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Autore: Acqua Dolce    04/07/2003    3 recensioni
E' l'atmosfera natalizia che cambia le persone? Oppure è semplicemente l'incontro giusto che le fa cambiare?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E' tutto il pomeriggio che cammino per strada.
La frenesia del Natale ha finito per contagiare anche me alla fine. Giro come un moscone impazzito in cerca dei regali di Natale per la mia famiglia. Quest'anno torno a casa per le vacanze. Almeno il giorno di Natale lo passerò in famiglia. Mi piace questo periodo dell'anno, sarà perchè è proprio a dicembre che sono nato. Il venti dicembre di ventun anni fa per la precisione.
Cerco di superare il muro umano che si è formato intorno alle vetrine.
Ormai è buio e non ho più tanta voglia di starmene a spasso. Fa freddo e come se non bastasse... sta cominciando a nevicare!! Odio la neve! Questa è l'unica cosa del Natale che odio! La neve. Forse perchè la mia macchina sembra averne il terrore e mi tocca spingerla con quaranta gradi sottozero e non è piacevole soprattutto se casa tua sta in cima ad una salita da capra.
Quindi diamoci una mossa e torniamo a casa.
Non faccio in tempo ad arrivare alla portiera che una scheggia umana mi urta talmente forte da farmi sbilaciare all'indietro.
Ovviamente inciampo sul marciapiede e finisco per terra, trascinando giù anche la "scheggia" che però riesce a rimanere in piedi appoggiandosi alla mia macchiana.
"Mi scusi..." la sento balbettare.
Non l'ho ancora vista in faccia, ma chiunque sia è una ragazza.
Alzò gli occhi e la vedo. I capelli biondi scuri mossi e scompigliati lunghi fino alle spalle gli occhi blu arrossati dal pianto... La riconosco immediatamente.
"Maria, sei tu..." le dico alzandomi.
Lei lì per lì non mi riconosce e continua a sfregarsi gli occhioni che continuano a lacrimare e a soffiarsi il naso. Mi guarda un secondo poi finalmente...
"Paul... Paul Diamond... non...non ti avevo riconosciuto..." mi dice cercando di non farmi notare che piangeva.
Dio mio non ci posso ancora credere di avere di nuovo davanti Maria.
Maria ha due anni in meno di me, ma la conosco da una vita. O meglio conoscevo sua sorella Kate, che ha la mia stessa età.
Mi ricordo che però, Maria veniva sempre a giocare con noi.
Quando ero alle medie, che giocavo con la S. Francis, mi ricordo che una volta durante gli allenamenti sua sorella se la trascinò dietro e si mise a giocare anche lei a calcio. 
Da qualche parte devo ancora avere una foto in cui lei ha addiruttura la divisa della squadra. La maglia bianca a maniche lunghe le era enorme, i calzoncini blu invece per lei erano dei bermuda e i calzettoni non le stavano neanche su. Eppure lei correva dietro alla palla e cercava di tirare anche in porta a Benji, che ogni tanto chiudeva un occhio e faceva entrare la palla in rete.
"Mi dispiace non... non ti avevo visto..." mi ripete riportandomi al presente.
"Figurati, mi fa piacere rivederti..." faccio io facendo conto di non aver visto che sta piangendo.
"I-io... io stavo tornando a casa..." dice.
"Oh, anch'io. Ma perchè non andiamo a prenderci un caffè." le propongo.
Lei si risoffia il naso e scuote la testa per poi ricominciare a piangere.
Istintivamente l'abbraccio e cerco di consolarla.
"Mary... Su non piangere... Lo so che sei felice di rivedermi..." provo a scherzare come facevo quando si sbucciava un ginocchio da bambina.
La sento ridere tra le lacrime.
"No... è... è per... per Alex..." dice rimettendosi a piangere e stringendosi di più a me.
"Alex Bartolomew?" le chiedo.
Le annuisce. E' disperata. 
Conoscevo anche lui. E' sempre stato un bastardo quel tipo.
Muoio di curiosità. Vorrei chiederle cosa le ha fatto, ma non voglio passare per un ficcanaso. E poi preferisco sia lei a confidarsi con me.
Continua a piangere abbracciata a me. Sento una strana sensazione. Che le ha fatto quel... quel... damerino?! Che ha fatto alla mia piccola Maria?! Se mi capita fra le mani giuro che gli tiro il collo se so che ha fatto soffrire la mia Maria... la mia bellissima Maria!
Lei si allontana da me e mi guarda con gli stessi occhi da cucciolo bastonato che aveva a sette anni.
"E' ancora valida l'offerta del caffè?" mi chiede.
"Certo. Certo che è valida. Vieni!" le dico mettendole un braccio intorno alle spalle.
Lei si appoggia a me, sotto la mia ala protettiva. 
Il cuore manca di un battito. Va a mille, se non mi rilasso rischio di andare in cortocicuito. Ma che mi prende?! Perchè rivedere Maria mi turba così tanto?!
Perchè ora Maria non è più la "Piccola Maria", ma è semplicemente Maria, una ragazza di diciannove anni che piange non più per un ginocchio sbucciato, ma per un ragazzo...
Oh mamma mia! Spero che cupido non abbia lanciato la freccia proprio su di me... insomma Maria è... eddai! Non mi sarò mica preso una cotta per Maria?! No. Maria è disperata, la devo consolare. Già... la devi consolare e sai in che modo... 
NOOOOOOOOOOOO! Va bene riconosco di essere un mascalzone e un... un? Com'è che mi aveva chiamato Clair prima di schiaffeggiarmi? Ah si! Un filibustiere da strapazzo, un dongiovanni, un casanova ecc., ecc., ecc..
Alle volte credo di essere un po' come il dottor Jeckill e Mister Hyde. Una parte di me è dolce, affettuosa, comprensiva e addirittura fedele. L'altra invece è stata perfettamente descritta da Clair.
Ora Maria ed io siamo seduti al tavolo della caffetteria, davanti a una tazza di caffè.
Lei si è calmata, anche se sembra che l'abbiano picchiata. Gli occhi blu gonfi e rossi, il viso ancora rigato dalle tracce di lacrime, lo sguardo rivolto verso il basso.
"Ecco lo scontrino." mi fa la ragazza che è venuta a prendere le ordinazioni.
Mi porge il foglietto di carta e pago.
"Grazie..." mi guarda in uno strano modo allontanandosi, come se sapesse perfettamente che ero stato io a far piangere Maria. E' convinta che sia il il mascalzone che l'ha fatta soffrire. Mi sento ancora addosso il suo sguardo disgustato e indignato.
"Ehm... come va adesso? Meglio?" chiedo a Maria.
"Si... e scusa per la scena patetica di poco fa."
"Ma figurati eri fuori di te. E' logico che una ragazza sensibile come te..."
"Quel "sensibile" non giova molto alla mia reputazione di Tiger Lady... " dice sorridendo e cercando di ricomporsi.
"Era un complimento... o per lo meno volevo cercare di farti un complimento... sei cambiata molto in questi anni..."
Maria arrossisce. Non l'ho mai vista arrossire in vita sua, anche se di occasioni ne ha avute per sentirsi in imbarazzo. E' davvero cambiata.
"Allora come stai tu, campione? Si è sentito molto parlare di te... dei tuoi successi..."
Sorrido " Ho smesso tre anni fa di giocare a calcio."
"Come mai?" mi chiede bevendo un sorso del suo caffè.
"Avevo anche altre ambizioni da soddisfare. Mi sto laureando in medicina."
Maria solleva lo sguardo "Anche tu?"
Annuisco.
"Anch'io. Non ti ho mai visto in facoltà..."
E' vero. Nemmeno io l'ho mai vista.
"Bè non sapevo che tu fossi a medicina..."
Maria sorride "Ora lo sai..."
C'è un attimo di silenzio.
"Sai niente degli altri?" mi chiede.
"Ted e Johnny ancora li vedo. Benji è andato a giocare con l'Amburgo in Germania. E tua sorella come sta?"
"Bene, lei sta bene grazie."
Altro attimo di silenzio. Non mi sono mai sentito così nervoso di avere una ragazza affianco. Ma lei non è una ragazza... lei è come una sorella per me! Una sorellina da proteggere, bisognosa di affetto e di protezione!
Maria sospira.
"Sicura che va proprio meglio?" le chiedo.
Annuisce tristemente. No. Non va meglio per niente. La vedo che c'è qualche dispiacere che le frulla in testa. 
Sorride guardando la gente che passeggia per le strade. Deve aver capito che muoio di curiosità di sapere cosa è successo fra lei ed Alex. La guardo. Dio com'è bella. Non me la ricordavo così bella, non la vedevo così bella.
"Alex..." dice all'improvviso.
Io drizzo le orecchie.
"Alex mi ha chiamata oggi pomeriggio. Voleva parlarmi, io gli ho detto che non potevo ma lui ha insistito dicendomi che era importante."
Si ferma e sospira ancora cercando di non rimettersi a piangere.
"Sono andata da lui. Avevo capito che c'era qualcosa che non andava." ora le lacrime ricominciano a scendere sulle sue guance pallide, io l'ascolto in silezio.
"Quando sono arrivata a casa sua mi fa "Vieni entra." e vedo sul divano un'altra che mi guarda senza dire niente. Mi fa stare in piedi lì davanti a lei e poi mi dice "Lei è Diane. Sono innamorato di lei, mi dispiace."" si mette a piangere a dirotto.
Ci alziamo e usciamo. 
Fuori ormai c'è un dito di neve. Saliamo in macchina e arriviamo a casa mia.
Maria non ha smesso di piangere. Le tolgo il cappotto e la faccio sedere sul divano mettendomi vicino a lei.
Maria mi abbraccia e piange tenendomi stretto.
"Mi ha detto di andarmene. Mi ha detto di..."
"Shh. Non piangere." le dico dolcemente abbracciandola a mia volta.
Sento il suo corpo contro il mio. Mi sento strano. Mi sento... innamorato? Ho paura di si.
Ha smesso di piangere, ma rimane stretta a me. All'improvviso sento il suo cuore accellerare. Siamo occhi negli occhi. Senza neanche accorgercene ci baciamo. Un bacio piccolo come se fosse il primo bacio di un quattordicenne. Io neanche me lo ricordo il mio promo bacio. Ma questo me lo ricorderò per sempre.
Appena le nostre labbre si separano non abbiamo il coraggio di guardarci ancora negli occhi. Siamo talmente imbarazzati... E' che siamo stati bambini insieme, amici, compagni di giochi... e ora? Ora siamo innamorati? Così, un bel giorno dopo qualche anno... ecco. Mi innamoro di te.
Maria si alza e io rimango fermo al mio posto e la guardo.
Si gira verso di me e mi allunga la mano.
Mi avvicino a lei e la bacio ancora. Con una passione che non credevo nemmeno di avere.
Cominciamo a spogliarci. Lei mi toglie facilmente il maglione e io faccio lo stesso con la sua felpa.
Il problema mi si presenta ovviamente con il reggiseno. Benchè ne abbia tolti parecchi, il pensiero di spogliare Maria mi manda in panico. Un bellissimo panico.
Ma le mani mi tremano talmenteche lei se ne accorge e mettendosi a ridere porta le sue mani sulle mie e mi aiuta a togliere il gancetto. I miei jeans e i suoi, invece se ne vanno facilemente.
Ci sdraiamo sul mio letto, lei abbandonata alle emozioni sotto di me.
E' così minuta che ho paura di romperla standole addosso in quel modo.
Ho una paura tremenda di farle del male. Ma che testa avevo prima di incontrarla di nuovo? Prima non me ne sarebbe importato un fico secco. Ora invece mi preoccupo che tutto sia perfetto, che lei sia tranquilla con me, che si senta bene, che provi lo stesso piacere che provo io...
Ci infiliamo sotto l'imbottita e passiamo delle ore ad accarezzarci e ad amarci. Sembra quasi che il tempo si sia fermato intorno a noi. Non credevo che amare qualcuno significasse questo. Anche lei mi ama, lo so, lo sento. Mi bacia con passione e mi sussurra all'orecchio.
"Paul ti amo..."
Per tutta risposta la bacio ancora passandole le mani nei capelli.
Le mie mani scorrono su quel corpo esile e liscio come seta.
"Ti amo..." le dico alla fine, lei mi sorride e poi ci addormentiamo.
Lei è lì che dorme abbracciando il cuscino. Le tocco la schiena scoperta e la sento rabbrividire. Mi avvicino a lei e la stringo a me. La voglio vicino a me. Io e lei come una cosa sola.
La sento irrigidirsi al mio abbraccio caldo, ma poi si rilassa immediatamente quando le mie labbra le sfiorano il collo.

Sono passati due anni da quella notte e (incredibile ma vero) fra me e Maria niente si è rotto. A quanto pare l'incantesimo di Cupido è riuscito alla perfezione. 
Se l'anima gemella esiste... bè io l'ho trovata in Maria. La mia Bellissima Maria.

FINE

  
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