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Autore: birilloorsettokinder    17/09/2012    1 recensioni
Tutto ciò che avevo sempre considerato attraente in una donna, era in lei. Lo sguardo timido e profondo, verde intenso e luccicante, mi faceva sciogliere di tenerezza e curiosità. La pelle bianca sembrava finta e fragile, sottile come un foglio di seta, avrei dato di tutto solo per poterla sfiorare così a lungo da imprimerne il ricordo nella mente per sempre. Le labbra nervose, morsicate di continuo, erano di un rosso che implorava il peccato. Mi mandava in visibilio, con ogni gesto o parola. Eccitante, ecco la parola corretta per descriverla. O forse no … avrei dovuto considerare l’idea che ai miei occhi non era semplicemente eccitante. Sin dalla prima volta che l’avevo vista mi era entrata nel cervello, come un piccolo tarlo che si dedica al suo ramoscello legnoso, fino a corroderlo del tutto.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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undefinable thing

 

Buonasera! Che sta facendo qui? Ora? Oggi? Me lo chiedo anche io, in realtà. Non è che abbia le idee molto chiare su questo nuovo progetto!! E’ solo che è nato, da un bel po’ di tempo, nella mia mente, e non poteva aspettare più.

Robert Pattinson e Kristen Stewart: che palle, direte. E lo so, che palle. Ma non posso evitare di provare delle emozioni e quando qualcosa mi fa provare emozioni io devo per forza creare, intorno a queste sensazioni. E loro sono due persone talmente speciali … ignorarle è impossibile.

Direi anche che è evidente, ormai. Tutto il mondo non riesce ad ignorarli.

Non sono una twilighters, ho letto i libri, ho visto i film, mi sono piaciuti. E basta. Loro due, queste persone meravigliosamente speciali, mi hanno però sempre incuriosita. Li ho seguiti per anni, senza dire molto, e li ho semplicemente visti crescere, crescendo insieme a loro. E’ assurdo ciò che hanno intorno e non riesco ad immaginare come si possa gestire tutto ciò. Io e Kristen siamo coetanee ed io non capisco come abbia potuto restare se stessa mentre tutto il mondo la guardava. È dura, impossibile. Lei ce l’ha fatta, fino ad ora. Ciò che è successo questa estate è davvero orrendo e non perché lei abbia tradito lui o chissà cosa, ma perché non si tratta un essere umano in questo modo. Ci sono donne, nel mondo, che fanno le troie dalla mattina alla sera, e non per professione, eppure non è un problema. Ovviamente però se sbaglia una ragazza che ha vissuto tutto la vita per conto suo la cosa fondamentale è distruggerla, in ogni modo umanamente possibile. Purtroppo nel nostro mondo ipocrisie ed incoerenze regnano sovrane e non possiamo far altro che voltarci da un’altra parte, proprio per ignorarle. Non me ne frega niente, non mi interessano le polemiche né ciò che ha dire il resto del mondo, questi due ragazzi mi hanno ispirato e continueranno a farlo. Questa è una raccolta di shot, senza un ordine temporale, credo, o forse un po’ l’avrà. Ne ho già scritte un po’, ma non avevo pensato di pubblicarle. Eppure oggi ho deciso di farlo perché a volte, quando un cavallo caca su un fiore, qualcuno dovrebbe sforzarsi di spostare la merda per permettere al fiore di risollevarsi. Questo è quanto. Spero vi piaccia.

Undefinable thing

“Non ci posso credere” sbuffò Catherine coprendosi il volto con le mani “è tutto inutile. Non lo troveremo mai”.

“Lo troveremo, vedrai” tentai goffamente di incoraggiarla, anche se in fondo sapevo che la sua disperazione era più che motivata.

“Ma li hai visti? Insomma hai visto l’ultimo che è uscito? Sembrava Azzurro, il principe di Shrek! E’ mai possibile che non si riesca a trovare un bel ragazzo che sia anche bravo a recitare? Ne vorrei uno …” le sue mani volteggiavano in aria mentre gli occhi luccicavano. Sapevo a cosa stava pensando, anche io da un po’ di settimane mi ritrovavo a fantasticare sulle scene che avrei girato, sul romanticismo, la dolcezza, la tensione sessuale, e a sorridere come un’ebete. Ma mancava sempre qualcosa per rendere perfetti quei pensieri, mancava Lui.

Allungai la mano sul materasso e afferrai il copione, che già conoscevo a memoria, sfogliandolo piano. Doveva esserci qualche parola, qualcosa che ci facesse capire quale caratteristica dovesse avere Edward. Non potevamo limitarci a cercare uno che fosse bello come un Dio greco, pallido, e magari avesse gli occhi dorati. Ero certa che la risposta fosse lì, tra quelle pagine, bisognava solo trovarla. Guardai nuovamente verso Cathe, notai i suoi occhi stanchi, e mi sentii un po’ in colpa. In fondo, forse, ero troppo esigente. Se lei fosse stata sola si sarebbe accontentata di uno dei ragazzi che avevamo visto e poi lo avrebbe più o meno adattato al personaggio. E io, invece, mi ostinavo a dire di no. Nessuno mi sembrava all’altezza. Quella stupida fissazione dell’Edward perfetto … dovevo farmela passare, o avrei anche potuto rinunciare a questo film.

Ma che mi era preso? Un mese prima avevo gettato la sceneggiatura nella pattumiera, con una smorfia di disgusto, e ora mi ritrovavo a perdere tempo per trovare un compagno di lavoro.

“Se vuoi andare a casa vai, Kris. Non ti preoccupare. L’ultimo lo vedo io e se ne vale la pena poi vi faccio incontrare. Ma tanto sarà l’ennesimo flop!”.

“No, no resto” lasciai scorrere la mano tra i capelli “e non essere così negativa, in fondo non si sa mai. Chi stiamo aspettando?”

“Un certo Pattinson, Robert Pattinson. L’hai mai sentito?”

Feci cenno di no con la testa e allungai lo sguardo sui fogli che teneva sul tavolo e che sfogliava con attenzione “No mai sentito”.

“Dicono che ha fatto Harry Potter … Cedric Diggory. Me l’ha consigliato un amico, secondo lui potrebbe adattarsi bene alla parte”.

“Non ce l’ho presente. Magari è la volta buona”.

“Se, come no. Sogna và!”

In quel momento qualcuno bussò alla porta della camera d’albero di Cathe e noi ci guardammo, per un attimo elettrizzate e piene di speranza. In fondo chi poteva saperlo … e se fosse stato l’Edward giusto?

Cathe si alzò dalla sedia e andò ad aprire la porta, mentre io me ne restai semplicemente lì, in piedi, accanto al letto, a lisciarmi le gambe scoperte dagli shorts di jeans.

“Ciao” la voce di Cathe suonò di nuovo allegra e piena di vita, come ogni volta. Non avrebbe mai fatto vedere la sua stanchezza o l’ansia e la paura di aver fallito un progetto a cui teneva molto, ancora prima di iniziare.

“Ciao io … io sono …” quel ragazzo sembrava in evidente difficoltà e il pensiero mi fece sorridere, perché lo ero sempre anche io ai provini, ma lo nascondevo meglio.

“Robert, tu sei Robert” gli ricordò Cathe prima di tornare nella stanza in cui ero io.

La prima cosa che vidi furono i suoi piedi e mi sembrò che fossero esageratamente lunghi. Corsi lungo i jeans scuri e non mi soffermai sulla maglia slabbrata, raggiungendo il viso. Non riuscii a trattenere un’espressione divertita quando notai il suo viso, per metà coperto da un cappello, circondato da una massa di capelli di uno strano colore.

“Ciao, Io sono Kristen” gli porsi la mano e restò per un secondo ad osservarla, sospesa a mezz’aria, prima di ricambiare la stretta. La presa era sicura, decisa, ma non invadente.

“Si, lo so” balbettò senza lasciare andare la mia mano.

Fui io a ritrarmi, colpita dagli occhi che incontrai. Erano celesti come non ne avevo mai visto, bellissimi, ma non fu quella perfezione a colpirmi. Piuttosto la sincerità, pura e semplice, mi fece sentire nuda.

“Lui è Robert, te lo dico io perché oggi sembra che abbia perso la memoria” intervenne Cathe mentre facevo scorrere le dita tra i capelli, in un piccolo gesto d’imbarazzo immotivato.

Abbozzò un sorriso imbarazzato mentre io distoglievo lo sguardo “Scusate, lo so, sono un po’ … voglio dire … imbarazzato”.

Quando pronunciò quelle parole io e Cathe ci guardammo un attimo, spiazzate, e poi non riuscimmo a trattenere una risata.

“Ma che …?”

“Scusaci, è che …” Cathe tentò di spiegare mentre ancora sorrideva “ci hai un po’ spiazzate con il tuo accento” lui si chiuse un po’ nelle spalle “lo sai che abbiamo bisogno di un accento americano, vero?”

Annuì infilando la mano nella tasca dei jeans “Si, non è un problema. So cambiare il mio accento”.

Più parlava più era evidente quell’accento inglese che a me piaceva tanto. Avevo già lavorato con un inglese, Eddie, per il film “The yellow hankrchief” e ne ero rimasta alquanto affascinata. Sembravano tanto aristocratici con quella voce affusolata, la “r” tonda e le vocali pure … mi piacevano gli inglesi.

“Non si direbbe” constatò Cathe con un sorriso.

“Perché? E’ così evidente?” sembrò un po’ più a suo agio, ed immediatamente lo fui anche io.

“Giusto un po’” mi intromisi io accennando un sorriso confidenziale.

“Dai Rob, posso chiamarti Rob vero?” lui annuì mentre Cathe si trasformava nella regista esplosiva che mi aveva convinta ad innamorarmi di Bella quando non ne avevo alcuna intenzione “Siediti, facciamo due chiacchiere”.

Gli indicò la sedia e lui si accomodò di fronte a lei, mentre io presi posto sul materasso con le gambe incrociate.

“Si può fumare?” chiese quel ragazzo sfilando il pacchetto di sigarette dalla tasca.

“Si certo”.

Agganciò una sigaretta con due dita e la accompagnò alla bocca, seguii quei movimenti finché non mi beccò imbambolata a fissarlo.

Mi deconcentrai subito prendendo le mie sigarette ed accendendone una anch’io.

“Allora, Rob, perché sei qui?” chiese Cathe fissandolo con curiosità.

“Io …” si schiarì la voce ma dopo qualche secondo capii che non avrebbe continuato la frase.

“Hai letto il libro? Twilight intendo”.

“No, in realtà non l’ho fatto. Ma ho letto il copione”.

“Ok, sempre meglio di niente”.

“Almeno è onesto” mi intromisi espirando nicotina.

“Già almeno è onesto”.

“Non hai idea dei ragazzi che si sono presentati qui …” scherzai rivolgendomi a lui “ alcuni di loro sono abbastanza certa che avessero il fondotinta, e il rimmel. E dovevano convincerci che il loro sogno fosse sempre stato quello di interpretare Edward. Per il romanticismo e l’amore spassionato, ovvio” mi coprii il volto con le mani “Oddio non so perché sto dicendo queste cose. A volte parlo troppo. Scusate sto zitta”.

Li sentii ridere mentre fissavo, accaldata per l’imbarazzo, la moquette verde.

“Ok” riprese Cathe divertita “perciò … hai letto il copione … e perché vorresti la parte?”

“Oooo” rise con il dorso della mano sulle labbra “no. Io non voglio la parte. No. No. E’ che … mi hanno detto di questo provino, e io … io avevo visto Into the wild. E questo è l’unico motivo, volevo conoscere Kristen”.

Restai immobile e senza parole per qualche secondo, probabilmente il groppo di saliva che mandai giù fu piuttosto rumoroso perché entrambi si voltarono a guardarmi.

Provai a parlare, ma tutto ciò che riuscii a fare fu arrossire vistosamente e accennare un mezzo sorriso.

“Oh! Grandioso” Cathe mi salvò prontamente da quel momento imbarazzante “allora sai già quanto la nostra ragazza sia brava, togliti quel cappello e vedi di essere alla sua altezza giovanotto”.

Era stato imbarazzante sentire uno sconosciuto pronunciare quelle parole, ma anche lusingante, non potevo negarlo con me stessa. Nessuno, mai, mi aveva fatto sentire un’attrice come c’era riuscito lui pochi secondi prima. E un’attrice era proprio tutto ciò che avevo sempre sognato di essere.

Si tolse il cappello e potei vedere meglio il suo viso estremamente bianco, le occhiaie un po’ marcate e i lineamenti più affascinanti che avessi mai visto. Lo fissai per un po’, senza rendermene conto, con le labbra dischiuse. Dovette essere la stessa reazione che ebbe Cathe perché per un po’ nella stanza regnò il silenzio.

“Si, lo so. Ho questi strani capelli … li avevo tinti di nero per un film e poi li ho lasciati ricrescere … insomma sono un casino ma posso sistemarli”.

Solo in quel momento mi resi conto che aveva ragione, i ciuffi scombinati svolazzavano qua e là intorno a quel viso, senza un senso specifico, ed erano di due colori : le punte, tinte di un nero intenso, contrastavano con la massa informe di capelli biondi che ricordava la chioma di un leone.

Risi, guardandolo per la prima volta con complicità e non potei non notare quando sembrassero nervosi e colmi di ansia quegli occhi celesti.

“Va bene” anche Cathe rinsavì e mi fece l’occhiolino “iniziamo dalla scena del leone e dell’agnello. Riguardate un attimo il copione e poi via … fatemi vedere che sapete fare”.

Non guardai il copione, conoscevo quella scena già a memoria, ma sentivo una tensione che durante tutti gli altri provini non c’era mai stata. Quel ragazzo m’innervosiva, o forse invece semplicemente mi imbarazza. Non riuscivo a capirlo, ma continuavo a martellare con il piede sul pavimento senza sosta.

Lui si allontanò di qualche passo, accarezzò tra pollice e indice il mento ricoperto da una leggera peluria bionda e mi guardò “Sei pronta?”

“Si, certo” deglutii, con la salivazione stranamente azzerata.

Strinse la mascella e il suo sguardo di fece sicuro, nuovo, deciso.

“Sono un assassino”. La voce suonò diversa, più … americana. In fondo aveva detto la verità.

Scossi il capo tentando di avvicinarmi ma arretrò subito “No, non ci credo”.

“Questo perché tu credi alla menzogna” strinse con forza i pugni ai fianchi “E’ un camuffamento” lo avvicinai ancora e questa volta restò fermo “Io …” deglutì “sono il predatore più pericoloso che ci sia al mondo” abbassò un po’ il viso per protendersi verso la mia altezza “ogni cosa tutto di me, tutto ti attrae” restò concentrato e la voce, contenuta, sembrava perfetta, come sarebbe dovuta essere “la mia voce” marcò le parole “la mia faccia” un’espressione infastidita sul volto “il mio odore perfino” guadagnò ancora qualche millimetro verso di me, poi si raddrizzò sulla schiena “come se io avessi bisogno di questo” afferrò il mio polso con un gesto che mi parve pieno di vigore, ma la presa intorno alla pelle risultò quasi impercettibile “Come se tu potessi sfuggirmi” la voce si alzò di qualche ottava, tuonando nella stanza, l’altra mano cadde sul fianco e mi attirò fino a spalmarmi sul suo corpo “o potessi respingermi” mormorò suadente sfiorandomi la guancia con la punta del naso. Trattenni il respiro mentre il profumo delicato che emanava mi colse alla sprovvista. Lasciò andare il polso, tolse la mano dal fianco, ma io non mi mossi. Tutto il mio corpo poggiava sul suo, caldo e vibrante. Puntò gli occhi nei miei, così vicini da potergli cercare dentro l’anima “Io sono fatto per uccidere” fu poco più di un sussurro, ma sicuro e determinante.

Dimenticai, confusa nei suoi occhi, le mie parole per qualche frazione di secondo, presi fiato, alla ricerca del controllo “Non mi importa” ansimai stordita.

Arretrò di un solo passo, separando i nostri corpi “Io ho già ucciso in passato”.

“Non mi importa” ribadii guadagnando di nuovo campo verso di lui, urtando con la punta del piede sul suo.

Si fermò un attimo, esitò con gli occhi sul mio viso e lentamente, con gesti misurati, poggiò i palmi sulle mie spalle, aperti e delicati “Io ti volevo uccidere” una piccola pausa durante la quale osservai la sua gola deglutire con lentezza, il pomo d’Adamo salire e scendere in un gesto sinuoso e naturale “Non ho mai desiderato del sangue umano così intensamente in vita mia”.

Mi avvicinai al suo corpo, sollevai lievemente i piedi, e lui si chinò in avanti con il collo “Mi fido di te”. Sentii le sue dita sfiorarmi la guancia in un gesto appena percettibile, mentre il viso si avvicinava ancora “Non devi”.

“Sono qui, mi fido di te” ansimai ad un passo dalle sue labbra, con un movimento veloce strinsi nei pugni la stoffa della sua maglia e provai a baciarlo. Si ritrasse immediatamente, allontanandosi di un paio di metri. Prese un profondo respiro che gli fece gonfiare il petto e abbassò lo sguardo, chinando il viso e mostrandomi solo il profilo della mandibola a malapena ricoperta da una peluria bionda “Io e la mia famiglia siamo diversi dagli altri della nostra specie, cacciamo solo gli animali”

Mosse il capo e le spalle “Noi sappiamo controllare la sete” e mi guardò di nuovo, incastrandomi nei suoi occhi “Ma tu … il tuo odore” parlò a denti stretti, storpiando a dovere le parole “siete come una droga per me …” spalancò a mezz’aria i palmi delle mani “E’ come se tu fossi la mia qualità preferita di eroina” con due passi fu di nuovo accanto a me e mi prese con dolcezza la mano nella sua, talmente grande da non riuscire ad intrecciare le dita.

“Non riesco a leggerti nella mente” strinse con più forza “devi dirmi cosa stai pensando”.

Lo guardai per un attimo, mi morsi il labbro avvicinai cautamente il capo al suo petto “Adesso ho paura”.

Lasciò andare la mia mano e si scostò da quel contatto “Bene”. La voce suonò delusa e triste.

Riafferrai la sua mano, con decisione e lo feci avvicinare “Non ho paura di te” scosse il capo muovendo le labbra “ho solo paura di perderti, sento che scomparirai”.

Mi fissò le labbra e poi gli occhi, con cautela, per lungo tempo.

“Tu non sai quanto ti ho aspettata” le parole suonarono morbide e sincere, contro il mio viso.

Involontariamente, senza averlo previsto, poggiai la mano sul suo stomaco.

Il respirò si spezzò in gola quando la sua mano si fermò tra il mio petto ed il collo, calda e morbida. “E così il leone si innamorò dell’agnello”.

Deglutii a fatica, stropicciando nel palmo la sua maglietta “Che agnello stupido”.

Una lieve nota di ilarità si disegnò sul suo volto “Che leone pazzo e masochista”.

Poggiò lentamente la fronte contro la mia, e smisi di respirare.

 

“hm-hm” qualcuno tossicchiò e mi riportò in un attimo alla realtà. Ero interamente spalmata sul suo corpo, con una mano nella sua e l’altra ad accartocciare la maglia con tanta forza da avergli quasi scoperto la pancia.

Mi allontanai di scatto, imbarazzata e confusa, mentre lui sorrise. Fece scorrere la mano sull’addome e si sistemò un po’, ma la stoffa rimase spiegazzata. Distolsi lo sguardo e mi voltai verso Cathe che sorrideva come un’ebete.

“Siete stati … insomma … wow”.

Passai una mano tra i capelli, accaldata “Si, è andata bene … credo” cercai lo sguardo di quel ragazzo che fece un piccolo cenno di assenso.

“Bene? Kris stai scherzando? Siete stati fantastici, meravigliosi, elettrici”.

Scossi il capo, avvicinandomi al minifrigo “Kate, dai … vuoi qualcosa da bere?” chiesi guardandolo e indicando l’interno degli scaffali “Robert?”

Fece una piccola smorfia “Rob, solo Rob”.

“Ok, Rob, ti va qualcosa da bere?”

“Una Coca va bene”.

Gli porsi la Coca Cola in una lattina e presi una bottiglietta d’acqua per me prima di sedermi davanti a Kate.

“Senti Rob, puoi dirmi una cosa? Va bene che non hai letto il libro, ma cosa pensi di Edward? Insomma come lo interpreteresti?”
fece una leggera smorfia di imbarazzo e tamburellò con le dita sul tavolo, mentre con l’altra mano beveva un sorso dalla lattina “Io … è un po’ imbarazzante. Insomma vengo qui e vi dico che posso interpretare Edward, che sono quello giusto … come faccio a dirvi questo? Edward è perfetto” ridacchiò nervosamente “è bellissimo e non ha nessun difetto. Vi sembra davvero che io possa essere adatto? Voglio dire, mi piacerebbe, ma non saprei come convincervi” prese un’altra sigaretta e la accese lasciandoci per qualche secondo ad osservarlo senza parlare “Che poi io … io credo che Edward dovrebbe essere un po’ meno perfetto di così. Io non sono una donna, ma non mi sembra che a voi piacciano i ragazzi perfetti, quelli che non vi fanno mai incazzare. In fondo Edward è un vampiro e leggendo il copione quello a cui ho pensato, ancora prima che all’amore per Bella, alla centralità della storia romantica, è stato il dolore di Edward, la difficoltà con cui lui si approccia alla vita, alla sua natura. Credo che l’obiettivo da cui si debba guardare la storia, per essere Edward, sia in bianco e nero. Lui non è felice. Questo sarebbe il presupposto da cui partirei. Non si ama, ed è esattamente il motivo per il quale riesce ad essere così dedito ad un’altra persona. Perché non mette davanti a tutto se stesso, non si tutela in nessun modo”.

“Wow” mormorai quasi commossa. Avevo visto tanti ragazzi presentarsi per quella parte, avevo cercato il mio Edward perfetto nei visi di giovani americani pompati o ritoccati, negli atteggiamenti spavaldi di ragazzotti troppo sicuri di loro stessi, e mi ritrovavo davanti a quell’inglese, disordinato e confuso, senza avere le parole per esprimermi.

“Va bene” tuonò Cathe alzandosi dalla sedia “Proviamo la scena del bacio nella stanza di Bella”.

Restai per un attimo interdetta, non mi aveva mai chiesta di farla con nessuno, se non con Shilon. Non mi piaceva, Shilon. Era un bravo ragazzo, ma non era Edward. Ero certa che lo avrei riconosciuto subito o almeno ne avrei avuto il sentore, quando sarebbe entrato in quella stanza. L mio Edward.

E quando Robert era entrato dalla porta qualcosa dentro di me si era mosso. In fondo io ero Bella, io avrei dovuto simulare quell’amore folle e assurdo, e non avrei potuto farlo con uno qualunque.

“La scena del bacio?” domandai mentre eravamo ormai tutti in piedi.

“Si, voglio vedervi ancora un po’ in azione insieme”.

Lanciai un’occhiata veloce al copione, e così fece lui.

Mi sistemai sul letto, stesa su un fianco e ovviamente non vidi più in che posizione fosse.

“3- 2- 1- GO!”

Sussultai tra le lenzuola, voltandomi verso l’altro lato del materasso e mi finsi sorpresa quando lo trovai seduto sul bordo.

Ripresi fiato “Come sei entrato?”

“La finestra” rispose con un leggero sorriso sghembo. Cazzo! Pure il sorriso sghembo …

“L’hai fatto altre volte?” il suo viso era più sereno della prima scena, e mi avvicinai di più, fino ad essere davanti al suo corpo.

“Solo nell’ultimo paio di mesi” mi guardò per un po’, vagando sul mio volto con gli occhi spalancati “Mi piace guardarti dormire” allungò la mano sul materasso e ricoprì la mia con due dita, in una leggera carezza “mi affascina molto”.

Incantata com’ero a guardarlo non mi persi neanche un secondo dell’espressione del suo viso che si fece preoccupata e più rigida. Corrugò la fronte, abbassò il sorriso, e deglutì un paio di volte “Vorrei provare una cosa” si avvicinò di qualche millimetro, poco necessari dal momento che mi ero praticamente appiccicata a lui “ma devi restare ferma”. Cazzo. Gli uscì la voce più sexy che avessi mai sentito. Neanche Sean Penn, nei miei ideali di bambina un po’ pervertita, mi aveva mai parlato così.

Era lento, troppo lento, mentre avvicinava le labbra alle mie. Sentivo il suo respiro farsi vicino e il cuore salirmi in gola. C’era un fottutissimo caldo lì dentro.

“Non muoverti” ansimò quando le punte dei nostri nasi si incontrarono. Rallentò ancora i movimenti e così fui io a colmare quell’ultimo spazio tra di noi, sollevando le labbra. Era morbido e tremante. Si fermò subito, mentre io ormai avevo affondato metà del viso contro il suo. Mi diede un altro leggero bacio, e poi un altro. Mi sollevai sulle ginocchia e afferrai il suo volto tra le mani, lasciando scivolare la punta delle dita tra i capelli. Lo baciai con più forza, aspettandomi quasi che rispondesse allo stesso modo.

Quello che non mi aspettavo, invece, fu che mi prendesse per i fianchi e mi spingesse con forza a stendermi sul materasso, seguendomi a ruota.

“Ma che cazz …!”

Scoppiai a ridere sedendomi immediatamente.

“Rob?” domandai guardandolo, con il culo sul pavimento e le guance rosse “Che cazzo hai fatto?”
si alzò in piedi mentre io non riuscivo a smettere di ridere “Sono caduto … avrò messo male il ginocchio, non lo so”.

Scoppiammo a ridere di nuovo, insieme, mentre Cathe ci fissava confusa “Formidabili. Avete fatto scintille. Sono contenta, molto contenta. Robert, sei stato una piacevole sorpresa oggi, inaspettata per di più. Insieme siete un fenomeno! Davvero, avete fatto i fuochi d’artificio su quel letto!”
Rob tossicchiò, ancora imbarazzato per il crollo, eclatante, dal letto. Ma io ero estremamente divertita, e serena.

“Va bene, Rob” esclamò Cathe dopo qualche altro minuto di chiacchiere ed elogi “ io … io ti terrò in considerazione” gli poggiò una mano sulla spalla con gentilezza “quando pensi di ripartire per Londra?”

“Non lo so ancora” scrollò la testa e si sistemò meglio la visiera del cappello.

“Perfetto!” Cathe batté le mani come un’adolescente innamorata “allora non comprare il biglietto dell’aereo, non ancora almeno”.

“Oh oh oh, ok, grazie”.

Mi lasciai cadere sul letto, mentre lei lo riaccompagnava alla porta. Ero esausta, ma non ero mai stata certa di volere il ruolo di Bella come in quel momento. Cazzo. Era perfetto, era stato perfetto.

“Come ti è sembrato?” chiese Cathe sedendosi accanto a me”.

Mi sollevai, incrociando le gambe “Cosa?”

“Pattinson, come ti è sembrato? Voglio dire, è bravo … secondo te potrebbe andare?”

Spalancai gli occhi, confusa “Mi stai prendendo per il culo?”

“No perché? Qualcosa non andava? Mi sembravi soddisfatta, credevo ti piacesse”.

“E’ … è …” annaspai alla ricerca delle parole “E’ perfetto, è l’Edward perfetto”.

  
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