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Autore: LeftEye    18/09/2012    58 recensioni
Parodia del primo libro della mirabolante saga "50 sfumature".
Dal cap. 1: "Mi lego i capelli – è risaputo che le ragazze sfigate ed insicure del proprio aspetto si legano sempre i capelli – sperando di avere ottenuto un bel look da appena scappata di casa, in modo da poter impietosire qualcuno, magari un affascinante miliardario superdotato.
Ah! Ecco perché ero davanti allo specchio, con tutto questo ciarlare me n'ero quasi scordata: devo fare un'intervista al posto di Kate, la mia coinquilina e migliore amica.
La adoro, lei è il mio modello di riferimento, la ammiro e la venero, soprattutto perché vivo a scrocco a casa sua."
Genere: Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey, Un po' tutti
Note: Nonsense, OOC | Avvertimenti: Bondage, Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo due
 
Il cuore mi batte all'impazzata. L'ascensore arriva al piano terra e mi sputa fuori schifato, facendomi ritrovare all'esterno dell'edificio.
Nessun uomo mi ha mai fatta sentire come Christian Grey e non riesco a capire il perché. È il suo aspetto? La sua ricchezza? È forse un aerostato? È forse un catamarano1? La sua ricchezza? La sua ricchezza.
Quell'uomo mi ha scombussolata tutta, mi si sono attorcigliate le budella, sento le farfalle nello stomaco, il cuore batte a mille. Mi avrà forse trasmesso qualche malattia contagiosa?
Cerco di riprendere il controllo mentre salgo in auto e parto per tornare a casa.
Certo, Grey è un uomo molto attraente, sicuro di sé, autorevole, a suo agio con se stesso, ricchissimo da far schifo, con un bel pacco, ma l'altra faccia della medaglia è che ha delle qualità camuffate da difetti. Una cosa da non prendere sottogamba.
È una persona fredda, ma solo in superficie: di sicuro nasconde un passato di traumi e soprusi che lo hanno portato a costruire un muro tra sé e il resto del mondo, per impedirgli di soffrire ancora.
È arrogante e intransigente, ma ha il diritto di esserlo. Perché di sì.
Mentre guido, la mia mente continua a vagare, e pure l'auto, che va a zig zag perché sono troppo distratta dal ricordo degli occhioni di Grey.
Accendo lo stereo e alzo il volume al massimo, proprio come in tutte quelle stupide commedie americane.
Quando arrivo a casa, Kate mi fa subito il terzo grado:
«Com'è andata l'intervista? Com'era lui?»
Oddio, quante domande!
«È stato educato, formale, un po' ingessato... come se fosse più vecchio di me. Non gli piace parlare come un ventenne. A proposito, quanti anni ha Mr. Grey?»
«Ventisette, ma siccome nella fanfiction da cui è nata la storia lui era il vampiro Edward, questa sarebbe dovuta essere una battuta chiave per svelare la sua vera identità.»
«Ok. Io scappo al lavoro, anche se il mio turno finisce tra quindici minuti.»
Quando arrivo da Brico, la signora Brico non si accorge che sono in ritardo di quasi cinque ore e dice una frase a caso per sottolineare la mia validità come impiegata che conosce la differenza tra un cacciavite e un martello.
Lavoro per cinque minuti e poi torno a casa, dove trovo Kate intenta a lavorare all'intervista.
«C'è davvero dell'ottimo materiale qui» si complimenta. «Non gli hai praticamente chiesto un cazzo. È un'intervista degna di Porta a Porta! È evidente che Grey ha passato tutto questo tempo con te perché sperava di stranfugnartisi.»
«Grazie, ma per le prossime cento pagine farò finta di non esserne consapevole e mi lagnerò del fatto di essere troppo sfigata per interessare a uno come lui.»
«Io invece inizierò a tartassarti perché so già come questa storia andrà a finire e non vedo l'ora che voi due trombiate. Dì la verità, lui ti piace.»
«A me?! Nooo!» esclamò facendo la bocca a culo di gallina. «A proposito, perché hai voluto che gli chiedessi se era gay? Quella domanda l'ha molto seccato.»
«Volevo vedere se eri così stupida da chiederglielo davvero. Hai confermato i miei dubbi.»
«È stato molto imbarazzante e sono contenta di non doverlo rivedere mai più.»
«Ma che dici? A me sembra molto preso da te, e l'ho capito solo ascoltando la registrazione della tua intervista.»
«Mi scappa la pipì.»
«E questo cosa c'entra, adesso?»
«Niente, è una tecnica che serve ad interrompere la conversazione nel momento clou e a tenere in sospeso le lettrici per altre cinquecento pagine, altrimenti la storia sarebbe già finita. Quindi ora vado a fare pipì.»
 
Quella sera, sempre per tenere in sospeso le lettrici, non parliamo più di Christian De Sica. Mi dedico alla mia tesina su Tess dei d'Urbervilles, perché è l'unico libro che io abbia letto e vi farò una testa così per tutto il romanzo, perfino elargendo teorie sconclusionate e del tutto errate sul significato dell'opera e facendo rivoltare Thomas Hardy nella tomba.
Il giorno seguente telefono a mia madre.
Poi telefono a Ray, il mio patrigno, colui che mi ha spiegato la differenza tra un cacciavite e un martello.
Poi vado in farmacia, e dal panettiere.
Poi arriva venerdì e finalmente entra in scena un altro personaggio, a cui dedicherò più attenzione solo perché mi muore dietro da anni. Si chiama Pablo, o José, o Bernardo, non ricordo bene: è un messicano, giunto fin qui clandestinamente, è ovvio, come tutti i messicani, e credo si mantenga facendo il giardiniere di giorno e lo spacciatore di notte.
«Pedro! Che. Bello. Vederti!» scandisco bene le parole perché, poverino, potrebbe non capire. «Yo muy feliz!» Lo abbraccio rapidamente, non vorrei mi attaccasse la latinità. «Entra. E. Vai. Nella. Cocina! Io. Volere. Tacos. E. Margarita!»
Alejandro è la prima persona che ho conosciuto all'università, ed è subito diventato mio amico perché mi faceva pena e perché è politically correct avere almeno un personaggio appartenente ad un'etnia diversa. Fosse per me, saremmo stati tutti WASP2.
Ad ogni modo, Jacob ha avuto l'imprinting con me e da quel giorno mi segue come un cagnolino.
Paco studia ingegneria ed è il primo della sua famiglia a frequentare l'università. È molto intelligente, per essere un messicano, ma la sua vera passione è la fotografia. Ha talento: lo devo dire per far felici le minoranze etniche.
«Ci sono novità.» Sorride, con gli occhi scuri che brillano. Anche i messicani provano emozioni, proprio come noi!
«Non. Mi. Dire... Hai. Imparato. Una. Nuova. Palabra. In. Inglese!» esclamo entusiasta, e lo sono davvero, perché a volte è davvero difficile capirlo.
«No. Il mese prossimo la Portland Place Gallery esporrà le mie fotografie. Vorrei che tu fossi presente.»
«Wow!» Felice per lui, gli tiro un biscotto e lui lo afferra al volo con i denti.
Diego de la Vega e io siamo buoni amici, ma so che lui vorrebbe qualcosa di più, perché altrimenti che ci starebbe a fare nella storia? È  un ragazzo carino e simpatico, ma è povero e latinoamericano. Non è il mio tipo, insomma, tuttavia, invece di farglielo capire chiaramente, mi diverto a tenerlo sulle spine.
Non guardatemi così, so che lo avete fatto anche voi, almeno una volta!
Katherine, che è tonta, mi prende in giro dicendo che mi manca il gene “ho-bisogno-di-un-fidanzato”, ma la verità è che mi sono rincoglionita leggendo Harmony e guardando commedie romantiche con Kate Hudson e sto aspettando un tipo di uomo che non esiste, ma che verrà creato appositamente per questo romanzo.
Ma proprio non capisco come facciano le altre donne a stare insieme a tipi pelosi, stempiati o calvi, con la pancia, senza muscoli, squattrinati, che sudano quando lavorano, che lavorano, che a ventisette anni non sono ancora dei miliardari, che non sanno pilotare un elicottero, che non hanno un pene di trentacinque centimetri, che non regalano prodotti della Apple (a proposito: Samsung merda), che non procurano orgasmi con il solo sguardo, che chiedono con gli occhi dolci di fare l'amore invece di sbatterle al muro e fotterle senza pietà, che hanno la pazienza di sopportarle quando loro si lamentano perché non assomigliano neanche un po' a Christian Grey... io davvero mi chiedo come facciano!
Ragazze, sveglia! Il vostro Christian è là fuori che vi aspetta!
Guardo Miguel preparare i margarita. È inutile che lo descriva, sapete già che è un figo assurdo e ha gli occhi ardenti. Ora dovrebbe seguire una battuta sugli occhi ardenti e sulla congiuntivite, ma qui non si fa della comicità da quattro soldi.
 
 
Il sabato il negozio è un incubo: ci sono due clienti e non so che pesci pigliare.
Durante la pausa pranzo, poi, non ne parliamo: la signora Brico mi mette alla cassa a confrontare i codici dei nuovi ordini con quelli del catalogo, e quel compito così difficile mi assorbe completamente.
Sono talmente concentrata che non mi accorgo dell'arrivo di Mr. Grey, che si ferma davanti a me e mi guarda con interesse.
«Miss Cartongesso, che piacevole sorpresa.»
Oh. Mio. Dio. Che diavolo è venuto a fare qui con i capelli scarmigliati, la pelle morbida e impomatata, fresca di pulizia del viso, gli occhi ardenti, e la sua tenuta da tempo libero, il maglione color crema leggermente tendente al papaya, fatto a mano a punto croce mescolato a punto quadro, i jeans modello a gamba regolare, sfilacciati con tasche oblique e le scarpe sportive con suola antiscivolo?
«Mr. Grey» è l'unica cosa che riesco a mormorare. Sulle sue labbra aleggia l'ombra di un sorriso e gli occhi brillano di ironia, come se fosse divertito da uno scherzo segreto.
Sì, ho detto proprio scherzo segreto.
«Passavo di qua.»
«Sì, certo. Scommetto che questo è l'unico Brico nel raggio di miglia.»
«Avevo bisogno di fare qualche acquisto...»
La sua voce è roca e morbida e calda e suadente come cioccolato nero (80%) fuso al caramello... o qualcosa del genere3. Boh.
Scuoto la testa per ricompormi. Il mio cuore batte furiosamente, e per qualche motivo arrossisco sotto il suo sguardo immobile. Sono totalmente sconvolta. Scombussolata. Sconcertata. Scioccata.
Alla fine, riesco a fare il riavvio manuale e a ripristinare le mie funzioni cognitive, anche se, come sempre, qualche dato è andato perso.
«Anemone, mi chiamo Anemone» farfuglio. «Come posso aiutarla?»
Lui sorride, e ancora una volta sembra immerso nella... in un suo grande segreto.
«Tanto per cominciare, vorrei delle fascette da elettricista» mormora con una punta di ironia negli occhi gelidi. Che prima erano ardenti ma ora sono gelidi, e poi saranno di nuovo ardenti.
«Fascette da elettricista? Ma io so solo la differenza tra un cacciavite e un martello!»
«Che importa, questa scena serve solo per descrivere nei modi più banali le sensazioni che ti provoca la mia sola presenza.»
«E che cosa ci fa qui da queste parti? È qui per affari?» chiedo, e la voce mi esce così stridula che sento dei cani abbaiare in strada.
«Bla bla università, bla ricerca, bla bla bla sfamare il mondo.»
“Visto? Non è venuto fin qui per bombarti.” Le mie ridicole fantasie mi fanno arrossire.
«Vorrei anche del nastro adesivo di carta.»
«Nastro adesivo di carta?»
«Devi ripetere tutto quello che dico?»
«Deve imbiancare?»
«Devi farti i cazzi di tutti i clienti che vengono qui?»
«Da questa parte» sussurro, imbarazzata.
Prendo il formato più grande di nastro adesivo che abbiamo in negozio e glielo porgo. Le nostre dita si sfiorano e sento una scossa, come se avessi toccato un cavo scoperto. Bzz. Mi si sono bruciate le sopracciglia.
Lui mi chiede cinque metri di corda, io la taglio e la arrotolo riuscendo a non mozzarmi un dito. Che brava!
«Era negli scout?» mi chiede lui con un sorriso divertito.
«Le attività di gruppo organizzate non sono la mia passione, Mr. Grey.»
«E qual è invece la sua passione, Anaconda?»
Lo guardo, incapace di articolare una risposta. Non perché sia troppo emozionata, ma perché il mio personaggio non è stato sviluppato a sufficienza e non so bene che cosa mi piaccia fare, oltre a farmi rimorchiare da stalker miliardari bisognosi di affetto.
«I libri» sussurro. “I libri sono sempre un'ottima risposta.”
«Che genere di libri?»
Oddio, e adesso che cosa gli dico? Il panico mi assale. Ma perché vuole sapere tutte queste cose?!
«Ehm... i classici. Tess dei d'Urbervilles
«E poi?»
«E poi... Orgoglio e Pregiudizio
«E poi?»
«Ehm... Cime Tempestose
«E poi?»
«Romeo e Giulietta
«E poi?»
«E poi basta, non mi vengono in mente altri titoli banali.»
Sono tutta sudata, mi ha davvero messa a disagio. “Smetti di parlare. Smetti SUBITO di parlare.”
Purtroppo non ascolto mai il neurone, e propongo a Jennifer Grey di posare per un servizio fotografico per l'intervista di Kate, così potrò incontrarlo di nuovo e magari lui si deciderà finalmente a mettermi a novanta.
Per una frazione di secondo sembra quasi smarrito, e mi sento di nuovo tremare le gambe.
“Oddio. Lo sguardo smarrito di Christian Grey.” Se avessi un cellulare, avrei twittato questa frase insieme all'immagine di un disegnigno che vomita arcobaleni, e l'avrei condivisa con tutte le mie amiche fangirl. Ma Christian non mi ha ancora regalato un telefono.
“Oddio. I peli nel naso di Christian Grey.”
Ho assolutamente bisogno di un cellulare.
«Okay.» Gli sorrido. Kate. Sarà. Contentissima.
«Ana!» mi sento chiamare da un personaggio sconosciuto e totalmente inutile ai fini della storia, ma che quando si avvicina mi si abbarbica addosso, giusto per far ingelosire Grey. Lui, difatti, mette il muso e pesta i piedi a terra.
«Le serve qualcos'altro?» chiedo.
«No» risponde freddamente.
«Sono sei per sette quarantadue dollari del Belize. Solo da Piccol.»
«Mi fa lo sconto?»
Oh, com'è sexy! Mi lascia in piena tempesta ormonale. Qualcosa mi dice che forse sono attratta da lui. Non posso continuare a negare i miei sentimenti. Non mi sono mai sentita così. Lo trovo attraente, molto attraente, super attraente, pluri attraente, attraententissimo.
Ma è una causa persa, lo so, e sospiro con un rimpianto dolceamaro al wasabi.
La sua Venuta è stata una coincidenza, lo so. Comunque, posso sempre sbavargli dietro da lontano, e se trovo un fotografo (dove mai lo potrò trovare? Sarà un arduo compito!), domani potrò ammirarlo meglio.
A quel pensiero, mi mordo il labbro per la prima delle duecentosettantasette volte che lo farò in questa storia e rido come un'oca tra me e me. Hi hi hi!
 

 
 
Note:
1) Quel rissoso, irascibile, carissimo Zborro. http://www.youtube.com/watch?v=Voz7IrR1kTY
2) WASP: White Anglo Saxon Protestant: indica un cittadino statunitense discendente dei colonizzatori originari inglesi, non appartenente quindi a nessuna delle tradizionali minoranze (fonte: Wikipedia). Come Bree Van De Kamp.
3) Come riportato nel romanzo.
 


Wow, non mi aspettavo tutto questo successo! Ringrazio di cuore tutte le persone che hanno letto e commentato il primo capitolo! Le vostre recensioni (a proposito, risponderò ad ognuna non appena avrò un attimo di tranquillità) mi hanno fatto davvero molto piacere, sono contenta che il primo capitolo vi abbia divertiti!
Mi ha fatto molto piacere anche il fatto che mi abbiate detto quali parti vi hanno fatto più ridere: molti di voi hanno detto di essere sempre stati un po' dubbiosi sulle parodie, e io sono della stessa opinione, è difficile trovarne di veramente divertenti. Io non ho la pretesa di far ridere tutti voi o di farvi ridere ad ogni singola frase, e so che alcune battute saranno più scontate e meno elaborate di altre. Sentitevi liberi di dirmi "questa parte non l'ho trovata divertente": non mi offenderò di certo, anzi mi sembrerebbe strano il contrario. Se avete qualche consiglio, ditemelo pure ^^
Il prossimo aggiornamento arriverà, penso, verso metà ottobre, se non più tardi, come ho già accennato sul gruppo di Facebook. Vi consiglio di dare un'occhiata alla pagina dedicata per tenervi aggiornati, e se vi va, continuate a condividere la parodia, mi fa più che piacere.
A presto!
   
 
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