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Autore: Anor    18/09/2012    6 recensioni
Una volta sconfitto l'esercito di Loki, Fury decide di lasciare che il Dio del caos venga punito secondo le leggi di Asgard e che il Tesseract venga portato in un luogo dove nessun umano potrà sfruttare l'infinita fonte di energia per costruire pericolose armi di distruzione di massa.
Qual è il destino di Loki? Cosa deciderà Thor una volta tornato tra le intime mura del palazzo?
Il pairing è Thorki, ho voluto inserire l'avvertimento "incest" per puro scrupolo, visto che la situazione è controversa.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, il racconto non ha scopo di lucro


 


Brüderlein ~fratellino

 

Il Tesseract cadde a terra, seguito dopo pochi istanti dal martello di Thor.
Un unico rimbombo risuonò nella grande sala del palazzo di Asgard, in quel momento completamente deserta.
Thor abbracciò di slancio il fratello che rimase rigido nella sua posizione, con le mani costrette dalle argentee manette con cui era stato bloccato.
–Fratello, temevo di averti perduto per sempre!– Disse il Dio del tuono tentando di catturare lo sguardo di Loki, rivolto verso il pavimento, con il proprio.
–Adesso sei a casa, sei al sicuro. Nessuno ti farà del male, fratello. Domani festeggeremo il tuo ritorno insieme a tutti i nostri compagni. Non c‘è stato e mai ci sarà giorno più felice di questo da annoverare negli annali!– Thor parlava con sincera emozione, gesticolando vistosamente sotto lo sguardo disprezzante del moro.
–Fratello, dì qualcosa!– Esclamò impaziente afferrando le spalle di Loki.
Uno sguardo sarcastico trafisse il Dio biondo che, completamente imbarazzato, iniziò a balbettare inutili scuse mentre trafficava con il gancio di quello strano bavaglio che gli era stato messo.
–La tua grande arguzia mi sorprende tuttora, Thor.– Rise amaramente –La presenza di altri quattro decerebrati deve aver leso ancora più profondamente le tue già limitate capacità intellettive–
–Fratello, non parlare così. Ti hanno lasciato vivere, ti hanno salvato.–
–Preferisco morire che rendere grazie ad un gruppo di esperimenti falliti– ribatté freddamente –E non sono tuo fratello.– Una sfumatura di dolore screziò la voce apparentemente distaccata del Dio del caos.
–Le tue origini non hanno importanza, fratello!– disse enfatizzando l’ultima parola. –Tu sei degno quanto me di abitare in questo palazzo, di dormire in queste stanze e di sedere su questo trono.–
Le labbra si piegarono in una smorfia triste, e il moro scosse il capo senza però pronunciar parola.
–Siamo cresciuti insieme, Loki, abbiamo giocato insieme, abbiamo combattuto insieme!– Continuò con maggior foga il Dio del tuono, senza trattenersi dall’alzare la voce e dall’afferrare il collo del fratello con poca delicatezza.
–Questo discorso l’ho già sentito. Sei ripetitivo, Thor.–
Senza ascoltare il commento sprezzante del Dio dell’inganno, continuò –E’ questo che ti rende degno più di chiunque altro di sedere sul trono, al mio fianco.–
Loki ammutolì, gli occhi spalancati e ogni obiezione eliminata dall’ultima frase pronunciata da Thor.
–Loki, figlio di Laufey, accetti l’onore e l’onere di sedere al mio fianco sul trono di Asgard?–
 
Silenzio.
Nella grande sala niente si muoveva, ed anche il riverbero della luce sulle superfici dorate sembrava essersi offuscato. I due Dei si guardavano negli occhi, il petto si alzava e si abbassava ad incamerare aria inutile per la loro sopravvivenza. Dei, perfetti ed immutabili come il tempo stesso, eppur fragili come umani nell’affrontare sentimenti e parole.
A rompere la pesante immobilità, solo il sopracciglio elegantemente alzato del Dio del caos. –Adesso, Thor, figlio di Odino, mi offri il trono? Dovrei essere io tra i due il cattivo, il Dio crudele, il Dio vendicatore, il Dio dell’inganno, perfino, mi chiamano. Dovrei essere io e non tu a godere dell’altrui sofferenza, a bearmi nel vedere il terrore dilagare negli occhi della gente!–
–Loki, fratello, non capisco! Le tue farneticazioni non hanno senso!–
–Smettila di chiamarmi “fratello”, testardo di un Dio! Non sono vincolato a te da alcun legame di sangue, né tantomeno da qualche strana sorta di legame affettivo. NON SONO TUO FRATELLO!–
Thor assentì confuso, stentando a capire i discorsi del moro.
–Tu, Thor, sei un egoista. Uno stupido, vile, egoista troppo pieno di sé. Ero io destinato al trono, ero io il degno successore di Odino, dovevo esserci io su quel trono! E tu che fai? Prima mi privi del potere cui ero destinato, poi me lo offri come una gentile concessione, apparendo come un sovrano misericordioso, saggio persino. Il tuo nome verrebbe ricordato come quello di colui che ha ristabilito l’equilibrio tra bene e male, colui che è riuscito a donare pace all’universo intero. – Il suo volto si distese in un’espressione inquietantemente tranquilla e benevola –Ma no, Thor, non si raggira il dio dell’inganno.–
–Loki, tu stai sragionando. Ciò che dici non ha senso, io…–
–Non è continuando a dirmi che faccio ragionamenti insensati che mi convincerai a passare dalla tua parte!– Sputò il moro con tutta la rabbia che aveva in corpo, il volto era diventato una maschera di ira e disprezzo. –Tu non sai quanto ho sofferto, tu non sai che effetto fa essere dall’altra parte! Tutti ti amano, tutti ti ammirano! Non sai la portata del rancore che mi porto dentro da anni, TU NON LO PUOI SAPERE!–
Il metallo delle manette tintinnava, dettando un ritmo alle gesticolazioni rabbiose del Dio.
Thor portò le mani ai polsi del fratello, costringendolo a rimanere fermo e ad alzare lo sguardo sui propri occhi.
–Stai fermo, ti stai facendo male– disse premuroso il biondo, accennando ai brutti segni che già segnavano i sottili polsi dell’altro. Con studiata lentezza aprì le manette e le lasciò scivolare a terra. –Non voglio che tu condivida il governo con me per egoismo. Probabilmente la mia decisione non sarà compresa né dal Consiglio né dagli Asgardiani, ma io ritengo che la tua intelligenza sia fondamentale per mantenere saldo un regno e che tu sia la persona adatta per bilanciare la mia sventatezza ed ingenuità.–
–Allora cedimi il trono, se credi che sia tanto adatto per regnare questo popolo– rispose con l’amaro nel cuore.
Una risata triste scaturì dalle labbra di Thor, che rispose: –sai bene che non posso farlo. Andresti incontro ad una rivolta, e ciò che otterresti sarebbe solo altro dolore.– Con la mano destra afferrò la mandibola del moro, costringendolo ad un contatto visivo carico di disperazione. Una disperazione che nella sua profondità celava l’enorme affetto che i due provavano l’uno verso l’altro da sempre. –Accetta la mia offerta. Regneremo insieme, fino alla fine dei tempi. Insieme riusciremo ad affrontare ogni calamità, ogni dolore. Insieme godremo dei momenti di prosperità, della felicità e della magnificenza di questo regno. Accetta la mia offerta.– Ripeté.
Le labbra sottili del Dio del caos s’incresparono in un sorriso sbilenco che poco aveva a che vedere con quello speranzoso ed incoraggiante dell’uomo che gli stava di fronte.
–Non sono e mai sarò la tua regina, Thor– disse prima di voltarsi verso il grande portone d’ingresso.
–E allora sii il mio re– disse Thor, inginocchiandosi di fronte a Loki, mantenendo le spalle dignitosamente allargate e lo sguardo fisso sui suoi occhi.
 
Silenzio.
Nuovamente un manto di silenzio pesante come il piombo cadde sui due uomini. La tensione era palpabile: gli sguardi combattevano e le mani quasi tremavano.
La risata fredda, quasi realmente divertita del moro mise fine alla muta sfida che stavano tenendo.
–Il possente Thor che cade in ginocchio ai miei piedi, ma quale onore!– rise ancora. –Il divino Thor che mi supplica. Il virile Thor che mi chiede umilmente di essere suo re. La tentazione di accettare è forte, lo devo ammettere, ma…– e dicendolo lanciò uno sguardo in basso, pochi passi alla sua destra –…penso che mi accontenterò di questo giocattolino!–
L’immagine ghignante non era ancora svanita del tutto che il biondo aveva già afferrato Mjöllnir correndo all’inseguimento di Loki che, privo di impedimenti, stava scappando col Tesseract. Thor lanciò il martello in modo che atterrasse poco davanti al moro, calibrando la parabola in modo da evitare di colpirlo. Loki si allontanò agilmente dalla traiettoria del martello, senza trattenersi dal commentare sarcasticamente: –La tua mira è peggiore di quanto pensassi, fratellino.–
–E tu sei meno sveglio di quanto pensassi, mio re.– Disse raggiungendolo con un balzo e bloccandolo a terra sotto il suo peso. Appoggiò il cubo di energia in terra e tese la mano destra per richiamare Mjöllnir, che successivamente appoggiò sul petto di Loki.
–Questo martello è un sollievo– borbottò il moro con voce strozzata –pesi quanto un palazzo di venti piani, dovresti metterti a dieta.–
–Non sei nelle condizioni di fare dell’ironia, tu.– disse Thor sorridendo, mentre andava a riprendere le manette e la loro chiave. –E poi sono tutti muscoli– continuò tra sé e sé offeso.
Tolse il martello dal torace del fratello tenendolo bloccato a terra con il proprio peso. –Porgete i polsi, mio re–. Stupendo perfino sé stesso Loki porse gli avambracci, arrendevole, con un sorriso reale che gli illuminava il volto.
Perché quel momento assomigliava sempre di più alle zuffe quotidiane di quando erano ragazzi? Perché tutto il dolore che lo affliggeva prima era scomparso? Perché era bastato un sorriso sincero per sciogliere il cuore di ghiaccio del Dio del caos?
Thor chiuse uno degli anelli al polso destro del fratello e poi indugiò un secondo. –Non sarò il Dio degli inganni, ma ogni tanto un po’ d’astuzia la dimostro anche io– disse sogghignando, mentre chiudeva l’altro anello al proprio polso sinistro. –Adesso non vai da nessuna parte. Alzati– Ordinò.
–Il grande Thor ha catturato il fuggitivo, e adesso lo porta a marcire in una cella. Sai, vero, che riuscirò ad uscire di lì prima dell’alba? I tuoi sforzi sono vani.–
–Loki…– lo ammonì il biondo.
–Ehi, non strattonare! Sto camminando. Che fretta c’è? Hai tutta l’eternità per vedermi consumare dietro le sbarre, dietro le sbarre dello stesso palazzo di cui io dovrei essere re. Quanto farai pagare alla gente per vedere il sudicio traditore rinchiuso e trattato come un animale? Farai visite guidate, come in quegli stupidi zoo umani? Oppur-…–
–Loki, smettila. Vuoi che ti rimetta il bavaglio? Non ti sto portando in cella!– disse esasperato il biondo.
–Adesso mente anche a suo fratello!–
–TACI! Vuoi il bavaglio?–
–Non credo che serva per farmi smettere di parlare. Io faccio quello che mi pare, Thor, e se voglio parla-…– Con un tonfo sordo la schiena di Loki sbatté poco delicatamente contro uno dei muri della sala e le sue labbra incontrarono quelle di Thor in un bacio intenso, virile, quasi violento. Le labbra si scontravano passionali, le lingue combattevano un’infinita dolce lotta e loro non esitavano a mordicchiarsi i lembi di pelle tenera che riuscivano a raggiungere.  I loro baci rispecchiavano le loro liti: forti, violente, senza esclusioni di colpi, ma colme di passione e di quella ferocia che non fa altro che rendere tutto più profondo ed intrigante.
Il tintinnio dovuto alla catena delle manette scompariva tra i mugolii mal trattenuti dei due uomini. La barba del biondo pizzicava le labbra del moro, ed il suo corpo possente premeva su quello più piccolo di Loki che, inarcando leggermente la schiena, si offriva apertamente ad un contatto più intimo. Con la mano libera Thor accarezzava i capelli del compagno, mentre quella di Loki era poggiata sul fianco del biondo e lo traeva a sé, come se volesse riuscire a fondere i loro corpi. I baci ed i morsi divennero pian piano meno famelici, più lievi, quasi dolci. Thor prese in braccio il compagno e, senza alcuno sforzo, si diresse verso le proprie stanze.
–Stavi dicendo?– Thor, con un sorriso, lo fece distendere sul grande letto a baldacchino, e dopo averlo superato con una gamba gli appoggiò un dito sulla bocca. Loki, guardandolo con malizia, si passò la lingua tra le labbra, andando a lambire la punta del dito del compagno. In seguito socchiuse la bocca e, dopo aver fatto scorrere la lingua e le labbra lungo tutta la lunghezza delle prime falangi, mordicchiò dispettosamente un lembo di pelle. Thor ritrasse il dito, mettendoselo istintivamente in bocca a sua volta e soffocando un mugolio misto tra dolore ed eccitazione.
–Devi ammettere che sono sempre stato abile con la lingua, fratello– disse Loki ridacchiando.
–Lo ammetto senza problemi– rispose malizioso –Ma adesso è giunto il momento di smettere di utilizzare la parola “fratello”, non sembra più il cas-…–
–Stai zitto e baciami, fratello
 

Epilogo   

Nel frattempo, circa venti metri più a nord della stanza dove i due Dei erano alle prese con vesti e manette, degli strani individui si stavano avvicinando al cilindro dorato abbandonato sul pavimento, non lontano da Mjöllnir.
–Secondo te ci stanno tendendo una trappola?– una voce cavernosa rimbombava nella sala del trono.
–Sembra impossibile che non ci sia nessuno e che l’abbiano abbandonato qui, incustodito– disse la seconda voce, non meno inquietante e tetra della prima. –Ma in fondo abbiamo una missione da compiere. Prendiamolo–

 

Note dell'autrice
Spero vivamente che vi sia piaciuta :3
L'avevo scritta da un po', ma mi azzardo solo adesso a pubblicarla, in un attimo di follia!
Un bacione a tutti coloro che hanno letto e che magari lasceranno un commentino,
Anor

 

Un ringraziamento speciale a Pesche (lo so, ormai le mie dediche stanno diventando noiose, tutte uguali) che quando non ha niente di meglio da fare prende il quadernino delle fanfiction, se le legge e me le beta di sua spontanea volontà!
(E viste le scritte a margine deduco che si deve anche divertire parecchio...)

   
 
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