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Autore: Tessnip    21/09/2012    0 recensioni
Questo è il finale alternativo che ho scritto prima dell'uscita di Rapture.
L'avventura di Luce, Daniel, Cam (a cui ho dato maggior rilievo) prevede azione, suspance ed un pò di malinconia. è il mio addio alla saga, in cui tento di affrontare con profondità temi complessi come l'amore in tutte le sue forme, compreso quello fraterno, da molti lasciato in disparte.
Consiglio di gustare questa storia, perchè è una valida alternativa per chi, come me, è rimasto un pò con l'amaro in bocca dal finale reale.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La testa le bruciava. Le bruciava terribilmente.
Ogni fibra del suo essere tremava, e l’urlo straziante che uscì dalla sua bocca fu tanto terribile da far voltare tutti gli angeli che stavano combattendo quella battaglia straziante.
Straziante non solo per il dolore fisico, ma per il profondo disprezzo per se stessi.
 
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Tutto per una dannata scelta.
E l’amore no, non poteva essere una scelta.
Così la maledizione era andata avanti nei secoli, ma adesso era il tempo della resa dei conti. Si prevedeva un finale molto amaro per una battaglia per cui, né i vincitori né i vinti avrebbero ottenuto alcuna gloria.
Solo rimpianti. Solo la disperazione di perdere i propri fratelli per la smania di potere di satana.
Perché non poteva andare diversamente?
E così, adesso, in preda alla frenesia dell’istinto angelico, le ali degli angeli e quelle dei demoni si mescolavano, provocando un boato terribile e perfetto.
Niente più amore, niente più anime gemelle.
Steven e Francesca erano avvinghiati in un abbraccio mortale. Una lacrima solcava il volto dell’angelo, che sembrava danzare attorno al collo del demone, mentre cercava di soffocarlo per fargli perdere conoscenza prima di infilzarlo con la stellasaetta. Una danza terribile e funesta sembrava coinvolgere quelle figure incredibili, mentre coreografavano la loro morte. Il volto di Steven era duro, sapeva a cosa stava andando in contro. Ma i suoi occhi tradivano la sua freddezza, e il loro ardore era solo un accenno della profonda tragicità del momento.
Ancora qualche minuto e un grande amore sarebbe finito. Ma non poteva essere altrimenti.
D'altronde si erano promessi di vivere gli ultimi istanti insieme, e non conoscevano altro modo che questo, per rispettare tale giuramento. La morte era un passaggio troppo intimo per consegnarlo nelle mani di chiunque altro.
Roland stava cercando di combattere contro chiunque all’infuori di Arriane, anche se l’attrazione, nella vita come nella battaglia, era rivolta a lei.
Arriane, dal canto suo, sembrava volesse arrendersi tra le braccia di Molly, che le avrebbe girato il collo. Un modo secco e veloce per farla morire, dato che la cicatrice ne aveva indebolito il tessuto angelico. Quasi un favore.
In quelli che sarebbero stati i suoi ultimi momenti avrebbe però guardato Roland, sperando che in pochi attimi i suoi occhi sarebbero passati dal guardare il suo amore platonico, al guardare il suo amore passionale. Era il suo ultimo desiderio. Una flebile speranza che, semmai ci fosse stato qualcosa al di là dell’aldilà, l’avrebbe incontrata di nuovo, e insieme sarebbero state libere di vivere il loro amore. Un modo dolce di morire, pensò. Guadare negli occhi la sua anima gemella che in quella vita aveva preso la forma di Roland, per poi passare a quella che lo era stata, Tess.
Se anche l’irrefrenabile, vulcanica, speranzosa Arriane si stava arrendendo, forse significava che la fine era davvero vicina.
Cam era solo l’ombra del sublime guerriero che era stato. Consumato dalla passione e dal dovere lottava, più con sé stesso forse, per sfuggire alla presa potente di Gabrielle, unico angelo autentico, che in quei frangenti si rivelava in tutta la sua temibile maestosità. Sapeva che la fine era alle porte, ma a differenza degli altri non era pronto a morire.
Non senza prima combattere per il suo amore.
Per lui vedere Daniel tentare di proteggere Luce prima che la maledizione l’ardesse un’ultima tragica volta era straziante. Nessuno, nemmeno durante i suoi ultimi attimi di vita, si stava preoccupando per lui. Nemmeno il suo fratello –che grazie alla sua maturità aveva sempre considerato maggiore- , a cui si era ribellato così incoscientemente. Il fratello che mai era stato capace di perdonarlo.
Nemmeno in punto di morte.
Era quello il suo rammarico più grande, era quello l'amore per cui valeva la pena di combattere ancora. Fino alla fine, almeno.
Era l'amore fraterno, non quello passionale a spingerlo, sebbene nutrisse per Lucinda un altro tipo d'amore, profondo in maniera diversa.
Ma la verità era che la solitudine lo stava schiacciando. Il vuoto che aveva dentro si stava allargando, proprio come un elastico. Solo che l’elastico si stava spezzando.
In quel momento capì che era la solitudine a sopraffarlo, per quando Gabbe fosse forte. Inoltre non era sicuro che lei ne sarebbe stata capace.
Non avrebbe resistito a lungo sotto il peso dei quella solitudine che dopo secoli di accumulo si gettava
su di lui come un leone inferocito.
 
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Fiotti di calore iniziavano a fiorire dai meandri di Luce. E quella sensazione, che tornava ogni maledetta volta, come dimenticarla? Un esperienza strana, simile a quando ci si provoca un dolore piacevole, come quello di liberarsi da una spina.
E la chiave era proprio questa: lei si stava liberando. Molto di più che da una spina, dal suo corpo.
Lo sentiva ardere, e questo la spaventava a morte.
Sarebbe morta, questa volta? Sarebbe stato per sempre?
Luce non era disposta a dimenticare il percorso che aveva fatto in questa vita, era troppo importante. Se poi la sua morte sarebbe stata definitiva, cosa ne sarebbe stato dell'amore incondizionato che c'era tra lei e Daniel, il suo angelo?
Era proprio davanti a lei, e si stava mostrando in tutta la sua imponenza. Forse sperava di poter vincere il fuoco.
Ma la verità era che lui era totalmente impotente davanti a questa situazione.
La stava guardando, con quell'ombra negli occhi che era il segno dell'imminente sconfitta.
Poi in Luce affiorò un ricordo. La sfuggevole reminiscenza di qualcosa a cui non riusciva ad attribuire un significato logico.
Aria. Poi il cielo. Poi di nuovo aria.
Una sorta di libertà di cui non riusciva a cogliere il perché.
Le ricordava fortemente la sensazione che le dava il vento sulla pelle quando si librava sulle nuvole, con Daniel.
Ma questa volta Daniel non c'era.
Come spiegarselo, allora?
Infine un fastidioso pizzicore pervase la sua schiena, come se qualcosa avesse il bisogno di uscire dall'interno.
Credeva di aver capito. Le fiamme la stavano lacerando, forse per questo dalla sua schiena si stava scorticando la pelle.
Guardò un'ultima volta Daniel, pronta a dirgli addio.
Quando aprì la bocca per proclamargli il suo amore per l'ultima volta nella loro tragica storia, successe ciò che temeva: il dolore era talmente potente che il solo suono che riuscì ad emettere fu un urlo straziante.
Solo quell' urlo interruppe la battaglia.
Era un grido sconvolgente, composto di onde sonore pregne di disperazione pura.
Fu illuminante, per ognuno degli angeli.
Il bagliore emesso dalle ali di Luce era talmente forte da far sembrare le ali di ogni angelo dello stesso colore.
Finalmente la sete di vendetta dettata dalla razza angelica a cui appartenevano si placò, e le ali di angeli e demoni smisero di puntarsi. Ogni ostilità era cessata.
Non più tenebre, ma Luce. Pura.
 
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Un altro grido di levò, ma di ben altra natura.
Un gelido, agghiacciante, gracchiante urlo di sconfitta.
Poi delle ali ruvide intervennero, separando Luce da Daniel.
Satana si stava prendendo la sua vendetta. Sapeva che non avrebbe vinto la battaglia, dato che Luce si era trasformata nell’angelo di luce che era stato anche lui, una volta, prima della caduta.
Adesso lei aveva preso il suo posto, rendendo vano ogni tentativo fatto da Bill di negarle questa possibilità.Ce l’aveva quasi fatta, l’aveva quasi convinta a togliersi la vita.
Ma ora eccola lì, splendente e radiosa nella sua regalità.
Sapeva di aver perso ma, se lui non poteva avere un lieto fine, nessuno dei presenti avrebbe dovuto averlo.
Si catapultò su Lucinda con tutta la sua potenza, prendendole le ali. Per sfortuna dell’angelo, avrebbe perso le ali pochi attimi dopo averle riacquisite.
Ma nessuno poteva avere le ali di Lucifero. Nessuno doveva avere quell’onore che gli era stato tolto così bruscamente.
In quel momento la odiò profondamente, ma lasciò andare le sue ali, trattenendola per il collo con una mano.
Strappargliele non sarebbe servito a niente, anche se sarebbe stato un piacere vendicarsi in quel modo. Se fossero stati da soli l’avrebbe uccisa lentamente, lasciandola dissanguare, ma c’era poco tempo e troppi nemici.
Così in un gesto fulmineo bloccò Daniel pestandolo con gli artigli delle sue zampe caprine, privandolo della sua stellasaetta.
L’innamorato, inerme, avrebbe così assistito alla morte del suo eterno amore.
Bill sorrise della teatralità con cui avrebbe messo in scena la tragedia imminente.
Daniel, raggelato, non riusciva a muoversi e non faceva che implorare pietà per la sua amata.
“Ti prego, uccidi me in modo che la bilancia penda dalla tua parte. Non lei. Non Luce.”
Ma quelle suppliche non facevano altro che aizzare ancora di più il senso di goduria di Satana.
“Taci, stupido adolescente innamorato, ancora non hai capito perché voglio lei. Adesso, quando le sue ali cesseranno di splendere, lo capirai!”
Avvicinò la stellasaetta al cuore di Lucinda, il sorriso sempre più teso.
Luce tremava, troppe cose stavano succedendo troppo in fretta.
Era un angelo, l’angelo della Luce. L’angelo che avrebbe dovuto prendere il posto di Lucifero in paradiso, non appena spezzata la maledizione.
Ecco perché era così importante, ecco perché gli altri l’avevano sempre protetta così tanto.
Non aveva mai capito cosa spingesse gli amici di Daniel verso quel senso di fratellanza che le dimostravano, ma ora le era tutto chiaro.
Tuttavia la sua morte era ad un passo, e non avrebbe mai avuto modo di digerire tutte quelle cose insieme.
Non appena capì che era giunto il momento della sua fine, Luce guardò il suo amore per l’ultima volta… e con dolce, sofferta saggezza proferì le sue ultime parole.
“Ti amo. Sempre è stato, sempre sarà. Questo importa, questo rimarrà per sempre. L’amore non si può uccidere.”
Calde lacrime inondavano il volto disperato di Daniel, ma Lucinda era colma di una nuova, biblica speranza: l’amore non sarebbe mai venuto a meno.
Serena chiuse gli occhi, pronta a dormire per sempre.
 
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Il colpo che attendeva non arrivò.
Aprì gli occhi, esausta di quell’attesa morbosa e di una strana sensazione, come se dei capelli spingessero sulla sua faccia.
Cam si era parato davanti a lei, nonostante non avesse alcuna possibilità di uscirne vivo.
Una dolorosa consapevolezza si stava facendo strada nei cuori di Luce e Daniel…
Aveva deciso di morire. Per loro. Per suo fratello, che amava incondizionatamente, e per la sua amata, per cui nutriva una passione profonda.
Un ultimo gesto per tentare il perdono nella maniera più tragica possibile, un ultimo tentativo di riscatto da una vita di solitudine. Sarebbe stato l’unico breve istante in cui quel vuoto sarebbe stato riempito dal perdono. Una dolorosa, necessaria liberazione.
Sorrise, consapevole che in quel momento stava vivendo più libero che in tutto il resto della sua vita.
Quindi alzò il mento, gesto eroico e solenne per dimostrare degnamente la sua gloria, segno che l’imminente sacrificio non era un atto di resa.
In quell’istante si sentì leggero. Libero. Una lacrima bagnò i suoi occhi, che avrebbero guardato il mondo per l’ultima volta. Proprio a quel pensiero voltò gli occhi, in cerca del fratello maggiore.
Il suo sguardo però non arrivò mai a destinazione, poiché il colpo arrivò, fulmineo. Luce sentì la stellasaetta lacerare i muscoli del suo eroe, che cadde a terra, inerme.
Cam era sdraiato, privo di vita. Di lui era rimasto solo un corpo da onorare, un segno per ricordare al mondo che era esistito.
Lucifero iniziò a decomporsi fluidamente, come risucchiato da un’ombra nera. L’eco del suo urlo era forte. Stava andando all’inferno per non tornarvi mai più. Aveva perso, in quanto la bilancia pendeva dalla parte degli angeli.
Il prezzo era stato alto, ma il sacrificio di un eroe degno era valso la libertà da secoli di sofferenza.
Con sommo silenzio, Daniel prese la mano di Luce.
Suo fratello aveva dato la vita per lui. Lo perdonò dal profondo del cuore, scioccato e addolorato da quel gesto estremo.
Cam aveva dato la vita per l’amore. I suoi occhi verdi non avrebbero brillato più.
A questo pensiero tutta la sua famiglia –Daniel, Luce, Roland, Arriane, Gabbe e Molly- ruppero il silenzio tombale con un pianto disperato che nacque spontaneo, come il letto di un fiume che si riempiva fino a straripare.
Tutti gli angeli e i demoni si disposero sommessamente attorno al corpo di Cam, mentre un dubbio generale scaturiva nella loro mente. Perché i demoni non erano stati risucchiati con Lucifero?
Poi una voce tuonante, maestosa e regale proruppe in quel luogo.
“Figli, io ho visto le vostre pene. Ho visto che questa battaglia non ha portato bene alcuno, ma solo angoscia e dolore. Io sono l’Amore, e un nuovo patto è ciò che voglio offrirvi. La nuova possibilità di unirvi tutti a me in quello che sarà il regno dell’Amore.
Avrete ciò di cui avete bisogno, e la possibilità di scegliere cosa fare, se essere con me oppure contro di me. Io so ciò che è meglio per voi e guardate a cosa ha portato la vostra mancanza di fiducia.
Ma non pagherò di nuovo un prezzo così alto. Nessuno dei miei figli perderà la vita ancora.
Perciò vi libero da ogni maledizione.”
A quella promessa tutte le ali divennero dello stesso colore, e angeli e demoni si ricongiunsero in un’unica razza.
Niente più bene, niente più male, solo l’Amore. Era un compromesso ragionevole.
Gli innamorati si baciarono in un modo che andava oltre la passione, consci della propria libertà.
Steven e Francesca erano tra quelli. Il loro era un unico, ardente, continuo bacio che diffondeva un’aurea di ritrovata speranza. Essa sembrava il motore di quel bacio, come se scorresse pura nelle vene dei due. Le loro ali si intrecciarono per unirsi, finalmente.
Le loro preghiere erano state ascoltate.
Tutti gioirono allegri, ricongiungendosi con i loro fratelli e le loro sorelle.
L’allegria generale però non coinvolse Luce e la sua ritrovata famiglia.
Si strinsero le mani in cerchio. Silenziosamente ma con decisione, si disposero intorno al corpo di Cam.
Dove era la sua anima? Se c’era una persona che si meritava di godere di quel meraviglioso lieto fine, quello era lui. Solo che lo avevano capito troppo tardi, e per questo non c’era una via d’uscita.
Eppure c’era una consapevolezza che stava scaturendo contemporaneamente in loro.
Se avessero usato gli Annunziatori per viaggiare fino al momento esatto in cui Lucifero stava per colpire Cam, forse sarebbero riusciti a ucciderlo prima del colpo fatale, con una stellasaetta.
Però quella soluzione rischiava di compromettere l’esito della battaglia. Che fare, dunque?
Il dubbio non aveva nemmeno fatto breccia nei loro pensieri che già avevano preso una decisione univoca: avrebbero tentato in tutti i modi di salvare Cam. Se lo meritava, ora lo sapevano.
Luce si preparò a quella che sarebbe stata l’evocazione più faticosa della sua vita. Nemmeno Roland era tanto potente da riuscirci. Ma Lucinda, adesso lo sapeva, era l’angelo della Luce, il più potente.
 Si concentrò come mai prima e dopo alcuni attimi intensi la Famiglia vide comparire dalla foschia di polvere angelica un’ombra nera come la pece, maestosa e al contempo disgustosa.
Era giunto il momento.
Daniel, dopo aver baciato Lucinda, impugnò la sua stellasaetta ed entrò nell’Annunziatore. Era suo fratello e voleva essere lui a liberarlo.
Luce sperò con tutta sé stessa di essere riuscita ad evocare l’Annunziatore in modo giusto e che Daniel, uscendo, si trovasse alle spalle di Lucifero in una tempistica perfetta.
Gli angeli sperarono, insieme. Era l’unica cosa che potevano fare, a quel punto.
 
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L’interno dell’Annunziatore era disgustosamente viscido.
Daniel sperò che tutto adasse per il verso giusto e che, una volta uscito, si fosse trovato esattamente alle spalle di Lucifero e nel preciso istante precedente la morte del fratello.
Suo fratello. Non considerava più Cam suo fratello da quando… Non lo ricordava nemmeno. E quando non ricordi più il principio di una lite significa che non ne è rimasto più niente, che non era così importante. Eppure lui gli aveva voltato le spalle da quel momento che ora gli appariva così inconsistente. Non doveva comportarsi così, Cam lo aveva sempre considerato il fratello maggiore e solo ora si rese conto di quanto gli potesse essere mancata una figura così importante, nei secoli.
Daniel era rimasto così deluso dalla sua decisione da non pensare a quanto, in realtà, quella stessa delusione potesse essere amplificata nel fratello. Non si era mai messo nei suoi panni, mai aveva provato a guardare le cose dalla sua prospettiva.
E lo aveva lasciato solo. Solo coi suoi rimpianti e con un peso, il peso di non essere stato perdonato.
Era riuscito ad essere così egoista da spingerlo verso l’estremo sacrificio, come unica possibilità di riscatto. La cosa tragica è che probabilmente era vero: Daniel era così accecato dalla frustrazione causata dalla scelta del fratello che, probabilmente, senza quel sacrificio, non l’avrebbe mai perdonato.
E si odiava per questo, si odiava profondamente.
Solo ora capiva la disperazione di Cam, e il suo desiderio di libertà dalle catene del disprezzo.
Cameron era solo un ragazzo, non si meritava di morire.
Daniel si rese conto che avrebbe fatto di tutto per salvarlo.
Avrebbe sopportato ogni cosa pur di riabbracciare suo fratello.
Un brivido di calore sgorgò dal profondo del suo cuore: era l’amore fraterno, che si risvegliava in lui.
Un tipo di amore differente da quello che provava per Luce, ma altrettanto profondo… Era una sensazione che non provava da molto e che toccò note delicate di sentimenti che erano sepolti da tempo. Era un’emozione simile all’odore di famiglia che si sparge nella cucina quando la nonna prepara la torta.
Non vi avrebbe rinunciato mai più.
Con questa consapevolezza si preparò ad uscire dall’Annunziatore, pieno di amore e di speranza.
 
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I suoi occhi. Verdi, brillanti e umidi.
Cosa stavano cercando?
Daniel lo seppe appena lo vide da dietro le spalle di Satana: stavano cercando lui.
Era lui l’ultima cosa che Cam voleva vedere.
Ne ebbe la certezza quando i suoi occhi si illuminarono nell’istante in cui i loro sguardi si incrociarono.
Lucifero stava caricando il colpo, impugnando la stellasaetta come un pugnale.
Doveva agire nell’immediato: era il momento.
Aveva ancora in mente il rumore dei muscoli di Cam lacerati da quell arma mortale, e per nulla al mondo avrebbe permesso che ciò avvenisse ancora.
Vedere suo fratello a terra, senza vita, aveva riportato improvvisamente a galla la voglia, repressa per millenni, di riabbracciarlo.
Adesso gli rimanevano pochi secondi, quindi si preparò a scagliare il colpo di grazia al principe delle tenebre. Per il fratello, ma anche per tutti gli angeli: questa guerra era durata per troppo tempo e nessuno ne aveva tratto beneficio, nemmeno Satana stesso… chissà perché lo aveva fatto.
Gli sembrò tutto così ridicolo mentre si scagliava contro il demone: le battaglie, i litigi, il Male… era ora di lasciarsi tutto questo alle spalle.
Era giunto un tempo nuovo, dove pace e amore era ciò di cui tutti avevano bisogno per riposarsi davvero.
Ma il colpo di grazia lo volle dedicare al fratello.
“ Questo è per te!” urlò Daniel mentre con tutte le sue forze cercò di lacerare la pelle di Lucifero.
Non avvenne però ciò che sarebbe dovuto accadere: il demone non cadde a terra senza vita.
La sua pelle rugosa era forse troppo spessa per lasciarsi trafiggere da una stellasaetta?
Doveva forse cercare un punto più sensibile nel mostro che aveva davanti?
Era troppo tardi. Satana si voltò verso un Daniel atterrito e strabiliato da cotanta terribile potenza.
Lo buttò per terra mollando la presa che teneva stretta Luce, e si scagliò su di lui in tutta la sua fierezza demoniaca.
Cam intanto aveva capito tutto: suo fratello era tornato… suo fratello lo aveva perdonato.
E ora stava rischiando la sua vita per lui: era un paradosso strano, ma senza perdersi in inutili pensieri decise di intervenire nell’immediato, dal momento che Satana era distratto.
Intanto il demone feroce sovrastava Daniel, a terra, in tutta la sua immensità: si voleva gettare su di lui per fargli perdere conoscenza, così da mettere a punto i suoi piani.
Cam si sporse in un movimento fluido verso Luciferò, per afferrargli le ali.
Riuscì a saldarsi in modo ferreo ad esse, ma non sapeva se ciò sarebbe bastato a rallentare la caduta del Diavolo su Daniel. Poteva sentire le punte acuminate delle sue ali lacerargli le mani, ma era deciso a non demordere.
Il corpo caprino però, anche se rallentato, finì comunque il suo viaggio, atterrando sopra Daniel.
Poi il silenzio.
 
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Tutti gli angeli rimasero atterriti osservando quella che si poteva definire l'ultima battaglia tra l'Amore e il Male. Quale sarebbe stato il verdetto di quella sfida mortale?
Qualcosa si mosse. Era il corpo di Satana.
Un movimento innaturale, come se stesse inarcando la schiena.
Che fine aveva fatto Daniel?
Poi il corpo del demone cadde su un fianco, trafitto da una stellasaetta.
Daniel, coperto si sangue, si alzò incredulo ed esausto.
Nel momento in cui Lucifero si era gettato su di lui, Daniel gli aveva prontamente puntato la stellasaetta al cuore. Così, con la sua stessa forza travolgente, il Diavolo si era ucciso da solo.
Ed ora era tutto finito.
Quell'epica guerra era giunta al termine. Era la soglia di una nuova Era.
Daniel, però, doveva pensare in fretta: aveva cambiato il passato ed ora tutto era come se fosse sempre stato così. Come sarebbe stato dunque il presente? Qualcuno si sarebbe ricordato che lui era scomparso per un motivo?
Infatti in questo presente Daniel non avrebbe dovuto tornare nel passato per salvare Cam, perché Cam era già stato salvato da lui.
Esisteva un futuro per lui, ora che esso era cambiato per sempre?
Inoltre una certezza attanagliava la sua mente: doveva tornare al futuro prima che chiunque lo potesse raggiungere, soprattutto il suo "io" del recente passato.
Oppure l'unica speranza di avere ancora un posto nella Storia era la fusione?
 
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Nell'entusiasmo generale, prese una decisione: chiamò a sé la sua famiglia, facendo attenzione a non toccare nessuno di loro.
Daniel, Luce, Cam, Gabbe, Arriane, Roland e Molly si disposero intorno a Daniel, pronti ad ascoltarlo.
"Ragazzi devo agire in fretta quindi non interrompetemi e, vi prego, credetemi sulla parola.
Insieme, nel futuro, abbiamo preso la decisione di cambiare il passato: sapevamo che era pericoloso, ma era l'unico modo di salvare mio fratello."
Guardò Cam, pieno di compassione, prima di continuare l'urgente soliloquio.
"Così sono tornato qui, nel passato, cambiando la Storia. Adesso che ho salvato Cam però la Storia non ha più bisogno di me: non c'è più motivo infatti che Daniel torni al passato, in quanto io ho già salvato Cam. L'unico modo per riprendermi il mio posto nel futuro è.."
Daniel fu interrotto da Daniel. "La fusione."
Le facce degli angeli erano perplesse e per niente convinte, così Daniel provò a spronarli ulteriormente.
"Dovete fidarvi di me. Non ho forse salvato Cam?
L'unico modo di continuare ad avere un futuro è fondermi con il mio sé del passato, entrare in un Annunziatore e tornare nel futuro."
Erano passati pochi minuti da quando Daniel aveva viaggiato nel tempo, per questo il suo sè del passato e lui erano così adatti a fondersi: sarebbe stato sempre lo stesso, solo con la consapevolezza di aver cambiato il Futuro.
Luce intervenne spaventata, interrompendo bruscamente il flusso dei suoi pensieri.
"Io so come è la fusione, ed è impensabile che tu possa vivere per sempre nel tuo sé del passato! è una pazzia!"
"Non lo è, amore!" rispose Daniel, in coro con sé stesso. Poi continuò:
"La tua anima ha vissuto in corpi differenti e in vite differenti. Tu hai avuto molti caratteri Luce, e quando hai praticato la fusione hai dovuto convivere con altre versioni di te stessa.
Per noi è diverso: noi siamo la stessa persona, la stessa vita, con lo stesso carattere. Fonderci non significa convivere con un'altra versione di noi, ma solo completarci.
Sarò sempre il tuo Daniel, ma con un pezzetto di futuro dentro di sé. Infatti è passato pochissimo tempo tra la mia versione passata e me, quindi abbiamo la stessa percezione della realtà a parte per questi pochi minuti. Ci abitueremo."
Daniel non aveva alternative, doveva agire in fretta: meno sarebbe stata la distanza temporale tra il suo sé del passato e il suo sé attuale, più facile sarebbe stata la fusione delle sue anime.
Entrambi i Daniel presero la decisione nello stesso momento. Si guardarono e si porsero le mani, sotto gli occhi esterrefatti della loro famiglia.
Fu un breve istante, in cui il mondo si capovolse. Finchè gli occhi di Daniel tornarono a vedere e le orecchie a sentire le stesse cose. Non più due ma un solo corpo, con un solo spirito.
Daniel Grigori.
 
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Non c'era nemmeno bisogno di tornare nell'Annunziatore, in quanto ormai in quel presente erano già arrivati al momento temporale in cui nel Futuro, Daniel, era tornato nel passato: Daniel era già nel futuro.
A quella dolce consapevolezza la prima cosa che fece fu abbracciare Luce.
La sua Luce, il suo Amore. Senza più maledizioni, senza più ostacoli.
Daniel e Luce erano finalmente liberi. Dopo secoli di sofferenza erano davvero liberi.
E quel bacio. Se v'era mai stato un momento simile nella storia dell'Universo, gli sarebbe comunque mancata quella perfezione. Quel bacio era la Perfezione che si ergeva fiera sul piedistallo dell'Amore, d'innanzi ad un pubblico di angeli che non poterono che applaudire di fronte a tale trionfo.
L'Amore aveva vinto. E schiere di angeli li stavano fissando. Così Daniel e Luce non poterono che ridere di lieta gioia e lieve imbarazzo.
Quella risata cristallina riempì tutto lo spazio di quel monte, a Gerusalemme, e contagiò tutte le schiere angeliche che, finalmente, si lasciarono andare, esauste e consce della loro ritrovata libertà.
Cam corse incontro alla coppia perfetta, abbracciando suo fratello e Luce: sicuramente ci sarebbero state, nel futuro, piccole discussione circa il suo carattere….libertino, ma alla fine ai tre andava bene così. Cam in fondo era il lato oscuro di Daniel, e rappresentava il proibito,l'infrazione di ogni regola: se la regola fosse stata rappresentata da lui, sarebbe diventato tutto ordinario… E Cam era Cam proprio per il suo essere straordinario. Lui era un desiderio, una trasgressione, Daniel invece era la regola. Senza Daniel, avrebbe perso tutto il suo fascino, così come senza di lui, Daniel non sarebbe stato così perfetto per Luce.
In ogni caso, ci sarebbe stato sempre tempo per approfondire le questioni irrisolte, ma in quel momento sentiva solo Amore nei loro confronti.
Quando Luce si fece da parte, i due fratelli si abbracciarono con forza. Si strinsero con passione, e ruppero il loro silenzio pieno di significato con un pianto forte.
Piangevano come bambini, senza staccarsi. Lacrime e singhiozzi di gioia che non riuscirono a reprimere e che lasciarono liberi, finalmente. Per la gioia di essersi riuniti, e per la gioia del perdono: si resero conto che perdonare è come liberare un prigioniero, per poi scoprire che quel prigioniero erano loro stessi. Piansero a lungo, abbracciandosi e strofinando le loro ali, come per rendere in qualche modo il loro abbraccio ancora più forte.
Arriane schizzò letteralmente in direzione di Roland, investendolo con la sua allegria. Si accoccolò tra le braccia forti del suo angelo, consapevole del fatto che lui era la sua vita, in quel momento... La battaglia non aveva fatto altro che confermare il loro amore.
Il loro fu l'abbraccio più tenero che la Storia avesse mai conosciuto: delicato ma energico allo stesso tempo, e pieno di amore ingenuo. Roland baciò la fronte della sua piccola Arriane, con la certezza che lei sarebbe stata sempre il suo porto sicuro. Allo stesso modo lei si lasciò cullare tra le braccia del Suo Roland, che sarebbe stato sempre il suo punto di riferimento. Arriane e Roland si sarebbero appartenuti per sempre. Lo avevano sempre saputo, ma mai erano riusciti a sbattere questo dato di fatto in faccia al Mondo… forse per paura che il Mondo avrebbe invidiato un Amore così.
Ogni singola molecola d'aria doveva essere satura di Amore, perché persino Gabbe e Molly si abbracciarono… solo in quel momento Luce notò la somiglianza tra le due: erano davvero simili, non è che…. impossibile! Eppure tra di loro c'era la stessa differenza che c'era tra Cam e Daniel… come se fossero due facce della stessa medaglia. Luce rise, chiedendosi come avesse fatto a non accorgersene. Molly era il lato oscuro di Gabrielle così come Cam lo era di Daniel. Semplicemente incredibile. Ecco perché quell'abbraccio era così amorevole, analogamente a quello di Daniel e Cam. Le due sorelle erano avvolte in un abbraccio di pura sorellanza, che emanava una sorta di aura positiva.
Ogni singolo angelo era raggiante.
E poi c'era Luce… che si trovava nel momento esatto dove tutto il caos iniziava a prendere un qualche ordine. Stava iniziando a digerire ogni cosa.
Luce era un angelo, forse il più bello. Era l'angelo della Luce.
Aveva una famiglia meravigliosa, formata da fratelli e sorelle fantastici.
Aveva degli amici Nephilim che non avrebbe cambiato per nulla al mondo e che non vedeva l'ora di rivedere, sani e salvi, alle pendici del monte, pronti a intervenire nel caso la schiera dalla parte la quale avevano deciso di schierarsi fosse stata in situazione di svantaggio.
Aveva un Amore per cui valeva la pena morire, un Amore che aveva sfidato il tempo e aveva vinto, un Amore che grazie al fatto di essere Impossibile era divenuto Eterno, un amore che aveva spiccato il volo ed ora era libero di andare con le sue ali. Nei cieli. E oltre.
Luce non sapeva cosa sarebbe successo a quel punto, nella sua vita. Non sapeva quale sarebbe stato il suo compito d'ora in avanti, ma poco importava perché adesso, finalmente, aveva trovato sé stessa.
Quella piccola ragazzina del riformatorio, ignara della sua stessa essenza, spaventata e impacciata, era cresciuta.
Luce aveva finalmente trovato la sua strada.
La strada dell'Amore.
  
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