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Autore: Selhin    19/09/2012    3 recensioni
Un momento di vita quotidiana ambientato dopo la saga...
E’ il tramonto quando Katniss s’incammina verso casa. Sistema l’arco sulle spalle, le poche frecce rimaste nella faretra, raccoglie le poche prede di quella giornata - due scoiattoli e un coniglio - e, un passo dopo l’altro, arriva alla recinzione non più elettrificata.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Into the Open Air
 

 
 
 
 
 
  E’ il tramonto quando Katniss s’incammina verso casa. Sistema l’arco sulle spalle, le poche frecce rimaste nella faretra, raccoglie le poche prede di quella giornata - due scoiattoli e un coniglio - e, un passo dopo l’altro, arriva alla recinzione non più elettrificata. Presto verrà distrutta e il Prato sarà libero di tornare verde come non è mai stato. La scavalca e si dirige a passo svelto verso le abitazioni. Qualcuno lungo la strada le fa un cenno del capo in segno di saluto, che lei ricambia. Nonostante sia passato più di un anno dalla fine della ribellione, alcuni la chiamano ancora “Ghiandaia Imitatrice”. Sorride leggermente. Aveva portato male quel titolo, non aveva fatto niente per conquistarselo, e se Capitol City aveva smesso di essere una minaccia non era certo per merito suo.
Quando giunge davanti alla sua casa nel Villaggio dei Vincitori, nota una figura china su se stessa accanto alla porta d’ingresso. Le spalle larghe sono curve, le braccia martoriate da cicatrici che non sarebbero mai sparite allungate, le mani indaffarate. I capelli biondi gli ricadono disordinati sulla fronte concentrata e Katniss si ritrova a sorridere solo guardandolo. Gli arriva alle spalle, vorrebbe abbracciarlo ma non lo fa. Non per orgoglio o per imbarazzo, ma ha capito che non è ancora completamente guarito e prenderlo alle spalle senza farsi sentire può essere un grosso problema. Si accuccia al suo fianco. - Cosa combini?-
Il ragazzo si volta di scatto e lei intuisce che non si era accorto della sua presenza. Aveva dunque fatto bene a non toccarlo. - Sei tornata... - le dice confuso tra un balbettio e l’altro.
Lei alza le spalle. - A quanto pare... - dice con un sorriso -... allora, cosa stai facendo? Guarda che se ti concentri così tanto tra qualche anno sarai pieno di rughe sulla fronte!- scherza indicandogli un punto sopra gli occhi azzurri, ed entrambi ridono all’idea che finalmente possono credere in un futuro. Per tutta risposta lui le porge il libro che stavano scrivendo assieme. - E’ ancora da sistemare... - si giustifica mentre lei guarda con stupore i ritratti che aveva disegnato sui fogli che fino a quella mattina erano bianchi.
Rue che si librava sui rami degli alberi, Finnick che nuotava in un oceano infinito con aria beffarda, Cato mentre mandava fendenti in aria, Faccia di Volpe concentrata a leggere un libro... e Prim. Da bambina, il giorno della mietitura, al loro arrivo nella nuova casa.
Gli occhi le bruciano e lei non permette alle lacrime di uscire dagli occhi grigi. - Sono... bellissimi Peeta. -
Lui le passa un braccio sulle spalle e l’avvicina a sé. - Mi dispiace, non volevo portarti brutti ricordi. -
Katniss scuote la testa. - Non importa, sono comunque sempre nella mia mente.-
Poi lo sente inspirare a fondo, ed espirare lungamente. Alza lo sguardo dalla sua spalla e lo vede con gli occhi chiusi mentre cerca di liberarsi di un flashback che gli era piombato improvvisamente nella testa. La allontana da sé bruscamente e lei cade poco più in là graffiandosi i palmi delle mani con il terreno secco.
Peeta stringe le mani e per un attimo lei ha paura. Il ricordo del loro primo incontro al Distretto 13 ancora la terrorizza. Poi il ragazzo sferra un pugno a terra, con una violenza che lei aveva visto in poche occasioni, tanto forte da lasciare un piccolo incavo nella terra. Lo vede respirare ancora per qualche istante fino a che, alla fine, non apre gli occhi. E’ tornato nuovamente in sé, lo capisce con un solo sguardo. Gli si avvicina in fretta e lui le sorride dicendole con un’occhiata che sta bene adesso, che è tutto passato. Poi solleva la mano, le nocche sono scorticate e gocciolano di sangue scarlatto.
Katniss lo obbliga ad alzarsi e lo conduce in cucina dove gli mette la mano sotto l’acqua fredda del lavello. Non è una ferita grave, ma bisogna fasciare in fretta.
  - Non è stata una grande idea... - dice lui all’improvviso mentre lei gli avvolge delle bende attorno alla mano -... tirare un pugno a terra intendo.-
  - Già.- dice lei. Il torno è lievemente irritato. - Potevi romperti una mano. -
Peeta resta in silenzio per qualche altro secondo. - Non mi è venuto in mente nient’altro per allontanare quel pensiero dalla mia testa... ricordi quando non volli togliermi le manette perché il dolore mi aiutava a restare in me?-
Certo che se lo ricorda, come può dimenticare di averlo lasciato da solo per Capitol City sotto assedio, ammanettato e nelle sue condizioni che, all’epoca, erano anche peggiori. - E’ la stessa cosa... -
  - Sì, ma non farlo mai più... - sbotta lei all’improvviso interrompendolo. Il ragazzo la guarda aggrottando la fronte senza capire. -... le tue mani... sono preziose... - continua poi lei in un soffio.
Il ragazzo sorride - Perché sono io a cucinare in casa? O per i disegni? - è convinto che stia scherzando, ma quando lei lo guarda e vede i suoi occhi umidi si zittisce. - Kat... -
  - Per entrambe le cose, stupido! E anche perché sono le tue mani... voglio che restino così come sono... non devi più ferirti... -
Lui le poggia il pollice sotto gli occhi per asciugarle le lacrime. Non è sicuro di aver capito bene, ma Katniss non sa esprimersi come lui. Non era mai stata brava con le parole.
  - D’accordo... - le dice con dolcezza -... non lo farò più.-
Lei tira su con il naso e finisce la fasciatura senza che nessuno dei due disse più una parola. Poi, mentre si accoccola sul suo petto come aveva fatto tempo addietro nella grotta - ricordi di un tempo lontano ma vicino allo stesso tempo - lui le scioglie la treccia come ogni sera. Gli piace farlo, lo rilassa, e nemmeno a lei dispiace perciò è diventata una loro abitudine. E poi le accarezza i capelli, lentamente, cullandola verso il sonno. Katniss non riesce più a dormire senza questa sorta di rituale serale, o forse è la sola presenza di Peeta che le permette di dormire. Gli incubi la tormentano sempre, non l’abbandonano mai e mai lo faranno. Allora lei si sveglia urlando e le braccia di lui sono sempre lì, pronte ad accoglierla, a stringerla. Per i primi mesi, quando ancora vivevano in case separate, lei si alzava nel pieno della notte e andava da lui, svegliandolo, sapendo di non essere ben accetta come una volta, ma non le importava. Poi lui aveva iniziato a stare un po’ meglio e, senza nessun accordo, piano piano si trasferì da lei. Prima portò un paio di vestiti di ricambio, poi qualche foglio con dei disegni, fino a che non aveva portato nella casa di Katniss tutta la sua presenza. Adesso, il loro vivere insieme aleggiava per tutta la casa, fra le loro cose, le loro abitudini. E poi una notte nella quale lei si era svegliata interrotta dagli incubi, lui s’infilò sotto le coperte con lei per aiutarla a riaddormentarsi, e da allora non avevano più trascorso una notte separati. Segretamente, nel loro intimo, avevano giurato a se stessi che non l’avrebbero mai più fatto.
Katniss si è quasi assopita del tutto, ma riesce ancora ad avvertire la sensazione di essere presa in braccio ed appoggiata dolcemente sul materasso, fra le lenzuola pulite che profumano di buono. Di loro, di lui.
E’ solo quando lui si sdraia accanto a lei che finalmente sprofonda nel sonno. Un sonno tranquillo, senza sogni, cullata dalla dolcezza del vuoto.
 
 
  E’ il profumo del pane a svegliarla la mattina successiva, come ogni altra mattina. Sorride ancora con gli occhi chiusi, infine si alza, si mette alla rinfusa una maglia del ragazzo e scende di corsa in cucina senza nemmeno curarsi di darsi uno sguardo veloce allo specchio. Non sa perché, ma vuole vederlo, adesso, subito.
Quando arriva lo trova seduto su una sedia che osserva il forno accesso, attento che non si bruci niente. Si scosta i capelli dal viso e lo raggiunge abbracciandolo, senza curarsi di che reazione potrebbe avere lui. Poi lo bacia lievemente sulle labbra. - Sei allegra questa mattina.-
  - Sì, è la prima notte che non faccio incubi.-
Peeta la guarda con dolcezza - Lo so - poi si scioglie dall’abbraccio e torna a occuparsi del suo forno.
Questa giornata è iniziata male, io sono allegra e lui è strano. Che è successo al mondo?
Si siede davanti a lui, infila due zollette di zucchero nel caffè - un’abitudine che ha preso da Finnick - e inizia a sorseggiarlo mentre lo guarda di sottecchi. Il ragazzo del pane si sente subito osservato e s’innervosisce ancora di più, le mani gli sudano e non è più convinto di quello che voleva fare. Si volta a guardarla. Un raggio di sole fa capolino dalle tende di pizzo e si posa sui suoi capelli scuri creando bagliori che gli ricordano il cioccolato. Osserva le cicatrici sulle braccia, così simili alle sue e altrettanto sofferte e, per un brevissimo istante, gli scorrono nella mente tutti gli attimi passati con lei. Gli occhi grigi incontrano i suoi e Peeta sa che deve farlo, anche se forse lei gli dirà di no, anche se sa che probabilmente riderà. Ama la sua risata quindi è disposto anche ad umiliarsi per sentirla ridere.
Così, quando estrae il pane appena cotto dal forno e lo poggia sul tavolo, estrae un coltello e inizia ad affettarlo. Katniss non resiste al profumo e allunga una mano per prenderne un pezzo e lui non la ferma.
  - Kat... - inizia con tono sommesso, in un sussurro impercettibile quasi. Lei, che nel frattempo stava già imburrando la fetta, lo guarda incuriosita. Ma lui tace non trovando le parole.
  - Si? Cosa succede? - lo incalza con calma.
Peeta scuote la testa - Niente, non importa... - ma mentre lui fa per sedersi lei lo ferma.
  - Sei strano... qualche flashback? Ti senti bene? - il suo tono è preoccupato.
Così lui non riesce più a trattenersi, non riesce più a guardare quegli occhi senza provare l’impulso di stringerla. Non c’era mai riuscito in realtà, ma in quel momento tutte le sue percezioni gli paiono moltiplicate per dieci.
  - Pensavo... - attende ancora qualche secondo prendendo respiro. -... vorrei tostare il pane, Katniss. Con te. -
Mai lei avrebbe creduto a una simile proposta, cioè in realtà sapeva che prima o poi sarebbe successo, ma non credeva così presto. Resta in silenzio sbalordita, la fetta che tiene fra le mani le cade sul tavolo.
Gli occhi di Peeta sono impauriti, ma non smettono di fissarla. Lui sta quasi per ritirare la sua proposta dicendole che è un’idea sciocca, prematura e altre mille bugie per confortarla e toglierle il peso di rispondergli. Dopotutto sa quanto per Katniss sia difficile anche solo concepire l’idea di una famiglia propria. Entrambi avevano vissuto l’infanzia con dei genitori non propriamente modello. Il padre di Katniss era morto quando lei era appena una ragazzina, la madre si era completamente lasciata andare nell’apatia, e Prim era morta appena un anno prima nella ribellione. Per quel che riguardava lui, le continue violenze da parte della madre e l’indifferenza dei fratelli e del padre erano una prova più che sufficiente di ciò che lui non sarebbe mai voluto diventare. Per questo il suo desiderio di avere una famiglia è così forte, vuole capire come può essere la vita in una famiglia vera, e vuole che anche Katniss lo sappia, vuole che ne faccia parte insieme a lui.
E’ troppo concentrato nei suoi pensieri per capire subito quello che Katniss ha detto. Così, quando torna alla realtà e la vede arrossire con un piccolo sorriso, cruccia gli occhi e le chiede - Cosa? -
Lei solleva lo sguardo grigio e le sfugge una breve risata. - Ho detto di sì, Peeta. -
  - Sul serio?-
Katniss continua a ridere. - Non te l’aspettavi, vero? -
Il ragazzo scuote la testa. - Per niente. -
  - Oh bè, se vuoi tirarti indietro sei libero di farl... -
  - No!- la interrompe. - Non ci pensare nemmeno. -
Si alza e la raggiunge chinandosi per baciarla, poi la stringe e affonda il viso nei suoi capelli che sanno di bosco. Poi si volta e, insieme, infilano una fetta di pane nel forno e aspettano, aspettano, aspettano. Pochi minuti che sembrano un’eternità. Ed infine, quando il profumo del pane si fa strada più forte che mai, con cura lo estraggono, lo posano su un piatto al centro del tavolo, fra loro. Ne spiluccano dei piccoli pezzi e assaporano quel gusto buono che sa di casa, della loro famiglia.
   - Ormai ti sei fatta incastrare, signora Mellark. - dice Peeta. La sua voce è allegra, felice, libera da angosce come mai lo è stata.
Katniss sorride, semplicemente. Gli prende una mano, intreccia le dita con le sue e le pare che le cicatrici non esistano più. Forse riusciranno ad andare avanti adesso, non a dimenticare - non si può dimenticare - a crescere, insieme. Si sente libera finalmente.
  - Ti sbagli... sono io che ho catturato te. -
 
 
 
 
Note Autrice:Non so perché ho scritto questa fic. Non ha né capo né coda. Ho semplicemente messo su una canzone e questo è quello che ne è uscito. Il titolo infatti è lo stesso della canzone, la canzone di “The Brave”, una canzone che mi ha trasmesso molta dolcezza e molta tranquillità, è questo che ho cercato di trasmettere alla storia. La storia di due persone che decidono insieme di andare avanti ed essere liberi, di amare, di vivere, di crescere, di costruire. Spero che tutto ciò vi sia arrivato, almeno un po’.
Alla prossima.
 
Selhin <3
   
 
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