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Autore: Vampiresroads    19/09/2012    2 recensioni
Un ultracinquantenne stanco del suo lavoro del musicista e il suo collega con ancora troppa voglia di saltare su quel palco.
Le idee si contrappongono in un dialogo in cui nessuno dei due vuole mollare la propria idea, ma in entrambi c'è il forte desiderio di dare il meglio e ricavarne la vita migliore.
Chi convincerà l'altro?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Il passo di Joey iniziava a farsi pesante e sempre più frequente, le finestre erano sigillate e lui non aveva di certo voglia di aprirle, l’aria era irrespirabile mentre la tensione strappava via le ossa dalla pelle di Will.
“Non abbiamo altro da dire? Che vuol dire che non abbiamo altro da dire?”
“Joey, non c’è rimedio. Sono trentadue anni che suoniamo insieme; non dico che ho perso la voglia o la forza, dico che c’è sempre una fine e che questa è la nostra. Abbiamo sfogato la nostra rabbia da adolescenti repressi, abbiamo messo la nostra parte in tutte le proteste possibili ed inimmaginabili, abbiamo affrontato ogni argomento ci fosse venuto in mente, ora siamo apposto. Rassegnati, è ora di smettere di cacciarsi nei guai.”
“Cosa vuoi fare, arrenderti? Fermarti? Finire nell’oblio?”
La voce di Joey si manteneva calma nonostante l’ansia immergesse la stanza in un clima tutt’altro che calmo.
“No, amico, calmati, semplicemente voglio uscire di scena con un gran finale, arrancarsi ai vecchi tempi non sarebbe altro che una perdita di dignità!”
Joey continuava a scuotere la testa in modo ossessivo e nervoso.
“Ah, ho capito! Adesso capisco cosa intendi…” fece una lunga pausa, forse per rimettere a posto i pensieri e non mischiarli con l’agitazione. “Vuoi tornare sottoterra! Vuoi tornare a zappare per preparare il palco a quelli che ci sostituiranno, a quelli che calpesteranno le nostri fronti…” piegò lo sguardo per esser sicuro che il suo alzare il tono non venisse sprecato. “di nuovo!”
“Deve succedere prima o poi, ma si ricorderanno di noi. Certamente, qualcuno ci sostituirà, dobbiamo accettarlo, ma se chiudiamo qui ci sarà ancora qualcuno a ricordarsi di noi come: ‘Gli eroi della società, quelli  che non hanno mai perso le palle, quelli che avevano sempre la risposta giusta, quelli che hanno saputo rimanere umili dopo anni e anni di successo.’  Qualcuno ci ricorderebbe ancora così, oh sì, eccome se lo farebbe, anche quando qualcun altro sarà al posto nostro!”
“Sai che ti dico, io non voglio esserci quando succederà. Ti rendi conto della cazzata che stai dicendo?”
“Beh, voglio proprio vedere se riesci a smentire una sola parola di quello che ho detto!”
“Ascolta, non voglio…”
“Vedi? Vedi? Non puoi! Ora inizierai a trovare tremila scusanti per giustificare il fatto che ho ragione e che non puoi provare il contrario! Avanti, ammettilo, rendi l’agonia meno straziante!” Il tono di Will si faceva man mano più pesante, ricordava tanto quello di un bambino che vuole un nuovo gioco e che farebbe di tutto pur di averlo.
“Dici che non abbiamo idee?” ora anche il volume della voce di Joey si stava alzando, la voce di un uomo nervoso che spiega al figlio che non può avere ogni gioco, ogni singolo sfizio, senza fare alcuno sforzo. “Dici che non abbiamo nulla da dire, eh?  Allora stammi bene a sentire.”
Will si sedette e svogliatamente calmò la voce, aspettando il solito discorsetto che un padre farebbe al figlio che ha troppo insistito per qualcosa di estremamente futile, senza davvero ascoltare.
“Prendi un concerto, un semplice concerto. Un classico concerto, il solito concerto, uno dei tanti che abbiamo fatto.
Bene, pensa alla gente, ai nostri fans. Pensali, uno per uno.
Ricordati dei loro occhi, ricorda quando il nostro obiettivo era quello di prendergli l’anima, fargli dimenticare tutto, tutto il possibile.
Ricordati quando ci facevamo sentire, riuscivamo ad entrare dentro di loro.”
“Okay, sì, ma tutto questo cosa c’entra?”
“Per entrare dentro di loro devi nascondere tutto quello che hanno provato. Pensaci Willy, pensaci, quante ne hanno passate? Ogni singola persona che vedi ha una storia, una storia diversa.
Pensa a quante ne abbiamo passate solo io, te e Gig insieme.
Pensa a ogni ragazzino che racconta delle avventure di una delle sue tante estati ad un amico, pensa ad ogni notte insonne che hai avuto perché quel pensiero di un sentimento tanto assurdo ti tormentava, moltiplicalo per ogni anima che ha camminato, cammina e camminerà ora su questa Terra.
Pensa ad ogni coincidenza, ad ogni racconto di figure di merda sul palco e alle risate che gli altri non riuscivano a trattenere.
Ognuna di quelle persona ha una cosa di diversa da dire, anzi, centinaia di cose da dire.
Non ci sarà mai la storia di un uomo uguale ad un’altra, mai.
Ricorda quando ai nostri tempi dicevamo che si sarebbe trattato di qualcosa che non avremmo nemmeno potuto immaginare.
E no, non dirmi che non ricordi, ammettilo che ci pensi ancora. Ammettilo che pensi di aver avuto una vita speciale. Una vita che nessuno sarebbe in grado di raccontare.
Bene, ora moltiplica le tue emozioni per sette miliardi, hai ancora il coraggio di dirmi che non c’è nulla da dire? Nessuna cosa da raccontare?
Un gruppi si arrende quando è sottoterra, noi stiamo spiccando il volo giusto ora.
Hai ripetuto fino allo svenimento che della nostra vita ne avremmo fatto un album, il più bello degli ultimi cent’anni. È ora di scavare nella memoria, disseppellisci il William che ha fondato questo fottuto gruppo e confrontalo con il William cresciuto e fatto, uniscili nell’unione più potente di sempre. Prendi i tuoi ricordi e scrivi. Scrivi, scrivi, scrivi, finché non ti sanguinano le mani e oltre, hai così tanto da dire ancora. Tutto quello che mi hai detto in questi anni è quattro volte quello che abbiamo già scritto e figurati ciò che hai dentro!
Non basta questo per restare nella storia, serve parlare. Vuoi davvero morire senza aver parlato?”
Joey attese la risposta dell’amico, che, come si aspettava, fu un silenzio umiliante.
“Will, guardami negli occhi e dimmi che questo è il tuo ultimo capitolo.”

Will alzò gli occhi, le sue pupille erano perfettamente centrate dentro quelle dell’amico.

“Joey, sei un fottuto cazzone.
Chiama Gig, il manager e la casa discografica, abbiamo un album da scrivere!”
Un sorriso fiero e soddisfatto colorò l’atmosfera e il volto di Joey: “Sapevo non mi avresti abbandonato.”

  
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