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Autore: Castiga Akirashi    16/09/2012    7 recensioni
Dopo lo scontro con Crono, Annabeth e Percy si sono fidanzati.
La coppia del secolo, così la chiamano.
Sono tutti contenti che si siano accorti del loro amore, soprattutto i Figli di Afrodite, la dea dell'amore.
Ma sull'Olimpo c'è chi è scontento e che vuole separarli per principio.
Una madre che non sopporta di vedere proprio lui con sua figlia.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Gli Dèi, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SPAZIO AUTORE: Sta cosa mi è venuta in mente alla fine dell'ultimo libro. Come poteva Atena permettere che Annabeth si fidanzasse con Percy? A parer mio ha fatto troppa poca resistenza, così mi è venuta l'ispirazione di questa one-shot.
Non è un granché, ma spero vi piaccia! :)


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<< No. >> sbottò secca, con gli occhi grigio tempesta in fiamme: << A me non è mai accaduto, ma io sono una dea, non ne ho bisogno. Non posso di certo pretendere che lei, la mia figlia prediletta, segua il mio divino esempio.
D'altronde, è comunque una mezza mortale.
Preferirei evitare di vederla sprecare la sua intelligenza divenendo una Cacciatrice, quindi... accetterò di buon grado questo fatto.
Ma... NON con un figlio di Poseidone! >>
Atena andò nel suo tempio, dove sapeva di poter restare sola, mugugnando: <>
La dea ci mise poco tempo. Architettò un piano per separare la figlia da quel... Jackson. Non si sarebbe mai arresa. Scese dall'Olimpo e andò al Campo Mezzosangue, il posto dove i semidei si allenavano a combattere i mostri e ad affinare i loro poteri. Il perimetro era come sempre difeso dalla barriera magica e il drago Peleo faceva la guardia accoccolato vicino al pino di Talia. La dea bussò alla casa di Atena, e quando la porta si aprì, fissò Annabeth sorridendo.
<< Mamma... >> mormorò lei perplessa.
<< Ciao, figlia. >> rispose lei, sorridendo.
<< Che ci fai qui? >>
<< Sono venuta a parlare. So di non essere stata una madre molto presente, e mi dispiace. >>
Annabeth, lievemente perplessa, la fece accomodare. Tutti i suoi fratelli di Atena erano fuori e quindi le due potevano restare da sole. La dea si accomodò con grazia, poi chiese: << E quindi hai scelto ... Percy Jackson. >>
La ragazza arrossì imbarazzata, poi annuì, tenendo gli occhi bassi. Temeva di leggere disapprovazione sul viso della madre, e non voleva. Lei propose qualche figlio di Apollo, ovvero i ragazzi più carini, oppure qualche figlio di Ares, i più coraggiosi, o anche i figli di Efesto, abili nel costruire, ma Annabeth bocciò tutti. Lei amava solo Percy.
La dea non aggiunse altro in merito, e cambiò discorso: << Tra poco riuniremo il Consiglio per il solstizio d'estate, e vorrei chiedere ai miei divini parenti se è possibile farti trasferire sull'Olimpo. Avresti tutto ciò che devi ricostruire sott'occhio, e ci sarebbero tutta la pace e la tranquillità possibili. >>
Annabeth fissò la madre, sgomenta. Andare sull'Olimpo, tra quei templi antichi. Poter chiedere a quelle divinità, che avevano visto tutto dall'alba dei tempi, di insegnarle qualcosa sui veri greci, sulle loro opere, i loro modi di costruire, i loro pensieri, per poi progettare il nuovo Olimpo con la tradizione rinnovata ma fedele a sé stessa. Le brillavano gli occhi mentre pensava a tutto questo. 
<< Madre, è una proposta fantastica! Pensi che accetteranno? >>
<< Credo di sì. Sarai sempre la benvenuta nel tempio di Atena. >>
Annabeth sorrise raggiante, si inchinò dicendo: << Divina Madre. >> e corse verso la casa numero tre. Atena sorrise di vittoria, tornando sull'Olimpo con un fascio di luce.
Mancavano solo tre giorni al solstizio, e la dea aveva molto da fare perché potesse compiersi il suo volere.
<< Testa d'Alghe! >> esclamò Annabeth nel frattempo, bussando alla porta della casa azzurro marino di Poseidone: << Aprimi! >>
Percy aprì la porta e rispose: << Ciao, Sapientona. Che succede? >>
Lei gli mise le braccia al collo raggiante e gli raccontò della proposta di sua madre. << Capisci?! Stando sull'Olimpo potrò chiedere aiuto ad Efesto per costruire, vedere bene cosa differenzia l'uno o l'altro dio, insomma fare le cose per bene! >>
Percy l'ascoltò, riflettendo. Sapeva che la ragazza non aveva fatto altro che progettare da quando gli dèi l'avevano nominata architetto dell'Olimpo e sapeva che aveva mille idee da realizzare. Però... l'Olimpo. Non l'avrebbe più vista spesso. Non avrebbe nemmeno potuto scriverle. 
Ma quando vide i suoi occhi brillare per l'occasione d'oro che aveva davanti, tutto il suo entusiasmo, non poté fare a meno di acconsentire con: << Fa' vedere a tutti chi sei, Sapientona! >>
Annabeth lo abbracciò, sussurrando << Grazie. >>
Lui la strinse e la baciò piano. Poi mormorò: << Vieni giù a trovarmi qualche volta. >>
Lei sorrise e annuì. Salutato bene il suo ragazzo, lei tornò nella casa di Atena e diede la sua risposta, rivolta al cielo. << Sì, Madre. Verrò sull'Olimpo. >>
Atena ascoltò la risposta con soddisfazione e preparò il suo discorso per il Consiglio. Doveva convincere i divini parenti ad acconsentire le sue due richieste.
I tre giorni passarono. Sereni per i due semidei, che stavano insieme il più possibile per via dell'imminente distacco, e laboriosi per una certa dea, che completò il suo piano per separare la figlia dalla prole di Poseidone.
<< Divini fratelli. >> esordì Zeus, il giorno del solstizio d'estate << Finalmente possiamo riunirci in un Consiglio pacifico, senza la pressione di guerre o battaglie come è successo negli ultimi anni. Qualcuno di voi ha delle questioni su cui discutere? >>
Atena alzò la mano ed ebbe il consenso della parola. Spiegò in breve la proposta che aveva fatto ad Annabeth, calcando sul fatto che la figlia avrebbe potuto mettere molte più statue di ogni dio ovunque, avendo davanti agli occhi lo spazio su cui lavorare.
Ebbe l'immediato consenso di Apollo, Afrodite e Ares.
Gli altri dei si presero più tempo, ma si arrivò più o meno all'unanimità. Zeus fece per sciogliere il Consiglio, ma la dea alzò di nuovo la mano.
<< Parla pure, Atena. >>
<< Divini fratelli, Padre... io vorrei chiedere la liberazione di Calipso. >>
Gli dèi la guardarono sbigottiti. Zeus fece per dire qualcosa, furioso, ma lei lo anticipò e aggiunse: << So cosa state pensando, ma riflettete. Luke si è consegnato a Crono perché non si sentiva amato da suo padre, il divino Ermes. Perché non sfruttiamo questo a nostro vantaggio? Perché non spingiamo la figlia di un Titano ad essere nostra amica e magari anche alleata? In guerra tutto l'aiuto è ben accetto.
Calipso può essere una risorsa, divini Fratelli. Anche se ora siamo in pace, arriverà una nuova minaccia. L'Oracolo di Delfi non sbaglia mai. I semidei possono permettersi di non badarci. Sono esseri mortali, ma noi... Noi vivremo in eterno, e dovremo affrontare questa minaccia. >>
<< Concordo con Atena. >> disse Ares, stupendo tutti: << Se non fosse stato per l'aiuto di Ade, non avremmo vinto. Abbiamo più bisogno di amici che di nemici. >>
<< Inoltre Calipso non ha mai fatto nulla di male, se non innamorarsi. >> aggiunse Afrodite.
<< Il suo destino è in mano alle Parche. >> osservò Zeus: << Non possiamo portarla via da loro. >>
<< Nemmeno per un breve soggiorno fuori dall'isola di Ogigia? In cambio di qualcosa... >> propose Atena.
<< Si può discutere di questo. Convocherò le Parche e parlerò con loro. >> decretò Zeus.
Il Consiglio si sciolse e la dea andò a dare la notizia alla figlia, che accettò con entusiasmo. Lei e Percy passarono il loro ultimo pomeriggio insieme. Il giorno dopo Annabeth prese l'ascensore dell'Empire State Building (che Efesto aveva riparato dopo la battaglia con Crono) e salì fino al Seicentesimo piano, arrivando sull'Olimpo. La situazione era più o meno come l'aveva vista l'ultima volta, anche se ora gli dèi minori cantavano e ballavano con le ninfe e le driadi. L'atmosfera era molto più rilassata. 
La ragazza andò al tempio di Atena e vide tutto pronto: un tavolo da disegno, squadre, righelli, calcolatrici, strumenti per le misurazioni... tutto ciò che le occorreva per progettare.
Si mise subito al lavoro, piena di idee. Nel frattempo, Zeus fece un accordo con le Parche ed ebbe il consenso di liberare per un periodo Calipso dalla prigione di Ogigia. Andò a prelevarla proprio Atena.
<< Divina Atena! >> esclamò, vedendola: << Cosa accade? >>
<< Puoi visitare il mondo, Calipso. Le Parche ti concedono un periodo di libertà che passerai al Campo Mezzosangue, ove si allenano i semidei. Per la tua incolumità, il mondo esterno ai confini magici sarebbe troppo pericoloso. Non dovrai però mai uscire dal perimetro, o la maledizione cadrebbe di nuovo sulle tue spalle. >>
<< Perché mi viene offerta tale opportunità? >>
<< Una mia idea, mia cara. E per ripagarmi, vorrei un piccolo favore da te. >>
<< Tutto ciò che volete, o Divina. >>
Il giorno seguente, Chirone, il centauro che da secoli allenava gli eroi, presentò Calipso ai semidei del campo. Ne furono tutti entusiasti compreso...
<< Mio prode! >> esclamò lei, andando incontro a Percy.
<< Calipso?! >> rispose lui << Fuori dall'isola? >>
<< Gli dei mi hanno offerto questa possibilità e io ho accettato. >>
Lei gli sorrise e lui ricordò quanto fosse bello aiutarla con i suoi fiori, quanto fosse bello solo il suo sorriso.
Destinata a innamorarsi e non poter mai essere ricambiata... destino crudele. Parche crudeli.
Calipso passava tutto il tempo possibile con Percy. Si prendeva cura di lui quando si feriva negli allenamenti, quando era malato.. lo aiutava, lo sosteneva.. praticamente lui non era mai solo. Da una parte non gli dispiaceva. Calipso era una piacevole compagnia. Ma un pensiero lo martellava spesso.
Annabeth.
Anche se il destino di Calipso era di innamorarsi di chi non poteva ricambiarla, lui non poteva lasciare Annabeth. Amava lei e lei soltanto. Nemmeno la pietà per la donna che aveva vicino lo avrebbe indotto al tradimento.
Il disastro fu quando Percy si slogò una spalla. Calipso si offrì di fargli un massaggio in riva al mare, e lui accettò di buon grado. Sapeva che le sue cure facevano miracoli. L'aveva testato lui stesso. Si tolse la maglia e lei gli andò alle spalle, posandogli i pollici sulle spalle e facendo un movimento circolatorio.
In quello stesso istante, Annabeth arrivò nel campo e li vide. Si avvicinò a loro con passo marziale e urlò: << Ah, è così che la metti eh?! >>
Percy si voltò, la vide e rispose: << Annabeth, io... >>
<< Sta' zitto, Testa d'Alghe! Mamma aveva ragione! Non ci si può fidare dei figli di Poseidone! >>
Lui cercò di ribattere, per farle capire, ma lei si infuriò il doppio e i due finirono per litigare fuoriosamente. Si urlarono contro di tutto e di più, per poi separarsi. Lui andò dentro la casa di Poseidone facendo sbattere rumorosamente la porta.
Lei tornò sull'Olimpo e si rimise a lavorare, furiosa.
Le figlie di Afrodite si diedero al pianto, e all'odio puro verso Calipso. Non poteva essersi sciolta la coppia del secolo. Sull'Olimpo invece c'era chi se la rideva, soddisfatta.
<< Nessun figlio di Poseidone avrà una figlia di Atena. Costi quel che costi. >> commentò solo la dea.
Passarono alcuni giorni, ma i due non aveva pensieri che uno solo. Il reciproco pensiero dell'altro. Percy pensava sempre e solo ad Annabeth, e viceversa. Le loro attività ne risentirono. Finché qualcuno non decise di prendere in mano la situazione. 
Ares agguantò Percy nell'arena e lo portò di peso a una limousine. Il ragazzo se la ricordava bene. 
Scoccò un'occhiataccia al dio della guerra, e poi entrò nella macchina. Chinando il capo, disse: << Divina Afrodite. >>
<< Percy! Come è potuto succedere?! >> esclamò lei agitata, per poi sistemarsi i capelli.
<< Un malinteso! Quella Sapientona ha ingrippato il cervello! >>
<< No, no mio caro. Spiega per filo e per segno. >>
Lui le raccontò ciò che era realmente successo, così lei, con un sospiro, commentò: << Quante cose hai da imparare sull'amore. Ovviamente, Annabeth si è sentita tradita e la gelosia ha preso il sopravvento. Litigando hai peggiorato tutto. Ma lascia fare a me. Sono la dea dell'amore infondo. >>
Ares prese Percy per la collottola e lo buttò fuori dalla macchina, mentre quella ripartiva. 
Annabeth stava tentando di progettare, ma si accorse che stava disegnando una conchiglia. Seccata, cancellò il disegnino con una gomma, ringhiando: << Non dovevi, stupido Testa d'Alghe. Non dovevi farmi questo! >>
<< Farti cosa di preciso, mia cara? >> chiese una voce.
Lei si voltò e vide una donna bionda e bellissima, che si stava aggiustando il rossetto davanti a uno specchio. La riconobbe subito. La dea nemica del pensiero razionale ereditato da sua madre.
<< Nulla, divina Afrodite. >> rispose, seccata sia da lei che dal gossip fatto dalle sue figlie (che in quel momento sbandieravano la loro litigata ai quattro venti).
<< Oh mia cara. Dovresti pensare anche al cuore ogni tanto. Non c'è solo la testa sai? >>
<< E' di certo più utile. >> commentò la ragazza acida.
<< Il tuo cuore è spezzato e la testa ne risente. Si dice che siano nemici, ma io penso invece che si debbano supportare. E che anzi, il cuore sia più importante. Cosa c'è di più importante dell'amore mi chiedo io! >>
<< Ha finito? >> chiese secca Annabeth. Sapeva che non doveva dimostrarsi irriverente davanti ad un dio, e aveva già contro l'ira di Era, ma odiava quella donna più di chiunque altro. Anche più di quello stupido, sciocco e infantile Testa d'Alghe.
Afrodite però rise e rispose: << La cura per questa tua ira è fare pace, mia cara. Non lo credi anche tu? >>
<< Lui ha la sua Calipso. Non gli importa nulla di me. >>
<< Annabeth, Percy Jackson ha rinunciato all'immortalità per te. Non è abbastanza? >>
<< E alla prima occasione è caduto tra le braccia di quella strega. >>
La dea non si perse d'animo. La ragazza era cocciuta, ma lei lo era molto di più. Soprattutto in fatto di amore. Così le disse: << Mia cara, tu hai solo visto il lato negativo. Calipso ha una cotta per lui, è vero. Ma è la sua maledizione. Può innamorarsi solo di chi non la può corrispondere. >>
Annabeth ci pensò su. Percy si era scusato in mille modi, blaterando di un malinteso. Che avesse davvero visto male?
<< Perché Calipso non è a Ogigia? >> chiese invece.
Afrodite sorrise, con i denti scinttilanti, e, mentre si sistemava il mascara davanti all'onnipresnete specchio, rispose: << Tua madre ha convinto il Consiglio a darle un po' di vacanza. >>
<< Mia madre?! >> borbottò lei.
La ragazza rifletté. I neuroni si attivarono di colpo tutti insieme. Percy le aveva detto che Atena lo aveva minacciato un paio di volte. Doveva starle lontano. Lei non ci aveva mai fatto caso, ma ora che ci pensava, non aveva mai ottenuto la sua benedizione. Poseidone aveva accettato di buon grado, ma Atena non si era mai espressa. Le aveva addirittura proposto i figli di altri dèi. Che avesse architettato tutto per tenerli separati? Per fare in modo che si lasciassero?
Era folle, eppure tutto combaciava. Lei, sull'Olimpo, lontana. Percy al campo con una maga della seduzione. E il litigio. Proprio la madre, quel giorno, le aveva detto di scendere a salutarlo.
<< Era tutto previsto! >> esclamò saltando su dalla sedia. 
Afrodite sorrise, mentre la guardava correre verso l'ascensore. Annabeth scese dall'Empire State Building, prese un taxi e andò più velocemente possibile al campo. Doveva chiedere scusa. Doveva parlare con il suo Testa d'Alghe. Passò affianco a Peleo, facendogli due carezze per salutarlo, ed entrò. La prima persona che vide fu proprio Calipso. Annabeth la fissò gelida, ma lei alzò le mani e disse: << Mi dispiace. >> 
Poi uscì dal campo. Un lampo squassò le nubi e la voce di Zeus proclamò che Calipso aveva infranto la promessa e che sarebbe tornata a Ogigia per l'eternità. Lei di rimando disse: << O Divina, non posso più farti questo favore. >>
La donna venne trasportata via all'istante. Commossa dal dolore di Percy, aveva deciso che la sua libertà non valeva la sofferenza del suo prode.
Annabeth non perse tempo. Corse alla casa di Poseidone e bussò, urlando: << Testa d'Alghe aprimi! >>
Ma non ricevette risposta. Affranta, andò alla casa di Atena per schiarirsi le idee, e lo vide. Fissava la casa assorto in chissà che pensieri. Tristi probabilmente, vista l'espressione.
<< Percy! >> esclamò.
Lui si voltò, la vide e mormorò: << Annabeth?! >> Correndole incontro, aggiunse: << Mi dispiace! Non so cosa mi sia preso! >> e cominciò a blaterare una serie di scuse che Annabeth interruppe a metà con un bacio. Gli mise le braccia intorno al collo e sussurrò: << Scusami tu. >>
Lui le prese il volto con le mani e la baciò a sua volta. Subito dopo, saltarono fuori dai cespugli tutti i figli di Afrodite che si misero a far foto neanche fossero paparazzi. I due si separarono imbarazzati, ma ormai gli scatti erano fatti. Vennero presi in giro tutta la sera, soprattutto dai figli di Ares, ma per loro non era poi un problema. Si erano ritrovati e questo importava. Solo questo. Nemmeno il gossip sfrenato poteva scalfirli in quel momento.
Sull'Olimpo intanto Atena osservava la scena seccata. Il suo perfetto piano era fallito.
<< Non puoi nulla contro la forza dell'amore, mia cara. >> disse una voce.
<< Vattene. >> rispose lei, capendo chi fosse: << Lo so che c'è il tuo zampino. >>
<< Arrenditi. Ti conviene. >> sussurrò Afrodite.
Atena sospirò. In quel momento li stava fissando mentre si baciavano, nascosti dagli amici. Sembrava che non ci fosse nessun modo per separare Annabeth da Percy. Se aveva fallito anche Calipso...
<< E va bene. Ma se quel figlio di un pesce la farà soffrire, subirà l'ira di Atena. >> concluse, spostando le nuvole su quella scena per lei disgustosa.
  
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