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Autore: FallenAngel1990    19/09/2012    6 recensioni
Faceva freddo, la neve imbiancava tutto il paesaggio circostante. Era inverno, l'ennesimo freddo inverno a Camp Chiquita. Era la fine di dicembre del 2014.
Dean, appoggiato al balconcino della sua baracca, fumava l'ultima sigaretta del pacchetto. Aveva preso quella brutta abitudine da un paio di anni e ora non ne poteva più fare a meno. Di certo, con tutto quello che stava succedendo nel mondo, non sarebbe stata una sigaretta a ucciderlo.
- Futuro, Dean, Castiel, una ragazza, parole mai dette, scuse, croats, fine del mondo...tornerà Sam o il diavolo lo avrà dannato per sempre? Castiel tornerà un angelo? Riusciranno a fermare la discesa di Lucifero sulla terra? -
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Chuck Shurley, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Titolo: "La speranza nel silenzio"
Autrice: FallenAngel1990
Fandom: supernatural
Personaggi: Dean, Castiel, Nuovo personaggio, Chuck, Un pò tutti.
Rating: Arancio
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, scrivo senza fini di lucro non guadagno nulla.


RITORNO


Faceva freddo, la neve imbiancava tutto il paesaggio circostante. Era inverno, l'ennesimo freddo inverno a Camp Chitaqua. Era la fine di dicembre del 2014.

Dean, appoggiato al balconcino della sua baracca, fumava l'ultima sigaretta del pacchetto. Aveva preso quella brutta abitudine da un paio di anni e ora non ne poteva più fare a meno. Di certo, con tutto quello che stava succedendo nel mondo, non sarebbe stata una sigaretta a ucciderlo. Il virus croatoan aveva invaso il pianeta come la peste, Lucifero era il nuovo dio, tutto faceva capo a lui e Sam...sam era diventato il nuovo vestito delle feste del diavolo. Aveva detto “si”.

Dean non riusciva a pensarci, la ferita era ancora troppo profonda. Aveva salvato Sam così tante volte che ancora non riusciva a capacitarsi di non poterlo salvare, non questa volta.

Di non poterlo salvare mai più.

Aveva cercato di dire “si” a Michele, ma ormai era troppo tardi. Nessuno voleva più combattere contro il diavolo, troppo forte perfino per gli angeli che si erano dati alla macchia appena dopo la sua salita al trono.

Chuck, indaffarato, vagava per il campo cercando di convincere gli altri abitanti a festeggiare il Natale, poche ora da passare assieme, per non pensare al resto del mondo, per avere un attimo di normalità. A Dean non importava. Non festeggiava un vero Natale da quando aveva 4 anni, prima che sua madre venisse uccisa da quel maledetto demone che aveva cambiato per sempre la sua vita. Festa o non festa per lui era uguale, ma non se l'era sentita di dire di no a Chuck. Sapeva che gli altri non erano come lui, che avevano una famiglia, che fino a pochi anni prima avevano avuto una vita normale. Avevano bisogno di un po' di normalità, di sentirsi di nuovo a casa.

Mancavano pochi giorni alla ricorrenza, anche se il clima natalizio era seppellito sotto sessanta centimetri di neve e acqua ghiacciata che invadevano il campo.

Quel pomeriggio avrebbero dovuto uscire per l'ennesimo giro di perlustrazione della zona e a recuperare delle provviste, sempre che ce ne fossero ancora. Ancora...questa parola ormai era all'ordine del giorno. Ancora...qualche mese e poi il campo avrebbe dovuto essere abbandonato, rimaneva giusto il poco per sopravvivere, ma la zona era stata completamente perlustrata e i generi di prima necessità iniziavano a scarseggiare pericolosamente.

Dean spense la sigaretta gettandola nella neve e rientrò. L'interno era abbastanza semplice e spoglio, un piccolo tavolo addossato a una parete, due sedie, un letto, un bancone con un piccolo fornello da campo. Non sentiva la mancanza di nulla, questo gli bastava. Anzi, qualcosa gli mancava. L'Impala. La sua piccola era abbandonata, ormai completamente arrugginita, in una piccola sterpaglia all'estremità nord del campo. Non poteva più usarla, ma ogni tanto gli piaceva andarla a trovare, come una vecchia amica che la vecchiaia stava portando via. Tra qualche mese avrebbe abbandonato anche lei.

Qualcuno bussò alla sua porta distogliendolo dai suoi pensieri.

“Hey Dean...i ragazzi sono pronti. Tutto ok? Non ti ho ancora visto in giro...” disse Chuck sulla soglia di casa fissando il ragazzo negli occhi.

“Hey...si, tutto ok. Fai accendere la macchina arrivo...”

Chuck si voltò, scese gli scalini e si avviò verso un gruppo di uomini. Tutti cacciatori, quei pochi che si erano salvati dopo l'apocalisse e che, come mosche, morivano nelle lotte conto i croats.

Tutte le volte che abbandonavano il campo sapevano che avrebbero non potuto farci ritorno e che forse quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbero rivisto quelle facce amiche.

Poco tempo prima avevano fatto un patto, chiunque di loro fosse stato infettato dal virus avrebbe dovuto essere ucciso. Una pallottola in fronte e senza esitazione. Qualcuno aveva ribattuto, ma alla fine tutti avevano accettato. Era stato Dean a proporre questo patto.

Dean recuperò il fucile e la pistola appoggiati sul tavolo e si avviò alla macchina.
 

**
 

La città era praticamente irriconoscibile, grigia e fredda con detriti e carcasse di macchine ovunque. Il silenzio era assordante, non un minimo rumore, anche il vento taceva.

“Chuck, cosa ci serve?”

“Cibo, qualsiasi cosa sia commestibile, le scorte stanno scarseggiando...”

“E poi?”

“Poi?...praticamente tutto, Dean...qualsiasi cosa possiamo trovare di utile..” rispose Chuck sconsolato caricando la pistola e facendo scendere il colpo in canna.

La macchina si fermò vicino al primo incrocio, la strada era sbarrata e non potevano continuare. La neve era calpestata, centinaia di impronte si disperdevano come un fiume in piena per tutta la strada.

“Non mi piace...” una voce dal fondo del gruppo fece voltare Dean.

“A nessuno piace...” ribattè.

“So che questa zona è piena di croats, ma da saperlo a vedere le loro impronte ovunque è un'altra cosa...”

Il gruppo iniziò a muoversi verso il fondo della strada diretto a un piccolo market sperando di trovare ancora qualche confezione di carne in scatola.

Dio, quanto ringraziavano l'inventore della carne in scatola! Era praticamente eterna, una delle poche cose con una data di scadenza lunghissima e soprattutto mangiabile, a quasi tutti piaceva.

Nessun croats comparve in quel breve tragitto anche se il gruppo aveva l'impressione di essere osservato da lontano in ogni minimo passo che muoveva.

Dean prese a spallate la porta, ormai scardinata, del piccolo alimentari ed entrò per primo. L'interno era buio ma, da quel poco che riusciva a scorgere, non avevano fatto un buco nell'acqua.

“Qualcuno ha una torcia?”

Pochi secondi dopo un raggio di luce fredda ferì l'oscurità.

Gli scaffali erano ancora semi pieni, molta merce si era deteriorata, ma tutto il resto era in perfetta condizione. Riempirono tre sacchi di iuta e si avviarono verso l'uscita. Magari avrebbero rovesciato la roba in macchina e sarebbero tornati a prenderne altra o magari sarebbero tornati al campo, non era mai il caso di strafare, ma all'improvviso un rumore arrivò dal fondo del locale e alcuni barattoli rotolarono a terra.

Il gruppo puntò le armi verso il rumore. Proveniva da dietro al bancone.

Un croats quasi sicuramente si era introdotto li dentro e dovevano ucciderlo prima che facesse loro del male.

“Lurido figlio di puttana esci da li dietro!!!” urlò Dean con tutta l'aria che aveva in gola.

Nessuno si mosse, ma poco dopo si sentì una voce. I croats non parlavano. La voce era di una ragazza.

“Non sparate...” una testa fece capolino da dietro al bancone. “Non sparate...non sono un croats...”

Dean rimase come paralizzato.

“Layla?”

“Dean sei tu?”

Dean non trovava le parole, un anno fa Layla era uscita in missione e non era più tornata. La macchina era stata assalita dai croats e diversi di loro avevano perso la vita. Castiel non si era ancora ripreso dalla sua scomparsa, stavano assieme da quasi due anni quando era successo...

“Credevo fossi morta...è passato quasi un anno...”

“Invece eccomi qui...potete togliermi questa luce dalla faccia? Non vedo nulla...”

“Scusami...”

“Chuck???”

“Si...” Anche Chuck era senza parole.

Dean si avvicinò al bancone aiutandola a scavalcarlo per poi abbracciarla stretta. La strinse a se, credeva che non l'avrebbe più rivista, di lei al campo rimaneva solo qualche oggettino che Cass si ostinava a usare come altarino mettendo a disagio l'intera comunità.

Layla voltò leggermente il volto per poter baciare la guancia dell'ex-cacciatore.

“Mi sei mancato”

“Anche tu...”

Si sciolsero dall'abbraccio e lei salutò il resto del gruppo fermandosi qualche attimo su Chuck.

Chuck era l'amico di tutti al campo e forse quello che soffriva più di tutti quando qualcuno li abbandonava.

“E Cass?...”

La ragazza aveva quasi terrore a pronunciare il suo nome. Se gli fosse successo qualcosa nel periodo che lei era stata via?.

Chuck trattenne il respiro e a Dean si gelò il sangue nelle vene.

Qualche mese prima Dean non era più riuscito a sopportare lo stato di vittimismo di Castiel, come se fosse l'unico ad aver perso qualcuno di caro, e lo aveva picchiato a sangue.

L'avevano fermato giusto in tempo, ancora qualche colpo e l'avrebbe ucciso. Cass era ridotto male, venne curato e rimase a letto quasi un mese. Non parlava più con nessuno ad eccezione di Chuck, non aveva più rivolto parola a Dean e Dean non aveva fatto nulla per farsi perdonare.

Ora ogni tanto usciva dalla sua capanna a fare un giro, nessuno l'aveva più portato in missione, era troppo debole. Si riempiva ancora con quelle sue maledette pastiglie e fumava sempre più canne, ma era vivo.

“E' vivo...” rispose Dean dopo qualche secondo.

La ragazza capì subito che qualcosa non andava, ma non fece domande. Già saperlo vivo era il più bel regalo che potesse ricevere e al momento non gli importava altro.

“Si, siamo tutti contenti di averti ritrovata sana e salva, ma ragazzi dobbiamo andare non possiamo rimanere qui.”

Una voce proveniente dal fondo del gruppo distolse tutti dallo stato di disagio in cui erano caduti.

“Si, muoviamoci...Layla vieni, abbiamo parcheggiato in fondo alla strada...” disse Dean.

“Avete ancora le auto?”

“Qualcuna, ma la benzina è sempre più introvabile e cerchiamo di usarle il meno possibile...” rispose Chuck.

Salirono in macchina e si avviarono verso il campo.

 

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Salve a tutti!!! Grazie per aver letto il primo capitolo di questa ff. Premetto che scrivo da poco e so di aver fatto diversi errori (ne sono consapevole, sto cercando di migliorarmi, ma ci vorrà del tempo. Se trovate degli errori riferitemeli, non mi offendo!!!)
Questa è la mia seconda FF pubblicata su efp, ma io la considero come la prima vera storia.
Niente, vi lascio con il primo capitolo, spero vi piaccia!!! Un bacione a tutti quelli che mi leggeranno!!!

   
 
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