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Autore: Tessnip    21/09/2012    1 recensioni
Un vecchio giorno di Roland, ad Halston, quando il colore della pelle determinava il ceto sociale.
Riprende la storia di Luce nella sua villa ad Helston, dal punto di vista di Roland.
Come si può essere convinti di qualcosa che non si conosce? Siamo essenza di qualcosa di estremamente controverso, in noi non possono dimorare cose assolute, come il bene o il male.
Ma è proprio questa la cosa straordinaria, no? Ci rende unici.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Arriane. Stupida, piccola, adorabile Arriane.
Per fortuna lo splendido vestito vaporoso di Annabelle era bianco, altrimenti quel gioco innocente si sarebbe trasformato nell’ennesima punizione, non appena le due avrebbero varcato la soglia della sala da pranzo. Nel momento in cui le tirò la farina, vidi un Annabelle in collera. Poi però le si dipinse in volto un sorriso goliardico, segno che era pronta a controbattere.
Quelle due riuscivano a divertirsi davvero con poco.
D'altronde, come non divertirsi con Arrie? Era un vulcano, sempre pronta a sorridere, lei.
Io le reggevo il gioco, il più delle volte. Era divertente.
Ma quando sei il cattivo devi sempre stare in guardia, con persone del genere, oppure ti rovinano la festa e non sai più da che parte stare.
Ed era esattamente ciò che mi stava succedendo. Ma chi voglio prendere in giro? Forse era sempre stato così, forse non ero mai stato convinto davvero della mia scelta.
Come si può essere convinti di qualcosa che non si conosce? Siamo essenza di qualcosa di estremamente controverso, in noi non possono dimorare cose assolute, come il bene o il male.
Ma è proprio questa la cosa straordinaria, no? Ci rende unici.
Accettare però di rinunciare a poter scegliere no, quello non potevo accettarlo.
Per quello mi schierai, nonostante il disgusto per Satana, quell’ essere repellente che se ne era andato per motivi egoistici che non condividevo assolutamente. Per questo mi ribellai. Per ciò in cui credevo, per la diversità, per la libertà.
Anche se detto da un servo discriminato a causa del colore della sua pelle non suona molto convincente.
Appena vidi Henrietta farsi spazio tra casse colme di generi alimentari mi scostai per farla passare. Non guardai la persona di fronte a me, un pò perché ero un servo e non mi era permesso e un po’ perché francamente non me ne fregava niente.
Però, quando udii la sua voce che chiamava il mio nome con un tono gioviale che in questa vita non mi aveva mai rivolto, ebbi un sussulto.
La guardai. Lucinda. I suoi occhi brillavano di una scintilla di comprensione che non le avevo mai visto. Sgranai gli occhi, mi stava quasi spaventando.
Il mio istinto mi diceva di abbracciarla affettuosamente, ma poi ricordai che, in particolar modo in questa vita, non mi era concesso questo gesto d'affetto. Non avrebbe capito, anche se ero suo fratello.
Ricordai il copione, pronto a recitare la mia parte.
  
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