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Autore: Mies    02/04/2007    5 recensioni
"Sembrava uno spettro mentre camminava sulla terrazza solitaria del grattacielo… quella strana creatura con due ali di tulle bruciacchiato sulla schiena" Il malinconico Mondo di Una Dama demone ormai morta...
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Doveva essere già tardi quella notte…

Ma era impossibile sapere esattamente l’ora… tutti gli orologi erano stati spaccati, e una torre decadente era stata eretta con i loro miseri scheletri… già da qualche anno.

Alla Dama Demone piaceva quell’aria disperata che irradiava il lugubre monumento, illuminato da luci rosse&viola scuro… le piaceva pensare che non c’era più tempo da tenere sotto controllo… o da cui essere controllati.

Accanto alla torre c’era la vecchia cattedrale… Notre Dame de Paris… così dicevano le leggende… era stata scoperchiata&al posto del tetto avevano creato un’immensa voliera di ossa.

Dentro c’erano strane creature… non aveva mai capito cosa contenesse… certo le urla che ne provenivano non erano rassicuranti.

L’aria era fredda quella notte.

Parigi era una città così maledettamente gelida… ma era bella.

Avrebbe vissuto altrove se solo il suo inspiegabile fascino non l’avesse estasiata a tal punto.

Il cielo era nero, ma delle strane nubi arancioni orlavano una luna pallida&malaticcia.

Accanto a lei non c’era nessuno… era sola mentre rimirava quel panorama desolato.

Quanto mancava alla fine?

Non lo sapeva… per quello gli orologi erano stati rotti… dimentichiamo… dimentichiamo la fine di tutto.

Incominciava ad avere freddo, a sentirlo dentro tutto il corpo.

I suoi stracci neri di pizzo non potevano ripararla più di tanto.

Si alzò in piedi.

La lunga gonna sbrindellata a strisce di pelle nera lasciavano intravedere le cosce strette in cinghie di vecchio cuoio, i grandi stivali borchiati.

I capelli scuri le arrivavano sino alla vita, bellissimi, leggermente ondulati… e talmente folti da parere sintetici.

Sembrava uno spettro mentre camminava sulla terrazza solitaria del grattacielo… quella strana creatura con due ali di tulle bruciacchiato sulla schiena.

Rientrò dentro.

La musica assordante cercò di stordirla… il cantante semispogliato sul palco le sorrideva, ammicando.

Lo ignorò, andò avanti.

Che disgusto…

Odiava… li odiava tutti… quei corpi che si intrecciavano davanti a lei, contorcendosi… tremando dal piacere… lanciando convulsi gridi.

Sesso, droga… forse l’alcool… c’era qualcos’altro per loro..?

Li odiava.. li odiava proprio tutti… o forse in realtà non gliene fregava di nessuno.

Qualcuno la fermò.

Sentì un tocco morbido di una mano sul suo seno, fasciato da un vecchio corpetto, il calore invadente di un corpo estraneo contro il suo..

“Padrona… Regina… Signora… unitevi a noi, almeno questa notte… mia Dama… guardate..!” le disse l’uomo dai capelli ramati, indicandole qualcosa.

Una ragazzina… bella.

L’immagine del terrore… così spaurita, tremante, orgogliosa… le lacrime che sulle ciglia non si decidevano a precipitare… il vestito strappato… la pelle rosea sporcata da un livido fra le magre gambe… una di quelle campanule di campo che muoiono dopo essere state strappate via.

“Sarà la sua prima volta… parteciperete?”

Lo guardò in faccia… gli occhi nocciola immensamente pieni di disprezzo.

Ma Lei doveva condurre il gioco.

Lei era stata scelta per comandare.

“No… non questa notte” rispose.

Andò via.

Superò la piscina di sangue… quella d’oro… quella d’argento.

Entrò da una porta massiccia di liscio ebano.

Il silenzio era totale.

Accese la luce… soffusa… tutt’altro che accecante.

Un ragazzo sedeva sul divano di quel grande salone.

I lineamenti erano delicati, alquanto femminili… le labbra ben fatte rigide in una smorfia d’indifferenza totale, i capelli di un castano sbiadito raccolti in una coda sottile.

Gli occhi… così disillusi.

Lo sguardo disarmante… la lacerava essere fissata da lui.

“Amore” gli sussurrò, dolcemente.

Gli occhi di lei divennero dolci… così diversi improvvisamente.

Si chinò per baciarlo.

Lui non si mosse, senza rispondere al bacio così delicato.

Faceva tenerezza.

Indossava un maglione un po’ troppo largo per lui, a righe orizzontali rosse&nere, e jeans strappati.

Sedeva immobile, con le mani sulle ginocchia.

“Dal colore delle nuvole direi che manca poco all’Apocalisse… tra un po’ finirà tutto”

Lui girò il collo&la fissò.

Poi ritornò a guardare davanti a se.

“Vuoi bere?”

Lui non rispose, senza neppure muoversi.

La Dama Demone prese due calici, una bottiglia di vino rosso.

Gli si sedette in braccio, centellinando il liquido che le macchiava la rosea bocca.

Lo guardava come se fosse la cosa più importante al mondo.

Per lei… lo era.

Il cuore le batteva troppo veloce… come le lancette di un pendolo rotto.

“Fai l’amore con me” gli sussurrò.

Lui obbedì, mentre lei lo stringeva forte, lui meccanicamente le slacciava gli indumenti tinti di nero&amaranto scuro.

“Ti amo… ti amo”

Sussurrava… piangeva… gridava.

Una risata.

“Chi c’è…?!” chiese rabbiosa.

Col pugno chiuso si asciugò le lacrime.

Ma la matita sbavando le aveva segnato le guance di gocce nere.

Una bambina avanzò dall’oscurità.

Improvvisamente un odio violento&malcelato si accese negli occhi della Dama, mentre avidamente carezzava le labbra seriche di lui con le dita.

“Buonasera, Signora. La notte oggi è abbastanza silenziosa da placare la vostra ira?” disse la fanciulla inclinando dolcemente il capo verso sinistra.

I capelli neri&a caschetto trattenuti da una fascia bianca le ricaddero sul visetto pulito.

“Al contrario… il silenzio non fa che ingrandirla” rispose la donna, mettendosi sulle gambe del ragazzo in modo tale da dargli le spalle.

Si riallacciò il corpetto sbrindellato dalle stecche d’osso, poi presa un po’ di polvere bianca da un sacchetto la dispose sistematicamente su un tavolo di cristallo.

“Non mi inviti a sedere?” chiese la bimba.

Era ancora lontana dagli alti due, ma la Dama la vedeva chiaramente.

Aveva un aspetto ordinato, a prima vista.

Il suo corpo infantile era coperto da un ordinario scamiciato a quadri bianchi&celesti… ma sul petto vi era scritto qualcosa col sangue.

“Killer”

E non era una scrittura da bambina.

C’era qualcosa di sbagliato in lei.

Forse… forse era in quella macchia cremisi schizzata di sangue fresca sulle calze candide, vicino alle caviglie.

E poi… teneva qualcosa nelle mani nascoste dietro la schiena… due grandi gigli bianchi.

“Fai quello che vuoi. L’hai sempre fatto…” la donna scoppiò a ridere freneticamente.

Il ragazzo non parlava.

Lei si inchinò per sniffare la sabbia mortale.

“Non vuoi neppure vedere i doni che ti ho portato?”

Lei rise ancora.

“No… ma puoi prendere un po’ di questa se vuoi… è polvere di stelle, sai?- rise- Anzi… sai… forse mi interessa. Fammi vedere…!”

Si alzò in piedi.

Era tutto confuso.

Era tutto distorto.

Solo la bambina rimaneva chiara in quel fondale malsano arancione&nero.

La piccola tirò fuori le braccia, coperte di tagli aperti… ma non perdeva sangue.

E nelle mani stringeva i due fiori pallidi&un coltellaccio da film horror sproporzionatamente grande per lei.

Anche la bellissima Dama la sovrastava, a pochi centimetri distante.

“Ma bene… sei monotona con i tuoi doni…”

“Oh… forse se TU ad avere una mente ripetitiva… chi ti dice che io sia veramente qua ad offrirti una scelta?”

Lei rise.

Ormai gli occhi erano opachi.

“TROPPA DROGA… forse è vero… troppa… TROPPA DROGA…!! … ma dimmi… cosa vuoi darmi allora..? hai scelto, dannata ipocrita?…NO…?! scelgo io per te..”

prese il coltello&lo poggiò, così ghiacciato, sulla sua gola cosparsa di lividi.

Fu la bambina a ridere.

E tolto il coltello le sfiorò i capelli con quei grandi petali.

Puntò l’arma verso il ragazzo immobile.

“SMETTILA...!DANNATA!DANNATA! Devi finirla… TU dovresti morire… l’hai già preso una volta…! NON TI BASTA?!”

Scosse la testa, scrutandola con quegli occhi innocenti.

“Allora prendi ME… Perché non mi vuoi…?! Non sono abbastanza splendente per te..? non sono abbastanza affascinante?!”

“Non quanto lui. Lo VOGLIO”

“No… non di nuovo..” rispose lei, pazza, con le orbita sbiancate, il corpo che languido&sfinito ricadeva su quello di lui.

Ma il collo di lui si piegò completamente di lato, accompagnato da un forte CRACK.

Dalle labbra uscì un rivoletto di un colore scuro.

“Oh. Sono finite le pile”

Non era sangue… era olio.

La bimba rise così di gusto che rieccheggiò in tutta la sala.

“Hai visto? Non puoi cercare d’imitarmi!” le disse.

“Si che posso”

Aprì una porta.

Ce n’erano a decine.

Tutti uguali.

Gli stessi occhi depressi.

Gli stessi capelli incolti.

“E’ ancora con me… non sei riuscita a portarmelo via. Mi amerà per sempre”

“Arrenditi… arrenditi all’evidenza! Non è tuo!… forse non lo è mai stato!”

“TACI!…- abbracciò una delle bambole- Egli mi ama”

“Sei pazza… non credo ti prenderò mai con me. Sei troppo squallida&… vuota. Non sei niente confronto a lui. Non te lo meriti… per questo te l’ho portato via”

La donna rimase a scrutarla con disprezzo.

“Io… non avrei… MAI pensato… che tu fossi così scontata. Alla fin fine sei proprio una bambina che butta su questa terra i vecchi pupazzi. Sei una schifosa sfruttatrice. Dovresti morire”

“Non posso! Come potrebbe morire la vita?!”

“Se non può, credimi… dovrebbe”

“Nessuno può sfuggirmi… neanche io posso sfuggire a me stessa”

“Non credo sia così difficile, invece” le disse la Dama.

E poi bevve da una fiaschetta gialla.

E subito la pelle le diventò violacea.

“NO! Vieni qua! TI CURERO’ IO!” urlò la bambina.

Ma lei corse… corse in fretta, spalancò le grandi porte d’ebano, arrivò dove gli altri godevano della lussuria.

Si girò, prima di buttarsi.

“Hai perso il pezzo più importante della scacchiera. Tu hai ucciso il re… ed ora la regina si sacrificherà per lui”

E si buttò.

E cadde.

Cadde in una immensa piscina di sangue caldo, dove venivano torturati&stuprati migliaia di esseri.

Qualche cortigiano ne portò all’asciutto il corpo.

Controllarono il battito.

“E’ morta” dissero.

Ributtarono il cadavere nel sangue.

“Chi comanda ora?”

  
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