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Autore: Alley    21/09/2012    13 recensioni
"Ciascuno di voi interpreterà un supereroe…"
Un brusio di sorpresa percorse la sala, rompendo il silenzio.
"Io mi prenoto per Iron Man!" intervenne Tony, alzando la mano come uno scolaretto.
"…che non sia se stesso".
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"No, no e poi no, nemmeno sotto tortura."

"Ma è per una giusta causa!"

Erano più di dieci anni che Pepper fronteggiava la cocciutaggine di Tony Stark, con risultati tanto eccellenti da essere ritenuti stupefacenti da tutti coloro che conoscessero lui e la sua incontrastabile risolutezza. Incontrastabile per tutti, eccetto che per Virginia Potts.

"È inutile che tu insista."

"Come reagirebbe la stampa se tu fossi l’unico a non partecipare? Credevo ti stesse molto a cuore la tua immagine" osservò sottilmente Pepper. Puntare sul suo inguaribile narcisismo si era più volte rivelata una carta vincente.

"È proprio per questo che non farei una cosa del genere nemmeno se fosse il presidente degli Stati Uniti in persona ad implorarmi."

Lo sbuffo spazientito della donna fu soffocato dalla rumorosa suoneria del cellulare di Tony. Lo tirò fuori dalla tasca della giacca con aria annoiata e, lanciata un’occhiata distratta al display illuminato, fece per riporlo.

Pepper glielo strappò dalle mani e se lo portò all’orecchio.

"Phil."

"Allora?"

Nel frattempo, Tony aveva cominciato ad armeggiare con alcuni dei suoi attrezzi, dandole le spalle. Se sperava di liquidare la faccenda in quel modo, si sbagliava di grosso.

"Nulla di fatto, vero?" chiese Phil dall’altro capo del telefono, scoraggiato dal suo silenzio.

"Non l’ho ancora convinto del tutto, ma siamo sulla buona strada" mentì lei, fulminando con lo sguardo la schiena di Tony, che continuava a giocherellare con i suoi marchingegni elettronici.

"Quale parte del non lo farei nemmeno sotto tortura non ti è chiara, Pepper?" le chiese lui a voce alta, affinchè Phil potesse sentirlo. L’agente sospirò rumorosamente, afflitto.

"Apprezzo molto la tua collaborazione Virginia, ma…"

"Dammi ancora un po’di tempo. Ti assicuro che lo convincerò" lo interruppe lei, ostentando sicurezza.

"Va bene. Richiamerò tra un’ora, sperando che…"

"Stai tranquillo, ho ancora il mio asso nella manica da giocare" lo rassicurò, decisa. Le sue labbra si incurvarono in un sorriso compiaciuto, mentre pregustava il sapore della vittoria.

6 ore prima, nella sala riunioni dello S.H.I.E.L.D.

L’ultimo ad arrivare fu il dottor Banner, che prese posto tra Natasha e Thor. Il dio del tuono brandiva minacciosamente Mjollnir in direzione del fratello, tanto per ricordargli a quale destino sarebbe andato incontro se avesse provato a divincolarsi dalle catene a cui era stato saldamente ancorato. Era stato Nick in persona a chiedere che anche Loki presenziasse alla riunione.

Anche lui avrà in ruolo in questa storia. Quando gli avevano chiesto quale fosse il motivo, questa era stata la risposta.
                                                                                      
Tony, irritato dall’attesa, tirò fuori il telefonino, cercando disperatamente un modo per ammazzare il tempo.

"Esigo una nuova sede per le nostre riunioni!" esclamò, schiacciando i tasti del cellulare con fare corrucciato.  
                                
"Per quale motivo? Le sedie non sono abbastanza confortevoli?" chiese Steve, in tono canzonatorio.

"Non posso navigare in rete qui, mi sento fuori dal mondo" spiegò lui, riponendo il telefonino in tasca, rassegnato.

"'Navigare in rete'. Significa poter accedere ad un numero illimitato di informazioni attraverso un semplice…"

"So cosa significa" lo interruppe Steve, seccato "Semplicemente, penso tu possa farne a meno mentre siamo in riunione."

"Ma noi non siamo ancora in riunione" ribattè Tony, effettuando una rapida panoramica sui propri colleghi "Thor è impegnato a tenere a bada Bambi, il dottor Banner sta esercitando il proprio autocontrollo imponendo al suo alter ego grosso e verde di non venir fuori, malgrado l’attesa lo stai palesemente innervosendo, e Natasha e Barton tubano senza ritengo."

Un sorrisetto malizioso gli illuminò il volto.

"'Tubare': è un espressione colloquiale che sta per 'accoppiarsi', 'scambiarsi effusioni'"

"Lo so, si diceva anche ai miei tempi."

"Ma davvero" chiese Tony, simulando stupore "Apprezzo che tu conosca il significato del termine, ma mi auguro per te che ogni tanto lo metta anche in pratica."

Una smorfia di esasperazione comparve sul volto di Steve, e lui provò a nasconderla coprendoselo con le mani. Sapeva quanto Tony adorasse irritarlo e non voleva dargli soddisfazione.

Finalmente la porta si spalancò e Nick Furry comparve sulla soglia. Il suo unico occhio perlustrò la stanza, per assicurarsi che tutti fossero presenti e la riunione potesse subito avere inizio.

"Guai in vista, non ha una bella faccia" sussurrò Steve, con una nota di inquietudine nella voce.

"Da quando lo conosco ha sempre quell’espressione, penso che la sfoggi indipendentemente dal suo stato d’animo" ribattè Tony, facendo spallucce.

"Abbiamo una questione di grande importanza da discutere" tuonò Nick, avanzando di qualche passo.

Si avvicinò al tavolo attorno al quale erano seduti i Vendicatori e il fratellastro di Thor, ma restò in piedi. Tony dovette ammettere che sembrava più burrascoso del solito.

Una velo di tensione cadde su di loro, impregnando l’aria come una fragranza maleodorante. Bruce prese a torturarsi la mani, facendo schioccare rumorosamente le dita, com’era solito fare quand’era in apprensione. Tutti erano lieti che avesse trovato un modo alternativo per dar sfogo al nervosismo.

Senza aggiungere nulla, Nick tirò fuori dalla tasca del lungo giaccone scuro un pacco di fogli colorati. Sembravano volantini.

Li gettò sul tavolino e tutti si sporsero dalle rispettive sedie per prenderne uno. Eccetto Loki, le cui braccia erano saldamente fissate dietro la spalliera.

Sì, si trattava proprio di volantini. Nella parte alta del foglietto, a lettere cubitali, campeggiava la scritta “Happy theater”, decorata da festoni e palloncini.

"Questo teatro ospita spettacoli di beneficenza. Ultimamente le cose non vanno molto bene e i guadagni non sono sufficienti a finanziare i progetti che i proprietari si erano proposti di sostenere."

Con la coda dell’occhio, Tony vide il volto di Loki contorcersi in una smorfia di disgusto. “Solidarietà” e “beneficenza” non erano esattamente i suoi argomenti preferiti. Lui era più un tipo da “distruzione” e “predominio assoluto”.

"Pertanto, hanno deciso di rivolgersi a noi, per cercare di risollevare le sorti del teatro."

"In effetti avere Tony Stark in prima fila non può che comportare un afflusso di pubblico senza precedenti; il sold out è assicurato, probabilmente non saranno sufficienti i posti a sedere" intervenne Tony, sfoderando un sorriso a trentadue denti. Già si vedeva procedere a rilento sul tappeto rosso che avrebbero predisposto per lui davanti al teatro, con i flash dei fotografi ad immortalarlo e gli articoli di giornali a celebrare gli incassi record della serata. Avrebbe dovuto firmare parecchi autografi, ma la cosa non faceva che alimentare il suo già sproporzionato ego.

"Veramente, lo vorrebbero sul palco"

La voce di Fury interruppe le sue visioni megalomani.

"Sul palco? Vogliono che faccia un discorso e che racconti le mie imprese? Potrei cominciare con quella volta in cui ho valorosamente combattuto contro quell’agguerritissimo esercito di…"

"Stark…"

"Oppure cominciare dal principio, dalle mie primissime invenzioni. All’età di otto anni ho costruito un iper tecnologico...

"Stark, se solo mi lasciassi finire…"

"Ero già un genio, a quell’età! In realtà lo sono sempre stato, sin da quando ero in fasce. Sai che a soli tre anni sapevo già…"-

"Per l’amor del cielo, Stark!"

"E va bene, va bene. Niente autocelebrazioni. Racconterò qualche barzelletta. Ne conosco una su un tizio che ha poltrito sotto il ghiaccio per settant’anni, dopo di che…"

Steve balzò in piedi, scattando pericolosamente verso Tony. Per fortuna, Bruce lo trattenne per un braccio e gli impedì di assalirlo.

"Non dovrai fare nulla di tutto questo" lo interruppe Fury, lanciandogli un’occhiataccia intimidatoria "Dovrai recitare. Tutti dovrete farlo"

I volti dei Vendicatori erano un misto di stupore ed  apprensione. Strano come un gruppo di supereroi che avevano salvato il mondo in scioltezza (o quasi) fosse spaventato all’idea di dover salire su un palcoscenico e pronunciare qualche battuta. Dai loro volti, sembrava che la prospettiva li atterrisse più di un nuovo attacco alieno. Dai volti di tutti loro, tranne che da quello di Tony, che continuava a sprizzare entusiasmo.

"E quale famoso personaggio del cinema o della letteratura avrà l’onore di essere interpretato dal sottoscritto?" domandò, con fare plateale.

"Veramente, non si tratta di uno sceneggiato già esistente."

Questa volta, persino Tony dovette cedere il passo alla perplessità.

Felice di averlo zittito, il direttore proseguì nella spiegazione.

"Serve qualcosa di nuovo, di inaspettato, che attiri il pubblico."

"E io non sono sufficiente?"

Fury trattenne un’imprecazione. Possibile che potesse pronunciare non più di due frasi di fila prima di essere interrotto?

"Ciascuno di voi interpreterà un supereroe…"

Un brusio di sorpresa percorse la sala, rompendo il silenzio.

"Io mi prenoto per Iron Man!" intervenne Tony, alzando la mano come uno scolaretto.

"…che non sia se stesso"

"Posso fare Lanterna verde?" chiese Thor, traboccante di entusiasmo. Fino a quel momento era parso confuso, ma l’idea di vestire i panni di un supereroe sembrava eccitarlo oltremodo. Tony dovette ammettere che Loki non aveva tutti i torti, quando definiva il fratello un poppante smidollato intrappolato nel corpo di un dio.

"Saranno i Vendicatori ad andare in scena, Thor" spiegò Fury, con fare professionale. Parlava dell’iniziativa con solennità, come fosse una missione dalle cui sorti dipendesse il destino del mondo.

Loki prese a dimenarsi furiosamente, lanciando sguardi taglienti a tutti i commensali. Uno stretto  bavaglio gli impediva di esprimere ad alta voce il proprio dissenso, ma dai mugugni sinistri che riusciva ad emettere, la proposta non doveva allettarlo.

"Sei sicuro che sia una buona idea?" farfugliò Bruce, cercando di camuffare il disagio che la prospettiva di esibirsi su un palcoscenico, davanti a chi sa quanti spettatori, gli provocava.

"È per una nobile causa, e metterà a tacere le malelingue che vi dipingono come dei mostri alla stregua degli alieni che avete sconfitto. Consideratela un’operazione d’immagine."

Natasha lanciò a Clint uno sguardo perplesso, e lui scrollò le spalle, in un gesto altrettanto esitante. Nessuno sembrava essere particolarmente convinto.

"È la battaglia finale contro i Chitauri che dovrete inscenare, pertanto anche c’è bisogno di qualcuno che interpreti Loki, il quale, a sua volta, dovrà impersonare uno di voi."

Persino l’esaltazione di Tony prese a smorzarsi, fino a scomparire del tutto. Interpretare se stesso sarebbe stata una sfida interessante, nonché un’ottima occasione per mettersi in mostra, ma vestire i panni di un gigante verde e scorbutico o di un perfido semidio con le corna non lo esaltava per niente.

"Bruce, tu sarai Iron Man"

La notizia lasciò indifferente il dottor Banner, che si limitò ad annuire mestamente.

"Dovresti essere onorato" commentò Tony, inacidito dalla reazione tutt’altro che entusiasta.

"Natasha e Clint si scambieranno i ruoli. Non siete dei supereroi veri e propri, e rischiereste di non essere sufficientemente convincenti."

Tony si chiese se fosse una battuta o Nick avesse davvero preso la cosa così seriamente.

"Stesso discorso per Thor e Loki. Siete consanguinei, o quasi, ed essendo cresciuti insieme ciascuno di voi potrà calarsi nei panni dell’altro in modo credibile."

Loki prese a dimenarsi con tanta veemenza che la le catene che lo intrappolavano sembravano sul punto di cedere. Continuò a dibattersi con tale violenza che il bavaglio che l’aveva zittito fino a quel momento si allentò; ora penzolava al di sotto del mento, lasciandogli la bocca scoperta.

"Il dislivello intellettivo tra di noi è troppo netto, non potrei mai interpretare un inetto come lui!" protestò, con voce stridula.

"Non è necessario che tu sia consenziente" precisò Fury, senza dar peso alla sua reazione "Come puoi vedere, nessuno è stato interpellato; ciascuno dovrà accettare la parte che gli sarà affidata."

L’assegnazione dei ruoli era quasi conclusa.

Tony provò ad immaginarsi con indosso il verde ed ingombrante costume di Hulk. Anche se fosse riuscito a muoversi senza impaccio, sarebbe stato comunque uno spettacolo desolante; il verde era il colore che meno metteva in risalto i suoi lineamenti. Tony, inizialmente costernato, si consolò parzialmente pensando che la maschera gli avrebbe coperto il viso, e almeno quell’inconveniente sarebbe stato risolto.

"Capitano Rogers, lei vestirà i panni di Hulk -

"Perfetto" commentò lui, sfoggiando un sorrisetto compiaciuto. Tony non si sarebbe aspettato che interpretare il ruolo di un burbero gigante affetto da schizofrenia potesse renderlo così felice.

Poi, in un istante, capì.

Sul suo volto comparve un espressione di puro panico, mentre il sorriso di Steve si trasformava in un ghigno beffardo.

"Stark, tu sarai Capitan America."

Clint si portò una mano alla bocca per soffocare le risate.

"È fuori discussione"

"Stark, come ho già detto a Loki…"

"Non potrei mai e poi mai indossare quella ridicola calzamaglia a stelle e strisce" argomentò, gesticolando freneticamente.

"Dovresti essere molto più alto per farlo" lo provocò Steve, piccato.

"La taglia non costituisce un problema, ho già comunicato ai costumisti le vostre misure e…"

"Non è la taglia il punto!" esclamò Tony, scattando in piedi. Era decisamente troppo agitato per restare seduto - Io non mi mostrerò in pubblico abbigliato come una cheerleader newyorkese! –

"Stark, renderemo felici dei poveri bambini midgardiani. Avanti, metti da parte il rancore!" cercò di persuaderlo Thor, usando il tono più compassionevole di cui disponeva.

Tony soffiò nervosamente e spostò lo sguardo su Rogers.
La sua espressione compiaciuta non faceva che irritarlo ulteriormente.

"Non se ne parla nemmeno" sibilò a denti stretti e a braccia conserte, ostentando tutto il suo disappunto.

"Andrete in scena senza di me" concluse, risoluto, e abbandonò la sala senza lasciare a Fury la possibilità di ribattere.

***

Pepper prese a camminare lentamente attorno alla scrivania sulla quale Tony era chino, tracciando dei cerchi immaginari sul pavimento. Sembrava uno squalo in fase di studio, pronto ad assalire la preda.


"Quindi, non hai intenzione di prendere parte alla serata di beneficenza…" esordì, senza fermarsi.

"Ti riferisci a quella grottesca messa in scena in cui dovrei impersonare la versione maschile de La bella addormentata nel bosco? No, non lo farò" rispose lui, continuando a destreggiarsi tra la miriade di strumenti che aveva disposto sulla scrivania. In realtà, era solo un modo per evitare il suo sguardo e cercare di scoraggiarla a proseguire la disputa. Ma sapeva che Pepper non si sarebbe arresa tanto facilmente.

Dalla calma con cui l’accolse, la donna sembrava aver ampiamente previsto quella risposta.

"Perfetto" commentò, senza batter ciglio.

"Davvero?"

Tony non potè fare a meno di sollevare lo sguardo. Il volto di Pepper era imperturbabile; non lasciava trasparire rabbia, né dispiacere, né ostilità. Ma nemmeno rassegnazione, e questo lo preoccupò non poco.

"Assolutamente" rispose lei, esibendo un sorriso rassicurante talmente finto che Tony fu assalito da un’ondata di spavento.

"Naturalmente, non partecipare in alcun modo al finanziamento del teatro rappresenterebbe un duro colpo alla tua immagine…"

Pepper prese posto di fronte a lui, sistemandosi una ciocca rossa dietro l’orecchio, e riprese a parlare con stesso lo tono pacato fino a quel momento ostentato. Tony smise di fingersi affaccendato e le riservò tutta la sua attenzione.

"Firmo immediatamente un assegno"

"Non servirebbe" ribattè lei in tono perentorio "Appariresti come un uomo senza cuore, liquidando la faccenda con una semplice donazione. Ci vuole qualcosa di più…Spettacolare. Qualcosa alla Tony Stark."

In quel momento, Tony ebbe la sensazione che una terribile calamità stesse per abbattersi su di lui - sensazione che si tramutò in certezza quando, un istante dopo, Pepper si avvicinò al grande schermo piatto fissato alla parete di fronte a loro. Schiacciò il pulsante in basso a destra e la televisione si accese.

Il cuore di Tony perse un battito.

Sullo schermo apparve l’immagine del suo faraonico garage.

Era vuoto.

"Pepper…" cominciò, senza riuscire a controllare il tremore della voce.

"Il signor Tony Stark ha generosamente donato le sue costose automobili all’Happy theater, i cui proprietari saranno liberi di farne l’utilizzo più consono alla loro causa."

"Non puoi averlo fatto davvero" sussurrò, fissando disperato l’immenso spazio completamente sgombro, come se guardarlo avesse fatto magicamente ricomparire le sue preziose bambine.

"È mio compito tutelare la tua immagine. Hai già ricevuto i complimenti delle testate giornalistiche più autorevoli, senza contare i riconoscimenti che le associazioni benefiche hanno intenzione di assegnarti."

Tony non riusciva a distogliere lo sguardo dallo schermo, né tanto meno a prestare attenzione alle parole di Pepper. Gli suonavano come un rumore indistinto.

"Dimmi che c’è un modo per riaverle. Farò tutto quello che vuoi, tutto" la implorò, lottando contro l’impulso di inginocchiarsi ai suoi piedi.

Pepper sorrise soddisfatta e compose il numero di Phil.

***


"Vi distruggerò tutti, insulsi fenomeni da baraccone!"

Le bambine in prima fila si portarono le mani alla bocca, spaventate, mentre i bambini inveivano energicamente contro il finto Loki che si ergeva maestoso al centro del palcoscenico. Tony lo osservava da dietro le quinte; il suo ingresso in scena si avvicinava pericolosamente. La performance di Thor gli sembrava tutt’altro che convincente, ma dovette riconoscere che al dio del tuono la buona volontà non era di certo mancata. Aveva provato instancabilmente per tutto il mese, impegnandosi a pieno ritmo per assimilare i movimenti, le espressioni e persino la risata malefica del fratellastro. Malgrado somigliasse di più alla caricatura di un supercattivo che ad un essere realmente malvagio, il pubblico sembrava apprezzare. Certo, sarebbe bastato molto meno per spaventare le bimbe di otto anni che assistevano alla rappresentazione dalla prima fila, ma era pur sempre un risultato.

Purtroppo per Tony, gli spettatori non frequentavano tutti le scuole elementari.

Buona parte delle iniziative benefiche finanziate dal teatro era rivolta ai bambini, per questo le prime due file erano occupate da una nutrita scolaresca; ma il resto del teatro brulicava di persone di ogni età. Senza contare la miriade di fotografi appostati in ogni dove, pronti ad immortalare Tony Stark fasciato da quella patetica tutina a stelle e strisce e tramandarne l’immagine ai posteri.

Alla fine, arrivò il momento tanto temuto.

Malgrado la tentazione di fuggire a gambe levate fosse fortissima, Tony si impose di entrare in scena e recitare la sua parte; doveva farlo per le sue bambine, non poteva abbandonarle al loro amaro destino.

Mise un piede avanti all’altro, avanzando faticosamente. Se avesse dovuto avviarsi verso il patibolo, il suo passo sarebbe stato più sicuro e spedito.

Dopo un attimo che gli parve eterno, superò il sipario dietro il quale si era nascosto e guadagnò il centro della scena, brandendo il grosso scudo circolare rosso, bianco e blu.

Desiderò ardentemente che si aprisse una voragine nel parquet e che lo inghiottisse, ma naturalmente, nulla di tutto ciò avvenne. Il boato con il quale il pubblico lo accolse riuscì a rincuorarlo, almeno in parte.

"Tu, misero soldatino da quattro soldi, credi di farmi paura con quel rottame?"

Tony era certo che Loki non avesse detto nulla del genere durante l’epica battaglia combattuta qualche mese prima, ma non potè fare a meno di concordare con il giudizio espresso sul personaggio che era costretto ad impersonare e sulla sua stravagante quanto inefficiente arma di difesa.

No, Tony Stark non poteva umiliarsi in quel modo. Seppur preoccupato per la sorte delle sue automobili, decise che si sarebbe preso la libertà di modificare leggermente il copione. In fondo, l’accordo con Pepper non prevedeva che vi si attenesse perfettamente.

"Forse io non sarò in grado di farti paura, ma aspetta che entri in scena il nostro capo, e vedremo se avrai ancora il coraggio di fare lo sbruffone!"

Con la coda dell’occhio, scorse Fury ai piedi del palcoscenico. Il direttore dello S.H.I.E.L.D. gli rivolse un’occhiataccia minacciosa, sbandierando il copione che teneva in mano.

"A-t-t-i-e-n-i-t-i" scandì tra i denti, indicando il pacchetto di fogli su cui erano scritte le battute.

Ma l’ego di Tony reclama il suo momento di gloria, e il desiderio di vendicarsi di Rogers e di quella sua risatina compiaciuta era troppo ardente per essere ignorato.

"Lui è un genio assoluto, un eroe insuperabile, coraggioso ed altruista, nonché l’uomo più ricco del mondo e il più richiesto. Gli uomini lo invidiano, i bambini lo ammirano, le donne lo amano e gli dei come te" ringhiò Tony con enfasi, puntando l’indice contro Thor, che sembrava al contempo confuso e spaventato davanti a quel soliloquio fuori programma.
"…loro possono solo temerlo!"

Fury scagliò il copione a terra, sconvolto e infuriato.

"Se fossi stata una donna, non avrei esitato un momento a buttarmi tra le sue braccia…"

Tony si voltò verso gli spettatori, cercando Pepper con lo sguardo. Era seduta in seconda fila, tra Phil e una piccola bambina dai folti capelli castani. I suoi occhi emanavano scintille incandescenti. Tony ebbe un attimo di terrore, ma ormai era troppo tardi per frenarsi.

"…spero non sia gelosa, signorina Potts" aggiunse, rivolgendo alla sua compagna un sorriso smagliante.

Il pubblico scoppiò in una fragorosa risata e prese ad applaudire spontaneamente, con somma soddisfazione di Tony. Lo stesso non si poteva dire dei suoi colleghi e del suo capo, ma nulla avrebbe potuto fermare Tony Stark, adesso che si era conquistato il centro della scena e il pubblico adorante lo acclamava.

Mentre gli applausi ancora scrosciavano, entrò in scena Steve, con indosso un gigantesco costume verde. Tony era certo che, anche senza maschera, il suo volto sarebbe stato dello stesso colore.

"Ci tengo a sottolineare che stanno osannando me che interpreto te, non te, Capitano dei miei stivali" bisbigliò, trionfante.

Rogers recitò le sue battute, riuscendo solo in parte a dissimulare la rabbia che lo animava, e poi gli attori al gran completo presero ad azzuffarsi, simulando la rissa finale. Tony vide Loki gettarsi alle spalle l’ingombrante mantella scarlatto che gli ricopriva le spalle e scagliarsi contro il fratellastro. Ecco, in quel frangente risultava assolutamente convincente; forse non gli sarebbe capitata mai più l’occasione di pestare Thor senza che gli altri Vendicatori intervenissero in sua difesa.

Tony si sentì afferrare per le braccia e cadde a terra, lasciando cadere lo scudo. Era certo che non fosse prevista alcuna aggressione ai suoi danni, senza contare che l’unico personaggio che avrebbe potuto attaccarlo era appena stato immobilizzato da Loki e dal dottor Banner, il cui costume era solo una sbiadita imitazione della sua splendida Mark VII.

Evidentemente, qualcun altro aveva deciso di improvvisare.

"Io ti ammazzo, Stark!"

La voce di Rogers risuonava alterata sotto la maschera di plastica.

"Il copione non lo prevede" lo ammonì Tony, in tono canzonatorio.

"Come fai a saperlo, se non l’hai mai letto?!"

"L’ho studiato nei minimi dettagli, ho deciso consapevolmente di improvvisare. Ah, questa calzamaglia è ridicola, ma addosso a me fa tutto un altro effetto."

Steve sollevò un braccio e lo piegò all’indietro, brandendo minacciosamente il pugno chiuso. Prima che potesse colpire Tony, Natasha e Clint lo trascinarono via; Rogers si dimenava a tal punto che Barton perse la parrucca rossa che riproduceva la capigliatura della Vedova nera.

Malgrado il groviglio di corpi che si contorcevano e si scontravano sul palco, il pubblico era in delirio, come se stesse assistendo allo spettacolo del secolo.

Per porre fine al pandemonio, Nick salì sul palcoscenico e liquidò il pubblico con un breve e confuso discorso, ringraziando tutti per aver preso parte alla serata e ordinando agli addetti di calare il sipario.

Poco prima che il telone rosso si chiudesse, Tony si sollevò e raggiunse il bordo del palcoscenico, inchinandosi e dispensando baci agli spettatori ancora esaltati.

"Grazie a tutti, vi amo!"

Pepper aveva abbandonato la sua poltrona e stava in piedi al centro della sala, le braccia incrociate sul petto e il piede destro che batteva nervosamente contro il pavimento.

C’erano ottime possibilità che desse fuoco alle sue automobili.

Ma in fondo, era abbastanza ricco da poterne acquistare delle altre.












Note
È la primiiiiiiissima storia che pubblico (spero di non aver commesso alcun errore nel procedimento, rincojonita come sono non se sa mai); pertanto chiedo anticipatamente venia a quei pochi che avranno la pazienza e la lungimiranza di portarne a termine la lettura. Ai miei occhi appare terribilmente demenziale, ma desideravo ardentemente cimentarmi nella scrittura di un racconto (per quanto breve e banale) che vedesse come protagonisti gli Avengers, verso i quali ho sviluppato un'autentica ossessione. Infesto il fandom da parecchio, e ho finalmente deciso di contribuire a renderlo ancor più ricco ("era meglio che te facevi i fatti tuoi", pensano tutti), oltre che a divorare storie e scrivere recensioni; non so quale possa essere il risultato, ma mi sono divertita moltissimo ad immaginare e mettere su carta questa storiella. Il titolo significa "nei tuoi panni", e suppongo sia facile dedurre perchè l'ho scelto asd
Spero qualcuno possa trovarne la lettura gradevole, anche solo un pochetto.
  
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