Buonasera!
Che sta facendo qui? Ora? Oggi? Me lo chiedo anche io, in realtà. Non è che
abbia le idee molto chiare su questo nuovo progetto!! E’ solo che è nato, da un
bel po’ di tempo, nella mia mente, e non poteva aspettare più.
Robert
Pattinson e Kristen Stewart: che palle, direte. E lo so, che palle. Ma non
posso evitare di provare delle emozioni e quando qualcosa mi fa provare emozioni
io devo per forza creare, intorno a queste sensazioni. E loro sono due persone
talmente speciali … ignorarle è impossibile.
Direi
anche che è evidente, ormai. Tutto il mondo non riesce ad ignorarli.
Non
sono una twilighters, ho letto i libri, ho visto i film, mi sono piaciuti. E basta.
Loro due, queste persone meravigliosamente speciali, mi hanno però sempre
incuriosita. Li ho seguiti per anni, senza dire molto, e li ho semplicemente
visti crescere, crescendo insieme a loro. E’ assurdo ciò che hanno intorno e non
riesco ad immaginare come si possa gestire tutto ciò. Io e Kristen siamo
coetanee ed io non capisco come abbia potuto restare se stessa mentre tutto il
mondo la guardava. È dura, impossibile. Lei ce l’ha fatta, fino ad ora. Ciò che
è successo questa estate è davvero orrendo e non perché lei abbia tradito lui o
chissà cosa, ma perché non si tratta un essere umano in questo modo. Ci sono
donne, nel mondo, che fanno le troie dalla mattina alla sera, e non per
professione, eppure non è un problema. Ovviamente però se sbaglia una ragazza
che ha vissuto tutto la vita per conto suo la cosa fondamentale è distruggerla,
in ogni modo umanamente possibile. Purtroppo nel nostro mondo ipocrisie ed
incoerenze regnano sovrane e non possiamo far altro che voltarci da un’altra
parte, proprio per ignorarle. Non me ne frega niente, non mi interessano le
polemiche né ciò che ha dire il resto del mondo, questi due ragazzi mi hanno
ispirato e continueranno a farlo. Questa è una raccolta di shot, senza un
ordine temporale, credo, o forse un po’ l’avrà. Ne ho già scritte un po’, ma
non avevo pensato di pubblicarle. Eppure oggi ho deciso di farlo perché a
volte, quando un cavallo caca su un fiore, qualcuno dovrebbe sforzarsi di
spostare la merda per permettere al fiore di risollevarsi. Questo è quanto.
Spero vi piaccia.
“Non
ci posso credere” sbuffò Catherine coprendosi il volto con le mani “è tutto
inutile. Non lo troveremo mai”.
“Lo
troveremo, vedrai” tentai goffamente di incoraggiarla, anche se in fondo sapevo
che la sua disperazione era più che motivata.
“Ma
li hai visti? Insomma hai visto l’ultimo che è uscito? Sembrava Azzurro, il
principe di Shrek! E’ mai possibile che non si riesca a trovare un bel ragazzo
che sia anche bravo a recitare? Ne vorrei uno …” le sue mani volteggiavano in
aria mentre gli occhi luccicavano. Sapevo a cosa stava pensando, anche io da un
po’ di settimane mi ritrovavo a fantasticare sulle scene che avrei girato, sul
romanticismo, la dolcezza, la tensione sessuale, e a sorridere come un’ebete.
Ma mancava sempre qualcosa per rendere perfetti quei pensieri, mancava Lui.
Allungai
la mano sul materasso e afferrai il copione, che già conoscevo a memoria,
sfogliandolo piano. Doveva esserci qualche parola, qualcosa che ci facesse
capire quale caratteristica dovesse avere Edward. Non potevamo limitarci a cercare
uno che fosse bello come un Dio greco, pallido, e magari avesse gli occhi
dorati. Ero certa che la risposta fosse lì, tra quelle pagine, bisognava solo
trovarla. Guardai nuovamente verso Cathe, notai i suoi occhi stanchi, e mi
sentii un po’ in colpa. In fondo, forse, ero troppo esigente. Se lei fosse
stata sola si sarebbe accontentata di uno dei ragazzi che avevamo visto e poi
lo avrebbe più o meno adattato al personaggio. E io, invece, mi ostinavo a dire
di no. Nessuno mi sembrava all’altezza. Quella stupida fissazione dell’Edward
perfetto … dovevo farmela passare, o avrei anche potuto rinunciare a questo
film.
Ma
che mi era preso? Un mese prima avevo gettato la sceneggiatura nella
pattumiera, con una smorfia di disgusto, e ora mi ritrovavo a perdere tempo per
trovare un compagno di lavoro.
“Se
vuoi andare a casa vai, Kris. Non ti preoccupare. L’ultimo lo vedo io e se ne
vale la pena poi vi faccio incontrare. Ma tanto sarà l’ennesimo flop!”.
“No,
no resto” lasciai scorrere la mano tra i capelli “e non essere così negativa,
in fondo non si sa mai. Chi stiamo aspettando?”
“Un
certo Pattinson, Robert Pattinson. L’hai mai sentito?”
Feci
cenno di no con la testa e allungai lo sguardo sui fogli che teneva sul tavolo
e che sfogliava con attenzione “No mai sentito”.
“Dicono
che ha fatto Harry Potter … Cedric Diggory. Me l’ha consigliato un amico,
secondo lui potrebbe adattarsi bene alla parte”.
“Non
ce l’ho presente. Magari è la volta buona”.
“Se,
come no. Sogna và!”
In
quel momento qualcuno bussò alla porta della camera d’albero di Cathe e noi ci
guardammo, per un attimo elettrizzate e piene di speranza. In fondo chi poteva
saperlo … e se fosse stato l’Edward giusto?
Cathe
si alzò dalla sedia e andò ad aprire la porta, mentre io me ne restai
semplicemente lì, in piedi, accanto al letto, a lisciarmi le gambe scoperte
dagli shorts di jeans.
“Ciao”
la voce di Cathe suonò di nuovo allegra e piena di vita, come ogni volta. Non
avrebbe mai fatto vedere la sua stanchezza o l’ansia e la paura di aver fallito
un progetto a cui teneva molto, ancora prima di iniziare.
“Ciao
io … io sono …” quel ragazzo sembrava in evidente difficoltà e il pensiero mi
fece sorridere, perché lo ero sempre anche io ai provini, ma lo nascondevo
meglio.
“Robert,
tu sei Robert” gli ricordò Cathe prima di tornare nella stanza in cui ero io.
La
prima cosa che vidi furono i suoi piedi e mi sembrò che fossero esageratamente
lunghi. Corsi lungo i jeans scuri e non mi soffermai sulla maglia slabbrata,
raggiungendo il viso. Non riuscii a trattenere un’espressione divertita quando
notai il suo viso, per metà coperto da un cappello, circondato da una massa di
capelli di uno strano colore.
“Ciao,
Io sono Kristen” gli porsi la mano e restò per un secondo ad osservarla,
sospesa a mezz’aria, prima di ricambiare la stretta. La presa era sicura,
decisa, ma non invadente.
“Si,
lo so” balbettò senza lasciare andare la mia mano.
Fui
io a ritrarmi, colpita dagli occhi che incontrai. Erano celesti come non ne
avevo mai visto, bellissimi, ma non fu quella perfezione a colpirmi. Piuttosto
la sincerità, pura e semplice, mi fece sentire nuda.
“Lui
è Robert, te lo dico io perché oggi sembra che abbia perso la memoria”
intervenne Cathe mentre facevo scorrere le dita tra i capelli, in un piccolo
gesto d’imbarazzo immotivato.
Abbozzò
un sorriso imbarazzato mentre io distoglievo lo sguardo “Scusate, lo so, sono
un po’ … voglio dire … imbarazzato”.
Quando
pronunciò quelle parole io e Cathe ci guardammo un attimo, spiazzate, e poi non
riuscimmo a trattenere una risata.
“Ma
che …?”
“Scusaci,
è che …” Cathe tentò di spiegare mentre ancora sorrideva “ci hai un po’
spiazzate con il tuo accento” lui si chiuse un po’ nelle spalle “lo sai che
abbiamo bisogno di un accento americano, vero?”
Annuì
infilando la mano nella tasca dei jeans “Si, non è un problema. So cambiare il
mio accento”.
Più
parlava più era evidente quell’accento inglese che a me piaceva tanto. Avevo
già lavorato con un inglese, Eddie, per il film “The yellow hankrchief” e ne
ero rimasta alquanto affascinata. Sembravano tanto aristocratici con quella
voce affusolata, la “r” tonda e le vocali pure … mi piacevano gli inglesi.
“Non
si direbbe” constatò Cathe con un sorriso.
“Perché?
E’ così evidente?” sembrò un po’ più a suo agio, ed immediatamente lo fui anche
io.
“Giusto
un po’” mi intromisi io accennando un sorriso confidenziale.
“Dai
Rob, posso chiamarti Rob vero?” lui annuì mentre Cathe si trasformava nella
regista esplosiva che mi aveva convinta ad innamorarmi di Bella quando non ne
avevo alcuna intenzione “Siediti, facciamo due chiacchiere”.
Gli
indicò la sedia e lui si accomodò di fronte a lei, mentre io presi posto sul
materasso con le gambe incrociate.
“Si
può fumare?” chiese quel ragazzo sfilando il pacchetto di sigarette dalla
tasca.
“Si
certo”.
Agganciò
una sigaretta con due dita e la accompagnò alla bocca, seguii quei movimenti finché
non mi beccò imbambolata a fissarlo.
Mi
deconcentrai subito prendendo le mie sigarette ed accendendone una anch’io.
“Allora,
Rob, perché sei qui?” chiese Cathe fissandolo con curiosità.
“Io
…” si schiarì la voce ma dopo qualche secondo capii che non avrebbe continuato
la frase.
“Hai
letto il libro? Twilight intendo”.
“No,
in realtà non l’ho fatto. Ma ho letto il copione”.
“Ok,
sempre meglio di niente”.
“Almeno
è onesto” mi intromisi espirando nicotina.
“Già
almeno è onesto”.
“Non
hai idea dei ragazzi che si sono presentati qui …” scherzai rivolgendomi a lui
“ alcuni di loro sono abbastanza certa che avessero il fondotinta, e il rimmel.
E dovevano convincerci che il loro sogno fosse sempre stato quello di
interpretare Edward. Per il romanticismo e l’amore spassionato, ovvio” mi coprii
il volto con le mani “Oddio non so perché sto dicendo queste cose. A volte
parlo troppo. Scusate sto zitta”.
Li
sentii ridere mentre fissavo, accaldata per l’imbarazzo, la moquette verde.
“Ok”
riprese Cathe divertita “perciò … hai letto il copione … e perché vorresti la
parte?”
“Oooo”
rise con il dorso della mano sulle labbra “no. Io non voglio la parte. No. No.
E’ che … mi hanno detto di questo provino, e io … io avevo visto Into the wild.
E questo è l’unico motivo, volevo conoscere Kristen”.
Restai
immobile e senza parole per qualche secondo, probabilmente il groppo di saliva
che mandai giù fu piuttosto rumoroso perché entrambi si voltarono a guardarmi.
Provai
a parlare, ma tutto ciò che riuscii a fare fu arrossire vistosamente e
accennare un mezzo sorriso.
“Oh!
Grandioso” Cathe mi salvò prontamente da quel momento imbarazzante “allora sai
già quanto la nostra ragazza sia brava, togliti quel cappello e vedi di essere
alla sua altezza giovanotto”.
Era
stato imbarazzante sentire uno sconosciuto pronunciare quelle parole, ma anche
lusingante, non potevo negarlo con me stessa. Nessuno, mai, mi aveva fatto
sentire un’attrice come c’era riuscito lui pochi secondi prima. E un’attrice
era proprio tutto ciò che avevo sempre sognato di essere.
Si
tolse il cappello e potei vedere meglio il suo viso estremamente bianco, le
occhiaie un po’ marcate e i lineamenti più affascinanti che avessi mai visto.
Lo fissai per un po’, senza rendermene conto, con le labbra dischiuse. Dovette
essere la stessa reazione che ebbe Cathe perché per un po’ nella stanza regnò
il silenzio.
“Si,
lo so. Ho questi strani capelli … li avevo tinti di nero per un film e poi li
ho lasciati ricrescere … insomma sono un casino ma posso sistemarli”.
Solo
in quel momento mi resi conto che aveva ragione, i ciuffi scombinati
svolazzavano qua e là intorno a quel viso, senza un senso specifico, ed erano
di due colori : le punte, tinte di un nero intenso, contrastavano con la massa
informe di capelli biondi che ricordava la chioma di un leone.
Risi,
guardandolo per la prima volta con complicità e non potei non notare quando
sembrassero nervosi e colmi di ansia quegli occhi celesti.
“Va
bene” anche Cathe rinsavì e mi fece l’occhiolino “iniziamo dalla scena del
leone e dell’agnello. Riguardate un attimo il copione e poi via … fatemi vedere
che sapete fare”.
Non
guardai il copione, conoscevo quella scena già a memoria, ma sentivo una
tensione che durante tutti gli altri provini non c’era mai stata. Quel ragazzo
m’innervosiva, o forse invece semplicemente mi imbarazza. Non riuscivo a
capirlo, ma continuavo a martellare con il piede sul pavimento senza sosta.
Lui
si allontanò di qualche passo, accarezzò tra pollice e indice il mento
ricoperto da una leggera peluria bionda e mi guardò “Sei pronta?”
“Si,
certo” deglutii, con la salivazione stranamente azzerata.
Strinse
la mascella e il suo sguardo di fece sicuro, nuovo, deciso.
“Sono
un assassino”. La voce suonò diversa, più … americana. In fondo aveva detto la
verità.
Scossi
il capo tentando di avvicinarmi ma arretrò subito “No, non ci credo”.
“Questo
perché tu credi alla menzogna” strinse con forza i pugni ai fianchi “E’ un
camuffamento” lo avvicinai ancora e questa volta restò fermo “Io …” deglutì
“sono il predatore più pericoloso che ci sia al mondo” abbassò un po’ il viso
per protendersi verso la mia altezza “ogni cosa tutto di me, tutto ti attrae”
restò concentrato e la voce, contenuta, sembrava perfetta, come sarebbe dovuta
essere “la mia voce” marcò le parole “la mia faccia” un’espressione infastidita
sul volto “il mio odore perfino” guadagnò ancora qualche millimetro verso di
me, poi si raddrizzò sulla schiena “come se io avessi bisogno di questo”
afferrò il mio polso con un gesto che mi parve pieno di vigore, ma la presa
intorno alla pelle risultò quasi impercettibile “Come se tu potessi sfuggirmi”
la voce si alzò di qualche ottava, tuonando nella stanza, l’altra mano cadde
sul fianco e mi attirò fino a spalmarmi sul suo corpo “o potessi respingermi”
mormorò suadente sfiorandomi la guancia con la punta del naso. Trattenni il
respiro mentre il profumo delicato che emanava mi colse alla sprovvista. Lasciò
andare il polso, tolse la mano dal fianco, ma io non mi mossi. Tutto il mio
corpo poggiava sul suo, caldo e vibrante. Puntò gli occhi nei miei, così vicini
da potergli cercare dentro l’anima “Io sono fatto per uccidere” fu poco più di
un sussurro, ma sicuro e determinante.
Dimenticai,
confusa nei suoi occhi, le mie parole per qualche frazione di secondo, presi
fiato, alla ricerca del controllo “Non mi importa” ansimai stordita.
Arretrò
di un solo passo, separando i nostri corpi “Io ho già ucciso in passato”.
“Non
mi importa” ribadii guadagnando di nuovo campo verso di lui, urtando con la
punta del piede sul suo.
Si
fermò un attimo, esitò con gli occhi sul mio viso e lentamente, con gesti
misurati, poggiò i palmi sulle mie spalle, aperti e delicati “Io ti volevo
uccidere” una piccola pausa durante la quale osservai la sua gola deglutire con
lentezza, il pomo d’Adamo salire e scendere in un gesto sinuoso e naturale “Non
ho mai desiderato del sangue umano così intensamente in vita mia”.
Mi
avvicinai al suo corpo, sollevai lievemente i piedi, e lui si chinò in avanti
con il collo “Mi fido di te”. Sentii le sue dita sfiorarmi la guancia in un
gesto appena percettibile, mentre il viso si avvicinava ancora “Non devi”.
“Sono
qui, mi fido di te” ansimai ad un passo dalle sue labbra, con un movimento
veloce strinsi nei pugni la stoffa della sua maglia e provai a baciarlo. Si
ritrasse immediatamente, allontanandosi di un paio di metri. Prese un profondo
respiro che gli fece gonfiare il petto e abbassò lo sguardo, chinando il viso e
mostrandomi solo il profilo della mandibola a malapena ricoperta da una peluria
bionda “Io e la mia famiglia siamo diversi dagli altri della nostra specie,
cacciamo solo gli animali”
Mosse
il capo e le spalle “Noi sappiamo controllare la sete” e mi guardò di nuovo,
incastrandomi nei suoi occhi “Ma tu … il tuo odore” parlò a denti stretti,
storpiando a dovere le parole “siete come una droga per me …” spalancò a
mezz’aria i palmi delle mani “E’ come se tu fossi la mia qualità preferita di
eroina” con due passi fu di nuovo accanto a me e mi prese con dolcezza la mano
nella sua, talmente grande da non riuscire ad intrecciare le dita.
“Non
riesco a leggerti nella mente” strinse con più forza “devi dirmi cosa stai
pensando”.
Lo
guardai per un attimo, mi morsi il labbro avvicinai cautamente il capo al suo
petto “Adesso ho paura”.
Lasciò
andare la mia mano e si scostò da quel contatto “Bene”. La voce suonò delusa e
triste.
Riafferrai
la sua mano, con decisione e lo feci avvicinare “Non ho paura di te” scosse il
capo muovendo le labbra “ho solo paura di perderti, sento che scomparirai”.
Mi
fissò le labbra e poi gli occhi, con cautela, per lungo tempo.
“Tu
non sai quanto ti ho aspettata” le parole suonarono morbide e sincere, contro
il mio viso.
Involontariamente,
senza averlo previsto, poggiai la mano sul suo stomaco.
Il
respirò si spezzò in gola quando la sua mano si fermò tra il mio petto ed il
collo, calda e morbida. “E così il leone si innamorò dell’agnello”.
Deglutii
a fatica, stropicciando nel palmo la sua maglietta “Che agnello stupido”.
Una
lieve nota di ilarità si disegnò sul suo volto “Che leone pazzo e masochista”.
Poggiò
lentamente la fronte contro la mia, e smisi di respirare.
“hm-hm”
qualcuno tossicchiò e mi riportò in un attimo alla realtà. Ero interamente
spalmata sul suo corpo, con una mano nella sua e l’altra ad accartocciare la
maglia con tanta forza da avergli quasi scoperto la pancia.
Mi
allontanai di scatto, imbarazzata e confusa, mentre lui sorrise. Fece scorrere
la mano sull’addome e si sistemò un po’, ma la stoffa rimase spiegazzata. Distolsi
lo sguardo e mi voltai verso Cathe che sorrideva come un’ebete.
“Siete
stati … insomma … wow”.
Passai
una mano tra i capelli, accaldata “Si, è andata bene … credo” cercai lo sguardo di quel ragazzo che fece un piccolo cenno
di assenso.
“Bene?
Kris stai scherzando? Siete stati fantastici, meravigliosi, elettrici”.
Scossi
il capo, avvicinandomi al minifrigo “Kate, dai … vuoi qualcosa da bere?” chiesi
guardandolo e indicando l’interno degli scaffali “Robert?”
Fece
una piccola smorfia “Rob, solo Rob”.
“Ok,
Rob, ti va qualcosa da bere?”
“Una
Coca va bene”.
Gli porsi la Coca Cola in una lattina e presi una bottiglietta d’acqua per me prima di sedermi davanti a Kate.
“Senti
Rob, puoi dirmi una cosa? Va bene che non hai letto il libro, ma cosa pensi di
Edward? Insomma come lo interpreteresti?”
fece una leggera smorfia di imbarazzo e tamburellò con le dita sul tavolo,
mentre con l’altra mano beveva un sorso dalla lattina “Io … è un po’
imbarazzante. Insomma vengo qui e vi dico che posso interpretare Edward, che sono
quello giusto … come faccio a dirvi questo? Edward è perfetto” ridacchiò
nervosamente “è bellissimo e non ha nessun difetto. Vi sembra davvero che io
possa essere adatto? Voglio dire, mi piacerebbe, ma non saprei come
convincervi” prese un’altra sigaretta e la accese lasciandoci per qualche
secondo ad osservarlo senza parlare “Che poi io … io credo che Edward dovrebbe
essere un po’ meno perfetto di così. Io non sono una donna, ma non mi sembra
che a voi piacciano i ragazzi perfetti, quelli che non vi fanno mai incazzare.
In fondo Edward è un vampiro e leggendo il copione quello a cui ho pensato,
ancora prima che all’amore per Bella, alla centralità della storia romantica, è
stato il dolore di Edward, la difficoltà con cui lui si approccia alla vita,
alla sua natura. Credo che l’obiettivo da cui si debba guardare la storia, per
essere Edward, sia in bianco e nero. Lui non è felice. Questo sarebbe il
presupposto da cui partirei. Non si ama, ed è esattamente il motivo per il
quale riesce ad essere così dedito ad un’altra persona. Perché non mette
davanti a tutto se stesso, non si tutela in nessun modo”.
“Wow”
mormorai quasi commossa. Avevo visto tanti ragazzi presentarsi per quella
parte, avevo cercato il mio Edward perfetto nei visi di giovani americani pompati
o ritoccati, negli atteggiamenti spavaldi di ragazzotti troppo sicuri di loro
stessi, e mi ritrovavo davanti a quell’inglese, disordinato e confuso, senza
avere le parole per esprimermi.
“Va
bene” tuonò Cathe alzandosi dalla sedia “Proviamo la scena del bacio nella stanza
di Bella”.
Restai
per un attimo interdetta, non mi aveva mai chiesta di farla con nessuno, se non
con Shilon. Non mi piaceva, Shilon. Era un bravo ragazzo, ma non era Edward.
Ero certa che lo avrei riconosciuto subito o almeno ne avrei avuto il sentore,
quando sarebbe entrato in quella stanza. L mio Edward.
E
quando Robert era entrato dalla porta qualcosa dentro di me si era mosso. In
fondo io ero Bella, io avrei dovuto simulare quell’amore folle e assurdo, e non
avrei potuto farlo con uno qualunque.
“La
scena del bacio?” domandai mentre eravamo ormai tutti in piedi.
“Si,
voglio vedervi ancora un po’ in azione insieme”.
Lanciai
un’occhiata veloce al copione, e così fece lui.
Mi
sistemai sul letto, stesa su un fianco e ovviamente non vidi più in che posizione
fosse.
“3-
2- 1- GO!”
Sussultai
tra le lenzuola, voltandomi verso l’altro lato del materasso e mi finsi
sorpresa quando lo trovai seduto sul bordo.
Ripresi
fiato “Come sei entrato?”
“La
finestra” rispose con un leggero sorriso sghembo. Cazzo! Pure il sorriso
sghembo …
“L’hai
fatto altre volte?” il suo viso era più sereno della prima scena, e mi
avvicinai di più, fino ad essere davanti al suo corpo.
“Solo
nell’ultimo paio di mesi” mi guardò per un po’, vagando sul mio volto con gli
occhi spalancati “Mi piace guardarti dormire” allungò la mano sul materasso e
ricoprì la mia con due dita, in una leggera carezza “mi affascina molto”.
Incantata
com’ero a guardarlo non mi persi neanche un secondo dell’espressione del suo
viso che si fece preoccupata e più rigida. Corrugò la fronte, abbassò il
sorriso, e deglutì un paio di volte “Vorrei provare una cosa” si avvicinò di
qualche millimetro, poco necessari dal momento che mi ero praticamente
appiccicata a lui “ma devi restare ferma”. Cazzo. Gli uscì la voce più sexy che
avessi mai sentito. Neanche Sean Penn, nei miei ideali di bambina un po’
pervertita, mi aveva mai parlato così.
Era
lento, troppo lento, mentre avvicinava le labbra alle mie. Sentivo il suo
respiro farsi vicino e il cuore salirmi in gola. C’era un fottutissimo caldo lì
dentro.
“Non
muoverti” ansimò quando le punte dei nostri nasi si incontrarono. Rallentò
ancora i movimenti e così fui io a colmare quell’ultimo spazio tra di noi,
sollevando le labbra. Era morbido e tremante. Si fermò subito, mentre io ormai
avevo affondato metà del viso contro il suo. Mi diede un altro leggero bacio, e
poi un altro. Mi sollevai sulle ginocchia e afferrai il suo volto tra le mani,
lasciando scivolare la punta delle dita tra i capelli. Lo baciai con più forza,
aspettandomi quasi che rispondesse allo stesso modo.
Quello
che non mi aspettavo, invece, fu che mi prendesse per i fianchi e mi spingesse
con forza a stendermi sul materasso, seguendomi a ruota.
“Ma
che cazz …!”
Scoppiai
a ridere sedendomi immediatamente.
“Rob?”
domandai guardandolo, con il culo sul pavimento e le guance rosse “Che cazzo
hai fatto?”
si alzò in piedi mentre io non riuscivo a smettere di ridere “Sono caduto …
avrò messo male il ginocchio, non lo so”.
Scoppiammo
a ridere di nuovo, insieme, mentre Cathe ci fissava confusa “Formidabili. Avete
fatto scintille. Sono contenta, molto contenta. Robert, sei stato una piacevole
sorpresa oggi, inaspettata per di più. Insieme siete un fenomeno! Davvero,
avete fatto i fuochi d’artificio su quel letto!”
Rob tossicchiò, ancora imbarazzato per il crollo, eclatante, dal letto. Ma io
ero estremamente divertita, e serena.
“Va
bene, Rob” esclamò Cathe dopo qualche altro minuto di chiacchiere ed elogi “ io
… io ti terrò in considerazione” gli poggiò una mano sulla spalla con
gentilezza “quando pensi di ripartire per Londra?”
“Non
lo so ancora” scrollò la testa e si sistemò meglio la visiera del cappello.
“Perfetto!”
Cathe batté le mani come un’adolescente innamorata “allora non comprare il
biglietto dell’aereo, non ancora almeno”.
“Oh
oh oh, ok, grazie”.
Mi
lasciai cadere sul letto, mentre lei lo riaccompagnava alla porta. Ero esausta,
ma non ero mai stata certa di volere il ruolo di Bella come in quel momento.
Cazzo. Era perfetto, era stato perfetto.
“Come
ti è sembrato?” chiese Cathe sedendosi accanto a me”.
Mi
sollevai, incrociando le gambe “Cosa?”
“Pattinson,
come ti è sembrato? Voglio dire, è bravo … secondo te potrebbe andare?”
Spalancai
gli occhi, confusa “Mi stai prendendo per il culo?”
“No
perché? Qualcosa non andava? Mi sembravi soddisfatta, credevo ti piacesse”.
“E’
… è …” annaspai alla ricerca delle parole
“E’ perfetto, è l’Edward perfetto”.