voleva essere gentile, ma non poteva sapere che tu dopo pranzo mi avevi portato un po’ del tuo strepitoso salame di cioccolato. E una parola tira l’altra, l’avevamo finito, però non volevamo dirlo a Ginny, perciò mangiammo lo stesso la sua torta, facendo finta di niente. Quella notte venne un’indigestione a entrambi.»
Hermione sorrise. Era vero. Se lo ricordava fin troppo bene.
«Dovremmo dirglielo, no? Insomma, almeno tu. Apprezzi tutto quello che crea in cucina, hai diritto a dire che qualcosa non ti piace.»
«Teoricamente è vero. In realtà credo che il senso di colpa mi obblighi a mangiare quella roba. Nemmeno ai ragazzi piace tanto, comunque. Forse un giorno glielo dirò.» Entrambi sapevano che Harry non l’avrebbe mai fatto, perché non voleva dispiacere Ginny. «Mi piace questo momento di confessioni. Io e Ginny non lo facciamo mai. Forse dovremmo.»
«Non è totalmente una mia idea. Ho sentito una conversazione tra Al e Rose, una volta. Quando abbiamo cominciato a parlare a ruota libera, ho pensato che mi ricordava il loro gioco.»
Di nuovo quel silenzio. Rilassante, pacifico.
«So che tocca a me, ma l’unica cosa che mi viene in mente è… imbarazzante.» Harry la guardò, anzi la penetrò con lo sguardo. Anche se il corridoio era buio, Hermione riusciva a distinguere i suoi occhi e le sue sopracciglia corrugate.
«Non sei obbligata, possiamo smettere.»
«Si tratta di Ron… e me. Della nostra vita sessuale.»
«Non ti soddisfa abbastanza?» il tono di Harry era divertito, ma Hermione era troppo presa dai propri pensieri per accorgersene
«Beh, anche, ma…»
Harry proruppe in una risata sonora.
«Scherzavo, Hermione! Non volevo insinuare nulla, avrebbe voluto essere una battuta!»
Hermione arrossì. Harry le posò una mano sulla spalla. Non voleva sapere i particolari della vita intima di Ron e Hermione, per svariati motivi.
Però ora lo sapeva.
Ron non era sempre all’altezza. Harry odiò il modo in cui si sentì, ma si disse che lui avrebbe saputo fare meglio. Poi si commiserò per quel pensiero.
«Ginny dice che voi… Insomma a volte mi sembra un dovere.»
«Cosa? Fare l’amore con Ron?» Hermione annuì debolmente.
«Mi sembra solo un cozzarsi di corpi, senza senso. I miei figli mi vedono vecchia, ma ho poco più di quarant’anni, è presto per rinunciare alla mia identità sessuale, no? Ogni tanto Ginny fa allusioni a voi due, che da quando i ragazzi non ci sono… vi siete riscoperti. Siamo caduti nella monotonia. Almeno dal punto di vista sessuale. A Ginny non l’ho detto, avrebbe riso e si sarebbe presa gioco di Ron. Figuriamoci se potevo dirlo a Ron! Mi avrebbe tenuto il muso per mesi.»
«Non ti devi vergognare a dire queste cose. Siamo ancora giovani, in salute, perché dovremmo rinunciare al sesso? Però devi parlarne con Ron, secondo me.»
«Non posso. È totalmente fuori discussione. A volte penso che se mi facessi un amante, non sarebbe così male. Io dico di no a Ron perché preferisco non farlo, che farlo in quella maniera così… banale, noiosa e priva di eccitazione. Se io avessi un altro uomo, sarei molto più disponibile anche con Ron. La nostra vita di coppia ne risentirebbe positivamente.» Hermione si prese la testa tra le mani. «Che stupida. Ora che dico tutto ad alta voce, mi rendo conto che sia tutto una grande sciocchezza.»
«Hey» Harry le passò un braccio intorno alle spalle e la strinse forte «Non è una cosa stupida. Sei una donna normale, con desideri normali. Ma trovare un altro uomo, non è una soluzione. Parla con Ron, trovate un modo per ravvivare la vostra routine. Provaci, Hermione, non rischiare di rovinare tutto senza aver fatto un tentativo.»
Harry cullò Hermione come faceva con Lily quando aveva mal di stomaco. Le sussurrò parole senza senso all’orecchio in maniera delicata, dolce. Alla fine lei gli posò un sonoro bacio sulla guancia.
«Williamson va in pensione, mi hanno offerto il suo posto a capo dell’Ufficio Auror.»
Erano arrivati al punto cruciale.
«Per questo hai saltato la riunione?»
«Sì, me lo ha comunicato questa mattina. Credo sia rimasto male quando gli ho chiesto quanto tempo avevo per decidere. Si immaginava che avremmo festeggiato insieme.»
«Harry, lo sapevamo tutti che prima o poi sarebbe successo. Su quella poltrona c’è scritto il tuo nome da più di vent’anni. Insomma ne parliamo da anni.»
«Ora che diventa vero, non sono così sicuro di volerlo. Significa tante cose diverse. Più lavoro di ufficio, meno prima linea. Il mio nome sui giornali, la gente che mi chiede cosa ne penso.»
«Lo fanno già, Harry. Pare che a tutti interessi sapere se Hermione Granger e Harry Potter preferiscono il gelato alla nocciola o al pistacchio,»
«Appunto, già lo fanno perché sono il più grande eroe ancora in vita» Harry assunse un tono da cronista molto convincente «pensa se assumessi anche un ruolo così importante. Se il Ministro si dimettesse o se gli succedesse qualsiasi cosa, io sarei uno dei possibili candidati per prendere il suo posto. Le persone più importanti chiederebbero la mio opinione. Non so se voglio tutto questo… potere. Sono già felice così, ho i miei figli, mia moglie, i miei migliori amici. Perché dovrei volermi sedere su quella poltrona? Chi mi dice che sarei adatto?»
«So che saresti migliore di tanti altri. Vuoi che un incompetente prenda quel posto e conduca tutti gli Auror alla rovina? E poi ti sei sempre lamentato che c’erano cose che non ti andavano bene. Poca meritocrazia, i training organizzati male. È la tua occasione. Non avrai mica paura di cosa dice la gente di te, vero? Perché pensavo che avessimo superato quella fase a quindici anni.»
«La verità è che ho paura. E non avevo paura da tanto tempo. Non so se sarò ancora capace di fare un buon lavoro.»
«Il fatto che tu abbia paura è già di per sé un buon segno. Vuol dire che sei consapevole che non saranno tutte rose e fiori. Ti ricordi cosa diceva Silente, no?»
«Che le persone migliori per avere posizioni di potere sono quelle che non lo chiedono, ma a cui viene consegnato?»
«Intendevo fidatevi di Harry Potter, sempre e comunque. Ma anche quello che hai detto tu va bene.»
Si sorrisero, poi Harry si alzò e tirò su anche Hermione. Un tacco la fece scivolare tra le sue braccia e per sorreggersi appoggiarono al muro.
Hermione era schiacciata tra il muro freddo e il caldo corpo di Harry, ma stava bene.
Harry stringeva Hermione con forza, annusava il suo odore.
«Harry» il respiro di lei era affannato, accelerato.
«Grazie, Hermione. Grazie.»
Fu quando Harry le posò un bacio rovente sul collo, che Hermione pensò che si sarebbero dovuti confessare l’uno con l’altra più spesso.


 

Nda. Mi stuzzicava l'idea di una storia Auror a tema ed ecco quello che ne è uscito. Io li amo troppo insieme! 
Buon compleanno a tutte le settembrine! :)

   
 
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