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Autore: Mary West    20/09/2012    2 recensioni
Aspettarono qualche minuto, poi un urlo disumano squarciò il silenzio e tutti e sei corsero verso l’edifico esploso. Tony atterrò brutalmente sul pavimento ricoperto di detriti e si guardò intorno; sentì una mano artigliargli i capelli e sollevarlo bruscamente da terra e i suoi occhi videro con terrore quello che era appena successo.
[Alternative Finale ~ Tony/Virginia ~ hints Bruce/Natasha]
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pepper Potts, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The first prize
 
Era quasi l’alba quando Tony aprì gli occhi, quella mattina fresca e grigia. Il cielo fuori dalla stanza era di piombo, vagamente illuminato da qualche raggio ambrato.
Blu e rosso.
Immediatamente qualcosa scattò nel suo cervello e collegò in modo diretto e inevitabile quella dicotomia cromatica a qualcos’altro. Qualcun altro.
Chissà cosa stava facendo lei, in quel momento. Era molto presto eppure Tony era certo che anche lei fosse sveglia, nel loro letto, nella villa a Malibu. Probabilmente, proprio come lui, se ne stava stesa fra le lenzuola grigio perla con le spalle scoperte e i capelli ramati a carezzare dolcemente il cuscino, pensando a lui; perché non riusciva mai a dormire bene se lui non era con lei, men che meno quando era da un’altra parte del mondo per rischiare la vita, mentre lei doveva starsene buona e tranquilla a casa, ad aspettare che lui facesse ritorno, con l’armatura ammaccata qua e là e il suo sorriso smagliante e compiaciuto di quando aveva avuto la meglio contro qualcuno. E allora loro ridevano e stavano ore seduti sul divano e lui le raccontava come si erano svolti i fatti, azione per azione, sull’onda dell’emozione e dell’entusiasmo, e lei scuoteva la testa, divertita e sollevata, e gli medicava le spalle e disinfettava il viso e poi si addormentavano lì, ancora ridendo e sempre abbracciati.
La mano di Tony scattò istintiva verso l’altro lato del letto e provò un moto di stupida delusione quando si rese conto che era freddo e vuoto. Sospirò pesantemente e si alzò verso l’armadio, scrutando pensieroso l’armatura. Di lì a poche ore sarebbe finalmente iniziato l’ultimo scontro con i Chitauri e, sebbene Thor continuasse a difendere il fratello, l’unica cosa che Tony voleva era spedirlo dritto nelle celle dello S.H.I.E.L.D. e non vederlo fuori da lì per il resto della sua vita.
“Stark?”
La voce pacata di Rogers gli giunse alle orecchie flebile e irritante come al solito. Roteò esasperato gli occhi al cielo e represse l’istinto di prenderlo a parolacce. Poco male, dato che probabilmente non ne avrebbe capita una: Tony era piuttosto sicuro che, ai suoi tempi, gli insulti più gravi che si rivolgessero le persone fossero “idiota” e “stupido”. Dato che era di Rogers che stava parlando, era ancora più probabile che non avesse mai offeso nessuno se non con la parola “sciocchina”, accompagnando magari l’affronto con una risatina bonaria. Disgustoso.
“Cosa vuoi, Rogers?” chiese a denti stretti, sulla punta della lingua ancora pronta la cascata di ingiuri.
“Ti vuole Fury” replicò Rogers e Tony fu lieto di sentire nella sua voce un’inclinazione nervosa. Adorava innervosire la gente; Pepper gli diceva sempre che era una delle cose che gli riuscisse meglio.
“Arrivo. Grazie, signor Capitano” rispose con tono noncurante, lisciando la sua voce di una melliflua sfumatura di puro sarcasmo. Il suo sorriso si fece ancora più compiaciuto mentre i passi del Capitano gli risuonarono scontrosi da fuori la porta. Aspettò qualche istante, prima di vestirsi e raggiungere gli altri nel salone.
I suoi occhi grandi e scuri si soffermarono leggermente sui suoi compagni d’avventura e una scintilla maliziosa gli incurvò le belle labbra piene quando il suo sguardo si posò sulle mani vicine di Natasha e Bruce. Non vedeva l’ora di raccontarlo a Pepper, non ci avrebbe mai creduto. Al suo pensiero, sorrise con più dolcezza.
“Tutto bene, Stark?” gli chiese Rogers, perplesso.
Tony si morse la lingua. Ma non si faceva mai i fatti suoi?
“Certo, Rogers” replicò sicuro. “Io non ho mai problemi.”
Steve gli lanciò uno sguardo spazientito e si rivolse con più serenità a Nick.
“Fury, Loki a che ora scaglierà l’attacco?” chiese in un tono serio e professionale che, secondo Tony, era veramente inappropriato se messo in relazione con la ridicola calzamaglia stile Peter Pan che indossava e che, aggiunse con un pizzico di tronfia malizia, metteva in chiara evidenza gli effetti catastrofici che l’ibernazione aveva avuto sul suo falso fisico imbottito di siero.
“Tra molto poco. Preparatevi, dobbiamo disporci per la battaglia. Phil” continuò rivolgendosi all’agente Coulson. “mostrargli le posizioni sulla carta.”
Phil si mosse con disinvoltura e tirò fuori da una borsa una carta, iniziando ad indicare i punti cruciali sul foglio. Tony ascoltò abbastanza dei primi dieci minuti per concludere che, affrontato dalla voce decisa e dolce di Pepper, l’argomento sarebbe parso molto più interessante e degno di attenzione; così estrasse il cellulare dalla tasca dei pantaloni e le scrisse un messaggio.
Buongiorno, signorina Potts! È in riunione?
Giocherellò con i tasti finché, dopo pochi secondi, giunse prontamente la risposta.
Mattina libera di riunioni. Solo carte e telefonate… tu?
Tony sorrise, sicuro della risposta alla parola che stava per scrivere.
Riunione.
E infatti…
Sei in riunione e parli con me?! Smettila subito e concentrati!
Sta parlando Coulson!
Phil? E perché non lo ascolti?
È noioso. E smettila di chiamarlo Phil.
Non sei in gita scolastica, non ti deve divertire: ti deve informare per aiutarti a salvare il mondo.
La fai molto più seria.
“Stark, ti spiace esprimere la tua opinione in proposito?”
La voce di Fury attirò brutalmente la sua attenzione e Tony alzò il viso dallo schermo, assumendo un’espressione di adorabile finta innocenza.
“Sono d’accordo con Bruce” asserì solenne, ignorando con decisione lo sguardo sprezzante di Trilly a stelle e strisce. Bruce strabuzzò gli occhi, perplesso, e Phil sorrise, notando il telefono.
“Tony, devi stare attento” continuò Nick irritato. “Si tratta della salvezza del mondo.”
“Lascia stare, Fury” intervenne gelido Rogers. “A lui non importa niente della terra. L’unica cosa che conta è se stesso… non c’è nessun altro per cui lotta, se non la salvezza personale o la gloria eterna… è solo uno sbruffone.”
Tony digrignò i denti, serrando con forza la mascella. Le dita si strinsero pallide e convulse attorno al manico della valigetta, pronte a scattare. Prima che la mano balzasse, avvertì una vibrazione nella tasca e lesse di sfuggita le parole sullo schermo.
Fai il bravo, per favore.
Respirò profondamente e chiuse gli occhi. Quando li riaprì, Rogers era ancora lì, con gli occhi accusatori e la mano stretta a pugno attorno al manico della sua patetica padella colorata. Non aspettava altro che lui.
Tony sentì le dita rilassarsi e l’aria tornò ad entrare pura nel suo petto. Le dita si rilassarono e la valigetta scivolò per terra.
“Tu non sai niente di me, Rogers” sputò fra i denti. “Niente.”
Si alzò bruscamente e la sedia cadde alle sue spalle. Riprese la valigetta e si rivolse a Phil.
“Qual è la mia posizione?” chiese gelidamente.
Phil indicò un punto in cima alla Stark Tower. Tony rise beffardo.
“Sulla mia Tour Eiffel. Grandioso. Buona fortuna a tutti, signori” concluse mellifluo, sottolineando con cura l’ultima parola e rivolgendo uno sguardo sarcastico a Rogers.
Uscì senza dire una parola e, all’ora prestabilita, era al suo posto, sulla cima della sua nuova bambina. Da lì, riusciva a vedere l’ombra verdastra di Bruce e la patetica tutina di Rogers. Ridicolo, pensò con uno sbuffo. E pensare che l’ultima volta che era stato lì, ci era stato insieme a Pepper; che disastrosa involuzione.
“Stark, sei pronto?”
Ma perché sempre lui? Tony prese seria nota di trovargli una donna su cui potesse sfogare tutta la sua repressione stile anni ’40, una volta finita la missione.
“Sì, Rogers, smettila di fare la baby-sitter” replicò gelido.
Sentì il respiro di Mister Simpatia farsi più pesante, come se stesse concentrandosi per non andargli incontro e sbattergli in testa la sua stupida padella, quando un’esplosione irruppe poco distante da loro. Tony alzò lo sguardo, incuriosito e seccato, e intravide la chioma cespugliosa di Natasha andare incontro al punto dell’esplosione, essendo la più vicina alla zona. Poco lontano dalla torre, Tony riusciva a vedere le persone correre incontro alle lastre che Fury aveva fatto piazzare per lasciare libera la zona. 
Aspettarono qualche minuto, poi un urlo disumano squarciò il silenzio e tutti e sei corsero verso l’edifico esploso. Tony atterrò brutalmente sul pavimento ricoperto di detriti e si guardò intorno, prima di percepire delle corde metalliche bloccargli le braccia e gettarlo in ginocchio. Un dolore lancinante gli invase il petto e gridò, tanto forte che sentì lo stomaco contrarsi e le corde vocali bruciare, stringendo negli occhi invasi dalla sofferenza lacrime di spasimo. Finalmente il dolore svanì e riaprì gli occhi. Respirava pesantemente con il viso poggiato sul rivestimento metallico e il sangue che gli colava da uno zigomo. Avvertiva una sensazione di vuoto al livello del ventre e un’incrinatura singolare gli gonfiava le costole. Improvvisamente, il casco rotolò con un suono agghiacciante lontano da lui; sentì una mano artigliargli i capelli e sollevarlo bruscamente da terra e i suoi occhi videro con terrore quello che era appena successo.
Bruce ringhiava feroce e ferito, intrappolato in una fitta trama di corde e lacci elettrici; Phil e Natasha erano quasi stesi sul pavimento, con le mani e le gambe legate; Thor aveva le braccia bloccate da due esseri disgustosi e Clint era bloccato vicino ad un pilone mezzo distrutto, con la corda dell’arco che gli premeva la gola. Steve era proprio di fronte a lui, incatenato, come lui, e con il respiro affranto.
La voce glaciale che aveva imparato ad associare al pericolo e alla comunella con i suoi amichetti di viaggio gli graffiò i timpani da molto più vicino di quanto desiderasse.
“Da quanto tempo, Stark.”
Avvertì le parole biforcute sputate dalle labbra che gli sfioravano l’orecchio sanguinante e le dita affilate di Loki strinsero con violenza la presa ai suoi capelli. Tony represse coraggiosamente il dolore e serrò la mascella, fino a sentire i denti schioccare in modo sinistro e dolente.
“Ciao, Bambi… ti sono mancato?” domandò incurvando appena le labbra nella pessima imitazione di un sorrisino di scherno, mal venuto a causa della morsa alla testa.
“Certo, Stark… anch’io, spero…” rispose carezzevole e Tony avvertì il proprio respiro accelerarsi improvvisamente. L’aria intorno a loro sembrò tingersi di una sgradevole sfumatura di viola. Natasha prese a tossire con violenza dal panno che le ricopriva la bocca e Bruce ringhiò feroce, scagliandosi contro le funi che lo trattenevano, invano.
Loki scoppiò in una risata vuota e tronfia.
“Ah, Stark, Stark, Stark… i tuoi amici sembrano impazienti di portare a termini i giochi, mi sembra. Vogliamo accontentarli?”
Tony era convinto che non ci fosse nulla di buono in quella proposta, ma la domanda di Loki era evidentemente retorica e solo Rogers, che continuava a scuotere la testa nella sua direzione come per volergli suggerire la risposta, poteva non averlo capito.
Così Tony rimase fermo e la presa ai capelli lo trascinò pochi passi indietro, facendolo ricadere di nuovo in ginocchio accanto a due leve massicce. Loki schioccò le dita e Tony sentì le catene trascinargli le mani verso quelle leve. La destra sulla prima, la sinistra sulla seconda.
“Stark, ti è sempre piaciuto fare la prima donna e ho pensato che fosse giusto che fossi tu a decidere le sorti del mondo…” sibilò Loki e prese a camminare per la stanza, continuando a sorridere soddisfatto. Superò Rogers e Bruce e lanciò uno sguardo sprezzante e compiaciuto a Thor. Si avvicinò a Natasha, che ancora era scossa dai violenti singulti, per l’aria tossica che non riusciva neanche a respirare, e le afferrò la mascella nella mano. Bruce ringhiò sempre più forte, ma le catene non fecero altro che stringerglisi con forza sulle braccia e cominciavano a lasciare segni scuri e profondi sulla pelle bulbosa di Hulk. Loki rise di nuovo e fece cadere di nuovo il volto della ragazza sul pavimento. Tornò vicino a Tony e gli posò le mani sulle spalle imbottite di ferro, rivolgendosi ai Vendicatori in trappola.
“Sapevate di non poter vincere contro di me” sibilò dolcemente. “Nessuno può. Lo sapevate anche voi… io sono invincibile” continuò con voce sempre più bassa e i suoi occhi si fecero chiari e sporgenti. “Sarebbe finita così in ogni caso…”
Thor urlò e scosse le braccia con veemenza, senza riuscire a liberarsi.
“Che tu sia maledetto!” gridò affranto e le sue iridi sembrarono luccicare, rancorose.
Loki lo guardò superiore e rise, rise, rise ancora e Tony sentiva quella risata vittoriosa, crudele, ricca di quella disgustosa gioia rimbombargli nelle orecchie milioni di volte, riempiendogli la testa, il cervello, il petto…
“Smettila!” ringhiò feroce e finalmente Loki si fermò. Abbassò lo sguardo, pregno di una soddisfazione particolare, come derivante da un piacere immenso, ma inaspettato, e si strinse la mani, come in un applauso finto e vuoto.
“Stark…” sussurrò sorpreso. “Tu mi stupisci. Non pensavo potessi perdere il tuo buon umore… insomma, non ti nego che cotanta ira mi sorprende e non ti nascondo neanche che è proprio questo il punto a cui volevo arrivassimo… ma così sciupi la mia sorpresa…”
Posò ancora una volta le mani sulle spalle di Tony e colpì con un calcio disinteressato un oggetto ai suoi piedi. Tony lo guardò speranzoso: poteva essere un arma, o magari un frammento abbastanza spesso da poter essere utilizzato come tale o… al diavolo, era la padella di Aurora.
“Guarda qui, Tony” gli bisbigliò Loki all’orecchio e Tony si sentì quasi mancare il respiro, per l’ansia assurda che aveva cominciato a invadergli il petto. Alzò lo sguardo e vide su due schermi davanti a tutti loro due diverse immagini: sul primo, quello a destra, si vedevano persone comuni camminare per le strade in varie città del mondo; sul secondo, e Tony smise di respirare, si vedeva la sua villa a Malibu.
“Ho piazzato dei piccoli congegni esplosivi” iniziò Loki con voce fintamente noncurante che voleva mascherare il rivoltante compiacimento che lo percuoteva, “in cento capitali mondiali. Poi, ne ho messo un altro, particolarmente potente, in California… a Malibu” disse in tono giocoso, come un bambino falsamente ingenuo e troppo cresciuto che si stava divertendo con il suo passatempo preferito. “La prima leva, quella che stringi con la mano destra, farà scoppiare i cento congegni che ho piazzato nelle capitali. La seconda, quella che stringi con la sinistra, farà scoppiare il congegno nella sua lussuosa e accogliente villa californiana.”
Concluse con tono infantile e si allontanò per gustarsi l’espressione di pure terrore sul viso di Tony.
“Ah, dimenticavo di dirti che, se non tirerai giù nessuna delle due leve, scoppieranno tutti i congegni fra quindici minuti.”
Tony chiuse gli occhi e aprì la bocca, come per cercare di idratare le sue gengive sanguinanti, la gola arsa, le corde vocali vibranti dallo sforzo. No, non quello. Tutto, ma non quello. Non lei.
“Perché l’hai fatto?” sputò fra i denti e Loki rise appena, così schifosamente compiaciuto e Tony odiò con tutto se stesso quell’espressione di mera gioia tronfia e perfida.
“Stark, volevi distruggermi? Ora io distruggo te.”
Chiuse gli occhi e cercò di pensare. Ma non c’era nulla da pensare, maledizione! Non poteva scegliere nulla, non poteva: come poteva spingere una di quelle leve? Scegliere quale? La Terra o lei?
“Stark, tira la prima!”
La voce di Rogers, che cercava di divincolarsi con energia dalle sue trappole, lo fece violentemente trasalire e lui lo ignorò. Rogers non capiva, esattamente come poche ore prima. Lui non sapeva.
“Te la compro io un’altra villa… tira la prima leva!”
Il capo di Tony cadde mollemente sul petto e lui respirò, trattenendo le lacrime ingiuriose e umilianti che gli bagnavano gli occhi di sofferenza e mortificazione.
“Buono, Capitano, buono…” disse Loki e sbatté giocosamente una mano sulla spalla di Rogers. “Capisco che tu e Stark non andiate d’accordo, ma non essere troppo frettoloso… Stark ha i suoi buoni motivi… per essere agitato e indeciso… non è vero, Stark?”
Tony strinse i denti e guardò di nuovo gli schermi, contorcendo la bocca in una smorfia furiosa.
“Cosa ne sa, la nostra bella addormentata, di te? Lui è vissuto troppo tempo fa, non è vero?”
Aveva preso a camminargli attorno e Tony si sentì la testa girare e improvvisamente l’armatura divenne troppo piccola e soffocante e fredda. Voleva togliersela e sentire le sue mani, minute e calde, a contatto con la pelle bisognosa del suo tocco adorante e profumato.
“Quando c’era la guerra e si combattevano solo? Cosa ne sa… dell’amore?”
Tony trasalì ancora e l’immagine luminosa del viso perfetto di Pepper si sostituì sullo schermo all’esterno della sua villa. Dio, quant’era meravigliosa.
“Come può giudicarti” e il suo tono si fece così pungente da diventare lesivo. “quando non sa nemmeno chi sei, come combatti, per chi?”
“Lasciala stare” stridette feroce. Loki lo guardò altezzoso, una scintilla sardonica a illuminare i suoi occhi da assassino.
“Oh, Stark, e perché mai? Te lo concedo, è una bellissima ragazza e anche io, se fossi in te…”
“LASCIALA STARE!” stavolta gridò e sentì Rogers sussultare a fianco a lui. “Non ha fatto niente” continuò e il suo tono divenne basso e ragionevole. “Prendi me e uccidimi, fammi tutto quello che vuoi… ma lascia stare lei… ti prego” sussurrò implorante e il suo sguardo si velò di uno strato di insofferente dolore.
“Stark” riprese Loki e anche lui sembrava ragionevole, tranne il fatto che stava per uccidere milioni di innocenti e conquistare il potere sul mondo intero, per sottoporlo al suo dominio crudele ed era tutto fuorché ragionevole, insomma. “Credimi, non ho alcun interesse nell’uccidere quella splendida ragazza… tra l’altro, lo confesso, è davvero meravigliosa e fonti autorevoli mi hanno assicurato che è anche molto dolce e innamorata di te… non che capisca per quale diavolo di motivo, ma è così. Ma Stark, siamo onesti: ucciderti? E perché mai dovrei, quando posso farti molto più male privandoti della tua prima ragione di vita? Della tua speranza, il tuo motivo per vivere ancora?”
Le sue parole, perfide e aguzzine, perforavano la fronte di Tony, sottili e appuntite, pungendo astiose ogni parte del suo corpo, fino ad arrivare al suo cuore.
“Ma potresti anche non scegliere, bada bene che non sarebbe affatto negativo… avevo previsto qualcosa del genere e non ti nego che si è innescata un’immagine davvero edificante, in cui l’indecisione ti porta fino all’ultimo secondo a non premere nulla e allora, BOOM!, vedrai perdere tutto... in un solo istante. O potresti scegliere di salvare il mondo, certo, voi supereroi ragionate così… e poi correre dalla tua bambina e metterla in salvo. Conta che hai dodici secondi dal momento in cui tiri la prima leva per volare a più di dodici miglia da qui, con solo il dodici per cento di energia… nemmeno Iron Man può farcela.”
“Stark, tira…”
“Taci, Rogers!” la sua voce uscì con rancore dalle corde vocali piuttosto sopraffatte e distolse lo sguardo dallo schermo. Non voleva vedere Pepper, non poteva, non quando stava per condannarla a morte. Non quando stava per perderla per sempre.
Loki si sedette accanto a lui e lo guardò.
“Ora scegli, Iron Man… il genere umano o la tua bimba?” sorrise petulante e tornò fra lui e Rogers. “Il mondo in cui vivi o quello per cui vivi? La salvezza della terra” si avvicinò a lui e gli sfiorò avido l’orecchio. “o… Virginia?”
No, no, no. Non era vero, non poteva essere vero. Quando aveva deciso di cambiare per il mondo e passare dall’altro lato della spiaggia, nessuno gli aveva detto che i rischi sarebbero stati così alti. Lui non poteva perdere così tanto.
Ma poteva davvero distruggere il mondo? Solo per il suo egoismo, per non soffrire e morire dentro? Cosa poteva fare?
Nella sua mente brillante e geniale, si affacciò timida, ma compiaciuta un’altra delle sue pessime idee e la vagliò con stupore.
Conta che hai dodici secondi dal momento in cui tiri la prima leva per volare a più di dodici miglia da qui, con solo il dodici per cento di energia… nemmeno Iron Man può farcela.
Certo che Iron Man non poteva. Ma Tony Stark .
Lui poteva tutto… insomma, era Tony Stark.
Dodici secondi… dodici miglia… dodici per cento…
La mano destra si strinse attorno alla prima leva e sollevò appena un ginocchio, ignaro degli sguardi di tutti i presenti su di sé. Poteva sentire il respiro di Loki sul collo.
Serrò la mascella e respirò. Sì, sì, sì. Poteva farcela. Doveva farcela.
Annuì fra sé e lo fece: la mano destra scattò sulla prima leva e sentì il pulsare ritmico e tintinnante di un esplosivo al suo conto alla rovescia. Le ginocchia scattarono nello stesso istante e, con una forza che non avrebbe mai creduto di possedere neanche da Iron Man – il che era veramente, veramente ma veramente sbalorditivo – si liberò delle catena e saettò come un fulmine fuori dalla stanza.
Dodici.
Allungò le gambe più che poté e ignorò le milioni di voci che iniziarono a rimbombargli nella testa.
Undici.
Poteva ancora sentire la risata di Loki. Poteva già vedere gli occhi di Pepper.
Dieci.
Scosse anche le braccia, con violenza, e superò centinaia di edifici, senza ragionare.
Nove.
Ormai era completamente andato e sembrava aver perso ogni senso. In tutti i sensi.
Otto.
Ancora pochi istanti e sarebbe arrivato, a costo di impazzire.
Sette.
Qualsiasi cosa, qualsiasi cosa, ma non lei. Anche se stesso. Ed era tutto dire, per Tony Stark.
Sei.
Ma quanto distava Malibu dai limiti della California?
Cinque.
Decise nell’immediato che, appena tutta quella seccante faccenda si fosse conclusa, avrebbe proposto a Pepper di trasferirsi a Timbuctu. Lì non l’avrebbero mai trovata.
Quattro.
Ancora poco, ancora poco…
Tre.
Posso farcela.
Due.
Casa. Finalmente.
Uno.
Ruppe due vetri nell’entrata e il braccio metallico si avvolse attorno alla vita di Pepper, trascinandola via da lì.
Zero. Boom.
Tutto esplose attorno a loro e sentì la voce roca di Natasha chiamarlo, ma non riusciva a rispondere. Strinse la presa su Pepper e riprese la strada appena percorsa, tornando sui suoi passi. Dodici secondi ed era di nuovo lì.
Ma le forze l’avevano quasi abbandonato e lui e Pepper scivolarono mollemente sull’asfalto. L’armatura si scontrò violentemente con la strada e Tony vide una luce accecante prodotta da un piccolo cubo azzurro accanto a lui.
Oh, no.
Si allontanò da lì e fissò lo sguardo stanco sul vortice aperto. Il viso di Loki lo guardò beffardo prima di scomparire.
“Era l’ora” biasciò con voce rauca, sbattendo la testa sull’asfalto rovente. Chiuse gli occhi, incapace di aprirli per un istante. Poi si ricordò di Pepper e li riaprì. Si sollevò sulle ginocchia e si sfilò l’armatura, che aveva decisamente bisogno di una ritinteggiata e magari anche di un paio di ferri nuovi, e si avvicinò a lei. Pepper tossì brutalmente e Tony vide che era sporca di fuliggine e la camicia bianca che indossava si era strappata su una spalla, lasciando intravedere una bretellina semitrasparente. Gli shorts di jeans era piuttosto impolverati, ma integri.
“Stai bene?” le chiese in sussurro e intrecciò la mano con la sua.
Lei cercò il suo sguardo e annuì, sbattendo le lunghe ciglia sugli occhi celesti. Dio, quegli occhi. Aveva quasi temuto di non riuscire più a guardarli.
Si sollevò appena e le accarezzò il viso, portando le labbra a sfiorare le palpebre tremanti.
“Mi dispiace” le bisbigliò contro la fronte. Lei scosse la testa e sospirò.
“Non è colpa tua, stavolta. O almeno, lo spero.”
Tony scoppiò a ridere e scosse la testa. Quanto gli sarebbe mancato ridere con lei.
“Dovevo scegliere se far saltare in aria te o il resto del mondo. Ho pensato che tu eri più facile da portare in braccio… dovresti esserci abituata ormai.”
“Certo” concordò lei, sorridendo divertita. “Sta diventando una strana abitudine.”
“Be’, immagino che le donne dei supereroi siano sempre soggette a simili avventure… per poi essere salvate dai loro prodi paladini.”
Risero di nuovo, debolmente, e lei lo aiutò ad alzarsi.
“Stark!”
“Oh, mio Dio. Non ora” replicò Tony esasperato.
“Stark, sei un pazzo incosciente.”
“Rogers” disse Tony, voltandosi a guardarlo spazientito. “No. Sai leggere le labbra? O nella tua epoca parlavate ancora a gesti? No. Enne. O. No.”
“No cosa?” intervenne Thor, rigirandosi il Tesseract fra le mani con aria severa.
“No non deve rompere ancora. È incredibile come tu riesca ad esaurirmi così…”
“Pepper!”
“Phil!”
“Ancora?!”
“State bene?” disse Natasha, correndo incontro agli altri. Phil dietro di lei aiutava Bruce, che sembrava avere qualche problema di mobilitazione.
“Sì, grazie” rispose lei, sorridendole riconoscente.
Un silenzio carico d’imbarazzo cadde fra loro e Tony notò con una smorfia perplessa e infastidita lo sguardo curioso che Barbie bella addormentata rivolgeva alla sua donna.
“Bene… adesso andiamo a prenderci un drink.”
 
“Quello lo mangi?”
Natasha rivolse un’espressione vagamente disgustata a Barton, che continuava ad ingurgitare qualsiasi cosa gli capitasse a tiro senza discriminazioni di alcun tipo sui piatti.
“No” rispose nauseata e voleva aggiungere che, se voleva, poteva prenderlo, ma Clint si era già servito liberamente. Allora Natasha sospirò e si girò dall’altro lato.
“Puoi prendere il mio, se vuoi” le disse leggermente imbarazzato Bruce e Tony osservò che erano davvero un triangolo singolare e imbarazzante, in effetti. Diede un colpetto assolutamente involontario a Capitan Vecchiume, che, per un banale e beffardo scherzo del destino – o forse semplicemente perché Natasha sapeva davvero essere una peste quando voleva o perché Bruce avrebbe fatto carte falsa per non lasciarla seduta vicino a Barton da sola – era vicino a lui.
“Scusa” esclamò sorridendo e, senza guardarlo, avvolse con un braccio le spalle di Pepper, avvicinando le labbra alla sua testa.
“Tony” lo rimproverò lei dolce.
“Cosa?” chiese lui con sguardo innocente.
“Lascia in pace quel povero ragazzo.”
Ragazzo?! Scherzi? Sai quanti anni ha? Praticamente è più vecchio di me moltiplicato per te sommato a Jarvis e Natasha ed elevato alla potenza di Fury… roba da non credere. Ha vissuto la prima guerra mondiale… o forse la seconda, boh chissenefrega. Non sono un suo fan. E poi, chi lo sta torturando?”
Pepper sospirò divertita e sorrise, rassegnata per quella volta.
“Scusa.”
Tony alzò lo sguardo, perplesso, e fissò Rogers senza capire. Non gli sembrava l’avesse colpito.
“Oh, figurati, non me ne sono neanche accorto” replicò noncurante.
“Non per quello” rispose Rogers dubbioso. “Per quello che ho detto stamattina, e anche prima. Loki sarà stato anche un pazzo, ma aveva ragione: io ti ho giudicato senza conoscerti veramente, senza sapere niente della tua vita e non è giusto. Mi dispiace, non pensavo fossi così… insomma, non credevo che lei… be’, comunque, mi dispiace” concluse inquieto.
Tony rimase fermo, senza alzare lo sguardo dal piatto, arricciando le labbra nella bocca, sconvolto.
“Be’… non importa. Non è colpa tua, so di sembrare peggio di quello che sono” disse guardando Pepper che ricambiava con un’espressione fra il divertito e il curioso. Tony scosse la testa.
“Comunque io non dovevo e mi dispiace. Mi piacerebbe conoscerti davvero.”
Tony pensò che quella situazione stava decisamente degenerando e decise di porre fine, ancor prima che nascessero, ad eventuali scambi affettivi.
“Oh, be’… anche a me farebbe piacere. Ma devo dirti in tutta onestà che, anche se ti ringrazio per l’interessamento, tutta questa attenzione comincia a mettermi a disagio… insomma, capisco che sei stato ibernato per settant’anni e più e quindi le tue possibilità di frequentare esseri umani si sia notevolmente ridotta, ma non vorrei che tutto quel ghiaccio avesse operato qualche cambiamento fisico nel tuo corpo. Sappiamo tutti che sei abituato al siero, ma un freddo eccessivo può causare qualche mutamento indesiderato in precise parti del corpo e io, per quanto lusingato, non vorrei diventare vittima delle tue passione amoro-…”
“Stark, per l’amor del Cielo!” urlò Rogers esasperato e fu con soddisfazione che Tony individuò sulle sue guance un’imbarazzante sfumatura rossastra.
“Io stavo solamente preventivandomi da alcune tue plausibili tendenze che potrebbero verificarsi a causa di una duratura esposizione al freddo glaciale…”
“Smettila di usare paroloni difficili che non capisci, Stark… sei davvero…”
“… e che potrebbero mettere a repentaglio la mia sfavillante reputazione da playboy in tutto…”
“… è incredibile quanto tu sia stupido, davvero…”
“… insomma, nessuno vuole passare da Alex Hitchens ad Alexander….”
“… senti, Leonardo da Vinci, perché non la pianti di fare lo sbru-…”
“… io non faccio lo sbruffone affatto. Stavo solo cercando di rendermi disponibile nell’aiutarti a trovare qualcuno che finalmente si decida a deflorare una volte per tutte questa benedetta, stupida padella…”
“… questa storia della padella deve assolutamente finire! È uno scudo, Santo Cielo! E poi la mia vita sessuale non mi risulta sia affar…”
“… vita sessuale? Come puoi parlare di vita sessuale?! Insomma, è come se Cappuccetto Rosso parlasse di furbizia o Dorian Gray di rughe…”
“… tuo e comunque io non ho alcuna intenzione di sedurti… sarebbe oltremodo disgustoso…”
“… o Sherlock Holmes di matrimonio! Insomma, due cose che non centrano assolutamente niente l’una con l’altra e con la seconda che non esiste affatto nella vita della prima…”
“… ascoltami, Santo Cielo, Stark, faresti esaurire Hitler in persona…”
“… non mettere in mezzo i tuoi trascorsi in guerra, come se poi fossero esistiti sul serio e non fossero solo invenzioni intorno al tuo fisico di siero…”
“… se non la smetti subito…”
“… ascoltami tu, Bella Addormentata nei Ghiaccioli…”
“Oh! Embè?”
Entrambi si voltarono verso Phil che li guardava senza parole.
“Cosa c’è, Agente? Stavamo discutendo” spiegò Tony senza batter ciglio.
“Sì, certo. Ma ora basta e fateci mangiare in santa pace.”
Tony scosse la testa, turbato.
“Ho finito di salvare il mondo meno di mezz’ora fa, dovresti portare rispetto. Sono Tony Stark.”
Pepper e Phil scoppiarono a ridere, loro malgrado, e Tony li guardò, sorridendo conciliante.
“Bene” disse. “Fantastico. Non basta che un qualsiasi agente di un’agenzia dal nome ridicolo mi dia ordini, ora ci si mette anche la mia ragazza a farsi beffe di me.”
“Non prendertela, Will Hunting” rispose dolcemente Pepper e lui sorrise.
“Forse dovremmo andare a dormire” pronunciò Natasha, dopo che Bruce ebbe sbadigliato per la quarta volta.
“Dove?”
“Be’” intervenne compiaciuto Tony. “La Stark Tower è perfettamente funzionante, oltre che vicinissima. Dunque, io andrò lì.”
“Mi sembra un’ottima soluzione” sentenziò Rogers concordando. “Il che è assurdo dato che è stata proposta da te, ma poco importa. Staremo tutti benissimo.”
“Tutti chi?” chiese Tony, stupefatto.
“Tutti noi, ovviamente” replicò pratica Natasha.
Fu con qualche sforzo che riuscirono a convincere Tony e, dieci minuti dopo, erano tutti sulla cima della Stark Tower. Natasha si era appropriata della camera da letto, insistendo sul fatto che doveva essere occupata da Bruce, dato che era ferito, e lei si sarebbe assicurata che stesse bene, ignorando del tutto la smorfia di disapprovazione apparsa sul viso di Barton, che, a quel punto, si era ritirato nella prima stanza degli ospiti con Phil. Rogers e Thor si erano accaparrati la seconda e Pepper si era seduta sul tappeto del salotto, circondata da bende e bottigliette di acqua ossigenata.
Tony stava appunto per raggiungerla e aveva davvero tanta voglia di stendersi sul divano a fianco a lei e abbandonarsi alle sue mani e alle sue labbra e stava già pregustando la dolcezza dell’avvenimento, quando Rogers lo fermò.
“Comunque prima dicevo la verità… mi dispiace sul serio. E non solo per quello. Sai, io conoscevo tuo padre…”
“Lo so” replicò diretto Tony, con un scrollata di spalle. Rogers annuì.
“Sono certo che sarebbe fiero di te. Hai salvato tutti quanti… anche me, quindi… grazie.”
“Oh” rispose Tony. “Be’… prego. Neanche io come mi sono comportato bene con te.”
“Non giustifica il mio comportamento.”
“Be’, non ci pensare più” disse dandogli una pacca sulla spalla.
“Magari potremmo allenarci a boxe insieme. Natasha dice che sei una forza” aggiunse sorridendo. Tony sorrise a sua volta e annuì.
“Certo. Ora sarà meglio che vada, Pepper mi sta aspettando.”
Rogers sorrise più dolcemente.
“Certo… vai.”
“Bene, a dopo Rogers.”
“Oh, puoi chiamarmi Steve.”
“Steve” ripeté Tony perplesso. “Certo. Steve.”
“Steve” ripeté a sua volta lui. “Semplice, Stark.”
“Oh, be’, allora immagino che tu possa chiamarmi Tony.”
“Sicuro.”
“Bene.”
“A dopo, allora.”
“Oh, sì. A dopo.”
Conclusa quell’imbarazzante conversazione, Tony raggiunse lentamente il divano e vi si lasciò cadere sopra con un morbido tonfo.
“Sono a pezzi” affermò solennemente distrutto. Sentì la risata di Pepper accarezzargli le orecchie. Le sue dita presero a sfiorargli dolcemente la fronte, dove un taglio profondo scolpiva la pelle perfetta, e Tony sospirò, beandosi del suo tocco.
“Grazie per avermi salvata” gli sussurrò sulle labbra e lo baciò. Tony rispose al bacio e fu l’estasi più pura.
“Tutte le volte che vuole, signorina Potts. Le Stark Industries mettono al primo posto l’approvazione delle loro clienti.”
Lei rise ancora e per un istante si guardarono.
“Ti va di raccontarmi com’è andata?”
Lui sorrise, facendo scivolare un braccio attorno alla sua vita, e cominciò a parlare. 































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Buonasera! Dunque, dunque eccomi con la mia prima storia in questo fandom :)
Si tratta di un fandom che ho imparato ad amare follemente da poco e credo che non me ne staccherò per un bel pochetto ;)
Un piccolo finale alternativo che spero risulti gradito ^^ Come si è capito, amo Pepper e Tony e anche Steve, però a parte <3
Giusto qualche spiegazione: 
-Alex Hitchens è il protagonista di 'Hitch - Lui sì che capisce le donne' e Alexander il protagonista dell'omonimo film; 
-Will Hunting è il protagonista dell'omonimo film, un vero genio in tutto;
-l'allusione al numero dodici è per la scena iniziale del film.
Non credo ci sia altro da aggiungere. Spero sia apprezzato questo mio primo, umile tentativo. Non vedo l'ora di conoscere i vostri pareri! <3
Un bacio e alla prossima!

Mary 
   
 
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