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Autore: BeeMe    17/09/2012    2 recensioni
L’aveva salutata con un sorriso triste e le aveva annunciato che andava in guerra.
Ma lei sapeva che non era solo questo.
L’aveva letto nel suo sguardo.
Sua figlia non stava semplicemente andando a combattere Capitol City, stava andando incontro alla morte.
Katniss stava tornando nell’Arena.
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Questa storia è una one shot dal punto di vista dalla madre di Katniss durante Mockingjay, spero vi piaccia :)
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Colibrì



Katniss se n’era andata.

Di nuovo.

L’aveva salutata con un sorriso triste e le aveva annunciato che andava in guerra.

Ma lei sapeva che non era solo questo.

L’aveva letto nel suo sguardo.

Sua figlia non stava semplicemente andando a combattere Capitol City, stava andando incontro alla morte.

Katniss stava tornando nell’Arena.

Mrs Everdeen sospirò, strofinandosi forte le mani nell’acqua bollente.

Nel Distretto 13 gli sprechi, anche quelli riguardanti l’acqua eccessivamente calda, non venivano visti di buon occhio, ma per lei avevano fatto un’eccezione.

Quella donna dai capelli biondi e spenti curava qualsiasi persona le venisse messa davanti, ma sembrava non riuscire a curare se stessa.

Il dolore la consumava dall’interno, inarrestabile, e lei non sembrava nemmeno rendersene conto.

Un uomo di mezza età, col volto scavato di chi non mangia mai troppo, aprì piano la porta dell'infermeria. 

Spingeva una barella con sopra una donna ricoperta di ustioni.

Mrs Everdeen interrogò l'infermiere con lo sguardo, chiedendogli cosa fosse successo, ma lui scosse la testa: -Top secret.

Era la sesta persona in una settimana che le veniva portata con quelle due parole come giustificazione.

Una volta Mrs Everdeen aveva seguito l’infermiere e aveva visto che entrava in una stanza piena di fiori e uccelli.

Colibrì.

Quando li aveva visti non era riuscita a trattenere una lacrima. Suo marito le parlava di uccelli così delicati da sembrare eterei e così veloci da non riuscire a localizzarli.

Le aveva detto che quelli erano gli unici animali che non sarebbe mai riuscito a colpire con una freccia.

Troppo agili, troppo scattanti.

Era stata la visioni dei colibrì a farla ritornare in sé.

Lei non era una spia, non era una persona che si batteva apertamente per ciò che credeva, lei non era sua figlia.

Lei curava ogni malattia, sanava ferite su cui chiunque altro avrebbe rinunciato. 

Mrs Everdeen combatteva la sua battaglia ogni giorno, salvando vite senza fare troppe domande.

A volte si chiedeva se quei progetti top secret avrebbero fatto del male a qualcuno che non sarebbe riuscita a curare.

Lei detestava quando le persone morivano.

Non riusciva a sopportare gli sguardi disperati di chi restava e quelli dispiaciuti di chi se ne andava.

Lei stessa aveva fatto parte troppo a lungo del primo gruppo, lasciandosi sommergere dia bei ricordi e da ciò che di felice restava del suo passato.

Si era dimenticata del presente e delle sue figlie.

Ma aveva promesso di non farlo mai più.

Una mano le afferrò il polso, stringendolo forte.

-Ce la farò, vero?

La donna stesa nella barella non aveva intenzione di lasciare questo mondo, ma ne voleva la certezza.

-Certo che ce la farà.

Mrs Everdeen non parlava molto, ma spesso sorrideva.

E i suoi sorrisi valevano più di tutti i discorsi del mondo.

In quel momento, Mrs Everdeen avrebbe voluto che qualcuno sorridesse per lei.

Ma Panem era in guerra e pochi sorridevano in quel periodo.

La donna sospirò e iniziò a lavorare.

Le sue mani scorrevano veloci sul corpo disteso della paziente addormentata artificialmente, pulendo ferite e disinfettando i tagli che correvano sulle sue braccia.

Non era certa che la donna dai capelli argentati che ora dormiva sulla barella immacolata sarebbe riuscita a sopravvivere.

Le aveva mentito perché non voleva far crollare anche la sua ultima sicurezza.

Ma dentro di sé Mrs Everdeen sapeva che non era solo per quello.

Le aveva mentito perché spesso la prospettiva di un mondo felice è meglio della realtà, perché a volte la verità può far più male di una bugia.

Le aveva mentito perché a volte perdersi nelle proprie speranze può salvarti la vita.

  
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