Salve a tutti! ^_^
Rieccomi qui con un nuovo delirio lavoro pronto a finire nelle vostre grinfie!
Questa volta ho preferito dividere la storia in capitoli, così riesco a verificare con cosa vi trovate più comodi. ^_^ Per le prossime storie mi regolerò di conseguenza!

Dunque, che cosa vi racconto stavolta? Ebbene, questa storia è dedicata a tutti i fan dei "cari" saiyan che vivono sulla Terra. Tutto inizia da un Goten quindicenne alle prese con un dubbio legato alla sua natura, ma di cui non è certo semplice parlare, specialmente se le uniche persone che possono aiutarlo non sembrano appoggiarlo.

Che cosa combinerà per avere le risposte che cerca?

Come reagiranno i guerrieri più forti dell'universo di fronte alle sue domande imbarazzanti?

Ecco che cosa ha partorito la mia mente! ^_^

Nota: anche se la trama ha un suo corso logico, in ogni capitolo Goten si troverà alle prese con un saiyan diverso, quindi se siete fan di uno in particolare non preoccupatevi, perché ci sarà spazio anche per lui! ^_^



 

Prima volta da saiyan

Capitolo 1
Fratelli mezzosangue

Si accomodò sul divano, la mano intenta a fare zapping con il telecomando.
Quella giornata di sole avrebbe dovuto mettergli serenità, con il cinguettio degli uccellini che gli arrivava alle orecchie dall’esterno della finestra, ma quello non era il momento di lasciarsi andare alla tranquillità del clima primaverile.
Era venuto a pranzare dal fratello con uno scopo preciso, e non poteva arrendersi proprio ora.
Ho quindici anni, non sono più un bambino. Devo riuscire ad affrontare l’argomento.
Inspirò profondamente, poi si voltò verso l’altra persona presente nella stanza. «Gohan?» lo chiamò, la voce che tradiva una certa emozione.
L’altro sollevò gli occhi dal computer. «Dimmi, Goten» disse, e si sistemò gli occhiali con un dito. «Hai ancora fame?»
Goten si incoraggiò stringendo i pugni. «No, non è questo. Tu e Videl cucinate davvero benissimo.»
Gohan sorrise. «Grazie. Spero che ora non ti venga voglia di disertare la cucina della mamma!»
Goten si fece sfuggire una risata nervosa. «M-ma no, come ti viene in mente? È solo che oggi avevo voglia di stare un po’ con voi, tutto qui» disse, ed evitò lo sguardo del fratello puntandolo fuori dalla finestra. Videl, seduta in giardino, stava battendo le mani osservando le facce buffe della piccola Pan.
«Tu non me la racconti giusta.» Breve e conciso, Gohan interruppe il flusso di pensieri del fratello.
Goten si voltò. «Eh? Ma che dici?» disse, e si grattò la folta chioma a palma.
L’altro inarcò un sopracciglio. «Coraggio, dimmi perché sei venuto qui. Ti conosco da quando sei nato, sai che con me certe cose frasi non funzionano.»
Il ragazzino deglutì. «Beh, ecco…» fu tutto ciò che riuscì a farfugliare, poi spostò gli occhi verso la televisione.
«Trovi che un documentario sui rossetti sia interessante?» gli chiese Gohan.
«Cosa?» domandò Goten, e solo in quel momento si rese conto di cosa stavano trasmettendo. «Ah, beh, insomma, ovviamente no, avevo messo su un canale a caso!»
Gohan sbuffò. «Non fingere di guardare la tv, per favore. Dai, spiegami cosa ti passa per la testa.»
Goten spense lo schermo, poi abbassò lo sguardo a terra. «Ecco» cominciò, per poi stringere nuovamente i pugni. «Non pensare male, per favore.»
«Come faccio a pensare male se non mi hai ancora detto niente?»
Il ragazzino chiuse gli occhi un istante. «Quello che volevo sapere è…» li riaprì, e fissò un punto vuoto ai suoi piedi. «C-come fai a non fare male a Videl?» Rialzò il capo, sentendosi arrossire, e si decise a guardare il fratello.
Gohan sbatté le palpebre. «Male? In che senso? Perché dovrei farle del male, scusa?»
Goten si sentì infiammare le gote. «Beh, tu sei un saiyan, no? Eppure avete avuto una figlia, quindi significa che in certi momenti…»
«Goten!» lo interruppe il fratello, che era diventato a sua volta color peperone. «Ma che razza di domande fai?! Quello che faccio con mia moglie in privato non è affar tuo!»
Goten iniziò a tremare, mentre la sua mente riportò alla luce ciò che suo padre gli aveva detto qualche anno prima.
“Sai, non è mai una bella idea far arrabbiare tuo fratello. Se i nemici che ha affrontato fossero ancora vivi, di certo avrebbero molto da raccontare in proposito!”
Non che avesse avuto bisogno di quella frase per capirlo, ma impostata così aveva il suo effetto.
«Scusami, fratellone» mormorò allora. «Ti assicuro che non era mia intenzione indagare sulla tua intimità. Quello che mi serviva era un consiglio.»
Era convinto che così facendo il volto di Gohan si sarebbe disteso, invece la sua espressione non mutò.
«Un consiglio?! Vuol dire che mi stai chiedendo come fare quelle cose con una ragazza?!» Goten non rispose, ma la sua espressione dovette essere eloquente, perché il fratello continuò: «Lo sapevo, stai diventando un pervertito, e sei solo un ragazzino!»
Goten si alzò. «Ehi, aspetta un attimo! Io faccio sul serio, non sono mica il maestro Muten!»
Gohan incrociò le braccia. «Ah sì? Vogliamo parlare allora dei siti che hai visitato il mese scorso quando ti ho prestato il computer?»
Il giovane deglutì. Quella, in effetti, non era stata una bella mossa. «Beh, ti ho già chiesto scusa a suo tempo, e poi sai che la mia era solo curiosità.»
«Solo perché la mamma non ti lascia fare certe cose, non significa che tu possa venire a farle in casa mia.»
«Insomma, mi sono scusato! E questa volta è una cosa seria, ti dico!»
In quel momento la porta si spalancò. Goten non fece in tempo a voltarsi, che si ritrovò Pan tra le braccia. Aveva solo due anni, ma era già piena di energia. Il giovane la fissò, mentre lei gli tirava i capelli a palma.
Un giorno scoprirò come sono riusciti a farti nascere.