L'episodio si svolge dopo Città di Vetro e non tiene conto di ciò che è avvenuto nei libri seguenti.
Vi è però presente un riferiemento a Clockwork Angel. 




La pioggia batteva sul vetro. Quello era l’unico suono che risuonava per l’istituto. Clary si affacciò alla finestra di quella che una volta era stata la sua camera, quando tutto era iniziato. A volte si chiedeva ancora come sarebbe stato continuare a vivere una vita normale. La scuola, Simon, le serate al Pandemonium. Tutto questo era finito. È vero, aveva ancora Simon, ma qualcosa era cambiato. Non si vedevano più tutti i giorni, non si chiamavano nel cuore della notte, come una volta. A Clary mancava tutto questo, le mancava la quotidianità.
Fu in quel momento che la porta si aprì. Clary riconobbe il suono familiare dei passi di Jace. Era bagnato. – Pensavo che non saresti tornato prima di domani. – disse la ragazza cercando di nascondere la gioia.
–Ma invece sono qua, per te. Non potevo non esserci il giorno del tuo compleanno.
A Clary sembrò di tornare indietro nel tempo, al giorno del suo compleanno, esattamente un anno prima. Ciò che rendeva il giorno speciale non era solo il fatto che fosse il suo compleanno, ma il ricordo di Jace che la baciava nella serra.
Quando tornò alla realtà lei e Jace stavano già percorrendo uno dei tanti corridoi dell’istituto. Il ragazzo le teneva la mano e sembrava perso anch’esso nei suoi pensieri. In quel momento Clary vide un lampo di luce. Fu solo un attimo, poi quello sparì nel buio così come era venuto. Anche Jace doveva aver notato quella stranezza e si lanciò subito nell’oscurità. Per Clary non fu facile tenere il passo del ragazzo, ma quando lo raggiunse notò che si era fermato davanti ad una finestra. Il vetro era andato in frantumi. Qualcuno o qualcosa doveva essercisi lanciato contro per scappare. Ma non molti erano in grado di fare un salto da quell’altezza rimanendo illesi.
– L’ho visto. – Disse Jace continuando a tenere lo sguardo fisso davanti a sé.
–Chi hai visto?
–Faresti meglio a dire cosa hai visto?. Non era una persona. Era un angelo. Un angelo di metallo.