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Autore: Fatelfay    16/09/2012    5 recensioni
Il Minotauro di Creta è davvero cattivo? Forse sì, forse no.
Il Minotauro di Creta ha davvero ucciso qualcuno? Forse sì, Forse no.
Forse la storia che tutti raccontano è la verità, forse no.
Ma se è esistito o qualcuno ci crede, forse questa versione un po' diversa a qualcuno interesserà.
Qui di certo, c'è più dolcezza e meno cattiveria.
Un grazie, e lei sa perchè, a Lan Shuihua.
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La vera storia del Minotauro

 

C’era una volta nel Mar Egeo l’isola di Creta. Su di essa viveva il popolo dei minoici a capo dei quali c’era Minosse, un uomo figlio di Zeus. Egli sposò la bella Pasifae, una ninfa con cui ebbe una dolce e intelligente fanciulla, Arianna.
Minosse era un grande re e chiese a Poseidone di regalargli un toro, se il suo operato fosse stato buono anche agli occhi degli Dei. Dopo averlo ricevuto, Minosse promise di sacrificarlo agli Dei stessi. Gli Dei apprezzavano molto Minosse e il suo popolo e decisero che tale regalo sarebbe stato giusto e corretto nei confronti del re. Così Poseidone fece giungere dall’acqua un forte e bellissimo Toro bianco che meravigliò tutti i minoici e il re stesso.
Minosse era solo un uomo e, come tale, commise un errore dettato dalla brama. Infatti il re decise di tenere il Toro come compagno delle mucche delle stalle e sacrificò uno dei suoi tori. Gli Dei si accorsero dell’imbroglio e ne rimasero offesi. Poiseidone, fautore del dono, fu quello che si adirò maggiormente e decise di vendicarsi, non senza il muto consenso delle altre Divinità. Poseidone usò i suoi poteri e fece sì che la regina Pasifae, moglie di Minosse, si innamorasse del Toro. La ninfa non poté resistere ai poteri della Divinità e così pregò Dedalo di aiutarla. Dedalo era un fidato e ingegnoso architetto che aveva aiutato molto i minoici. Alla richiesta della regina, non seppe rifiutare e accettò la sfida. All’insaputa del re, Dedalo costruì una bella mucca bianca di legno, nella quale poi si nascose la ninfa. Il Toro notò la mucca bianca e il desiderio di Pasifae fu esaudito.
La ninfa, non più innamorata del Toro, rimase incinta e quando partorì, nacque uno strano essere. Il neonato aveva le gambe e le braccia di un comune bambino, anche il busto era normale, ma aveva la testa di un toro e degli zoccoli al posto dei piedi. Minosse ne fu spaventato e credette che quel figlio fosse una punizione del cielo per il suo imbroglio. Pasifae all’inizio tacque il suo tradimento ma non sopportando la vista del suo amato marito prostrato dal senso di colpa, ammise l’amore insolito e fulmineo che l’aveva colpita. Minosse si adirò con lei ma la perdonò perché sapeva che se in parte era colpa del suo imbroglio. Il figlio venne chiamato Minotauro e crebbe solo, poiché nessuno voleva essere amico di un mostro e tutti lo temevano e lo offendevano.
Il Minotauro non aveva mai reagito alle offese finché un giorno, alcuni suoi coetanei non rincominciarono con delle piccole vessazioni e il Minotauro si difese. Il giovane però non sapeva ben dosare la sua forza e ferì i ragazzi, sporcandosi il muso di sangue. Quando i ragazzi caddero a terra urlando di dolore, lui si dispiacque di non saper usare la sua forza e si chinò su di loro per aiutarli. In quel momento tutti genitori, Minosse e Pasifae accorsero e cedettero che il Minotauro avesse attaccato i giovani e li stesse mangiando, perciò cercarono una soluzione. Non volevano ucciderlo né credevano che fosse possibile allora, Minosse chiese aiuto a Dedalo. Dedalo si sentiva colpevole quanto il re e la regina per la nascita del Minotauro e lavorò ininterrottamente pur di trovare una soluzione. L’idea finale fu semplice e incredibile: venne costruito un intricato labirinto all’interno del quale rinchiudere il Minotauro. Mentre tutti i minoici si adoperavano per costruire la prigione, i ragazzi feriti si ripresero, ma non dissero che il Minotauro si stava difendendo dalle loro vessazione perché non ricordavano più niente di quel giorno.
Intanto la costruzione del labirinto proseguiva e anche Arianna, figlia dei regnanti, contribuiva. Il Minotauro era infatti molto forte e le mura avrebbero rischiato di cedere se il prigioniero avesse tentato la fuga. Arianna, però, aveva alcune doti magiche, e utilizzando quelle fece sì che il labirinto non lasciasse mai andare nessuno oltre agli uomini. Appena finito di costruire il labirinto, il Minotauro fu imprigionato al suo interno. Visto che tutti pensavano che il Minotauro avesse aggredito i ragazzi per mangiarseli, Minosse decise di mandare ogni anno sette fanciulle e sette fanciulli nel labirinto per sfamare il mostro. Tutti i minoici temevano che, uccidendo il Minotauro, Poseidone si sarebbe vendicato e perciò accettarono di sacrificare i giovani, pur di salvarsi da tragedie più gravi.
Il Minotauro, chiuso nel labirinto si sentiva solo e iniziò a esplorare la sua prigione fino ad impararla a memoria. Fu così che scoprì che, benché le mura costruite secondo il progetto di Dedalo dessero origine a una sola entrata, la magia di Arianna dava origine alla medesima entrata ma anche a un’uscita. L’entrata ufficiale dava in un cortile mentre l’altra era nascosta nel muro della sala centrale del labirinto. Il Minotauro non sapeva dove portasse precisamente quest’uscita ma sentiva che non era pericolosa e portava vicino a dell’acqua e a dei campi. Nonostante tutti i suoi sforzi, però, non riuscì mai a scappare. Un giorno il Minotauro sentì un vociare indistinto e capì che erano i quattordici giovani che erano stati mandati lì per sfamarlo. Il Minotauro non voleva mangiarli, anzi avrebbe preferito il cibo normale di tutti gli esseri umani, ma quando lo aveva detto, nessuno lo aveva ascoltato. I giovani sarebbero morti di fame lì dentro e il prigioniero non voleva che ciò accadesse, così decise di aiutarli. Provò a raggiungerli parlare con loro ma i fanciulli lo temevano e scappavano via. Così il Minotauro escogitò un sistema per metterli al sicuro. Esistevano molte strade che conduceva alla sala centrale dove si trovava l’uscita misteriosa. Il Minotauro le conosceva tutte e si mise a inseguir i giovani indirizzandoli proprio lì. Una volta giunti alla magica e invisibile uscita, il Minotauro li costringeva a retrocedere fino alla parete e quando i fanciulli appoggiavano le spalle al muro, il Minotauro li fissava intensamente. Nessuno sapeva infatti che anche lui era dotato di un potere particolare, inferiore a quello di Arianna ma pur sempre utile: il Minotauro sapeva far perdere per sempre la memoria alle persone. Perciò, prima di spingere al di là del muro i giovani, faceva perdere loro tutti i ricordi riguardanti lui, il labirinto e anche tutta la civiltà minoica, pur di impedir loro di ritornare in quel labirinto e fargli del male.
Salvare le ragazze si rivelò più facile. Le fanciulle non scappavano, ma piangevano e molto spesso svenivano. Così, il Minotauro poteva cancellare loro la memoria, portarle nella sala centrale e, un attimo prima che si svegliassero, chiedere loro di portare un po’ di cibo in quel luogo, poi, le lasciava fuggire oltre al di là del muro. Per anni andò tutto bene. Il Minotauro soffriva di solitudine, ma aveva sempre frutta, verdura, acqua e talvolta vino e carne da mangiare. Le ragazze salvate, infatti, obbedivano a quel ricordo confuso e portavano al muro un vassoio pieno di cibo ogni due o tre giorni. Lo spingevano al di là di esso senza seguirli, perché, come avevano già provato, a loro non era permesso di entrare in quella stanza. Dopo qualche giorno, ritornavano con altre pietanze e trovavano il vassoio vuoto con inciso sul retro un grazie.
Un giorno giunse a Creta una nave ateniese con a bordo un giovane forte e deciso a mettere fine a quei sacrifici. Il giovane si chiamava Teseo aveva promesso al padre di issare le vele bianche se fosse tornato vivo, mentre avrebbe issato le vele nere se fosse morto. Giungendo al porto, si accorse di aver issato le vele nere e scoprì di avere nella stiva solo delle altre vele nere. Partendo da Atene di notte, non doveva essersi accorto del colore delle vele e doveva aver sbagliato a issarle, lasciando a casa quelle bianche. Il giovane si promise quindi, di comprare delle vele bianche se fosse uscito vivo e vittorioso dal labirinto. Prima di entrare armato di spada, Teseo incontrò la bella Arianna di cui si innamorò e da cui veniva contraccambiato.
La ragazza sapeva dell’esistenza della doppia uscita del labirinto; l'aveva create lei perché voleva salvare i giovani ma non poteva farli uscire dall’entrata senza che qualcuno se ne accorgesse. Così, spiegò a Teseo come trovare il Minotauro, ma non gli disse della seconda uscita, per non perderlo. Arianna legò all’entrata un cappio del gomitolo di filo che aveva dato a Teseo e lui entrò lasciando che esso si srotolasse, segnando la via per l’uscita. Poi, Arianna prese il posto di una delle fanciulle e seguì il filo. Teseo vagò a lungo per i corridoi facendo molto rumore per farsi sentire dal mostro, ma non lo trovò. Quando lo incontrò, sfoderò la spada e provò ad ucciderlo, ma il Minotauro si difese e lo disarmò. Teseo provò a riprendere la sua spada ma il mostro glielo impedì e provò ad usare i suoi poteri. Teseo però non lo guardò mai negli occhi e si mise a parlare della sua amata Arianna, chiedendo il perdono di lei. Il Minotauro sentendo ciò, decise di non fargli dimenticare tutto, per non rendergli la vita infelice. Invece, lo rassicurò sulla sorte degli altri giovani già messi in salvo ed espresse il suo desiderio di divenire umano. Teseo, essendo solo un uomo, non ne era capace, ma in quel momento giunse Arianna che, convinta che il mostro non fosse così cattivo come tutti credevano, usò le sue doti magiche. Gli zoccoli del Minotauro divennero piedi e il suo muso da toro divenne un bel volto, mentre le corna caddero a terra. Teseo raccolse le corna e decise di portarle fuori per mostrarle a tutti e convincerli della morte del mostro. Il Minotauro ringraziò Arianna e provò a varcare la seconda uscita con un braccio, scoprendo di esserne capace, in quanto completamente umano. Prima di andarsene però, il Minotauro accompagnò la giovane coppia fino all’entrata e lì, prima di lasciarli uscire, usò ancora una volta i suoi poteri per assicurarsi che nessuno venisse a sapere la verità. Prima che i giovani lo rimettessero a fuoco, scappò nel labirinto, raggiunse la sala centrale e varcò il muro.
Lì dietro trovò una scalinata, la seguì sino a giungere in un lungo corridoio che dopo molto tempo iniziò ad andare in salita fino a giungere in una stupenda prateria vicino al mare, dove vivevano tutti i superstiti. Lì, venne accolto a braccia  aperte dagli abitante e cominciò una nuova vita con gli abitanti del luogo.
Arianna e Teseo intanto erano usciti. Arianna corse subito in camera sua, senza sapere come fosse entrata nel labirinto e ignorando l’identità del ragazzo che le stava accanto. L’incantesimo messo sulle mura del labirinto svanì, visto che la creatrice si era dimenticata di esso. Teseo invece ricordava di essere entrato per uccidere il Minotauro, ma non sapeva come avesse fatto ad ottenere le corna del mostro. Salpò per Atene e distrattamente fece issare le vele nere, dimentico del loro significato e dover comprare quelle bianche. Quando giunse a casa, scoprì che suo anziano padre si era suicidato vedendo le vele nere indicanti la morte del figlio. Quando Teseo cercò poi le vele bianche, scoprì di essersi dimenticato di comprarle alla partenza da Creta.
Tutti credettero che il Minotauro fosse morto e solo lo stesso Minotauro seppe fine alla fine dei suoi giorni la verità, ma non seppe mai che l’ultima volta che aveva usato il suo potere, il giorno stesso della sua liberazione, non era stato in grado di gestirlo e che due giovani innamorati non si erano uniti e un padre era morto. Ma in fondo, alla fine della storia del Minotauro, nessuno fu scontento più di molto: i giovani non seppero di essersi innamorati e non soffrirono non ritrovandosi, se non dopo la morte. Nessuna vita fu tolta se non quella del padre di Teseo. Ma quel padre era già tanto anziano che morì senza arrecare troppo dolore a tutti coloro che lo amavano.
E forse questo, che non è un finale propriamente felice, è più allegro dell'originale e non è detto che sia meno vero.


 

 

Angolo del Delirio

La storia del Minotauro non mi era mai piaciuta particolarmente, per il problema tra Arianna e Teseo e anche per la vita dello stesso Minotauro. Di recente ho letto un libro “l’altopiano del desiderio”, (sì, questa è pubblicità), dove il Minotauro è ancora il cattivo. E allora mi sono chiesta perché dovesse essere sempre il cattivo, solo perché era un mostro. Forse non lo era mai stato. Da ciò è nata questa storia, una rilettura più dolce del mito, con qualche rimaneggiamento (il Minotauro non aveva poteri magici).

Ringrazio tanto tanto tanto tanto Lan Shuihua che è un tesoro per avermi dedicato una delle sue storie, e sì anche questa è pubblicità, ma in qualche modo mi dovrò pur sdebitare.
Spero che questa storia possa piacere anche a chiunque la legga e magari anche in qualche recensione tanto per sapere che cosa ne pensate.

 

  
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