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Autore: Alice33    18/09/2012    1 recensioni
Ho deciso di scrivere questa one shot in memoria di Jamey e di tutti i ragazzi come lui, morti suicidi per bullismo. A un anno dalla sua morte. RIP
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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A Jamey.
 
 
La sveglia suonò alle 7, come ogni mattina. Mi alzai e feci colazione, come ogni mattina. Mi preparai ed andai a scuola, come ogni mattina.
Una volta varcato l’ingresso, sentivo già gli insulti che ormai da qualche mese avevo deciso di non ascoltare più.
Entrai nella mia classe e mi sedetti al banco, come ogni mattina.
Il mio banco era l’ultimo a destra. Il mio banco era quello pieno di insulti e minacce di morte, scritti col pennarello indelebile.
Mi sedetti in quella sedia mentre aspettavo che qualcuno si sedesse vicino a me, come ogni mattina.
Nessuno lo fece, come ogni mattina.
Le lezioni passavano lente. Quando il prof era distratto i miei compagni mi lanciavano pezzi di carta con disegni e scritte offensive, come ogni mattina.
Ed io non reagivo. Ero un tipo paziente, aspettavo.. pensavo che prima o poi la piantassero. Ed invece quella storia andava avanti da anni.
Quando camminavo per i corridoi c’era sempre qualcuno che mi spintonava sugli armadietti, che mi dava pugni o che semplicemente rideva di me.
Io cercavo di camminare a testa alta, rispondendo agli insulti. Ma certe volte loro si facevano trovare nei bagni o fuori nel cortile, quando non c’era nessuno. E mi picchiavano forte.
Mi disegnavano in faccia dei peni o mi scrivevano quelli che per loro erano insulti.
Non avevo amici. Nessuno si azzardava a farsi vedere con me per paura di essere picchiato a sua volta.
Gli unici che mi appoggiavano erano i miei genitori. Ma per quanto si sforzassero, gli atti di bullismo verso di me non finivano. Anzi si aggravavano sempre di più.
Ed io cosa potevo fare? Mi trovavo in quella situazione da troppo tempo, non c’erano vie d’uscita. Per quanto ci provassi, per quanto cercassi di ignorare tutto, mi sentivo sempre peggio.
Mi sentivo in trappola, mi sentivo senza fiato, mi sentivo inutile.
Mi sentivo morire ogni secondo.
Provavo a farmi male anche da solo, perché quello che mi facevano loro non mi bastava. Volevo soffrire per essere così.
Spesso arrivavo a pensare che la mia vita avesse come unico scopo la mia sofferenza.
Ed io non potevo continuare così. Non ce la facevo.
Così decisii che avrei rinunciato. Sí, avrei rinunciato a combattere senza ottenere risultati. Perché ormai si erano presi tutto di me: i miei sogni, le miei speranze, i miei progetti…
Non avevo più niente, non avevo neanche più me stesso.
Vivere una vita senza mai sorridere, senza mai sentire un briciolo di felicità o un briciolo di emozioni di qualsiasi tipo, a mio parere non avrebbe senso neanche chiamarla vita.
Perché ormai non provavo più niente. Neanche paura o sofferenza.
Ormai ero stato svuotato da tutto. Ero un corpo senz’anima.
Ero irrecuperabile.
Cosi decisi di spegnere per sempre anche il mio corpo.
Non avevo paura. Sapevo di star facendo la cosa giusta. Cosi un giorno di metà Settembre, precisamente il 18 Settembre 2011, decisi di togliermi la vita. Anche se in parte lo avevano già fatto.
 
  
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