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Autore: luctrovato    17/09/2012    1 recensioni
Una donna diventata nobile con un matrimonio alquanto strano si leva molti sassolini durante una cena dove è presente il maresciallo Innocenti. Ma qualcuno non gradisce i suoi commenti....
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bricherasio (TO)
<> il maresciallo Innocenti tentò di nascondere la stanchezza dalla voce mentre, sfinito, interrogava l’uomo davanti a lui.
Fuori il mattino stava facendo capolino illuminando la notte e annunciando una giornata decisamente migliore dopo i violenti acquazzoni che avevano flagellato il luogo. Dalla finestra dell’ufficio si vedeva il palazzo del quattrocento che dominava il paese e che era causa della notte insonne.
Il dottor Sessano, il magistrato che era accorso subito appena avuta la notizia, tossì quasi per svegliare l’interrogato mentre il capitano Marelli, che stava in piedi davanti al termosifone per scaldarsi, sbadigliava rumorosamente. I due erano ambedue giovani e altrettanto inesperti: il magistrato al primo incarico ricevuto aveva vissuto anni di teoria; Il capitano, dopo una vita passata plotoni dentro le scuole di addestramento dei carabinieri, aveva ricevuto un comando di compagnia Carabinieri.
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<> il capitano aveva parlato quasi per scusarsi con il magistrato che lo fulminò con un’occhiata.
<> chiese il dottor Sessano con un sorriso poco convincente. Il teste deglutì rumorosamente e scosse la testa per svegliarsi, dopotutto anche per lui la notte era stata molto lunga:
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<> aggiunse ironicamente il magistrato. Il maresciallo era assorto nei suoi pensieri mentre studiava attentamente il signor Fregoli: un uomo distrutto e dispiaciuto.
Forse era l’unico presente al palazzo che non avesse un movente per uccidere la contessa.
<<…mi ha augurato buonanotte, si è chiusa dall’interno e … non ho dormito…poi ho sentito quel tonfo e…>>
<<…ha chiamato il maresciallo Innocenti. Non ha pensato che potesse stare male? Che avesse bisogno urgente di lei? >> il maresciallo capì dalle domande del magistrato che probabilmente il dottore sospettava anche del signor Fregoli.
<> esclamò l’investigatore indispettito: era rimasto in una posizione buffa con gli occhi a palla al massimo dell’apertura e una smorfia incredula che gli storceva la bocca.
<<È stato un ordine…>> sottolineò il maresciallo, stanco di sentire quella storia.
<> mormorò il capitano guardando fuori dalla finestra facendo pesare ai presenti i suoi studi classici.
Per il maresciallo Innocenti, che aveva risolto decine di casi di omicidio nella sua carriera, sembrava fosse passato un centinaio di anni. Si sentiva arrugginito.
<> l’investigatore si congedò raggiungendo, nella sala d’aspetto, gli altri sospettati guardati a vista da altri militari.
Il magistrato si sgonfiò mettendosi le mani sui pochi capelli:
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<> il magistrato sapeva la fama del sottufficiale ed era palese che avesse scommesso molto su di lui.
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<<…non comparve con una nuova moglie: Lisa Peyrot, ballerina in un locale di dubbia moralità a Torino.  Tanto aristocratica, visto i comportamenti rozzi che aveva, non lo è mai stata... possiamo dire che ha conquistato il conte con altre armi…>> il capitano aveva voluto intervenire sentendosi escluso dall’indagine e il maresciallo ne approfittò per focalizzare la vittima: una bella quarantenne con un viso d’angelo anche se, dopo la prematura morte del conte, tutti avevano capito che fosse un diavolo.
<> il magistrato destò il maresciallo Innocenti
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<> il magistrato aveva sorriso facendo capire che la sua fosse una battuta e il maresciallo ricambiò il sorriso.
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Già, il maresciallo era al tavolo della contessa e, anche se lui se ne era andato via prima dei fatti, aveva assistito a tutta la scena che poteva nascondere il movente dell’omicidio.
<> la richiesta del magistrato non sembrava fosse una domanda ma un ordine. Il comandante della stazione guardò gli atti che avevano scritto durante la notte ormai trascorsa tra caffè e sbadigli. Quanto aveva raccontato poche ore prima era stampato sul foglio e nella sua mente:
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Lisa, a capo tavola, sorrise nel vedere la reazione di tutti quanti. Poi, con gesti molto teatrali, riprese a mangiare il brodo facendo ancor più rumore di quello che di solito faceva dimostrando ancora di più che, pur essendo passato un anno, non aveva imparato a comportarsi in modo consono ai nobili.
Il comandante della locale stazione  Carabinieri fu il primo a riprendersi e guardò gli altri.
Don Pietro, davanti a lui, aveva aggrottato la fronte e stava fissando la padrona di casa come per cercare di capire se quello che avesse detto fosse vero. Parroco da molti lustri aveva raggiunto l’età di settanta anni facendo in modo ottimale il suo lavoro ma, a quanto pare, non aveva nemmeno pensato all’ipotesi ventilata da Lisa. Il Sindaco Carlo Bottami, un ex sindacalista che difendeva il ceto medio in ogni cena con i nobili accendendo infinite discussioni, era attonito. Dopotutto era diventato primo cittadino da poco e pensare che sotto la sua dirigenza il paese rischiasse di perdere l’azienda del Conte era stata una brutta sorpresa.
I familiari invece erano rimasti affacciati sul tavolo a guardare Lisa che, soddisfatta, si gustava il suo brodo e la sua vittoria personale.
Il Conte aveva lasciato un figlio avuto con il primo matrimonio: Cesare, un uomo di trenta anni senza carattere e molto volubile. Aveva vissuto sotto l’ala protettrice del padre che lo aveva anche reso molto debole e insicuro sicuramente non idoneo a guidare l’azienda.
 Giovanni, nipote del defunto Conte che, alla morte dei genitori, fu ospitato nel lussuoso palazzo, pur essendo coetaneo di Cesare era totalmente diverso: sembrava lo stereotipo dell’universitario ribelle contro la classe privilegiata. Eppure, suo malgrado, ne faceva parte e ne sfruttava i tanti benefici grazie ai quali poteva vivere tranquillo senza cercarsi lavoro. Viveva recluso nella sua serra con i suoi studi di botanica dal quale cercava la chiave per curare i mali delle persone.
Infine i cugini nobili di Caserana, il paese vicino. Filippo, parente di primo grado con Emanuele, e Teresa Massel che si atteggiavano come gli ultimi rampolli della nobiltà del posto anche perché la donna  vantava un marchesato. Filippo lavorava nell’azienda del cugino mentre Teresa, una donna che passava inosservata anche perché non curava particolarmente la sua persona, faceva la brava donna di casa vantandosi con le amiche della sua condizione nobile omettendo il fatto che il lusso che mostravano era solo una facciata di cartone che presto sarebbe crollata.
Ora, mentre la pioggia sembrava cercasse di entrare furiosamente nella sala del palazzo del Conte, Lisa, facendo credere di festeggiare il suo compleanno, stava facendo i conti.
<> il cugino Filippo aveva sfruttato il fatto di essere coetaneo di Lisa e il suo sorriso malizioso nascondeva male il nervosismo e la paura di perdere il suo posto di lavoro. Il suo ruolo di direttore dell’azienda era dopotutto regalato e mal sfruttato. Filippo non faceva nulla di utile se non scaldare la sedia della scrivania, firmare fogli che venivano portati dalla segretaria che, a quanto si vociferava in paese, era anche la sua amante. Dopotutto era il tipico nobiluomo  che scorreva piacevolmente le sue giornate tra riunioni del consiglio di amministrazione e frequentazione di salotti aristocratici tra i quali si erano introdotti i ricchi delle colline piemontesi. Filippo, grazie all'aitanza ed al fascino, era considerato un vero tombeur de femmes a buona pace della moglie che probabilmente fingeva di non sapere nulla perché, dopotutto, lei aveva il titolo e lui i soldi e per questo la cosa sembrava equa.
Teresa era al centro dei pettegolezzi salottieri tra le risate ironiche  di vecchie zitelle o donne separate che, per probabile invidia, si auguravano per lei  una fine simile.
<> Lisa mormorò la parola quasi volesse dare la stilettata al cuore dei presenti.
Teresa sbigottì e per un attimo la sua mediocrità cedette il posto ad un espressione molto buffa. Pur avendo i capelli curati e un leggero trucco sul viso non poteva nascondere la sua bruttezza. Il maresciallo sapeva che Filippo e Teresa erano sposi per convenienza delle famiglie e che le voci in paese, che li volevano separati in casa, probabilmente avevano un fondo di verità.
Il figliastro Cesare sembrava l’unico a non aver subito contraccolpi dalle notizie che si stavano susseguendo anche se giocherellava nervosamente con una scatola di chewingum. Guardava di fronte a lui scambiando lo sguardo con il cugino Giovanni che alternava lo sguardo fissando Lisa che si trovava nella parte opposta alla sua. Cesare e Giovanni erano due ragazzi uguali ma il loro carattere era totalmente diverso. Il Conte  era amareggiato nel sapere che il nipote non voleva seguire l’azienda di famiglia ma prendere una strada nuova, tutta sua, legata alla botanica e allo studio di nuove piante agli angoli estremi del mondo.
Il maresciallo sapeva che i due cugini erano molto uniti nella passione della movida notturna dove spendevano i soldi che il conte dava loro per farli vivere tra agi e comodità.
<> Filippo era sbottato nervosamente in piedi e si stava avvicinando minaccioso contro la padrona di casa che, per nulla intimorita, continuava a sorseggiare il consommè.
Il maresciallo Innocenti scattò in piedi mettendosi tra i due contendenti ma Lisa, mettendogli una mano sul braccio, lo tranquillizzò:
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L’imbarazzo calò il sipario e l’uomo, colpito nell’orgoglio, tornò tristemente su i suoi passi rifiutando il conforto della moglie che cercava di accarezzarlo.
Giovanni, lisciandosi i suoi lunghi capelli corvini, inchiodò per un attimo lo sguardo sulla zia.
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Lei aspettò volutamente qualche secondo prima di rispondere:
<> disse con un tono che non ammetteva repliche.
La cena proseguì malinconicamente facendo naufragare i tentativi di rompere quel clima da parte delle tre autorità i quali, alla fine, optarono per trascinare i discorsi su storie che rammentavano ogni anno.
<> chiese il sindaco come se non lo avesse saputo.
La padrona di casa tagliò decisa la fetta di carne davanti a lei e, con uno dei suoi gesti non nobiliare, giocherellò con le posate:
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<> il maresciallo aveva deciso di affrontare il problema capendo che Lisa Peyrot ci sarebbe tornata in ogni occasione.
<< Poteranno l’albero dai rami secchi… e mi daranno tanti soldi…>>
I parenti presenti deglutirono senza ribattere ma concentrandosi sul piatto davanti a loro come tanti scolaretti ripresi dalla maestra.
Si alzò, decisa, e si diresse verso un mobiletto antico da dove, dopo aver aperto un’anta chiusa a chiave, prese un blocchetto di assegni. Scrisse qualcosa e , dopo aver leccato le dita, sfogliò il primo assegno e lo strappò dal libretto. Fece la solita cosa con il secondo. Coprì la distanza del tavolo apparecchiato a passi marziali e porse l’assegno al parroco e al sindaco congedandoli.
I due, leggendo la cifra, non replicarono ma, salutando i presenti, se ne andarono via.
Il maresciallo, che aspettava di essere liberato, fu pregato di assistere a quanto la donna avrebbe detto.
Lisa  lanciò in un angolo le preziose scarpe con i tacchi che la abbassarono di pochi centimetri lasciandola a piedi nudi. Un altro gesto poco regale che le dette un sollievo evidente.
Un uomo di mezza età, trasandato e misterioso, comparve improvvisamente in sala e, dopo aver salutato i presenti, si sedette.
<> presentò la donna.
Innocenti capì che gli altri  conoscevano bene l’uomo notando Filippo che lo fulminò con lo sguardo:  probabilmente non aveva una bella opinione di lui. Gli altri accennarono un timido saluto anche se Teresa lo fece in modo frettoloso e timido.
<> sussurrò Lisa prendendo dei fogli da un cassetto. Si leccò le dita velocemente e divise i fogli per il numero dei parenti presenti.
<> sussurrò il signor Fregoli guardando l’espressione disgustata del maresciallo al gesto della padrona di casa.
Lisa, come un gatto che gioca con la vittima, si gustava quel momento.
Porse i fogli ai suoi parenti che, una volta presi, si sedettero su le poltrone e i divani sparsi nello studio.
<> chiese il figliastro giocherellando con l’astuccio di gomme da masticare.
<<È la vostra liquidazione!>> sentenziò Lisa alzandosi in piedi e mettendosi davanti alla scrivania per dominare i presenti seduti.
<> chiese sommessamente Giovanni facendo sembrare che quanto scritto lo avesse domato dalla sua indole ribelle. Pietro prese nervosamente una gomma da masticare dal suo astuccio che perennemente agitava e masticò con veemenza aspettando la risposta della matrigna.
Lisa  spezzò con le mani un pezzo di dolce e se lo mise in bocca.
<> pensò il maresciallo.
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<> Filippo tentò  di ribellarsi ma la padrona di casa gli scivolò alle spalle bloccandogliele.
 
 
 
 
 
 
 
 
<> la sua voce si tramutò in compassionevole ma tutti sapevano che era l’ultimo dei suoi pregi. Infatti guardò la moglie di lui che, con uno sguardo sbarrato e ansioso, pendeva dalle sue labbra.
<> il gelo piombò nella calda stanza e il camino sul lato opposto all’ingresso, seppur carico di legna che ardeva scoppiettando allegramente, non riuscì a riscaldare nessuno.
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Teresa pianse sommessamente guardando con odio il marito.
<> commentò a bassa voce Fregoli attirando l’attenzione del maresciallo che non fece in tempo a replicare poiché il felino Lisa stava sbranando un’altra vittima:
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L’uomo chiamato in causa abbassò la testa dalla vergogna e la zia affondò il colpo spiegandolo al maresciallo che guardava stranito:
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Si girò di nuovo verso il nipote con lo sguardo da dura:
<< Ora arrangiati… anzi, ti faccio un ultimo regalo…>> si diresse verso la scrivania e da un cassetto ne estrasse delle banconote. Si leccò le dita per prenderne alcune e le buttò ai piedi del nipote.
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Cesare, capendo che stava giungendo il suo turno, prese un'altra gomma da masticare che raggiunse quella che aveva in bocca. La matrigna lo affrontò mettendosi davanti a lui:
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Cesare sembrò replicare ma probabilmente fu intimorito dalla presenza della matrigna a tal punto che masticò velocemente guardandosi i piedi.
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Si bloccò un attimo e prese dalle mani di Cesare la scatola delle gomme da masticare, ne prese una e se la girò tra le mani:
<> mormorò prima di infilarsi la gomma in bocca.
Lasciando i cani bastonati uscì trionfante dallo studio seguita dal maresciallo in evidente disagio e dall’investigatore che lanciò un’occhiata ai presenti prima di uscire.
Con passi frettolosi Lisa raggiunse la sua camera da letto e, arrivata davanti alla porta, pregò i due di entrare insieme a lei.
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<> chiese il militare
<> replicò il signor Fregoli.
Lisa si sedette davanti allo specchio cominciando a struccarsi noncurante della presenza dei due e masticando rumorosamente tra una parola e l’altra:
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Fregoli spuntò dal bagno della camera:
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<> disse Lisa senza aspettare risposte al suo saluto.
Il maresciallo  sentì distintamente tre mandate a chiave effettuate dalla signora e vide l’investigatore privato provare ad aprire la porta assicurandosi che fosse chiusa.
I due si salutarono e l’uomo addetto alla vigilanza raggiuse una scomoda poltrona sistemata davanti alla porta di Lisa.   
Il maresciallo, accompagnato dal domestico, superò lo studio dove i parenti stavano discutendo animatamente e optò per non interromperli guadagnando l’uscita pensando che, appena tornato in caserma, avrebbe dovuto avvertire delle novità i suoi superiori.
Giunto presso la propria abitazione non aveva fatto in tempo a levarsi completamente la divisa dopo aver salutato la famiglia che il cellulare squillò facendolo allarmare: dopotutto in quel posto così tranquillo era raro che ricevesse telefonate la sera tardi.
L’investigatore Fregoli lo aveva chiamato perché aveva sentito un rumore sospetto all’interno della camera da letto della contessa che non rispondeva alle sue richieste di aprire.
Per la paura di sfondare la porta e causare qualche danno aveva chiamato il sottufficiale che, suo malgrado, si era ricomposto e aveva raggiunto l’edificio del conte.
<> il maresciallo aveva cominciato  bussando in modo discreto alla porta ma senza ottenere alcuna risposta.
<> il tono era aumentato quasi fosse un’implorazione ma nessuno rispose.
I due si guardarono incerti sul da farsi finché il maresciallo prese l’iniziativa di bussare più forte.
Non ricevendo risposte si girò verso il signor Fregoli:
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Il maresciallo Innocenti decise di prendere l’iniziativa e, con un calcio ben assestato all’altezza della maniglia, sfondò la porta che, con un leggero scricchiolio dovuto alla rottura del legno, si aprì mostrando l’interno.
Lo spettacolo che si presentò non gli piacque per nulla: La contessa Lisa era sdraiata per terra, morta, in una posizione innaturale che non rovinava la sua bellezza. Gli occhi increduli fissavano il nulla e la mano protesa verso la porta faceva capire il suo ultimo gesto.
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<> ordinò il maresciallo Innocenti.
 
<> sottolineò il magistrato guardando il foglio del medico che aveva constatato il decesso.
<> commentò banalmente il capitano Marelli.
<> al maresciallo la richiesta del magistrato apparve una preghiera disperata. Si concentrò per l’ennesima volta e commentò a voce alta:
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Il capitano Marelli guardò gli atti sfogliandoli velocemente finché prese ciò che stava probabilmente cercando:
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<> il magistrato stava cercando di fare chiarezza e cercava di focalizzare tutto.
<> rispose il capitano fattosi prendere dalla voglia di risolvere al più presto il delitto. Si sognava davanti alla TV mentre si gongolava per aver inchiodato il colpevole.
<> Innocenti stava pensando a voce alta
<> il magistrato era ansioso.
<> commentò la marescialla scuotendo il capo.
Il magistrato fece una faccia contrariata: probabilmente sperava in questa ipotesi.
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Cominciò a sciorinare leggendo sul monitor:
<<…Le dosi tossiche sono individualmente molto variabili…I sintomi dell'avvelenamento insorgono per lo più molto rapidamente, e sono caratterizzati da un senso di aridità, di secchezza e di stringimento nella bocca e nelle fauci…>>
<<…e abbiamo capito perché non ha urlato…>> commentò secco il magistrato.
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Il magistrato si alzò dal posto e si avvicinò al computer:
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Gli altri due aspettarono la spiegazione:
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Il capitano ebbe un’illuminazione e, eccitato come un bambino che vede Babbo Natale, si parò davanti al magistrato che lo guardò sorpreso:
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<> il capitano percorrendo la stanza a piccoli passi, calibrati, quasi fosse un professore che stava spiegando la lezione.
Il comandante della stazione ci pensò su e poi, guardando sorpreso il suo superiore, sussurrò:
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<< Lui l’ha data alla zia poco prima che questa se ne andasse in camera e lì giunta…è morta. Probabilmente era dentro il liquido del confetto gommoso!>>
Il magistrato, convinto dalla spiegazione del capitano, scattò in piedi e, seguito dall’ufficiale gongolante per aver scoperto tutto, si diresse a grandi passi verso la porta dell’ufficio per irrompere nella sala d’aspetto dove tutti i sospettati erano in attesa controllati da due carabinieri.
Il magistrato si piantò davanti a Cesare che stava giocherellando con il suo astuccio di gomme da masticare.
<> esclamò soddisfatto.
L’accusato strabuzzò gli occhi e balbettò qualcosa.
Il capitano stava parlando con qualcuno al telefono:
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Tutti gli sguardi si posarono su Cesare.
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La voce imperiosa veniva dal corridoio e il maresciallo spuntò nella sala d’aspetto.
Il capitano lo schermì mentre il dottor Sessano fece spallucce.
<> giustificò Innocenti prendendo il pacchetto dalla mani del povero Cesare che si rilassò momentaneamente.
Avuta l’attenzione il maresciallo Innocenti espose la sua ipotesi:
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<> si disperò il dottor Sessano.
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Tutti i presenti guardarono il maresciallo attendendo la sua spiegazione che non tardò:
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Si mise al centro della stanza dove tutti i presenti lo potevano guardare e mostrò il suo dito indice:
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Il signor Fregoli annuì:
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Il maresciallo capo Innocenti Marco sorrise al uomo che era intervenuto:
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<> rispose il signor Giovanni che si era sbracato sul divano per cercare di riposarsi.
<> il capitano ferito nell’orgoglio cercava di far cadere la teoria del suo dipendente che ormai era partito per la soluzione finale.
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<> Giovanni aveva parlato in modo schietto suscitando gli sguardi arrabbiati dei coniugi Massel:
<> Filippo chiese l’aiuto della moglie.
<> chiese Innocenti sapendo già la risposta.
Teresa Massel abbassò la testa sommessa:
<> chiese rassegnata.
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<> protestò Filippo cercando di difendere la moglie.
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Filippo guardò la moglie che rimase con la testa china. Cercò spiegazioni intorno a sé ma trovò sguardi assenti. Il maresciallo Innocenti continuò a parlare:
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<> commentò Teresa acida.
Si alzò e guardò negli occhi il marito: una luce di odio e rancore illuminarono lo sguardo con cui inchiodò l’uomo:
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Il magistrato fece segno ai carabinieri di portarla in cella.
Il capitano Marelli e il dottore Sessano si avvicinarono al comandante della stazione carabinieri per complimentarsi:
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Sorrise tornando nel suo ufficio: doveva scrivere la parola fine sui verbali dell’indagine. 
  
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