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Autore: mina_chan    21/09/2012    4 recensioni
Dopo un sogno che l'aveva turbata, Minako decide di tornare nella sua vecchia casa, dove aveva passato l'intera infanzia, in compagnia di sua nonna Mihoko
Un viaggio alla scoperta di se stessa, che ben presto svelerà un segreto inatteso, celato sotto la polvere ed incastonato tra due vite, che aspetta solo di essere svelato.
Niente accade mai per caso, nulla è come sembra, solo chi tutto vede può sapere fin da ora, cosa stà per accadere.
E' proprio vero che i confini del tempo sono invalicabili?
Scopritelo insieme a me, nella mia prima Fanfiction.
Genere: Comico, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"Toccherò le nuvole per te,
te lo prometto"


C’erano tante storie su quella casa, disabitata da anni ed ormai presa d’assalto dai gatti randagi.
I bambini del collegio vicino si erano fatti influenzare dalle leggende metropolitane che, i ragazzi più adulti, avevano inventato per spaventarli.
Così, ogni qual volta che giocavano nel giardino vicino e la palla rimbalzava per caso nel piccolo cortile adiacente, dovevano fare la conta per sapere quale coraggioso avrebbe oltrepassato la soia.
 
Minako guardava, a pochi passi dal piccolo cancello in legno,  quel giardino invaso dalle piante secche e pieno di palle colorate, che si intrecciavano con l’erba che gli cresceva intorno.
Un piccolo sorriso comparve sul suo viso, pensando subito a tutti i bambini che avevano rinunciato alla sfida.
Tirò il chiavistello arrugginito e con qualche difficoltà riuscì a farlo scorrere, mentre aprì il cancello, che spostatosi di qualche centimetro si bloccò a metà, facendo strattonare il suo braccio.
 
- ….quante volte le avrò detto di farlo riparare?
 
Lo spinse con la punta del piede e questo scattò, riuscendo finalmente a liberare il passo.
Il primo scalino, che separava il giardino dal piccolo portico azzurro, era ormai completamente sfondato e ricoperto di piccole formiche, che si erano accodate fino ad arrivare alla colonna, scolorita dal sole di quell’estate afosa.
 
- Alla fine ce l’ha fatta a rompersi…
 
Si accucciò avvicinando il viso alle ginocchia, ed osservando le piccole lavoratrici che con le zampette unite, si erano appropriate di quel tratto di legno.
 
-         Questa è la vostra vendetta per  me…
 
Disse osservandole.
Il suo sguardo si perse nel vuoto, ed i ricordi, non invitati, presero forma davanti a lei.
Una bambina bionda era seduta proprio lì, dove ora c’era solo un buco nel pavimento.
Con il suo vestitino rosso e gli zoccoli di legno se ne stava ad ammirare il cielo seria, per poi, subito dopo, posare il suo sguardo sul blocco che teneva saldo tra le mani.
Vicino a lei c’era un barattolo di caffè vuoto, che conteneva tutti i colori in suo possesso.
Erano di varie marche, alcuni anche molto consumati, e lei ne posava uno con cura, per poi prenderne subito un altro in sostituzione.
E così via, fino a quando spostando l’occhio verso destra cominciò a scacciare qualcosa dal foglio
 
- Maledette formiche! Questa è casa della nonna…via da qui! Non sarà mai vostra!
 
Si alzò in piedi, saltando qua e là per scacciarle e ripeteva
 
- Maledette vi punirò!
 
Poi si fermò un attimo e gridando lanciò gli zoccoli in aria cadendo con il sedere sopra all’erba.
L’avevano appena pizzicata sui suoi piedini e questo aveva provocato quell’urlo fine che entrava nei timpani.
“Le maledette culino rosso” le chiamava così lei e non le sopportava proprio.
 
Minako ormai adulta, si avvicinò all’album che era volato a terra, ma prima che potesse vedere ciò che ritraeva, sparì davanti ai suoi occhi, lasciando al suo posto la verità d’oggi, un buco nel legno.
 
Sospirò, e non riuscendo proprio a ricordare, salì gli altri due gradini.
Poco più avanti, c’era la sedia a dondolo, che vuota e ormai ferma da anni sembrava osservarla.
Si avvicinò e passò delicatamente le dita su di un bracciolo, sentendo nei polpastrelli le incisioni, che restavano indelebili, nel legno e nella sua mente…..“ Mina-chan superstar ^__^ ”
Scosse la testa mormorando

- Già da allora ero una pazzoide montata 
 
Le voltò le spalle ed abbassandosi alzò il vaso di coccio posto vicino alla porta d’entrata.
Prese la chiave che vi era nascosta sotto ed aprì la zanzariera totalmente rotta ed usurata dal tempo. Infilò la chiave e prendendo aria entrò.
I mobili erano tutti coperti da teli bianchi, e le poche mensole che si vedevano libere erano invase dalla polvere.
La vecchia libreria, in bella mostra in fondo al salone, era ancora piena di sapere, quasi come se attendesse l’arrivo di qualche mano curiosa, che sfogliasse quei libri ingialliti, dai pochi raggi di sole che entravano dalla finestra.
 
La cassapanca vicino al camino odoroso di fumo era aperta, e lasciava intravedere il suo interno.
Lo  sguardo andò subito sul guantone da baseball.
Quanti pugni aveva dato a quel guanto che all’epoca le stava gigante.
Lo prese e sorridendo lo infilò…ora era perfetto…la misura giusta.
Con la mano libera, gli diede un pugno, facendo alzare una piccola nuvoletta di polvere che le si posò sul naso.
 
- E…E….Etciùùùùù…accidenti…
 
Lo posò dov’era prima, e cominciando a strofinarsi il viso, guardò sopra al camino   vedendo una vecchia foto bruciacchiata dal calore.
Se lo ricordava bene quel giorno…
In primo piano c’era lei, teneva alta la coppa vinta con tanta fatica al suo primo concorso di canto per bambini dilettanti.
L’unica ad essere venuta a vederla era nonna Mihoko.
Se ne stava in prima fila con la sua vecchia macchinetta fotografica, a cogliere l’espressioni sfuggenti di quella bambina sognatrice, che volava con il cuore e la fantasia.
 Chi l’avrebbe mai detto che quei giorni sarebbero passati così in fretta, come un’improvvisa folata di vento, che ti scompiglia i capelli e ti riempie i polmoni di aria pulita.
 
 
 
 
  
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