Anime & Manga > Durarara!!
Segui la storia  |       
Autore: PsycheLilith    20/09/2012    1 recensioni
Isabella e sua sorella Azzurra si sono appena trasferite a Ikebukuru dall'Italia, studiano alla Raira e troveranno pane per i loro denti ...
Genere: Comico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Eeeeeh! Credevate che Xiwan mi avesse ucciso definitivamente, vero?

Hahahaha no, ma ho rischiato grosso con la pubblicazione del “cavaliere ed il mostro” ciò non di meno è stata proprio lei ad aiutarmi a scrivere questo capitolo (soprattutto la parte lievemente hard). Spero vi piaccia questo spudorato capitolo ottavo.

 

Damn human …

 

E’ una gelida domenica mattina, dicembre è alle porte e io ho riesumato la mia amata giacca col pelo. E’ di un nero lucido, di finta pelle, e mi arriva alle caviglie. Sul bordo, sui polsi ed intorno al collo è ornata da candido pelo bianco, morbido e profumato.

E’ una gelida domenica mattina, e come tutte le domeniche posso dare sfogo al mio amore per i vestiti. Oggi ho messo quello nero che mi arriva a metà coscia, il collo alto protegge la gola dagli sbalzi di temperatura, le calze nere mi fasciano le gambe ed i miei nuovi stivali bianchi rompono la monotonia del total black.

Dicembre è alle porte, e si sente, il vento gelido mi pizzica le guance arrossandole lievemente e io ho perso la mia amata abbronzatura tornando ad essere pallida come un cencio.

Ho freddo ovunque, spifferi dispettosi penetrano sotto la cappa del mio giubbotto facendomi rabbrividire.

Solo un punto è caldo.

La mia mano sinistra.

Perché sì, è una gelida domenica mattina, dicembre è alle porte e Izaya mi tiene per mano.

Romantica come visione, eh?

“Perché stiamo correndo?”

Corro solo io, cara.

“Perché stai correndo?”

Non lo so.

“Perché Shizuo-kun ci sta inseguendo?” urla allarmata Xiwan.

Guarda chi ci tiene per mano.

“Perché quando ti fa comodo mi metti in mezzo?”

Tu ti fai troppe domande.

“E tu te ne fai troppo poche!”

Sento la mano di Izaya stringere più forte la mia mentre ci buttiamo in un vicolo evitando non so cosa, e non lo voglio sapere.

-Ti ho mai fatto notare che odio correre?- ansimo standogli dietro.

-Tu odi un sacco di cose!- ridacchia sovrastando le urla di Heiwajima-kun.

Che poi io non c’entro nulla! Che se la prenda con lui e fine, perché ci sono finita in mezzo?

“Ricapitolando … noi ce ne stavamo buone buone a guardare le vetrine in saldo e qualcosa ci ha trascinate via”

Quel qualcosa era Izaya, giusto?

“Temo di sì, capitano”

Bene, vice capitano, ricordami di ammazzarlo, più tardi.

“Sarà fatto”

Izaya mi strattona a se infilandosi in un vicoletto stretto tanto da non poterci stare accanto.

Tento di sbirciare la situazione da sopra la sua spalla, ma sono troppo bassa. San Bonaventura, dove sei?

-Pericolo scampato- sussurra lui serio.

-Idiota! Io che c’entro?- sussurro anche io. In quel vicolo cieco, stretto e lungo c’è un silenzio surreale, quasi fosse fuori dal mondo.

-Nulla, ma avevo voglia ti tirarti in mezzo- abbassa ulteriormente la voce, non lo vedo in faccia, ma temo che il suo solito sorriso non si sia ancora fatto vivo.

-Grazie, caro, sei un amico- sbuffo sistemandomi il cappello di lana bianca, che è un miracolo che non mi sia caduto.

Sta in silenzio, tenendomi ancora fra lui e il fondo del vicolo. È strano che stia in silenzio, e la cosa mi inquieta.

“Brutto segno, nessuna via di fuga”

Mi mordicchio un labbro screpolato, il sapore del rossetto mi da un senso di nausea.

Forse dovrei dire qualcosa, parlare, ma non so che dire. Così rimango zitta. Sono sempre stata a contatto con persone pericolose, il lavoro di mio padre me lo impone, so cosa significa saper tacere.

Non ho idea di quanto è passato, potrebbero essere trascorsi pochi secondi o ore.

I piedi mi facevano male stretti negli stivali inadatti alla corsa, le gambe mi gelavano sotto il cappotto, le guance mi tiravano per il troppo vento che avevano ricevuto.

Strofinai le mani contro le cosce tentando di scaldarle mentre mi perdevo ad osservare il mio respiro condensarsi contro la schiena di Izaya.

Quel silenzio, una persona comune l’avrebbe definito imbarazzante, io solo lecito.

Aspettare la soluzione di quell’enigma valeva il freddo e la fatica.

Finalmente, dopo quelli che mi parvero secoli, accennò a muoversi. Voltò il viso lentamente guardandomi da sopra la spalla. Serio. Dannatamente serio.

-Io non ti amo- dice cupo, muove appena le labbra sottili e il suo fiato caldo si condensa subito in una nuvoletta triste.

-Nemmeno io- gli ho risposto, conscia che la mia opinione a riguardo contava poco.

-Io amo tutto il genere umano- ha continuato -ma non amo te- quegli occhi, così simili ai miei, in tutto, dal colore allo sguardo a ciò che sta dietro, mi fissavano quasi disgustati -come non amo Shizuo-kun, come non amo Simon-san. Siete esseri umani troppo imprevedibili, troppo liberi. Voi vi ribellate alla scacchiera, uscite dal gioco- si voltò e mi sentii sovrastata, non solo fisicamente a causa del nostro divario di altezze, ma anche interioremente. Era come se la personalità egoista di Izaya stesse schiacciando la mia. Mi sentivo come se quel ragazzo tenesse in mano la mia anima, la parte più indifesa di me, la parte che avevo celato agli occhi di tutti il giorno in cui decisi di far a meno degli altri.

La teneva fra le mani, come la mela di biancaneve, rossa e succosa, e la osservava meschino e languido. Tentando di strapparle il segreto della sua fragilità. La accerezzava facendola sentire al sicuro, poi la stringeva nel pugno quasi a soffocarla. Quando giungeva al limite la lasciava riprendere fiato, in un gioco sadico che comprendeva solo lui.

A quei pensieri mi sentii incredibilmente attratta da lui.

Forse ha ragione Azzurra, forse più sono cattivi più mi piacciono.

Sentii una mano gelida accarezzarmi il viso, sfiorando piano col pollice le tre cicatrici.

Una.

Due.

Tre.

E poi risaliva. Una, due, tre.

-E’ vero quello che dicono su questa?- sussrurra a fior di labbra insistendo, quasi con cattiveria, sulla prima.

-Dipende, cosa dicono?-

-Dicono che un giorno, una bambina, sfidò la morte. Vincendo. Dicono che fece una cosa così orribile da far inorridire il diavolo stesso. Dicono che da allora non fu mai più bambina-

-E tu ci credi?-

La prima cosa che pensai fu che aveva un sapore buono, di vaniglia.

La seconda fu una domanda: come faccio a sapere che sa di vaniglia?

“Ti sta baciando”

Ci sta baciando?!

“Ecco, torni a mettermi in mezzo …”

CI STA BACIANDO?!

“Si, cara, questo è il tuo primo bacio, congratulazioni!”

Ma … ma … ma …

“Ma ma ma, ma ma maria ah …”

Ignorai Xiwan che cantava felice e tentai di divincolarmi da quel contatto indesiderato.

-Dannato essere umano- sibilai quando mi lasciò andare.

Izaya scoppiò a ridere -Come mi aspettavo, hai un pessimo sapore!-

-Come pessimo!?- rugii

-Si, sai di sangue e burro cacao-

Mi costrinsi a rimanere impassibile, quella cosa non mi piaceva per nulla.

Quel suo ghigno mentre lo diceva mi dava fastidio, non sembrava il suo. Rabbrividii mentre con una mano mi accarezzava i capelli spostandoli verso la spalla destra.

Gli strinsi le dita al polso. Mutando il mio sguardo.

-Togliti la maschera- ordinai fredda. Mi guardò stupito, poi sorrise comprendendo le mie parole.

Nei suoi occhi la stessa luce dei miei.

Ora eravamo noi, senza maschere, senza difese, senza protezioni.

E mi spaventai per quanto eravamo simili.

Lo stesso scintillio che vedevo illuminargli gli occhi lo vedevo tutti i giorni allo specchio.

Gli guidai la mano al mio fianco lasciandola solo quando fui sicura che lo stringeva bene.

Ripercorsi il braccio con le cinque dita ben aperte fermandomi alla spalla. Non un ghigno, non un sorriso rassicurante, non un rumore.

Le maschere giacevano da qualche parte oltre il nostro essere.

E devo dire che è rassicurante, sapere di poter essere sé stessi, almeno con qualcuno.

Allungai il braccio ancora abbandonato lungo il fianco, e posai la mano infreddolita sull’altra spalla.

Non lo guardavo, osservavo aldilà delle sue spalle il nulla che si rabbuiava; e lui non osservava me, concentrando gli occhi sui fianchi che stava accarezzando con maniacale attenzione.

Posai la fronte contro il suo collo, inspirando.

Aveva ragione Heiwajima-kun. Izaya aveva un pessimo odore.

Di marcio e di morto.

Mi ricordava un po’ l’odore del grembiule da macellaio di papà.

Quel pensiero mi risvegliò dal torpore in cui ero caduta.

-Devo tornare a casa- sussurrai atona.

-Uhm … si sta facendo buio, può essere pericoloso …- utilizza il mio stesso tono di voce mentre con le labbra mi accarezza l’orecchio.

Sussultiamo in cormo mente le note dei Killers riempiono l’aria. Mi allontano da lui e prendo il telefono.

Sullo schermo lampeggia il viso sorridente di papà.

Lo liquido in poche battute rassicurandolo che sarei tornata prima di ammazzare qualcuno e riaggancio.

Izaya mi sorride tornando ad indossare la sua misera maschera, e io lo ricambio facendo lo stesso.

Ci basta come congedo.

Usciamo dal vicolo e prendiamo direzioni diverse.

Lo sento ridere al telefono mentre provoca Shizuo-kun. Sorrido a mia volta abbassando la testa per proteggermi dal vento.

“Cosa stai pensando?”

Non lo sai?

“No …”

Penso che a volte basta una sola persona a renderci felici … è strano.

“Ma tu non sei felice”

Io non sto parlando di me.

Fine capitolo otto~

Non trovate che le cose si facciano interessanti?

 

 

 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Durarara!! / Vai alla pagina dell'autore: PsycheLilith