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Autore: yachan    04/04/2007    4 recensioni
Sono passati tre anni...e nulla è più come prima. C'è la faranno i protagonisti del più famoso mondo Pokèmon, ad evitare una nuova catastrofe? Riusciranno a rincontrarsi, prima che il peggio si avveri?
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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VORTICE

VORTICE

Cap.14

 

 

-         Mist?

La ragazza alzò lo sguardo e si guardò in giro.

-         Marina…

-         Cos’hai oggi?- chiese preoccupata- Sembra che stai in un altro pianeta…

-         No, no…- scosse la testa e sistemò le cartelle che aveva in mano- Mi ero solo incantata…- ammise ridacchiando.

Marina la guardò seria, mentre Mist continuava nel suo lavoro.

-         Ho sentito che ti assenterai di nuovo…

-         Ah, sì…- la guardò- Hanno bisogno di me in un altro ospedale e…

-         Questa volta che succederà?- chiese senza smettere di guardarla seria.

-         Eh?

-         Questa volta te la sei cavata con una lesione alla spalla…e la prossima volta? Tornerai tutta ferita?

-         Ma che stai dicendo?- la guardò sorpresa e nervosa.

-         Promettimi che questa volta farai più attenzione…ovunque andrai- disse preoccupata.

-         Mh- fece cenno di sì e non aggiunse niente. Era già complicato giustificare le ferite che si procurava durante le missioni…non era il caso di inventarsi altre scuse e farla preoccupare di più.

-         Dammi qua- le prese le cartellette.

-         Ma…- fece per contraddire, ma Marina le fece cenno di no.

-         Lascia stare, me ne occupo io. E’ora che tu torni a casa…o hai intenzione di fare gli straordinari di nuovo?

-         Eh, io…

-         In questi giorni, mi è sembrato che facessi di tutto per essere impegnata, anche se dovevi lavorare di notte- la guardò- Non so cosa tu abbia intenzione di ottenere, ma così finirai per distruggerti dalla fatica.

-         Se lavoro, mi tengo impegnata e riesco a non pensare…- disse Mist.

-         Non pensare…? Dove l’ho già sentita questa?- Marina provò a rifletterci su- Ma sì, le stesse identiche parole le ha dette mia cugina una settimana fa- disse ridacchiando- Pensa, aveva passato un mese intero a corteggiare un ragazzo, che poi ha scoperto che non l’amava.

Mist rimase silenziosa e chinò il capo.

-         Assurdo, mia cugina è irrecuperabile e…- guardò Mist- Mist? Non è che tu…ma certo, quel ragazzo che avevi portato con te all’ospedale…stavate insieme?

-         No!- disse lei subito ed arrabbiata- Noi siamo solo…- fece una pausa- eravamo solo amici.

-         Non capisco, è lui che ti ha spezzato il cuore?- la guardò incuriosita- Aveva già una ragazza? Ha fatto il doppiogiochista?

-         Niente di questo, Marina- disse Mist infastidita dalle domande- Non stiamo insieme e mai lo saremo…siamo troppo diversi. E poi…- si tolse la divisa- non ho tempo per pensare a queste cose. Ci sentiamo, ciao!- salutò e se ne andò.

La ragazza dai capelli rossi passò per il corridoio e si soffermò davanti ad una stanza. La porta era aperta e si vedeva un signore dormire tranquillamente sul suo letto.

Lo guardò tristemente e fece per svegliarlo, ma poi si bloccò e indietreggiò la mano.

-         Hai intenzione di andartene senza salutarmi?

-         Ah, era sveglio- disse Mist sorpresa, vedendo l’uomo aprire gli occhi e guardarla- Ho finito il mio turno e sto tornandomene a casa.

-         Katy ha detto che te ne vai in un altro ospedale…

-         Sì, sarà solo per un periodo breve, poi tornerò…

-         Il ragazzo con il Pikachu…lui viene con te?

-         Eh?

-         Sì, quel ragazzo che hai portato all’ospedale…come si chiama?

-         …Ash.

-         Sì, lui…è così simpatico, pensa che in questi giorni è venuto a trovarmi.

-         Come?- disse sorpresa.

-         Mh- fece cenno di sì- Voleva parlarti, ma siccome ti ha visto molto occupata, ha preferito non disturbarti.

-         Ash…era venuto in ospedale?

-         Non vi siete ancora parlati?

-         Io…- ricordò le parole di Ash e la loro discussione- No…

-         …Mi aveva detto che c’era stato un malinteso tra voi due.

-         Lui ne ha parlato con te?- chiese Mist imbarazzata e arrabbiata.

-         Mi ha solo chiesto dei consigli, per poter riappacificarsi con te.

-         Non doveva permettersi di coinvolgerti.

-         Non l’ha fatto con cattive intenzioni…era solo disperato- la guardò- Per lui sei molto importante.

Mist chinò la testa, senza saper cosa dire. L’argomento Ash diventava sempre più complicato da gestire.

-         Io…devo andare…- disse lei frettolosa- Sono un po’ stanca, quindi andrò subito a dormire- cercò di sorridere-…A presto.

-         A presto- disse lui sorridendo- Poi raccontami com’è andata.

-         Certamente.

Mist si voltò ed uscì dalla stanza. Temeva che quello sarebbe stato il loro ultimo incontro e anche Antonio lo sapeva. Ma non potevano farci niente. Il destino ancora una volta si era fatto beffe di loro.

Mist con la tristezza nel cuore, uscì dall’ospedale, dove la luce del giorno era così accecante che la fece indietreggiare un po’. Le sembrava di essere stata rintanata in quell’ospedale da un eternità.

Appena fece un passo, si accorse di una persona appoggiata sul muro dell’edificio.

-         Nick?- lo guardò sorpresa- Cosa ci fai qui?

-         …Mist- si girò per guardarla- Ciao…- si sforzò di sorridere.

-         Mi stavi aspettando? Non è da te venire qui. Tu non sopporti gli ospedali.

Nick non rispose e si staccò dal muro.

Lei guardò preoccupata il ragazzo, che sembrava diverso dal solito.

-         Sei venuto in macchina?- si guardò in giro, per scorgere la sua macchina.

-         No.

Si girò e lo guardò. Questo sì che era preoccupante. Nick era venuto fin da lei, senza la sua preziosa macchina.

-         Cosa succede?- chiese lei.

-         Avevo solo voglia di fare quattro passi.

-         Quattro passi vanno bene…ma tu sei venuto fin qui all’ospedale. E’ un conto se la tua macchina avesse dei problemi, però tu sei venuto di tua volontà.

-         Io sono uscito di casa e…a furia di pensare, ho finito per ritrovarmi qui.

-         Mh, capisco, non sono l’unica soprapensiero oggi- disse lei alzando le spalle- Dai, torniamo a casa.

Nick fece cenno di sì.

 

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-         Grr!- sbatté la porta ed entrò con passo deciso verso la sua scrivania, dove si buttò sulla sedia.

I due ragazzi che stavano comodamente seduti uno sulla poltrona e un altro sul divano, la guardarono un istante e poi tornarono di nuovo alle loro faccende.

Ormai erano abituati ai suoi sfoghi di rabbia, sapevano che dietro c’era sempre la rivalità tra lei e Brock. E come al solito Brock vinceva sempre.

-         Ma non questa volta!- disse la donna, sbattendo il pugno sulla scrivania- Non gli permetterò di surclassarmi in questa missione. Dimostrerò al presidente, che io sono la migliore.

-         E come farai?- chiese Deborah, continuando a sfogliare la sua rivista.

-         Aspetterò il momento buono e farò in modo che la missione gli sfugga di mano…e sarà in quel momento che io interverrò per sistemare la situazione.

-         Sembri convinta…- disse il ragazzo- Ma cosa ti fa pensare che Brock fallisca?

-         Lui non è preparato per questa missione, neanche i suoi cosiddetti eletti…quello che aveva progettato fa acqua da tutte le parti- fece un sorriso divertito- Li ho osservati a lungo…finora non ho visto niente di speciale in loro. Sì, stanno apprendendo velocemente, ma questo non basterà a vincere.

-         Non capisco…- disse il ragazzo- se loro non sono gli eletti, allora non c’è speranza di vincere la battaglia.

-         Lo faremo a modo nostro. Non abbiamo bisogno di loro, né di altri.

 

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Mist e Nick arrivarono nei pressi del quartiere …. Entrambi erano rimasti silenziosi per tutto il tempo, rivolgendosi  la parola di rado.

-         Mist…- disse d’un tratto Nick- Lui ti piace?

La ragazza continuò a camminare insieme a lui.

Se a lui piaceva Ash? Che domanda…non lo sapeva neanche lei. Aveva impiegato mesi per cercare di sopprimere un sentimento che non voleva riconoscere. E ora che finalmente aveva provato ad aprirsi, a lasciarsi un po’ andare, quel sentimento era aumentato, finendo poi per…venire stroncato in pochi minuti. Tutte le aspettative che si era aspettata, erano scomparse così come erano comparse. Aveva realizzato che non era portata per quel genere di cose. Veniva sempre delusa nelle sue aspettative.

-         No- disse lei.

-         Davvero? Cioè, tu e lui eravate amici…non è successo mai niente fra voi due?

-         Forse…c’era una gran intesa tra noi due- fece una pausa- ma niente di più. Come si dice, la gente cresce e cambia. E così, anche noi abbiamo finito per cambiare ed allontanarci. Se anche ci fosse stata una minima speranza, adesso è tutto finito- lo guardò cercando di sorridere. Lui contraccambiò incerto.

I due arrivarono a casa di Mist.

-         Senti Nick, io spero che il tuo cambio di umore non sia dipeso da me…se sei preoccupato per il mio comportamento precedente, sta tranquillo che domani tornerò come prima.

-         I- io preoccupato? Figurati- cercò di sorridere, fingendosi allegro- Lo so che sei forte, nessuno ti butterà giù. Quello che mi preoccupo è per la mia macchina. Poverina, la missione che ci attende non mi permetterà di portarla appresso.

-         Capisco- ridacchiò sollevata. Sembrava il solito Nick e questo la tranquillizzava- Io sono arrivata- tirò fuori le chiavi di casa- Vuoi fermati qualche minuto da me? Ci prendiamo un café.

-         Grazie, ma…- disse un po’ agitato- devo tornare all’officina. Sai, la macchina e…

-         Sì, capisco- disse sorridendo- Allora, si suppone che ci vediamo domani…

-         Mh…- fece cenno di sì- Ciao.

-         Ciao- salutò Mist ed inserì le chiavi nella serratura, mentre Nick se ne stava andando.

Sospirò quando girò le chiavi ed aprì la porta.

Il comportamento di Nick l’aveva un po’ agitata. E poi quelle domande…non era da lui.

Per fortuna che tutto si era risolto.

Fece per entrare, ma sentì un veloce rumore di passi e ricomparì Nick dietro di lei.

Mist si girò sorpresa e fece per parlargli, ma Nick la precedette e prendendola per le spalle, la baciò.

Mist rimase di stucco e non si mosse. Non tentò neanche di ricambiare, visto che dopo il bacio Nick si staccò da lei e la guardò imbarazzato ed agitato. C’era preoccupazione nei suoi occhi.

-         M- mi dispiace…- e corse via.

Mist non lo rincorse, ma rimase immobile sull’uscio della porta e sentiva i passi di Nick allontanarsi sempre di più.

Appena iniziò a muovere lo sguardo, si bloccò fissando la persona che stava lì dall’altra parte del corridoio.

La ragazza vide la persona guardarla con sconcerto e poi con tristezza misto a rabbia.

Avrebbe voluto chiedergli cosa ci facesse lì o forse spiegare la situazione. Ma le parole non le venivano fuori.

-         …è così che stanno le cose, allora?- chiese lui.

Non disse niente. In fondo a che sarebbe servito? La situazione era già abbastanza chiara. Nick l’aveva baciata e sotto i suoi occhi.

-         Non provi neanche a dirmi qualcosa…

-         Cosa cambierebbe?- disse lei, mantenendosi sempre distaccata.

Il ragazzo fece per rispondere, ma la tristezza lo fece rimanere con la bocca aperta. Abbassò lo sguardo triste e si voltò.

Con calma e quasi con svogliatezza, se ne andò, lasciando Mist sola in quel corridoio.

Mi dispiace Ash…- pensò lei, mentre entrava in casa e chiudeva la porta dietro di lei- Ma è meglio così…per tutti e due.

Ash avrebbe finalmente smesso di cercarla e lei sarebbe riuscita a dimenticarlo.

Era giusto così, si ripeteva nella mente. Ma qualcosa di strano, le provocava un senso di nausea, si sentiva disgustata dal suo stesso comportamento. Avrebbe dovuto dirgli qualcosa. Se lo meritava, anche se l’aveva illusa su loro due. Era pur sempre Ash, il suo vecchio amico d’infanzia.

Da quando si era ridotta così?

Si mise le mani tra i capelli.

Era giusto così. Eppure non ne era convinta. Ricordava ancora lo sguardo di Ash e come triste si allontanava, quasi fosse stato un addio.

Una lacrima scese lungo la guancia, fino a cadere sul pavimento.

Si accovacciò a terra, stando sempre appoggiata alla porta.

 

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Il cielo si era oscurato e le nuvole preannunciavano pioggia.

Doveva saperlo, glielo aveva ripetuto. Lui non significava niente per lei. Era stato tutto un errore.

Eppure perché ci soffriva così?

Sentendo come il cuore sembrava quasi stringersi, si domandava se questo era il destino che gli aspettava. Era giusto che soffrisse così?

Avrebbe dovuto dimenticarsi di lei, ma non riusciva.

Lei era diventata troppo importante per lui, lo era sempre stata. Fin dalla prima volta che avevano intrapreso il viaggio insieme.

Perché erano cambiate così tante cose tra di loro? Era come se ora fossero due completi estranei. Dov’era la ragazza che tanto gli faceva battere il cuore? Dov’erano quei suoi occhi candidi, che guardavano con amore i propri pokèmon? Dov’era la Misty che conosceva un tempo?

“Dimenticati la Misty che conoscevi…adesso ci sono solo io e non ho niente a che vedere con te”

Perché doveva finire così?

Perché ora c’era un'altra persona…un altro ragazzo che le stava accanto e che passava il tempo insieme a lei.

Non aveva speranze.

-         …Ash?- chiese una voce sorpresa.

Il ragazzo si girò e vide un ragazzo della sua età. Teneva in mano un ombrello aperto e lo guardava stupito.

Non se n’era neanche accorto che aveva iniziato a piovere, aveva camminato fino a quel momento tenendo lo sguardo perso nel vuoto.

-         Gary…- lo guardò triste- tu lo sapevi?

-         Cosa?

-         Di Mist e quel Nick…- disse lui prendendolo per le spalle- Lui ama la mia Mist…

Gary lo guardò preoccupato.

-         …Li hai visti insieme?

-         L’ha baciata.

-         Oh- coprì Ash con l’ombrello, per evitare che si bagnasse ulteriormente- Mi dispiace…ma forse non era destino…

-         Non era destino…?- chinò la testa- C’ero prima io di lui…- inizio a stringere forte le braccia di Gary- Non doveva finire così, ora che l’avevo rincontrata…

Il ragazzo castano non disse niente e si limitò a rimanere lì con lui. Purtroppo non poteva fare più di così.

 

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-         Che hai fatto?!- esclamò sorpreso Jonny.

-         Te l’ho già detto…non mi va di ripetertelo- disse Nick scocciato ed imbarazzato.

-         Ti avevo detto di starne alla larga.

-         E’ quello che avevo intenzione di fare…ma poi, sono capitato da lei e quando ci siamo salutati…non so cosa mi abbia preso e…ed è successo quel che è successo.

-         Ne parli come se non fosse niente.

-         Non è vero!- si alzò in piedi- Cosa credi, che ne sia contento? Non me ne starei qui a parlartene, se non fossi davvero nei guai.

-         Come?

-         Io e Mist siamo colleghi di lavoro…- iniziò a camminare in cerchio- avevamo accordato che non ci sarebbe dovuto essere niente tra noi due. Glielo avevo promesso e invece…- fece una pausa e mise una mano tra i capelli- Cosa mi ha preso?- disse triste.

-         Cos’è che ti preoccupa di più, Nick?- chiese lui- Che questo rovini il vostro affiatamento o che lei sappia dei tuoi sentimenti?

-         Allora non mi hai sentito, ti ho già detto che non ci deve essere niente tra noi due e…

-         Sì, ma tu l’ami, vero? Per questo non sopportavi l’arrivo di Ash. Cercando di nascondere i sentimenti che provavi per lei, hai finito per scoppiare e per agire d’impulso.

Nick lo guardò sorpreso e chinò la testa imbarazzato.

-         …anche se fosse? Cosa cambierebbe? Noi non abbiamo tempo per questo…

-         Questo è quello che pensi tu o…quello che pensa Mist?

-         …- stette in silenzio, mentre si mordeva le labbra.

Cos’era quello che pensava realmente lui di tutta quella storia? Perché l’aveva baciata? Per compassione? Per gelosia? Perché in fondo l’amava?

-         Non lo so…

 

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Nick arrivò alla sede e si cambiò nel camerino. Aveva bisogno di distendere i nervi, in vista del suo incontro con Mist. Doveva essere sicuro di riuscire a gestire la situazione.

Uscì dal camerino e si diresse verso la palestra. Aprì la porta e vide due persone che si allenavamo.

-         Oh, scusate…non sapevo che vi stavate allenando- disse Nick bloccandosi all’ingresso.

Il signore anziano e il ragazzo si fermarono.

-         No, non preoccuparti- si avvicinò a lui- Sei venuto anche tu per allenarti?

-         Sì…però posso tornare più tardi, quando avrete finito.

-         Non c’è bisogno, ti puoi allenare con noi.

-         Però io non…

-         Non preoccuparti. Io ho bisogno di riposarmi un attimo…nel frattempo puoi riscaldarti con il ragazzo- indicò la persona che stava in piedi e lo fissava.

-         Forse è meglio di no- disse lui un po’ agitato.

-         Dai, sarà un buon esercizio per entrambi- insistette e guardò l’altro ragazzo- Dico bene, Ash?

Il ragazzo dai capelli neri, fece un cenno di sì poco convinto.

-         Allora su, vai- spinse Nick di fronte ad Ash, che lo guardava con serietà- Se siete pronti, partite.

Ash attaccò subito, prendendo alla sprovvista Nick che provò a difendersi. Non riusciva a contrattaccare, talmente era veloce.

Aspetterò che diminuisca la sua velocità ed attaccherò.

Ash non vide più muoversi Nick e rallentò un po’ incerto. In quel momento Nick si tolse dalla difensiva e lo colpì. Ash si riprese e iniziò a colpire più velocemente.

Il maestro guardò sorpreso i due, che sembravano aver preso l’esercitazione molto seriamente, forse anche troppo…

-         E’ tutto qua quello che sai fare?- chiese Nick in tono provocatorio.

-         Posso sempre spaccarti la faccia- disse arrabbiato Ash.

-         Non credo che tu ne abbia la forza.

-         Posso sempre provarci- disse preparandosi ad attaccare.

-         Un ragazzino così debole, non potrebbe mai farmi male.

-         Non sono debole!- gli sferrò un pugno, ma Nick lo parò bloccando la mano- …Perché l’hai fatto?- chiese lui, rimanendo tutti e due nella stessa posizione d’attacco.

-         Cos’è che ho fatto?- chiese perplesso.

-         L’hai baciata…

Nick arrossì e allentò la presa. Ash ne approfittò per liberarsi e attaccarlo, mandandolo al tappeto.

-         …mh, vedo che non scherzi…- disse Nick steso a terra e lo guardò- Te l’ha detto Mist?

-         No…vi ho visti.

-         Capisco- si alzò- In ogni caso, quel bacio non significa niente…

-         Non puoi baciare una persona e dire che non significa niente!

-         E’ stato un errore- disse lui scocciato.

“E’ stato un errore”

-         E’ così…- chinò la testa.

-         Mh?

-         E’ così che giustificate tutto?

-         Non capisco…- Il ragazzo biondo guardò perplesso Ash.

-         Tutte le persone di questo posto, sono così? Non hanno importanza i sentimenti?

Nick lo guardò seriamente.

-         Mi sembra che tu non abbia capito bene il ruolo che si ha qui. Siamo tutte persone che ci sforziamo di eseguire le missioni, affrontando anche pericoli e prove al di là delle nostre capacità. Più capitare che durante le missioni non si ritorni integri, ma fa parte del nostro lavoro. Per questo non possiamo mischiare la nostra vita sentimentale con il nostro lavoro.

-         Mi sembra assurdo…perché rischiare la vita tutte le volte?

-         Facciamo tutto questo, perché abbiamo deciso di unirci alla Sky. Ognuno per ragioni diverse, ma siamo tutti qui. Così come Brock, io, Mist, Jonny e tanti altri.

-         Ma…

-         E tu?

-         Eh?

-         Per quale motivo ti sei unito alla Sky?

-         …- non rispose e sviò il suo sguardo.

-         Non rispondi?- lo guardò con aria di sfida- Forse tu, ti sei fatto prendere la mano. Questo posto non è per giocare ai buoni giustizieri. Se serve, noi siamo pronti a rischiare la nostra vita- fece una pausa- E’ il caso che tu rifletta sulla tua decisione, prima che sia troppo tardi.

Nick si sistemò la tuta e si voltò.

-         Non abbiamo bisogno per forza di voi. Anche se Brock ha detto che siete fondamentali per la missione, noi c’è la possiamo anche cavare da soli, come abbiamo fatto finora- si allontanò- Ah, e grazie per l’allenamento.

Ash si appoggiò alla parete con rabbia. Avrebbe dovuto reagire, dirgli qualcosa, ma la sua confusione lo bloccò.

Il signore anziano lo guardò da lontano. Vedeva nel ragazzo frustrazione e rabbia. Era ancora lontano dall’ottenere quel potere.

 

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Il giorno era arrivato, tutti i preparativi erano terminati, l’equipaggiamento era pronto, così come le persone.

Era il giorno…il giorno in cui sarebbe iniziata la missione.

-         Brock, è tutto a posto?- chiese un signore.

-         Sì, Frank- disse Brock- Tra poco partiremo.

-         Bene, non dimenticarti che la missione non deve fallire, altrimenti per tutti noi è la fine.

-         Certo.

-         D’accordo. Non ci potremmo tenere in contatto, perché il nemico potrebbe localizzarci. Perciò…- allungò la mano verso Brock- Auguro a te e alla tua squadra, buona fortuna.

-         Sì, spero di rivederla, capo.

-         Lo spero anch’io Brock, lo spero anch’io…

I due si guardarono per qualche secondo, poi ognuno prese strade diverse.

Brock camminò lungo il corridoio, mentre nella mente provava a ripensare al motivo che lo spingeva a stare lì, a prendere la drastica decisione di chiudere con il passato.

Era stato così improvviso…

 

Brock aveva litigato per l’ennesima volta con il padre, perché non era in grado di occuparsi della famiglia in sua assenza.

Anche se non ne parlavano mai, lui sentiva ancora molto risentimento per il padre che se n’era andato, lasciando lui, la madre e i fratellini, tornando molti anni dopo quando conobbe Ash.

Diceva che aveva viaggiato intorno al mondo, per diventare più forte, ma i risultati non si vedevano. Anzi, sembrava invecchiato e stanco. Che aveva fatto in quei anni?

Sbatté fuori dalla porta con rabbia il padre.

-         E non tornare senza la spesa!- gli gridò dietro.

-         …va bene- disse un po’ mogio l’uomo e si allontanò.

Brock chiuse la porta e sospirò, mentre si dirigeva nel suo luogo preferito, la cucina.

Da quando era diventato il suo luogo preferito? Ci pensò su. In realtà, la cucina gli faceva ricordare gli anni passati con la madre, mentre gli insegnava qualche ricetta. Ma era negato e combinava disastri. La madre era però paziente e con calma, gli insegnò quel che poteva, in modo che potesse prendersi lui cura dei suoi fratellini, il giorno che lei non ci sarebbe più stata.

Brock continuava a chiedersi, perché la madre continuasse ad aspettare ansiosa il padre. Non aveva mai visto un amore così profondo e allo stesso tempo cieco. Non lo vedeva che lui se n’era andato definitivamente?

-         Tu non capisci- gli ripeteva la madre- Io amo tuo padre e questo sentimento non se ne andrà neanche in punto di morte- e poi lo guardava con dolcezza- Brock, la vita è meravigliosa se al tuo fianco hai qualcuno, perciò ama, ama e ancora ama…perché è bello amare, ma lo è ancora di più, sentirsi ricambiato.

Brock girò il mestolo, mentre regolava il fuoco del fornello.

-         Fratello…- si sentì tirare dal grembiule e guardò giù.

Una bambina, quasi la sua copia identica al femminile, lo guardava.

-         Hai litigato con papà?- chiese la bambina- Non se ne andrà, vero?

Il ragazzo si abbassò e guardò la bambina.

-         Ma no…io e papà abbiamo solo opinioni diverse. Non per questo se ne andrà. Lui vi vuole molto bene e vuole recuperare il tempo perso.

-         Mh, anch’io lo voglio…anche se ti sai prendere cura di noi, sentivamo la mancanza di papà.

-         E’ normale- Brock sorrise e accarezzò la bambina.

In quel momento un frastuono arrivò dalla stanza del piano superiore.

-         E adesso cosa…?- Brock si tolse il grembiule e salendo per le scale, raggiunse la stanza- Che state combinando?- chiese arrabbiato, vedendo dei ragazzini in una stanza nel pieno caos.

-         Stavamo solo giocando…- disse uno di loro.

-         Fuori, uscite subito- disse Brock con tono severo- Vi ho già detto tante volte di andare a giocare fuori. Guardate che disastro avete combinato in questa stanza.

-         Ci dispiace- dissero tristi.

-         Andate ad apparecchiare la tavola, mentre io sistemò il vostro disordine.

I ragazzini fecero cenno di sì ed uscirono dalla stanza. Si sentirono tanti rumori di piedi che scendevano le scale di fretta.

-         Non si corre in casa!- gli gridò dietro- Ma tu guarda un po’- Brock si accovacciò, per raccogliere i libri caduti dalla libreria del padre.

Il ragazzo si guardò intorno. Non ricordava che il padre avesse tutti quei libri e la stanza era piena di souvenir. Già, perché Brock si era rifiutato di esporre quegli oggetti di pessimo gusto, nel salotto di casa. Così il padre li aveva sistemati nella sua stanza e per i fratelli era divertente giocare in quella stanza, perché gli sembrava di vivere le avventure del padre, attraverso quei souvenir.

-         Assurdo- scosse la testa.

Le avventure passate con Ash e Misty, quelle sì che erano speciali. Avevano girato un bel po’, visitando ogni palestra e posti sconosciuti. Con alle calcagna il Team Rocket, avevano aiutato le infermiere Joy, le agenti Jenny e tante altre persone.

Quelle sì che erano avventure indimenticabili.

Ma ormai era passato il tempo per gironzolare spensierati. Gli era bastato tornare a casa una sola volta, per capire che il padre non c’è l’avrebbe mai fatta ad occuparsi dei fratellini, per quanta volontà ci mettesse.

Chissà dov’era Ash…di sicuro in qualche nuovo continente. Quel ragazzo era proprio instancabile, sempre alla ricerca di qualche nuovo avversario e pokèmon.

E Misty…anche lei non se la stava di sicuro passando bene. Era tornata anche lei a casa, per occuparsi della palestra. Di sicuro non era un piacere rimanersene lì, conoscendo il suo carattere.

Se fosse per lei, avrebbe scelto di seguire Ash, ma doveva tener conto dei doveri di capopalestra, che man mano si facevano più forti.

Era davvero passato il tempo di divertirsi.

Fece per rimettere a posto il libro nella libreria, ma gli scivolò e accidentalmente si aprì.

Brock incuriosito da tutte quelle scritte in rosso, gli diede un occhiata. Era pieno di appunti, quasi indecifrabili e le pagine erano rovinate per il tempo. Poi notò la parola Sky con un numero di telefono ed un nome.

In quel momento sentì la porta d’ingresso che si aprì e chiuse velocemente il libro, rimettendolo insieme agli altri.

-         Sono tornato- disse la voce all’ingresso.

Altre piccole voci si unirono a lui.

Brock si alzò in piedi e con disinvoltura uscì dalla stanza.

Ma nonostante tutto, quel libro gli era rimasto impresso. Cosa c’entrava con suo padre?

Urgeva una verifica.

-         Sky?- il padre alzò lo sguardo confuso, mentre sorseggiava il suo caffè.

-         Sì, non ti ricorda niente?- chiese Brock, mentre metteva a lavare i piatti sporchi.

-         Uhm…- ci pensò su- No, niente. Perché?

-         Era scritto su un tuo libro…- gli mostrò il libro.

L’uomo prese il libro e l’osservò.

-         Non ricordo di aver visto questo libro, né di averlo comprato.

-         Eppure la calligrafia sul libro è tua.

-         Sì, però non mi spiegò perché- si grattò la testa confuso.

-         Te lo sarai dimenticato.

-         Ti sbagli- disse serio- Io ho sempre avuto una memoria di ferro. E se ti dico che non ricordo, vuol dire che questo libro non è mio e non so come ci sia finito tra le mie cose.

Brock lo guardò perplesso e tornò alle faccende di casa.

Quando gli aveva chiesto dove fosse stato in tutto quel tempo, lui aveva detto che aveva viaggiato. Ma quando gli chiedeva i particolari del viaggio, diceva cose incoerenti e confuse. Eppure il suo tono era così convinto e deciso.

Il giorno dopo entrò dentro una cabina telefonica. Avrebbe potuto telefonare da casa, ma preferiva fuori, dove i bambini non facessero confusione.

Digitò i numeri che ricordava scritti sul libro e aspettò ansioso. Una voce di una signorina, rispose dall’altra parte della cornetta.

-         Centrale Sik Desidera?

-         Eh…uh…ecco- disse sorpreso, poi si riprese ricordando il nome- C’è Frank?

-         Il direttore è impegnato in questo momento, se vuole la faccio richiamare.

-         No, non importa…- Non era poi così importante. Non sapeva neanche perché la sua curiosità, l’aveva portato a chiamare a quel numero sconosciuto. Chissà cosa si sarebbe aspettato di sentire al telefono. Magari qualcosa che lo aiutasse a capire.

-         Oh, aspetti un attimo…si è liberato in questo momento. Glielo passo.

-         Eh, ah…non fa niente, io…

-         Pronto?- una voce di un uomo, rispose al telefono.

-         Io…

-         Mi dica, cosa desidera?

-         Ecco, è una cosa buffa, se devo essere sincero. Ho trovato il vostro numero, con il vostro nome e la parola Sky…non so perché ho chiamato. Mi scusi per averla disturbata…

-         …Come ti chiami?- chiese la voce ancora più seria.

-         Brock Montre.

-         …Capisco…lei è il figlio.

-         Lei…lei conosce mio padre?

-         E’ meglio non parlarne al telefono, incontriamoci di persona.

-         D’accordo.

Dopo essersi accordati con il luogo e la data, Brock aspettò il giorno in cui avrebbe incontrato l’uomo. E finalmente, il giorno arrivò e Brock aspettò ansioso.

Guardò l’orologio, era l’ora, ma non si vedeva nessuno.

All’improvviso, due uomini spuntarono dal nulla e afferrarono dalle braccia Brock.

-         Ehi! Cosa…?!- non fece in tempo a lamentarsi che fu caricato in macchina con forza- Fatemi uscire!

La macchina, che era una limousine, aveva i vetri oscurati e le portiere erano bloccate.

-         Salve- davanti a lui, c’era seduto un signore, vestito elegantemente e di una certa età, nonostante sembrasse così pieno di vita.

-         Voi…chi?

-         Scusa i modi bruschi, per farti salire in macchina. Ma questo è l’unico posto dove posso parlarti in tranquillità, senza temere di essere spiato- con un colpo leggero alla macchina, il conducente accese il motore.

-         Perché tutta questa riservatezza?

-         Prima io le domande…dove hai trovato la parola Sky?

-         Su un libro di mio padre…anche se lui dice di non ricordarsi di averlo scritto.

Il signore divenne pensieroso.

-         Non avevano guardato nei libri…logico.

-         Come?

-         Brock…tuo padre se n’è andato di casa quando eri bambino, giusto?

-         Sì- fece cenno di sì- Lei come…?

-         E che ti ha detto al suo ritorno?

-         Che era andato ad allenarsi in giro per il mondo.

-         Mh, giusto…però devi sapere che non è così. Tuo padre ti ha detto così perché è quello che gli abbiamo fatto credere noi.

-         Non capisco…

-         Sky…non è altro che un organizzazione, in difesa del nostro pianeta. Dove le altre organizzazioni si fermano, noi andiamo oltre.

Brock lo guardò ancora confuso.

-         E mio padre…?

-         Lui faceva parte del nostro team.

-         Mio padre?!- esclamò sorpreso.

-         Già, era un bravo agente.

-         Ma come…perché…non mi ha detto niente.

-         C’è una regola che vige nella nostra organizzazione…una volta entrati, si chiude con il passato e per gli altri è come se fossi scomparso.

-         Scomparso…come mio padre- disse Brock pensieroso- Ma perché? Perché unirsi alla Sky?

-         Voleva rendersi utile con il suo talento. Ma con il tempo, i suoi ritmi sono rallentati, anche perché non smetteva di pensare alla sua famiglia. Soffriva molto a stare lontano da voi. E’ per questo che ha deciso di andarsene dall’organizzazione.

-         Avrebbe potuto dirmelo.

-         Non può…- scosse la testa- Quando si decide di andarsene dalla Sky, i ricordi sul tempo trascorso nella base, vengono cancellati e sostituiti con un'altra memoria.

-         Il viaggio…ecco perché sembrava tutto così strano.

-         E veniamo ora a te, Brock…ora che sai la verità, che hai intenzione di fare?

-         Come, scusi?

-         Tuo padre era in gamba e suppongo che suo figlio, sia alla sua stessa altezza. Mi sono informato prima di incontrarti. E così, vorresti diventare un allevatore di Pokèmon…

-         Sì, è il mio sogno…ma per il momento, sto portando avanti la palestra e la famiglia.

-         Ti faccio una proposta…unisciti a noi. Una volta entrato, potrai migliorarti e riceverai un buon stipendio. Avrai un lavoro di copertura e una nuova vita.

-         Uhm…l’idea sarebbe allettante, ma devo pensare ai miei fratellini.

-         A questo non c’è problema, potrai recapitargli i soldi per andare avanti e non avrai più preoccupazioni. Ma ricorda- lo guardò- Una volta entrato, chiuderai ogni contatto diretto con loro.

-         Ma si preoccuperebbero, non vedendomi arrivare.

-         E’ il prezzo per unirsi alla Sky. Ma pensala così, il tuo aiuto sarà prezioso per l’intera popolazione.

-         Oh…io, non so…- disse confuso.

-         Devi decidere adesso…non ti si presenterà una nuova occasione, perché ti cancelleremo i ricordi del nostro incontro.

Brock stette zitto per qualche minuto riflettendo sul da farsi, poi guardò l’uomo.

-         Va bene.

 

Ed era così che era entrato a far parte della Sky. Quel giorno non fece più ritorno a casa.

E in cuor suo, provava ansia al pensiero dei fratelli, ma si mise l’anima in pace. Era ora che il padre si assumesse il controllo della casa. Si era comunque preoccupato di lasciare in seguito un biglietto della lotteria, che avrebbe di sicuro ottenuto qualcosa. Nel frattempo, lui avrebbe investigato sul passato del padre, ansioso di prendere il suo posto e fare un buon lavoro. Ora aveva deciso.

 

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I sette ragazzi erano dentro la stanza, sistemandosi gli aggeggi che la Sky li aveva forniti.

C’era un silenzio glaciale. Qualche volta interrotto da Deborah che, con la scusa di domandare, cercava di stare più vicina ad Ash. Era una buona occasione per conoscere meglio l’eletto.

Ash sembrava a disagio, per le domande di Deborah. Non era dell’umore giusto.

Erano già parecchi i pensieri che lo assalivano e uno in particolare riguardava Mist e Nick.

Gli faceva ancora così male l’immagine di loro insieme. Non riusciva a farsene una ragione.

Ma nonostante, non riusciva a mandar via Deborah e si limitava ad un sorriso sforzato.

Mist li osservava quasi infastidita, senza dire niente. Non capiva perché Deborah doveva fare quel baccano, in un momento cruciale come quello. Per caso non si rendeva conto a cosa andavano incontro? E Ash, si vedeva chiaramente che cercava di essere gentile con lei, ma che si sentiva a disagio. Perché non diceva semplicemente che non gli andava di rispondere alle sue domande? Era possibile che negli anni questo lato del ragazzo, non era cambiato? Sempre gentile, anche quando non se la sente.

Nick cercava di stare lontano da Mist, però non poteva fare a meno di guardarla. I suoi occhi guardavano Ash. Era così evidente, che non le andava che Deborah stesse così appiccicata al ragazzo. Forse lei non era stata sincera con i suoi sentimenti. E neanche lui lo era stato. Sentiva ancora quella strana sensazione provata baciandola.

Jonny guardava l’attrezzatura e la controllava, per distrarsi da quell’atmosfera così tesa. Si sentiva così a disagio. Lui aveva lavorato a fianco a Nick e Mist, e ormai si era abituato a vederli insieme. Non si sarebbe poi stupito, se si sarebbero messi insieme. Ma ora era comparso un altro ragazzo, che sembrava contare molto per Mist. La comparsa degli eletti, aveva scombussolato l’equilibrio del gruppo.

Gary guardava la scena, era così chiaro quello che aveva davanti…e loro non se ne accorgevano. Era proprio il caso di mettersi le mani tra i capelli. Ora che la missione stava per iniziare, non c’era più tempo per i chiarimenti. Chissà se Ash e Mist avrebbero avuto un’altra occasione per parlarsi.

Aveva visto Ash poche volte con quell’espressione triste, ed ammettere quel sentimento che aveva nascosto per tanto tempo, non era cosa da poco. Per quanto in passato fossero due rivali, ora non se la sentiva di vederlo così abbattuto.

Kevin guardava Deborah che stava avvinghiata ad uno degli eletti e non capiva cosa ci trovava in lui. Anche Mist sembrava guardare la scena e non capiva perché sembrava arrabbiata. In fondo a lei, non avrebbe dovuto interessare quel ragazzo. Non lo conosceva neanche. Ma forse era successo qualcosa durante il tragitto verso la base. In fondo Mist era pur sempre una ragazza, anche se a volte sembrava fredda. Il pensiero che Mist potesse avere qualche debole per l’eletto, lo irritava. Non era lui la persona adatta per lei.

In quel momento, entrò Brock, seguito da Natashia.

-         E’ ora- disse solamente e i ragazzi lo guardarono seri, mentre prendevano i loro zaini.

Erano lì, tutti insieme ancora una volta, con una nuova missione che avrebbe visto un solo vincitore.

 

CONTINUA…

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Luuungo, non credete? Beh, però volevo terminare questo capitolo proprio in questa parte. Va beh, all’incirca, suppongo che manchino solo due capitoli al termine. Ma ci pensate? Dopo anni, finalmente questa fan fiction conoscerà la parola fine…ma non ci posso credere, eh eh!

Uhm, credo che ci siano ancora alcune discordanze con i capitoli precedenti…ma dopo tanto tempo, molti passaggi li ho dimenticati…scusate (U_U)’.

Allora, al prossimo capitolo! Bye!

By Ya-chan

   
 
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