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Autore: kateausten    20/09/2012    14 recensioni
Tremava.
Quello che Hermione ricordava molto bene della sua prima volta con Ron era il tremore del ragazzo. Quando ci pensava, prima che succedesse qualsiasi cosa, era sicura che si sarebbe ricordata di altri dettagli, come il giorno, il luogo, quale biancheria indossava e se a Ron era più o meno piaciuta. Ma quando ripensava alla sua prima volta il ricordo che le piombava addosso erano quelle labbra che non riuscivano a stare ferme e quel respiro incontrollato.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Tremava.

Quello che Hermione ricordava molto bene della sua prima volta con Ron era il tremore del ragazzo. Quando ci pensava, prima che succedesse qualsiasi cosa, era sicura che si sarebbe ricordata di altri dettagli, come il giorno, il luogo, quale biancheria indossava e se a Ron era più o meno piaciuta. Ma quando ripensava alla sua prima volta il ricordo che le piombava addosso erano quelle labbra che non riuscivano a stare ferme e quel respiro incontrollato.

Hermione si era accorta di quanto poco importassero tutte le informazioni che aveva letto sul sesso- lei era Hermione Granger e doveva essere la prima anche in quel campo- perchè tutte quelle informazioni si erano rivelate inutili nel momento stesso in cui Ron si era sdraiato delicatamente sopra di lei e aveva cominciato a tremare.
All'inizio lei si era quasi preoccupata, non riuscendo a capire cosa stesse succedendo al ragazzo che in otto anni di conoscenza non aveva mai mostrato una sensibilità maggiore a quella di un cucchiano.
Certo, lei lo amava anche per quello. Lo amava, lo aveva sempre amato perchè era Ron e non avrebbe mai permesso a nessun altro di stare li dove era lui in quel momento; a nessuno di guardare il suo corpo con quell'eccitazione mal celata negli occhi azzurri; a nessuno avrebbe mai permesso di tremare in quel modo.
Voleva dirgli qualcosa ma si trattene all'ultimo secondo. Il letto era comodo, la temperatura della stanza decente e il mondo intero probabilmente si era fermato, perchè Hermione era giunta alla conclusione che nessun altro poteva esistere, non in quel momento.
Certe volte, quando si concentrava bene- quando non era impegnata nella solita battaglia al Ministero per salvaguardare gli interessi degli Elfi domestici, quando non era impegnata a pulire le manine della sua Rose piene di cioccolata e vaniglia- chiudeva gli occhi e si abbandonava ai ricordi.

Si ricordava in modo preciso come tremavano le labbra di Ron perchè a un certo punto lei ci aveva messo un dito sopra, delineandone la forma.
"Hermione" aveva detto "Hermione".
E quando lui diceva il suo nome in quel modo, come se fosse il nome più bello del mondo, come se il suo nome fosse la chiave per risolvere un'enigma particolarmente complicato, la ragazza pensava che quel famoso cucchiaino si era allargato, diventando una copia di quei mestoli giganti che Molly utilizzava tanto spesso.
Si ricordava bene anche le spalle di Ron e i muscoli dei bracci, così tesi per lo sforzo di controllarsi, per non caderle addosso, per il tremore.
Il dolore arrivò all'improvviso, benchè lei avesse letto e si fosse documentata e avesse fatto di tutto affinchè questa cosa nuova non la spaventasse e non la cogliesse di sorpresa. Era Hermione Granger, dopotutto.
Ma, come poche altre volte nella sua vita, la teoria non era bastata.
Non era bastata quando era dovuta salire la prima volta su una scopa, non era servita la prima volta che aveva dovuto affrontare un branco di Dissennatori e non era servita neanche questa volta.
"Ti faccio male?".
"Un pò. Continua".

Sentirlo dentro di se era stato innaturale, almeno per i primi minuti. E quella fitta che non accennava a voler passare, minacciando di farle cadere lacrime amare.
Ma poi si rese conto di volerlo dentro di se. Voleva che si muovesse, che impigliasse le dita nei suoi capelli spettinati e crespi, che le respirasse in maniera veloce nell'incavo del collo, che tremasse contro di lei.
Come aveva fatto a non averlo voluto in quel senso per tutto quel tempo? Potevano morire e lei non avrebbe mai saputo cosa avrebbe significato stare con lui.
La guerra avrebbe potuto toglierle anche questo.
"Scusa".
"Non mi fai male".
Hermione ricordava di quando aveva cominciato a partecipare al movimento che Ron aveva impostato, che si muoveva lento sopra di lei, rendendo il tremore del ragazzo ancora più profondo.
"Stai bene?".
"Sto bene".

Quando Hermione ricordava gli ultimi momenti dell'atto, le veniva da ridere. Ricordava con tenerezza quella ragazzina piena di stupore, di piacere, di vita, sciogliersi come mai le era successo. Ricordava di aver pensato che quel momento sarebbe stato eterno, lei, Ron, quella stanza e quelle lenzuola madide di sudore. Che nessun evento avrebbe mai potuto superare ciò che era appena successo.
Ovviamente si sbagliava: bastava pensare alla nascita dei suoi figli o più semplicemente a un'altra giornata passata con Ron.
Ma c'era stata una particolare magia in quella situazione, niente a che vedere con quelle che facevano solitamente, che mai, mai sarebbe stata eguagliata da un'altra.
Il tremore di Ron era passato lentamente, via via che il suo corpo si rilassava accanto a quello di Hermione. Per i primi secondi non si erano guardati, poi Ron si era girato e lentamente le aveva spostato un ricciolo dal viso.
"Uao" disse "Miseriaccia".
Hermione ricordava anche di aver riso e di aver sentito un tuffo al cuore.
Era come se quello che avevano appena condiviso fosse qualcosa di immenso, qualcosa che gli altri non potevano arrivare a capire. Come un segreto fra loro e il mondo.

Aveva rivisto quel tremore nel corpo di Ron: quando avevano rifatto l'amore le prime volte, ancora con imbarazzo e inesperienza; quando era nata Rose e l' aveva guardata per la prima volta; quando aveva abbracciato suo padre per l'ultima volta.
Ron conservava quel tremore per le situazioni che non riusciva a gestire, che lo emozionavano in modo tale da non aver il controllo sul proprio corpo.
Forse era stato per colpa di ciò che avevano passato- di boschi gelidi e bacchette di sambuco-; o forse era stata semplicemente la maturità, quel periodo di cambiamento dal sapore dolceamaro; forse, la morte di Fred.
Tuttavia, ogni volta che Hermione vedeva quel tremore, non poteva fare altro che associarlo alla prima volta che lo aveva visto. E ripensarci, con quel lieve sorriso che hanno le persone quando bussa nella loro mente un ricordo lontano ma mai sbiadito.
Tipo in quel momento.
Era una fresca sera di ottobre e Hermione guardava Ron, appoggiato allo stipite della porta che la osservava con attenzione e apprensione, mentre lei si alzava dal letto con le mani sul pancione e una pozza di acqua ai piedi.
Tremava.

 

  
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