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Autore: Melabanana_    17/09/2012    3 recensioni
Marco è ammalato e Gianluca va a trovarlo a casa sua. Marco/Gianluca. Tanto, tanto Fluff. Fluff a palate. [Roby]
Marco scosse il capo. “Mi canti una ninnananna, Gianluca?” chiese piano.
“Non ti sembra di esagerare ora?” Gianluca sospirò, ma Marco sembrava serio.
“Mi preferisci sveglio?
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gianluca Zanardi, Marco Maseratti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'FFI Slice of life'
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Pairing: Marco*Gianluca.
Genere: Fluff. Tanto Fluff. Fluff a palate (?).
Note:  In questa storia, oltre ai due protagonisti, appare anche un altro personaggio. E’ un personaggio di IE realmente esistente (http://inazuma-eleven.wikia.com/wiki/Virgo), ma in questa fic non si chiamerà Virgo, bensì Mandorla Maseratti: infatti si tratta di un mio preciso headcanon secondo cui questa ragazza è la sorella minore di Marco e, al tempo stesso, la prima cotta di Gianluca uwu
Per quanto riguarda il nome, beh… è di mia pura fantasia e l’ho scelto semplicemente perché mi piace xD
Inoltre, il titolo di questa fic si ispira ad una famosa ninnananna italiana, la Ninnananna del chicco di caffè (http://www.youtube.com/watch?v=ot1Myb-kCq0&feature=fvwrel) ❤

 
 
Solo un chicco di caffè…
 
Per fargli visita da parte della squadra. Sì, era venuto solo per questo.
A lui non importava un fico secco se quel cretino di Marco si era preso febbre, raffreddore o che altro, era tutta colpa della sua stupidità e lui non intendeva restarne contagiato.
Ma Fidio aveva insistito così tanto…  quel maledetto di Angelo si era messo pure a fare gli occhi dolci.
Non avevo scelta,si ripeté Gianluca.
Ma, cavolo, erano passati già cinque minuti da quando aveva suonato il campanello.
Forse non può venire ad aprire, pensò. Forse è svenuto in casa, o… Un brivido lo attraversò al solo pensiero dei danni che Marco avrebbe potuto fare stando in casa da solo.
I suoi nervi erano sul punto di cedere quando finalmente la porta si aprì; Gianluca stava per urlare, ma il rimprovero gli morì in gola quando da dietro la porta spuntò una ragazza che gli assomigliava molto, con lunghi capelli violetti e occhi acquamarina. “Gianlu? Sei venuto a trovare mio fratello?” chiese sorpresa.
“I-io… Sì.” Gianluca non sapeva cos’altro dire. Si sentiva terribilmente in imbarazzo davanti a Mandorla, la sorella minore di Marco, con la quale faceva sempre la figura dell’idiota, fin da quando erano piccoli: lui e i due fratelli Maseratti giocavano spesso insieme perché i loro padri erano molto amici sul lavoro, e anche quando il padre di Marco era andato in pensione i contatti erano rimasti saldi. Lui e Marco erano andati alla stessa scuola media ed erano persino stati presi entrambi a giocare per la Nazionale giovanile…
“Entra pure! Scusami se non sono venuta subito, ma mi stavo vestendo per uscire.” si scusò Mandorla.
Indossava una maglia a maniche lunghe e una gonna, e aveva un solo calzino al piede, l’altro in mano.
“Non preoccuparti.” La rassicurò Gianluca, cercando di non guardarle troppo le gambe scoperte.
“Non so se mio fratello è sveglio. Vado un attimo a vedere.” Mandorla saltellò un po’ sul posto per infilarsi il secondo calzino, poi si mise dritta e svoltò l’angolo del corridoio. Si era fatta proprio bella…
Okay, calmati. Non sei qui per fare pensieri indecenti sulla tua amica d’infanzia, si disse arrossendo leggermente, anche se, in effetti, sarebbe stato normale… più normale, in ogni caso, delle attenzioni un po’ troppo intime che Marco gli riservava. Un pensiero lo colpì improvvisamente: Mandorla stava uscendo. Quindi in casa ci sarebbero stati solo lui e Marco… da soli. Non prometteva niente di buono.
Pensò di lasciare lì la busta con dentro le cose che i suoi compagni gli avevano dato per Marco e scappare più in fretta che poteva, ma in quel momento Mandorla tornò.
“Okay, Marco è sveglio…” Si fermò, accigliata. “Stavi andando via?”
Gianluca s’immobilizzò. Aveva già i piedi voltati verso la porta, ed era sicuro di aver fatto l’ennesima figura da imbecille. Fortunatamente, però, Mandorla sembrò intuire cosa stava pensando.
“Oh! Non ti preoccupare, Gianlu, mio fratello al momento è potenzialmente innocuo. Non riesce ad alzarsi dal letto.” Disse, ridacchiando divertita quando Gianluca tirò un sospiro di sollievo.
I due andarono insieme nella camera di Marco, dove il malato li aspettava seduto nel letto, sotto le coperte.
“Ciao Gianlu, come va?” domandò con un sorriso allegro quando lo vide.
“Io benissimo, cretino.” Replicò Gianluca severo. Il sorriso di Marco si allargò ancora di più.
“Allora Marco, mi raccomando, fa il bravo e non far arrabbiare Gianluca. Io torno per ora di pranzo e vi preparo qualcosa da mangiare, okay?” intervenne Mandorla severa. Marco annuì di malavoglia.
Mandorla si rivolse a Gianluca, sorridendo. “Anzi, mi raccomando a te, tu sei affidabile. Un bacio.” Disse e uscì dalla stanza. Dopo alcuni minuti sentirono i passi nel corridoio e la porta di casa chiudersi.
“Eeeh, è proprio vero che le prime cotte non passano mai del tutto.” commentò Marco con una punta di gelosia. Sembrava molto seccato e Gianluca si accorse improvvisamente di avere ancora lo sguardo fisso sulla direzione che Mandorla aveva preso. Arrossì di colpo e iniziò a balbettare.
“C-cosa? E tu come lo sai?” domandò. Era sicuro di non avergli mai detto che gli piaceva sua sorella…
Andiamo, era ovvio per chiunque vi guardasse. Beh, forse tranne per lei.” Rispose Marco sarcastico.
L’altro gli gettò un’occhiata torva, ma Marco lo ignorò, imbronciato; quindi, poiché a nessuno dei due faceva piacere di continuare quella conversazione, Gianluca decise di fare ciò per cui era venuto.
“Ho della roba per te.” Esordì posando la busta che aveva in mano sul letto. “Fidio ti manda il programma degli allenamenti che farai quando ti sarai ripreso.”
“Che bello.” Borbottò Marco, ma sembrava già più sollevato. E così Gianluca andò avanti a tirare fuori mandarini, vitamine e lettere di buona guarigione dalla busta.
 
-
 
“Gianluuuuuu.” Quella sua stupida voce lamentosa poteva essere carina quando aveva cinque anni, forse, ma ora a tredici era semplicemente insopportabile. “Gianluuuuu, non andare viaaaa.”
“Se non la pianti ti soffoco con il cuscino.” Sibilò minacciosamente Gianluca. “Mi hai chiamato già otto volte nel giro di cinque minuti! Guarda che me ne vado via sul serio, cretino!” Incrociò le braccia e le gambe e gli diede le spalle. Pochi secondi dopo sentì la mano di Marco scivolargli sulla nuca, accarezzando le ciocche di capelli neri.
“Non puoi. Mandorla ha detto che prepara il pranzo anche per te.” Sussurrò.
Gianluca iniziò a sentire un fastidioso calore alla nuca: aveva il presentimento di essere arrossito più del necessario. Ma perché diavolo mi sono lasciato convincere a sedersi sul letto, vicino a lui?!
“Awww, Gianluuuu, sei cattivoooo.” Protestò Marco quando lui si ritrasse al contatto e si andò a sedere su una sedia affianco al letto, però abbastanza lontana da tenerlo fuori dalla portata di mano di Marco.
“Mi sbucci un mandarino?” chiese Marco dopo un po’. Gianluca lo guardò esasperato, ma poiché era la richiesta più sensata che gli avesse fatto fino a quel momento acconsentì.
Si alzò, prese due mandarini e li andò a lavare e sbucciare, poi tornò e glielo porse.
Marco lo prese e sorrise, infilandosi due spicchi in bocca. “Grazie. Non è che mi sposeresti? Così potrei stare alle tue cure per tutta la vita~” osservò, tranquillo e sorridente.
Gianluca lo fissò perplesso, poi abbassò lo sguardo di colpo. “Ti rendi almeno conto di ciò che dici?!”
“Certo~” rispose Marco: ecco, ora sì che aveva una faccia di schiaffi. Gianluca scosse il capo e sospirò.
“Senti… Perché non provi a mettere da parte questa infantile ossessione per me e ti cerchi una ragazza? Se solo volessi potresti trovarne una anche carina.” Disse, il più serio possibile.
Visto che evitava di guardarlo negli occhi, non sapeva che espressione avesse fatto Marco, ma la sua voce non lasciava trasparire emozioni. “Sì, potrei… Ma non voglio.” disse il ragazzo, noncurante.
Gianluca si innervosì. “E perché? Scommetto che hai dietro ragazze a frotte.” Insistette, un po’ invidioso del successo del compagno. “Dimenticati di me, per favore.”
“Impossibile.” La risposta di Marco fu talmente netta che Gianluca dimenticò ogni precauzione e alzò il volto, finendo con l’incrociare il suo sguardo direttamente.
“Cosa?” esclamò irritato e sorpreso. Marco sorrise, mite.
“Mi è impossibile fare ciò che mi chiedi, Gianlu. Te l’ho detto prima, no?” Ridacchiò fra sé e sé, si allungò e con un po’ di sforzo riuscì a raggiungere Gianluca. Con le dita gli sfiorava appena il viso…
“Le prime cotte non passano mai del tutto…” sussurrò dolcemente, lasciando aperti un sacco di sottintesi.
Gianluca rimase pietrificato per alcuni istanti, il tempo necessario per le parole di affondare ed essere comprese pienamente; poi avvampò e con la mano gli schiaffò tutto il mandarino in bocca, sperando che la cosa gli impedisse di dire altre sciocchezze.
“Waaah! Rischiavo di strozzarmi!” esclamò Marco una volta riuscito ad ingoiare il frutto senza affogarsi.
Lanciò uno sguardo allegro all’amico; Gianluca odiò di vederlo così compiaciuto: sapeva di star arrossendo anche senza che quell’imbecille ne gongolasse senza ritegno. Che la terra mi inghiotta, sperò.
“Non dovresti essere così duro con te stesso, Gianlu. Io ti trovo adorabile.” Osservò Marco, come se avesse intuito i suoi pensieri. Sembrò riflettere un po’, poi parlò di nuovo.
“Gianlu… Vorrei dormire un po’.”
Gianluca si accigliò. “E dormi allora.” Replicò senza capire dove volesse andare a parare.
Marco scosse il capo. “Mi canti una ninnananna, Gianluca?” chiese piano.
“Non ti sembra di esagerare ora?” Gianluca sospirò, ma Marco sembrava serio.
“Mi preferisci sveglio?” chiese il ragazzo sarcastico.
“…e va bene. Ripensandoci, è meglio che tu dorma… così almeno stai zitto.” Sbuffò Gianluca dopo alcuni minuti di riflessione. Marco ridacchiò, ma in qualche modo sembrava sempre più serio.  
Si stese, posò la testa sul cuscino e chiuse gli occhi.
“Non mi sopporti fino a questo punto, eh, Gianluca?” sospirò. Il fantasma leggero di un sorriso gli increspava le labbra, la sua voce tradiva un po’ di malinconia.
Gianluca fece finta di non averlo sentito. “Quale ninnananna?”
“Che ne dici di quella del chicco di caffè? La cantavamo da piccoli…”
“Sei proprio fissato, tu, con il caffè.” Sospirò Gianluca, ma sorrideva. “Va bene allora.”
Prese fiato, un respiro profondo, e poi cominciò a cantare a bassa voce la ninnananna che aveva accompagnato la loro infanzia; ormai era grande e non la sentiva da molto, perciò sentì un po’ di nostalgia.
Ma come Marco non poté fare a meno di rilassarsi e, quando sulle note di “Solo un chicco di caffè…” il ragazzo dai capelli violetti si addormentò profondamente, Gianluca si sorprese ad osservarlo con intensità
“A te il caffè fa un effetto contrario…” borbottò, mentre distrattamente gli spostava delle ciocche di capelli dalla fronte. Si chiese da quanto tempo non passavano un momento così tranquillo… così veramente intimo.
E gli tornò in mente anche quella domanda.
 
Non mi sopporti fino a questo punto, eh, Gianluca?
 
“No… non hai capito niente.” Mormorò. Per fortuna che Marco dormiva come un sasso, o di sicuro l’avrebbe sentito…
Avrebbe sentito quanto batteva forte il cuore di Gianluca in quel momento.
E’ proprio perché mi fai battere così il cuore che voglio allontanarti da me, stupido.
Ma, ovviamente, questo non gliel’avrebbe mai detto.

-

"Gianluca, Marco, sono tornataaaaa!" Mandorla chiuse la porta dietro di sé e lasciò cadere la borsa sul divano. 
Non ricevette alcuna risposta, perciò subito dopo essersi tolta le scarpe e infilata le pantofole si diresse verso la camera del fratello.
Ciò che trovò la sorprese, ma era una piacevole sorpresa: i due ragazzi dormivano vicino, uno accanto all'altro come facevamo quando erano piccoli; una mano di Gianluca era posata vicino al viso di Marco, l'altra era invece stretta alla sua. 
Mandorla sorrise e chiuse dolcemente la porta. "Buonanotte..."



[Fine]


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