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Autore: ClaireBlahblah    18/09/2012    5 recensioni
Dean e Castiel festeggiano il loro anniversario nel buio del Purgatorio.
Oneshoot scritta per il Deastiel Day.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Settima stagione, Ottava stagione
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«Ciao, Dean!»
Gli si materializzò alle spalle, ad un soffio dalla sua nuca, e Dean per poco non infartò.
«Cristo, Cas!» Urlò il biondo, girandosi di scatto.
«Pensavo ci fossimo lasciati quella storia alle spalle» Rispose Castiel, ingenuo, abbassando lo sguardo.
«Ma che… No, non mi riferivo a… Che palle! Personal space, Cas. PERSONAL SPACE!» Balbettò l’umano, gesticolando.
«Sei arrabbiato?» L’angelo inclinò appena la testa, senza però ritrarsi – dopotutto, neanche Dean si era spostato di un centimetro.
L’umano si perse per un attimo nell’azzurro di quegli occhi che lo scrutavano, tristi ma curiosi, forse perché erano l’unica nota colorata e piacevole tutt’intorno a loro, poi, sbuffando, si sedette a terra.
«Come mi conosci bene, Patrick Jane*. Non ti posso nascondere niente”. Lo canzonò.
«Effettivamente sono diventato bravo a leggerti» Sorrise fra sé Cas, orgoglioso.
Il viso di Dean avvampò di nuovo. Che cazzo aveva? Non era proprio il momento di farsi prendere da… bhè, da qualsiasi cosa Castiel stesse tentando di fargli.
«Senti, Benny ha detto di aspettarlo qui, okay? Fammi il piacere, siediti e chiudi il becco. Non ti sopporto più» tossì, nascondendosi la faccia tra le mani.
In un attimo sentì il corpo dell’angelo raggomitolarsi al suo fianco, non abbastanza vicino da toccarlo, non abbastanza lontano da non sentirne il calore.

Girò appena il viso, per guardarlo: Era ridotto ad uno straccio, così rannicchiato in quel trench logoro e sporco, con la barba ispida, incrostata di sangue e fango e le occhiaie marcate. Stava soffrendo, Dean lo sapeva.
Non doveva essere facile essere costante bersaglio di ogni cazzo di creatura esistente, specialmente se, quando corri, devi portarti sulle spalle il peso di tutti i tuoi peccati mortali, e magari anche di qualche ala spezzata.
Dean lo sapeva, e voleva abbracciarlo.
Voleva abbracciarlo anche perché, ad essere sinceri, faceva davvero freddo, in Purgatorio, e quel succhiasangue di Benny, un vampiro abbastanza cazzone da decidere di dar loro una mano, li aveva scaricati lì, in mezzo al nulla, dicendo che aveva bisogno di solitudine per trovare il luogo adatto per scappare.

«Sai che giorno è oggi, Dean?!» Chiese, improvvisamente Castiel, rompendo il silenzio, mentre si avvicinava ancora di più al cacciatore, posandogli il trench sulle spalle.
Il biondo si voltò verso di lui, sorpreso, e fece per obbiettare, ma l’angelo sorrise e mentì – era diventato piuttosto bravo a mentire, con gli anni – «Non ne ho bisogno, non ho freddo» e l’umano li limitò a guardarlo con gratitudine.
Una volta che Dean fu ben avvolto dall’impermeabile, proseguì «Dicevo, sai che giorno è?»
«No, non ho portato il calendario, scusa! E poi, non so se l’hai notato, ma in questa merda non si fai mai giorno. E’ impossibile tenere il conto e se pure così non fosse, sarei stato troppo impegnato a sopravvivere, sai?» Sbottò, in tono più irritato di quanto non volesse.
«Intendo sulla Terra» lo ignorò, l’angelo, appena più triste. «Lì, adesso, è il 18 settembre».
«Che cosa? Settembre? Di che anno? Che… non è possibile, siamo chiusi qui da una vita. Sono anni… io… Aspetta. Che giorno hai detto?» Dean era scattato in piedi, senza fiato, calmandosi solo alla fine della frase.
«Il 18 settembre. Del 2012» sorrise di nuovo Castiel, alzandosi con fatica.
«E’ il giorno in cui…» Realizzò l’umano, prima di scoppiare a ridere fragorosamente.
 
«Il giorno in cui cosa?» Una voce li raggiunse alle loro spalle. Benny, trascinando il corpo sventrato di un Leshii, camminava verso di loro.
«Il giorno in cui questo coglione» Spiegò Dean, gettando un braccio sulle spalle dell’amico «Il giorno in cui questo coglione mi ha afferrato forte e salvato dalla perdizione» Concluse, imitando l’angelo, mentre ancora rideva e stringeva l’abbraccio fino a premere la guancia sulla sua.
«Oh… Ehi, finitela! Non mi interessano i vostri anniversari, coppietta, e tu, vedi di ridargli quel trench perché il tuo amico sta diventando blu per il freddo, anche se non te lo dirà mai» concluse, indicando l’angelo, ancora stretto tra le braccia del cacciatore, che batteva appena i denti.
«Cos..? Oh, certo» Biascicò, prima di avvolgerlo bene nell’impermeabile, arrossendo ancora quando i loro sguardi si incrociarono. «Sei un idiota. Perché non me l’hai semplicemente detto? Ma che hai? Sei così… pallido. Ehi! Ehi, ehi, eeeehi, dove diavolo vai? Intendi lasciarci di nuovo ad aspettare in mezzo al nulla?» Urlò Dean, distogliendo l’attenzione da un Castiel che continuava a farfugliare confusi “No, no, sto bene” e “Va tutto bene”, per indirizzarla verso il vampiro, che ghignando aveva ripreso ad allontanarsi.
«Sì, non sopporto le vostre litigate da sposati, scusatemi. Vado a cercare un Wendigo a cui strappare un dente, e poi è tutto pronto.  Ah, e.. Angelo? Ti conviene darglielo, sembri sul punto di svenire», rise Benny, prima di sparire nella nebbia.

«Darmi cosa?» Gli gridò dietro Dean, senza ottenere risposta «Darmi cosa, Cas?» era curioso, forse un po’ spaventato. Dargli cosa?
Castiel si sedette di nuovo – questa volta fu più un accasciarsi, ma Dean non gli diede peso – e gli fece segno di seguirlo.
«Sono quattro anni, quindi» mormorò Dean, sedendosi accanto a lui, mentre gli cingeva le spalle con un braccio, accogliendolo nella sua stretta calda.
«Quattro anni da quando questo cazzone ti ha tirato fuori dall’inferno, ah?» Domandò Castiel, sorridendogli di sbieco.
«Mh, io avrei detto più qualcosa come “da quando ho conosciuto quel coglione piumato che ha fatto più casini che altro”, rende meglio l’idea».
Dean rise, e si spinse più vicino Castiel, e per un attimo anche in quel posto terribile e lugubre che era il Purgatorio, trovò pace. Era come uno schizzo di colore su una tela nera.
Anche Castiel rise, ma una fitta alle tempe lo costrinse a fermarsi, con un gemito.
«Mi spieghi che diavolo hai?» ordinò Dean, improvvisamente serio, preoccupato.
«Diciamo che ho esaurito le batterie. Basta una dormita per..» ma una nuova ondata di dolore gli strozzarono le parole in gola.

Riprese fiato per un secondo, poi guardò il cacciatore, con gli occhi di quell’azzurro che se non fosse stato per loro, Dean non si sarebbe neanche ricordato, e miagolò «Auguri, capo».
Dalla tasca del trench tirò fuori un fiore. Un fiore vero!
Era dello stesso colore dei suoi occhi, di un turchese intenso. Dean se lo rigirò tra le mani, incredulo. Un fiore? Nel bel mezzo dell’oscurità assoluta?
«Diciamo che ti conviene ringraziarmi, perché mi è costato parecchio farlo sbocciare, sai?»
gemette l’angelo, senza smettere di sorridere.
«Hai usato tutti i tuoi poteri per un cazzo di fiore? Sei un bambino, lo sai?» Rispose duro, Dean, ma subito lo strinse a sé «Grazie, ragazzino!».
Gli baciò appena la fronte, quasi con timidezza – parola estremamente nuova per Dean, se si parlava di baci – posando appena le labbra sulla sua pelle, poi Castiel si sdraiò e Dean lo seguì.
I brividi si impossessarono di lui, dalla testa ai piedi. Per un attimo si lasciò perdere nei suoi occhi stanchi e spossati, poi,  ansimando, si chinò per baciargli le labbra.
«Auguri» sospirò con la bocca premuta sulla sua.
 
Per lo meno adesso, Dean Winchester sapeva cosa rispondere, una volta fuori da quella trappola mortale, alla domanda “il posto più strano in cui l’hai fatto?”.
Avrebbe detto “In Purgatorio. Con un angelo. Maschio” e poi avrebbe sorriso.

****SPAZIO AUTRICE****
Buon anniversario, mie amate slasher.
Ringrazio le mia Beta (Ne ho ben due, yeah) Annemary e Atea, e chiunque di voi vorrà leggermi e recensirmi.
Fatemi sapere cosa ne pensate, okay? :)


*Patrick Jane: The Mentalist
  
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