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Autore: Tods    17/09/2012    5 recensioni
Londra.
Hai presente quella palazzina sfigata in periferia, grigia e polverosa?
Hai presente quell'ascensore che sembra un montacarichi?
Hai presente quelle gemelle, quelle identiche, che non si riescono a distinguere?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Liam Payne, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'In love.'
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A thousand years 

Larissa
Mi accoccolai contro il muro, stringendo la mano di Lee. Lei aprì gli occhi, e sorrise.
-Ehi, Liss.
Osservai a lungo i suoi capelli biondi, scompigliati, e i suoi occhi chiari così luminosi. Osservai la sua espressione corrucciata mentre si stiracchiava piano. Osservare la propria gemella non è come guardarsi allo specchio. Non esattamente. E’ come guardarsi in uno di quegli specchi deformanti, uno di quelli che ti fa sembrare più alta, più grassa, o che ti ingigantisce la testa. Fa un effetto strano. A guardarci ci direste identiche, perché lo siamo. Anche dentro. 
Tra di noi non c’è una gemella buona ed una cattiva, una zuccherosa ed un maschiaccio. Io ed Annaleigh siamo identiche. Arrossiamo per un nonnulla, neghiamo costantemente l’evidenza e non facciamo mai il primo passo verso niente. 
Io ed Annaleigh siamo quasi la stessa persona, ed è per questo che è così strano guardarla. 
Ci siamo perfino fatte due tagli diversi, per evitare al mondo l’imbarazzante situazione in cui ci si confonde tra le due. Io li ho tagliati corti, e lei li ha lasciati lunghi, lunghissimi. Annaleigh ci si nasconde, tra i capelli. Una volta lo facevo anche io. Un po’ mi mancano.
Non abbiamo un singolo vestito identico. Il che è un gran bene, perché oltre a renderci diverse ci permette di avere un guardaroba grande il doppio. Il che, ripeto, è una gran figata.
Lee si stropicciò gli occhi assonnata, poi si mise a sedere e mi tirò su di peso.
Io e Lee dormiamo nello stesso letto. La mamma crede che è perché siamo unite da un legame morboso. In realtà è perché abbiamo un letto a castello ed è da tutta la vita che nessuna delle due riesce a decidere chi debba dormire sopra.
Lee si raccolse i capelli con una pinza, e scese di corsa la scaletta. Io rimasi a gambe incrociate sul letto ancora un po’.
-E’ oggi?-chiesi. Sapevo che avrebbe capito. Annaleigh mi capisce sempre, anche quando dico le frasi a metà (cosa che faccio spesso).
Lei annuì, sfilando dall’armadio un maglione di lana avorio dal collo enorme.
-Sì.-ammise con una vocina piccola piccola. Non sapevo perché lo avesse fatto Decidere di fare la ricerca assieme a Liam, dico. Dopo tutto quello che ha fatto. Annaleigh, non lui.
E’ dalla prima media che Liam le chiede di uscire ogni singolo giorno. La tartassa, la pedina. Fa di tutto per farsi notare da lei. Una volta le ha persino regalato delle rose. E lei? Niente. 
Liam non è carino. Carino è limitativo. Liam è bellissimo. 
Lee dice che non le piace. Ma non ci crederò mai. Io la conosco. Io so che le piace. Ma so anche che non lo ammetterà mai.
Forse gli ha chiesto di aiutarci solo per dimostrarmi che per lui non prova niente, ma io sono certa che fallirà. Come può fingere? Secondo me lui continua a chiederle di uscire perché sa che lei prova qualcosa per lui. Ma sono solo supposizioni. Credo.
Scesi anche io la scaletta di corsa e mi infilai in bagno.
 
Annaleigh
Avevo le mani sudate, e la bocca terribilmente asciutta. Ma che fine aveva fatto Larissa? 
Lo ha fatto apposta, ne sono sicura! Quanto la detesto!
Liam, ritto sulla soglia, mi fissava con un mezzo sorriso davvero irresistibile. 
Sono anni che fuggo da quel sorriso. Sono anni che mi nascondo.
-Bene, cominciamo la ricerca?-mi legai i capelli con un elastico blu notte. Ero davvero davvero pentita di averlo invitato a casa mia. Mi ero rovinata con le mie stesse mani. Deglutii a stento. Accidenti a me e al mio stupido cervello.
Liam annuì pigramente, ed occupò una delle sedie vicino alla scrivania.
Sorrisi incoraggiante:-Be’, dai, diamoci da fare!-mi pentii subito di averlo detto, ed arrossii come un peperone scuotendo testa e mani. Erano anni che Liam non faceva altro che chiedermi di uscire. Ed io non facevo altro che rifiutare e rifiutare e rifiutare. Da anni.
Rise:-Ho capito, ho capito, non preoccuparti.
Mi distesi sul letto con la pancia rivolta verso l’alto. Adesso che ci pensavo non era stata una grande idea fare insieme quel progetto. Io, lui e Larissa. Cosa c’è di peggio?
E lei era pure in ritardo.
-Larissa farà tardi, temo.-lo informai, anche se in cuor mio sapevo che non serviva a niente.
Scosse le spalle:-Non importa.
Ovvio che non importa. Ovvio. Ci speravi, ammettilo.
Per un po’, mentre cercavo di respirare normalmente, cercammo su internet e su vecchi libracci in silenzio, con le spalle che si sfioravano. Ogni tanto smettevo di sfogliare le pagine ingiallite e lo guardavo di sottecchi. Guardavo le sue sopracciglia aggrottate, e le sue labbra piena.
Cazzo, com’era bello.
Il mio cuore batteva stramente veloce. Che fai stupido? Liam è carino, dolce, simpatico, ha un bel fisico ma a te non piace. A te non è mai piaciuto, giusto?
Mi sistemai una ciocca di capelli dietro l’orecchio, sempre più nervosa. Giuro, ero sull’orlo dell’infarto. Sentivo le goccioline di sudore ghiacciato scivolarmi giù dalla fronte.
-Non preoccuparti, Lee.-mi disse all’improvviso, lasciando cadere la matita con stizza:-Sembra che tu stia per avere un fottutissimo collasso.
Arrossii fino alla punta dei capelli, ed affondai la testa nel mio quaderno. Vi prego, parole, schizzi, disegnini: copritemi, salvatemi, proteggetemi. Cosa rispondergli? “Non era previsto che te ne accorgessi”?, “Va fuori da casa mia all’istante!”? o era meglio negare? 
-Non ti stuprerò. Non ti bacerò a sorpresa né niente del genere. Ti conosco da anni, come puoi pensare che io possa farlo? Non mi interessa nemmeno più, se devo dirti la verità.-aveva assunto un tono duro, che non gli apparteneva. Il mio cuore si strinse.
-Se vuoi saperlo,-fece un sorriso cattivo.-se magari ti fa stare meglio, mi vedo con Cynthia. 
Il mio cuore perse un colpo. E un altro. E un altro ancora.
Onestamente mi veniva da piangere. Tanto. Ma dove sei, Liss, quando mi servi? Dove?
Questo è il bello di avere una gemella, no? Lei sa esattamente come ti senti, cosa ti frulla in testa. Lei sa esattamente cosa fare per farti stare meglio. Non avevo mai affrontato nulla senza Larissa. Nulla. Lei era sempre stata con me, ed io con lei. Sola non ce l’avrei mai fatta. O almeno così pensavo.
-No.-sussurrai. Poi, con non so quale coraggio aggiunsi:-No che non mi fa stare meglio.
Liam aggrottò le sopracciglia, senza capire.
-Allora cosa diamine vuoi Annaleigh? Cosa?-si alzò di scatto.-Ti prego, illuminami. Fammi capire:non posso uscire con te, ma non posso uscire nemmeno con altre ragazze. Correggimi se sbaglio.
Mi stava fissando. In preda al panico più totale cominciai a scuotere la testa balbettando:-Nnn..no. Cioè…sì. In realtà…
Scosse piano la testa, e ci fu silenzio. Il mio mormorio si spense.
-Annaleigh, io sono stanco. Cos’ha Cynthia che non va?-incrociò le braccia, sulla difensiva.
-Niente.-mi vidi costretta ad ammettere. Presi fiato. Ciò che stavo per dire avrebbe cambiato drasticamente le cose, lo sentivo.-Ma non posso accettarlo.
-Non puoi accettare cosa, di preciso, scusa?-era davvero arrabbiato. Faceva quasi paura.
La tensione si poteva tagliare con un coltello.
-Che tu ami qualcun altro.-risposi. Non potevo averlo detto davvero. Annaleigh non può averlo fatto. Annaleigh ha paura della sua ombra, non può aver detto una cosa così. Annaleigh ha detto mille volte a Liam di lasciarla in pace, non può dirgli adesso che…
La sua espressione si intristì.
-Dimmi che mi prendi in giro.-sembrava che stesse per piangere. Avrei solo voluto saltargli al collo e dirgli di smetterla, dirgli che era tutto okay.-Annaleigh dimmi che mi stai prendendo in giro.-ripeté. Adesso sembrava di nuovo arrabbiato, ed io non riuscivo ancora a capire il perché.
Farfugliai qualcosa senza senso, ma lui non ci badò.
-Annaleigh tu hai la minima idea di quanto tu mi abbia fatto stare male?-le sue parole mi colpirono come un pugno.-Io..io non capisco…davvero..cosa ti prende, eh?All’improvviso, all’improvviso te ne frega di me?-aveva gli occhi lucidi.-Vuoi che ami te, te soltanto, ma tu non mi ami. Non è così? Tu vuoi essere amata. Ma di amare non t’importa, vero?-si morse il labbro e tirò su col naso, cercando di evitare di piangere.
-Forse è meglio che vada.-lo afferrai per il polso.
-No, Liam, resta.-avevo la voce lamentosa.-Ti prego.
-Perché?Perchè dovrei?-mi urlò in faccia.-Mi fa solo stare male amarti e non essere amato. Mi sa di perdita di tempo.
I miei occhi si riempirono di lacrime piuttosto in fretta. La situazione mi stava scivolando fuori dalle mani:-Non è una perdita di tempo. Non lo è perché ti amo anche io.
Lasciai cadere quelle parole nel vuoto, stupita da me stessa, sperando con tutto il cuore che bastasse. Ti prego, Liam, è tutto ciò che posso. Non chiedermi di più.
Annaleigh, ma come puoi non essertene accorta prima, in tutti questi anni? Perché non ci accorgiamo di ciò che vogliamo davvero, finchè ottenerlo non diventa impossibile?Liss aveva ragione. Liss ha sempre avuto ragione su qualsiasi cosa. Da sempre. Ora capisco perché.
Liam sgranò gli occhi e scosse la testa, incredulo. Io, ormai rossa come un peperone, mi guardavo la punta dei piedi. Lui si avvicinò fino a toccarmi. Mi posò le mani sui fianchi e mi costrinse a guardarlo.
-Dillo ancora.-puntò i suoi occhi scuri nei miei.
-Cosa?-li trovò pieni di lacrime di frustrazione. Avevo il cuore in gola.
-Che mi ami, se è vero.-il suo sguardo mi perforò ancora e ancora.
-Certo che è vero! Io ti amo.-silenzio.
Un lungo, interminabile, dolorosissimo silenzio.
-Dillo ancora.-sembrava addirittura divertito, adesso. Io ero incredula. 
-Ti amo.
-Ancora!
-Ti amo!-e mi baciò.
 
Larissa
Potevo sentire le bestemmie di Annaleigh già dal portone di ingresso. Le sentivo nella mia testa: decise e pressanti, fastidiose. Ero in ritardo. In apposito ritardo. 
Niente di nuovo però, dovevo fare come tutti i giorni: prendere l’ascensore, arrivare al quinto piano, e affacciarmi lungo il corrimano, per vedere la piccola sagoma del mio vicino che saliva lentamente fino al quarto piano. 
Niente di nuovo. 
Non era nuova nemmeno quella stretta allo stomaco. Presto l’avrei visto di nuovo.
Aspettai che l’ascensore arrivasse, e mi sembrò metterci secoli. Schiacciai il bottone ancora ed ancora. Alla fine, arrivò.
Tirai un sospiro di sollievo, ma adesso veniva la parte peggiore. Aspettarlo. 
Credo che nessuno possa davvero capire come mi sentivo, ogni singolo pomeriggio, su quella scala. In realtà lo guardavo appena da lontano, di sfuggita, un istante. Ma a me bastava. E vivevo per quei piccoli istanti, da quando avevo si e no otto anni. Non ho mai avuto il coraggio nemmeno di salutarlo. Mai.
Entrai nell’ascensore, e mi rassettai i capelli, pensa che stupida, chi mi avrebbe vista? Quella specie di catapecchia minacciava di cadere a pezzi da un momento all’altro, e già il solo fatto che avesse un ascensore, pareva una gran cosa. Sembrava più che altro un montacarichi, claustrofobico e polveroso. 
La porta stava per chiudersi. Si era quasi chiusa…mancava giusto un pezzetto…
Vidi la punta di una scarpa da ginnastica scura impedire alla porta di chiudersi. Oh, signore. Oh, santo cielo. Oh, vi prego, non può essere vero!
Subito dopo la scarpa, vidi un paio di jeans strappati, poi una maglietta sportiva, e tutto fu chiaro. Ineluttabile. Non potevo sfuggire. Era lui.
-Ti dispiace?-mi persi nei suoi occhi scuri.
Oh, se mi dispiace, dici? No, guarda, fa pure. Però se muoio mi avrai sulla coscienza, sappilo.
Sono sempre stata attratta da quel genere di ragazzo. Pelle scura, occhi sottili. Sono sempre stata attratta da quel genere di ragazzo. Anzi, no. Rettifico. Sono sempre stata attratta da quel ragazzo.
Abitava al piano inferiore, da che ricordavo. Si era trasferito quando eravamo ancora bambini. 
Non mi ha mai parlato. Mai. In più quasi nove anni che lo conosco. 
Piuttosto maleducato da parte sua, non vi pare?
Non che io mi fossi fatta vedere più di tanto. Ero un fantasma. Mi nascondevo nella mia ombra, e quando possibile in quella di Lee.
Avevo sempre temuto che mi guardasse dritto negli occhi proprio come stava facendo adesso. Zayn. 
Una volta avevo sentito che lo chiamavano così. Era l’unica cosa che sapessi di lui. Custodivo quel nome come se fosse un prezioso segreto.
Zayn. Zayn. Zayn.
Non sono matta. È solo che lo amo. Lo amo da così tanto che ho dimenticato com’è non amarlo. 
Ma sono come mia sorella. Non lo ammetterò mai.
La porta si chiuse, e schiacciai il bottone del cinque, proprio nell’esatto istante in cui lui schiacciava il bottone del quattro. Strinsi i denti, ed aspettai. L’ascensore partì, ma non me la sentivo di sospirare di sollievo. Zayn era a dieci, cinque, quanti?, centimetri da me. 
Parla! Di qualcosa. Ma non feci in tempo.
L’ascensore si bloccò. E non al quarto piano, no. Eravamo sì e no al secondo. Oh, merda. 
Ci furono pochi secondi di attesa, nella quale sperai spasmodicamente che succedesse qualcosa. Ma alla fine, dovetti convenire che eravamo rimasti bloccati.
-Cosa è successo?-mormorò, confuso. 
-I…io…insomma..io…mi..-ero in crisi. La voce mi tremava, non rispondeva ai comandi. 
-Che, ti hanno mangiato la lingua?-rise divertito e mi sentii avvampare.
-Io..sì, cioè volevo dire, …sì, insomma, no…-storsi il labbro.-No.
Rise ancora. Aveva una risata così…woh. L’avevo immaginata proprio così.
-E così siamo chiusi in ascensore.-era la frase più lunga che avevo detto. La mia voce non tremava nemmeno. 
-Già.-lui guardava in basso.-Così sembra.
Dio, era bellissimo. Da morire. Perfino più bello di quanto avessi immaginato. Spaventosamente bello. Dolorosamente bello.
-Da quanto abiti qui?-chiese a sorpresa. Sembrava nervoso, non faceva altro che spostare il peso dal piede sinistro al destro. All’inizio non capii. Possibile che non si fosse davvero mai accorto di me? Mai? Nemmeno di sfuggita? Possibile che non si fosse chiesto chi abitasse al piano di sopra, di chi lo fissasse attraverso la tromba delle scale ogni pomeriggio? 
-Da sempre.-mormorai, arrossendo ancora un po’.-Non dirmi che tutti questi anni nn te ne sei accorto…-mi stupii di me stessa. Non credevo di avere le palle per farglielo notare.
-Sì, sì che me ne ero accorto.-OH, grazie al cielo non ero invisibile!-Mi sto solo chiedendo perché non so ancora il tuo nome.
Boom. Morta. Finita. Un infarto fulminante.
Il suo sguardo mi perforò:-Larissa.-dissi in un soffio.
-Larissa? Mm. Larissa….Liss.-detto da lui il mio nome sembrava dolce ed avvolgente. La sua voce lo era. Fece un mezzo sorriso.
-Zayn.-ma lo sapevo già. Si mordicchiò la lingua con quello che parve essere nervosismo.
-Non vieni alla scuola pubblica, vero?-ora parlargli era molto più semplice. La paura di sembrare un’impicciona si era eclissata. Non mi vergognavo più della mia curiosità.
-No.-scosse le spalle.-In realtà non vado a scuola.
Rimasi interdetta. Doveva avere al massimo due anni più di me, e questo significava che doveva fare l’ultimo anno, almeno, ecco.
Cominciavo già a sentire le gambe formicolarmi. 
Zayn vide la mia espressione e fece un sorriso sghembo:-Ho diciassette anni. Ma la suola non fa per me, sai? Troppa confusione, troppe persone, troppo impegno..
Alzai gli occhi al cielo.
Certo, dicono tutti così.
-Quindi che so, di giorno lavori dieci ore in una tavola calda e di notte lavi i bagni delle discoteche? 
Sembrò arrossire:-Su per giù.
Mi sentii uno schifo. Il tono di sufficienza che avevo usato, quel risolino che lasciava intendere che credevo che fosse impossibile…!
Quando si è intrappolati in un ascensore del dopoguerra di un metro per un metro non puoi quasi nemmeno sederti, figurati evitare e/o scappare da una persona. Volevo sotterrarmi.
-Ehm, scusa. Non…sapevo..io..
Mi mise a tacere con un gesto:-I miei sono morto quando ero piccolo. Vivo con mia zia da allora, ma due anni fa ha perso il lavoro, per questo ho lasciato la scuola, visto che ormai siamo in vena di confessioni. Ho un fratello che si chiama Ralph. Vive a Bristol con la sua ragazza. Fine delle confessioni.
Lo guardai a lungo senza dire niente, rimuginando. Era tutto nuovo per me. Ero passata dal guardarlo di nascosto al parlare con lui della sua condizione familiare. Nel giro di venti minuti. Non mi piacevano le cose nuove. 
-Credo sia il mio turno.-annuì.-Bene, perfetto. Ho una gemella, si chiama Annaleigh. Siamo uguali. In tutto. E per questo mi sento…inesistente, sai? Come se avessi la certezza che se morissi non mancherei a nessuno. Forse solo a lei.
Sospirai. Non le avevo mai dette a nessuno quelle cose. Zayn era decisamente il primo. E decisamente l’ultima persona a cui avrei dovuto dirlo. Mi sentii immediatamente la ragazza più stupida dell’universo. Okay, i miei erano drammi esistenziali, ma Zayn mi aveva parlato di problemi veri…reali.
-Anche a me, credo.-i nostri nasi si sfiorarono. Come aveva fatto ad avvicinarsi così tanto? Occristo. Boom. Morta, di nuovo.
-In pratica non ci conosciamo.-mi aggrappavo a stupidaggini per non fantasticare su ciò che sarebbe potuto succedere. Faccia a faccia. Petto a petto. Con le mani che si sfioravano quasi.
-Ti chiami Larissa, hai una gemella. Vivi in questo palazzo.-mi guardò.-Giusto?
Annuii, e lui chiusi gli occhi e si avvicinò sino a che le nostre labbra si toccarono appena. Nemmeno  nei miei sogni più rosei mi sarebbe potuta accadere una cosa così.-A me non serve sapere altro. 
-Ti chiami Zayn, hai un fratello. Vivi in questo palazzo. Giusto?
-Giusto.-e mi baciò.
Per anni, anni e anni avevo fantasticato su quel bacio. Lo aspettavo da così tanto che mi sembrava più che irreale. Zayn. L’amore della mia vita, che fino a ieri nemmeno sapeva il mio nome. Assurdo. Lo amo da un milione di anni, io.
 
*
Spazio autrice (mumble mumble)
Macchessuccede? 
Non scrivo nuove storie mezzo secondo 
ed efp cambia così tanto?
Mahh! Non so come mi trovo con questo
nuovo modo (?)
Questa storia non mi piace.
Ne' l'inzio, nè la fine.
Ma l'ho messa lo stesso. 
Cosa ne pensate?
Mi eclisso. 
Tods
  
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