1:
ORA
SCONOSCIUTA (Luogo sconosciuto)
Strano.
Era convinto che avrebbe sentito almeno qualcosa, un istante di
dolore intenso che poi si sarebbe spento, invece non ci fu niente.
Aprì
gli occhi come se si fosse risvegliato da un sogno e davanti a
sé
vide subito proiettarsi, come fosse un megaschermo, tutte le immagini
facenti
parte della sua vita, dalla nascita fino ad ora. Sicuramente faceva
parte del
rituale del trapasso, come se si trattasse di un riepilogo di tutto
quello che era
stato fatto fino ad allora, prima di proseguire. Ma cominciò
a domandarsi che utilità
avrebbe mai potuto avere e se veramente ce n’era una.
Quando
il “film” della sua vita giunse al termine, al suo
posto si aprì
un’enorme sfera di luce che abbaiò tutto il suo
corpo, e una specie di
richiamo, silenzioso ma irresistibile, cominciò ad attrarlo
verso di essa,
invitandolo a entrarci.
Theodore
provava dentro di sé il desiderio intenso di varcarla, per
scoprire tutte le meraviglie che erano contenute al suo interno. Se
fosse
entrato, lì dentro sarebbe stato felice per
l’eternità, ne era convinto.
A
passi lenti ma sicuri, compì la breve strada che di
lì a poco lo
avrebbe condotto alla serenità eterna. Non avrebbe
più dovuto preoccuparsi di
niente. Mai più dolore, mai più conflitti, mai
più solitudine.
Ma
era la scelta giusta?
Ricordati
perché sei qui, Theodore! Si disse tra sé e
sé.
Giusto,
non poteva permettersi di cedere al richiamo della luce, se era
qui era solo perché doveva trovare il modo di aggiustare le
cose nel mondo dei Vivi.
Aveva costretto i suoi fratelli e il suo stesso nipote ad assistere al
suo
folle gesto, e ora doveva portare a termine la seconda parte della sua
missione.
Distogliere
lo sguardo dalla luce si rivelò più arduo di
quanto non lo
credeva possibile, e ancora più difficile era compiere i
passi necessari per
allontanarsi.
«Ma
in fondo, perché resistere? Se è questo quello
che aspetta a tutti,
che senso ha dannarsi per cambiare le cose?» Si chiese a
sé stesso ad alta
voce, e per un attimo si fermò e valutò
l’idea di entrare nella luce.
«No!
Hai promesso loro che avresti cambiato le cose! Ora fallo!»
Si
spronò da solo, e ciò gli diede la carica
necessaria per voltarsi dall’altra
parte e allontanarsi il più possibile dal potente richiamo.
Fece
cinque passi in avanti, uno più faticoso
dell’altro, e giunto al
sesto, ebbe l’impressione che la luce si stesse affievolendo.
Che significava
questo? Si stava finalmente allontanando dalla sua influenza? O era
qualcos’altro? Avrebbe dovuto voltarsi e guardare, ma temeva
che ciò avrebbe
vanificato gli sforzi compiuti fino ad allora. Ne compì
altri tre, durante i
quali costatò che la luce non diminuì di
intensità, ma lo fece nel momento in
cui lui, terminato il terzo, si fermò. Si stava indebolendo
in modo irregolare,
indipendentemente da quanto Theodore si allontanasse.
La
curiosità, o forse l’attrazione esercitata dalla
luce, lo spinse a
voltarsi verso la sua direzione e guardare. A quel punto
capì cosa stava
succedendo. La luce si stava rimpicciolendo!
Se
inizialmente era grande il doppio di Theodore, ora si era rimpicciolita
al punto da essere grande quanto metà del suo corpo, e pochi
secondi dopo, si
ridusse ancora di più.
D’un
tratto, dopo essersi ristretta sempre di più,
sparì davanti agli
occhi di Theodore esattamente come era apparsa, facendolo sprofondare
nel buio
più totale.
Era
accaduto esattamente quello che aveva descritto Eleanor. Il portale
per l’aldilà si era chiuso di fronte a Theodore, e
ora lui, come la Chipette,
era destinato a restare intrappolato nel Limbo per
l’eternità.
2:
Laggiù,
avvolto nell’oscurità del Limbo, Theodore
vagò alla ricerca di
Eleanor, che sembrava sparita nel nulla.
Il
suo corpo aveva iniziato a brillare, proprio come quello della
Chipette, ed era l’unica fonte di luce visibile nel raggio di
un orizzonte che
sembrava infinito.
In
quel luogo freddo e spoglio, dove non sentiva più
né la stanchezza né
la fame, ben presto finì per perdere completamente la
cognizione del tempo. Più
di una volta si domandò se avesse vagato nel nulla per
giorni, per mesi o
ancora peggio, per anni.
Si
accorse ben presto, però, che quella condizione di
degradante vita
eterna aveva anche dei lati positivi. Man mano che il tempo passava,
nella sua
testa cominciavano a emergere conoscenze che non credeva di avere. Il
significato della vita, l’importanza delle regole che
governano l’equilibrio tra
i vari mondi, la consapevolezza di essere in grado, come Eleanor, di
stabilire
un contatto con i sogni condivisi dei Viaggiatori, e molti altri
segreti che il
linguaggio umano non sarebbe stato in grado di descrivere a parole
(nemmeno
quello dei chipmunk). Volta per volta, nuove conoscenze si aggiungevano
a
quelle già apprese, come se ci fosse qualcuno col preciso
compito di imprimerle
nella mente di Theodore.
Alcune
ore, o forse alcuni giorni dopo il suo arrivo nel Limbo, quando
ormai stava per perdere le speranze di trovare Eleanor, in un punto
imprecisato
dell’orizzonte di fronte a sé, gli parve di
scorgere un minuscolo puntino
luminoso che si stava dirigendo verso la sua direzione.
Si
strofinò gli occhi per schiarirseli e vedere meglio, ma si
rese conto
che, essendo divenuto uno spirito, non era più necessario
che lo facesse.
Allora decise che avrebbe atteso alcuni secondi, giusto per assicurarsi
di non
avere una specie di allucinazione, e se la luce sarebbe rimasta ancora
lì o si
sarebbe avvicinata, lui l’avrebbe raggiunta.
Chiuse
gli occhi e contò ad alta voce fino a dieci. Non era
più nemmeno
sicuro di ricordarsi quanto fosse lungo l’intervallo di tempo
tra un secondo e
l’altro, ma non aveva importanza, alla fine
l’importante era terminare quella
conta.
Quando
lì riaprì, con sua grande fortuna la luce
c’era ancora, e come
lui aveva sperato, si era ulteriormente avvicinata. Quindi le
andò incontro.
D’improvviso
però si arrestò. E se poi non fosse stata
Eleanor, ma
qualcun altro? Si chiese dubbioso. Non era detto che loro due fossero
gli unici
a girovagare in quel mondo per l’eternità.
Così come loro avevano scelto di
restare, anche altri potrebbero aver deciso di fare la stessa scelta.
Ma
non dovette attendere molto per vedersi smentire di fronte a se la
sua stessa ipotesi. Erano ancora molto distanti l’uno
dall’altra, ma riuscì
comunque a riconoscere la sua sagoma e i suoi lineamenti.
Sì,
era Eleanor, l’aveva trovata!
3:
Le
era molto vicino adesso. Non più di un metro.
Lei
lo stava fissando con uno sguardo che lasciava trasparire tutta la
sua incredulità e il suo disappunto.
Da
quando si erano visti l’ultima volta, Eleanor non aveva mai
distolto
la sua attenzione da Theodore, pertanto, era al corrente del gesto che
aveva
appena compiuto.
«Ciao,
Eleanor.» La salutò Theo, nel tentativo di rompere
il ghiaccio.
L’espressione
di lei si tramutò in rabbia sgomenta.
«Oddio,
Theodore… che cosa hai fatto!» Esclamò
scuotendo la testa.
Il
chipmunk emise un sospiro amareggiato.
«Non
ho avuto scelta. Era l’unico modo per tornare da
te.»
Seguì
un breve istante di imbarazzante silenzio, durante il quale la
Chipette cercò di riordinare le idee.
«Non
posso crederci… no, mi rifiuto! Non puoi averlo fatto sul
serio.»
«Hai
ragione. Nemmeno io immaginavo che l’avrei fatto, ma a questo
punto
ero pronto a tutto pur di sapere la verità… e
poi, sapevo che non mi sarebbe
successo niente se fossi morto. Mi sarei solo svegliato qui nel
Limbo… » smise
di parlare e la fissò, aspettando di scoprire se avrebbe
obbiettato in qualche
modo. Eleanor invece non parlò.
Ora
la sua espressione, oltre alla rabbia e allo sgomento,
comunicò
anche timore per quanto sarebbe avvenuto poco dopo, perché
Theodore si trovava
lì per uno scopo, e questa volta, nel modo che aveva
escogitato per
raggiungerla di nuovo, lei non poteva fare nulla per allontanarlo.
«Sai
perché sono qui. Ora, per favore, se ti è mai
importato qualcosa di
noi, parla.» Insistette lui.
«Theo…
certo che mi importa di noi, ma… »
«Ma
cosa? Ellie. Perché non me lo vuoi dire? Ormai non
è più un tuo
segreto, che senso ha continuare a far finta che non ci sia
nulla?!»
«Non
è per questo… è solo che…
» E si ammutolì ancora.
Theodore
stava cominciando a spazientirsi.
«Ok,
senti. Tu hai detto che qui nel Limbo si finisce per apprendere
delle cose che non conosceresti da nessun’altra parte,
Giusto? Ebbene, da
quando io sono qui ho imparato segreti che non mi sarei mai potuto
immaginare,
e sono pronto a scommettere che i viaggi nel tempo fanno parte di
questi segreti.
Prima o poi finirei comunque per scoprirlo da solo, quindi che senso ha
continuare a tacere?! Eleanor, io voglio sapere… anzi
no… DEVO sapere se sono
veramente possibili e come!»
Sperava
davvero, questa volta, di essere riuscito a convincerla a rispondergli,
e mentre la attendeva, tornò a fissarla in silenzio,
cercando di stabilire un
contatto visivo con il suo sguardo. Un contatto che però lei
non voleva, dato
che continuava a evitarlo guardando sempre da tutt’altra
parte.
La
Chipette dovette rassegnarsi al fatto che Theodore aveva ragione. Era
inutile cercare di nascondere una verità che in fondo non
avrebbe tardato a
scoprire da solo.
«Questo
posto, Theodore… il Limbo… è una
specie di corridoio… una via
d’accesso attraverso la quale è possibile
raggiungere le varie dimensioni.
Esistono mondi, come quello che noi definiamo
l’Aldilà, in cui è possibile
accederci solo a determinate condizioni… in questo caso,
entrando nella Luce
prima che il varco si chiuda. Oppure nei sogni, coi quali
però è possibile
interagire solo in presenza di un Viaggiatore. In altri, invece,
è possibile
aprire una via d’accesso semplicemente sacrificando parte
della proprio energia
spirituale… quella di cui sono fatte le anime…
»
«Hai
detto… sacrificare?»
«Sì…
cedendo una piccola parte della propria energia, puoi aprire
portali per alcuni mondi per brevi periodi di tempo, e entrarci
finché
l’accesso resterà aperto.»
«E
la conseguenza di questo sacrificio qual è?»
Eleanor
sospirò.
«La
perdita dei nostri poteri… la capacità di
osservare i nostri cari
nel mondo dei vivi e di comunicare con i loro sogni, o di aprire altri
portali
per altre dimensioni… »
Ora
Theodore era perplesso.
«Tutto
qui? Stai cercando di dirmi che tornare nel passato è
possibile e
che l’unica cosa che ti preoccupa è perdere i tuoi
poteri?! Per quanto mi
riguarda, è un sacrificio che sono disposto ad accettare
più che volentieri… »
«No
Theodore, aspetta. Il discorso non è così
semplice, altrimenti avrei
cercato anch’io di farlo da tempo… il fatto
è che… bhe, mettiamola così:
esistono tre dimensioni distinte che hanno a che vedere col mondo dei
Vivi. E
ognuna di esse segue un preciso binario temporale…
» si fermò cercando di dare
a Theodore il tempo di elaborare le informazioni che gli stava fornendo
«queste
tre dimensioni sono quello che noi
percepiamo come “passato”
“presente” e
“futuro”.»
«Quindi,
stai dicendo che in questo momento, mentre io e te parliamo…
ci
sono tre dimensioni nelle quali succedono le stesse cose… ma
in tempi diversi??
Scusa… e di quant’è la differenza di
tempo trascorso tra una dimensione e
l’altra?!»
«In
realtà non funziona così. Però
è un concetto difficile da realizzare.
Io vivo nel Limbo da molti anni ormai, e ancora non sono certa di
averlo compreso
appieno. Il “presente”, la dimensione da dove
veniamo noi, è collegata
direttamente con il “passato” e il
“futuro”. Tutto quello che accade nel
“presente”, è conseguenza di quello che
era previsto dal “futuro”, e tutto
quello che è già successo, modifica per sempre il
“passato”…»
«Ellie,
aspetta! Io… non riesco a seguirti… voglio dire,
ok… passato,
presente e futuro, fin qui ci sono… ma cosa ha a che fare
tutto questo con te?
E’ possibile cambiare il passato sì o
no?»
«Sto
cercando di spiegartelo, Theodore! Te l’ho detto che non
è facile
nemmeno per me. Abbi un po’ di pazienza!» Lo
rimproverò Eleanor, spazientita.
«Hai
ragione… scusami.» Rispose Theodore, imbarazzato.
«Cerca
solo di seguirmi, ok? Tutti noi, che veniamo dal mondo dei Vivi,
viviamo nella dimensione appartenente al
“presente”. Mentre le nostre copie del
“passato” e del “futuro” sono
solo delle proiezioni di quello che eravamo e di
quello che saremo, e tutto ciò che accade nel presente,
determina come saranno
le cose nelle altre due dimensioni. Secondo le regole ufficiali,
quindi, il
“presente” è l’unica delle tre
realtà che può essere modificata per influire
sulle altre… è tutto chiaro fino a qui?»
Theodore
ci rifletté un po’.
«Credo
di sì.»
«Bene.
Ora senti, come ti dicevo prima, esistono dimensioni in cui alle
anime è concesso accedere senza che queste debbano
rispettare per forze dei
requisiti fondamentali, anche se è comunque sono tenute a un
sacrificio di una
parte della propria essenza, fondamentale per aprire un varco tra il
Limbo e
quel mondo e mantenerlo aperto. Una di queste dimensioni è
quella del
“passato”, così come lo è
quella del “futuro”. Una volta al suo interno le
regole sono molto simili a quelle del “presente”,
quindi, c’è la possibilità di
entrare direttamente in contatto telepatico con un Vivente.»
«Più
o meno come hai fatto tu con Simon?»
«Sì…
»
«Però,
se ben ricordo quella volta non eri riuscita a stabilire un vero
contatto con mio fratello. Eri solo riuscita a comunicare con lui
durante il
sonno.»
«Questo
perché, secondo le regole, i defunti non possono comunicare
con
i Vivi. Ma è una regola che molti di coloro che scelgono di
restare nel Limbo,
alla fine finiscono per ignorare.»
Theodore
analizzò molto attentamente le informazioni che gli
giungevano
all’orecchio dalla voce di Eleanor. Solo ora si rendeva conto
di quanto fosse
stato improvvisato e stupido il piano che l’aveva portato da
lei. Alla fine era
riuscito a tornare nel Limbo e a trovarla, ma alla luce di quanto gli
era
appena stato raccontato, forse potrebbe essere stato lo stesso, tutto
inutile.
«Quindi,
anche se riuscissimo a tornare nel passato, non è detto che
riusciremo a cambiare il presente e il futuro… »
si fermò a riflettere «ma
Ellie… non credi che valga comunque la pena
di tentare?» Si rivolse a lei.
Eleanor
ora aveva di nuovo quello sguardo. Come se avesse
qualcos’altro
da nascondere, e Theodore se ne accorse.
«C’è
dell’altro, vero?»
Lei
sospirò.
«Sì…
» mormorò.
«Di
che si tratta?»
«Ricordi
cosa ti ho detto prima? Solo il “presente”
può subire delle
modifiche, e non appena avvengono dei cambiamenti, anche il suo
“passato” e il
suo “futuro” cambiano insieme a lui. Non
è possibile cambiare il “passato”
mantenendo intatto quello che è il suo
“presente”. Quindi, se noi due lo
cambiassimo, il “passato” diventerebbe il nuovo
“presente”, e tutto quello che
avverrebbe dopo, diventerebbe il nuovo
“futuro”.»
«Quindi
ci sarebbe un nuovo presente e un nuovo futuro, bhe…
Ellie… non
mi dici niente di nuovo! Ripartirebbe tutto da quel 14 febbraio e
prenderebbe
una strada completamente diversa. Nel caso non lo avessi ancora capito,
è
proprio quello che voglio fare!»
«No,
Theodore. Sei tu che non hai capito! Qui non siamo in
“Ritorno al
Futuro” o in uno di quei film di fantascienza che parlano dei
viaggi nel tempo,
non ci può essere un secondo futuro che segue un binario
differente da quello
prestabilito! Ci può essere solo un
“passato”, solo un “presente” e
solo un “futuro”!
Il presente di ora diverrebbe il nuovo futuro, e tutto quello che ne fa
parte,
scomparirebbe per far spazio al NUOVO presente!»
Theodore
a questo punto aveva perso il filo del discorso.
«Eleanor…
non riesco ancora a capire… cosa stai cercando di
dirmi?»
«Sto
dicendo, Theodore, che se adesso noi due cambiassimo il passato,
Alvin, Brittany, Dave e tutti gli altri, non ricomincerebbero la loro
vita a
partire dal quel 14 febbraio 2013 come se niente fosse successo!
Verrebbero
cancellati per sempre insieme al loro presente…
scomparirebbero nel nulla! E
noi con loro!»
4:
Se
Theodore fosse appartenuto ancora al mondo dei Vivi, probabilmente
ora suderebbe freddo.
Era
arrivato fin lì con un piano e una promessa, ma ora stava
seriamente
cominciando a pensare che fare qualcosa avrebbe potuto rivelarsi di
gran lunga
peggiore che non farlo.
«Lo
capisci adesso? Capisci perché non ho voluto che sapessi
niente?
Quando mi sono tradita e tu hai cominciato a pensare alla
possibilità di
tornare indietro nel tempo, ho temuto che saresti finito nuovamente per
ossessionarti! Che avresti tentato di coinvolgere ancora Mark nel
obbiettivo di
tornare nel passato! Non è una cosa che i Viaggiatori dei
Sogni possono fare, e
non pensavo che tacendo, ti saresti spinto a tanto pur di conoscere la
verità… »
Spiegò Eleanor.
«E
comprensibile… nemmeno io lo immaginavo, e di certo, se
l’avessi saputo
prima, avrei dato retta a Simon… »
Entrambi
i chipmunk si sentirono in colpa per quello che era appena
uscito dalla bocca di Theodore, e in particolare, Eleanor si
pentì per non aver
detto fin da subito la verità.
«Quando
dici che anche noi verremo cancellati, che intendi
esattamente?»
Chiese Theodore, per approfondire la questione.
Eleanor
temeva la risposta più di ogni altra cosa e inizialmente
valutò
la possibilità di tacere anche su questo, magari raccontando
una menzogna che
potesse placare il bisogno di sapere di Theo, ma poi, riflettendoci
meglio, si
disse che forse la verità gli avrebbe dato una valida
motivazione per
rinunciare al suo folle piano.
«Esattamente
questo, Theo. Le nostre copie del passato al momento sono
solo una proiezione di noi, ma se il loro passato diventasse il nuovo
presente,
loro diverrebbero i nuovi “Noi”…
»
«E
non ci possono essere due copie della stessa persona nello stesso
presente… » Continuò Theodore.
«Esatto.»
Concluse amareggiata la Chipette.
«Quindi…
che ci succederebbe? Verremo cancellati, ma poi?»
«Ogni
anima ha diritto a un posto dove stare, quando le regole vengono
rispettate. Ma stravolgere l’equilibrio stesso del presente
è un’azione
gravissima. Se il presente viene riscritto, non ci sarà
più nulla per le anime
che ci vivono. Nessun Limbo, nessun aldilà, nessuna
dimensione. Significherà
condannare tutti alla desolazione più totale, senza ricordi,
senza emozioni. La
morte, nella sua definizione più terrificante.»
Quindi
erano questi i timori di Eleanor. Erano comprensibili. Persino
Theodore ora era combattuto. Il coraggio di buttarsi da quel terrazzo
gli era
stato reso possibile dalla consapevolezza che non sarebbe stata la
fine, ma
ora, a giudicare da quanto Eleanor gli diceva, se fossero andati fino
in fondo,
per la prima volta in vita loro avrebbero scoperto il vero significato
della
parola morte. O forse nemmeno quello, perché non avrebbero
nemmeno avuto il
tempo di scoprirlo.
Il
chipmunk si sentì sulle sue spalle il fardello della
decisione da
prendere. Era a lui che sarebbe toccata la decisione finale,
benché Eleanor
sperasse di averlo convinto a desistere.
Cosa
fare dunque? Lasciare che la vita di una famiglia distrutta
continuasse per la strada intrapresa o premere il tasto reset per
donare a dai
nuovi Seville, di un nuovo universo, la possibilità di
intraprendere una nuova
strada?
«So
già cosa mi risponderai, ma… tu che
faresti?» Domandò a quel punto il
chipmunk.
«Theodore,
io… ho paura. Paura di quello che ci succederebbe se
alterassimo il passato… non… non voglio
farlo!» Farfugliò lei.
«Ma
se lasciassimo tutto così, condanneremo anche a quelli del
passato
di subire il nostro stesso fato.»
«Ma
loro non sono reali! Sono solo proiezioni! Quando arriverà
anche per
loro il momento della morte, non cambierà niente
nell’aldilà o qui nel Limbo!
E’ solo il presente che conta,
nient’altro!»
«Eppure
tu stessa hai detto che il passato potrebbe diventare il nuovo
presente.»
«Sì!
Ma per farlo noi dovremo smettere di esistere!»
«Questo
l’ho capito, non è necessario che tu lo ripeta! Ma
ora mettiamola
così: siamo nel 14 febbraio 2013, stiamo uscendo dal parco e
tu stai per
convincermi ad andare a prendere quel gelato. Non possiamo saperlo, ma
tra
neanche 3 minuti tu morirai e la vita di tutti noi cambierà
per sempre. Se in
quel momento ci fosse qualcuno che ha in mano i mezzi per intervenire e
salvarci, tu non vorresti che lo facesse?»
«Certo
che lo vorrei, ma… »
Theodore
non la lasciò parlare.
«Ellie,
quelle saranno proiezioni fintanto che noi continueremo a
esistere, ma quando loro prenderanno il nostro posto, diventeranno
Viventi a
tutti gli effetti! E loro hanno diritto ad avere una seconda
possibilità!».
In
cuor suo, Eleanor sapeva che Theodore aveva ragione, tuttavia la
prospettiva di morire ancora una volta, e stavolta per davvero, la
terrorizzava
più di ogni altra cosa.
«Io…
non lo so… »
«Si
tratta di un sacrificio, Ellie. Io voglio farlo. Ho promesso loro
che gli avrei restituito una vita. Ok… forse non saranno gli
stessi Alvin,
Simon e Dave a cui mi ero rivolto, ma sono sempre loro. Che facciano
parte del
passato o che facciano parte del presente. Se dovessi riuscire a
cambiare il
passato da solo, tu scompariresti lo stesso con me. Ma io non posso
fare questa
cosa da solo, perciò… Eleanor… mi
aiuterai? »
Eleanor
non ne era affatto convinta. Voleva dare retta a Theodore,
accettare di aiutarlo nella sua missione, ma la paura era ancora
pressante.
Theodore
la osservava in ipnotico silenzio, aspettando una sua risposta.
«C’è
una cosa che devi vedere.» Disse quindi lei.
Chiuse
gli occhi come se si concentrasse su qualcosa, e subito dopo
averli riaperti, tra i due chipmunk si manifestò
nell’aria un specie di
ologramma sfumato con una serie di immagini che inizialmente Theodore
non
riuscì a identificare.
Le
chiese cosa fosse, ma senza ottenere risposta, quindi non gli
restò
che cercare di scoprirlo da solo. Guardò dentro quella
specie di ologramma e lì
finalmente capì. Stava guardando alcuni stralci della vita
della famiglia
Seville, tante piccole scene amalgamate tra di loro come
un’enorme collage di
riprese video. Probabilmente era così che Eleanor aveva
seguito la loro vita
nel corso di quei sedici anni.
A
seconda di dove puntasse la sua attenzione, la sequenza gli si
ingrandiva di fronte agli occhi, e inoltre, benché
l’ologramma non emettesse un
vero suono, nella sua mente gli sembrava di sentire le parole dette da
ciascuno
di loro.
Simon
e Jeanette, insieme a Mark, erano seduti intorno al loro tavolo in
miniatura e pasteggiavano con qualcosa che Theodore non capì
se potesse essere
la cena o il pranzo. Il fatto che Jeanette fosse ancora con loro stava
a
significare che forse Brittany era riuscita a convincerla a tornare,
tuttavia,
nel volto di tutti e tre, il piccolo Mark compreso, c’era un
velo di leggera
malinconia. Un dettagli che sorprese Theodore, non per il fatto che
fossero
malinconici, ma perché pareva esserlo troppo poco. In fondo
si era appena
buttato dall’ottavo piano del loro appartamento perdendo la
vita, era mai
possibile che l’avessero presa così bene?
Guardò
quindi la sequenza che mostrava la vita di Dave. L’uomo era
seduto al suo PC, impegnato probabilmente a scrivere un documento con
un’aria
ancora più serena di quella della famiglia di Simon.
Infine,
passò a Alvin e Brittany, che si trovavano in una lussuosa
ed
enorme stanza che Theodore non aveva mai visto prima di allora. Poteva
trattarsi del loro famigerato attico a New York? Era questo quindi che
Eleanor
voleva che vedesse? Che erano già passati alcuni giorni da
quando lui aveva
compiuto il suo gesto? Certo, se n’era già accorto
per conto suo che nel Limbo
si finiva per perdere la cognizione del tempo, ma non riusciva a capire
il
punto a cui Eleanor voleva condurlo (sempre ammesso che ce ne fosse
uno). Li
osservò con maggiore attenzione e non poté
credere quando vide cosa avesse tra
le braccia suo fratello Alvin. Avvicinò persino lo sguardo
all’ologramma, per
essere sicuro di non sbagliarsi, ma non c’erano dubbi: un
piccolo chipmunk!
Non
sembrava nemmeno appena nato, anzi, considerando che l’ultima
volta
Brittany era ancora in dolce attesa, questo piccolo sembrava
già abbastanza
cresciuto.
D’istinto
tornò alla sequenza di Simon, e osservando con maggiore
attenzione Mark, si accorse che appariva cresciuto parecchio rispetto a
come se
lo ricordava.
«Quanto
tempo è passato da quando… ?»
«Tre
anni, Theo. Ho preferito non dirtelo per ora. Volevo aspettare che
lo scoprissi da solo nel momento in cui avresti imparato a guardare nel
mondo
dei Vivi da solo, ma a questo punto è giusto che tu lo
sappia. Simon e gli
altri hanno superato anche questa difficoltà e hanno deciso
di andare avanti.
Jeanette è tornata con lui dopo due settimane dal tuo
funerale. Da quel giorno,
quando lei se n’è andata e tu sei morto, le cose
si sono fatte più difficili
per loro, ma nonostante tutto sono felici, e Mark sta diventando un
bravissimo
Viaggiatore dei Sogni. Dave vive la sua anzianità
serenamente, viaggiando
spesso per il mondo e andando spesso a trovare gli altri quando cerca
un po’
compagnia… anche loro vengono spesso a trovare lui. Mentre
Alvin e Brittany,
bhe, la loro vita va avanti proprio come per gli altri. Sai, hanno
persino
deciso di chiamare loro figlio – un maschio –
Theodore Jr., in tuo onore. Come
vedi, sono stati capaci di rialzarsi di nuovo. Sono felici.»
«Mentono
a se stessi.» obbiettò Theodore.
«C-come?
No, loro… »
«Ellie,
l’abbiamo già vista questa scena! E’
vero, forse ora sono più
uniti rispetto a prima, ma nessuno di loro è veramente
felice. E se ci pensi
bene, ti accorgeresti che ho ragione.»
Già.
Era stata sciocca a pensare che Theodore non se ne sarebbe accorto.
Aveva ragione su tutto. Da quando anche lui era morto, ogni traccia di
normalità dagli occhi della famiglia Seville si era spenta
come un fiammifero
nell’oscurità.
Doveva
gettare la spugna. Forse un reset era l’unica cosa veramente
sensata,
a questo punto.
«Te
lo chiedo ancora… » continuò il
chipmunk «vuoi aiutarmi? »
Le
porse anche la mano, invitandola ad unirsi alla sua missione. Nel suo
volto aveva un sorriso sereno. I suoi occhi comunicavano a Eleanor
tutto quello
che lei aveva bisogno di sapere. Era la cosa giusta da fare.
L’unico modo per
salvare la loro amata famiglia.
Così
come Alvin era stato pronto a morire per salvare Brittany,
così
come il Mark adulto aveva sacrificato la sua vita da Viaggiatore dei
Sogni per
donarla ai suoi genitori, ora era arrivato il momento che loro due
dessero la
loro per salvare tutti.
Eleanor
afferrò la mano di Theodore e i due le unirono in una decisa
stretta che consolidò la loro collaborazione.
Erano
pronti per tornare nel passato e impedire a quel dannato incidente
di distruggere le loro vite.
5:
«Allora.
Che dobbiamo fare?» Chiese Theodore, impaziente di cominciare.
Eleanor
non era certa di sapere la risposta. Grazie alle conoscenze che
aveva appreso nel Limbo, credeva di avere un’idea su come
procedere, ma si
trattava solo di un’ipotesi fino ad ora mai comprovata.
Si
voltò dall’altra parte, dando le spalle a Theodore
e senza perdere
tempo diede subito inizio all’esperimento, in fondo non era
necessario andare
alla ricerca di un punto specifico del Limbo per tentare di aprire il
portale
per il passato, dato che qualsiasi posto, dovunque loro si trovassero
in quel
momento, sarebbe andato bene allo scopo.
Theodore
osservò quindi in silenzio la Chipette intenta,
probabilmente,
a concentrarsi, e si domandò se anche lui avesse dovuto fare
altrettanto per
prepararsi all’eventualità di doverla aiutare,
aspettando nel frattempo, che
lei facesse qualcosa.
«C’è
qualcosa che non va… » annunciò qualche
secondo dopo, Eleanor.
«Che
vuoi dire?»
Qualsiasi
cosa stesse facendo in quel momento, si fermò e
tornò a
guardarlo con un’espressione sorpresa, come se avesse appena
scoperto qualcosa
di inaspettato.
«Non
credevo che sarebbe stato così difficile…
» rispose vagamente lei.
«Ellie,
aspetta. Non fare la misteriosa! Di che si tratta?»
«Pensavo
che sarebbe stato sufficiente aprire il portale ed entrarci,
invece…»
«Invece?»
«Theo…
devi andarci da solo.»
Theodore
non era sicuro di aver capito bene.
«Aspetta…
cosa?! Perché??»
«Credo…
credo che uno di noi debba restare qui per tenere aperto
l’accesso. Non può rimanerlo da solo. Credo che
sia una misura di sicurezza per
impedire che qualcuno come noi possa mettersi in testa di cambiare il
passato.»
Questa
non ci voleva, pensò Theodore. Aveva bisogno
dell’aiuto di
Eleanor per impedire l’incidente nel passato. Come avrebbe
fatto senza di lei?
«Che
cosa facciamo allora? Te l’ho già detto, non possa
farcela da solo!»
«Però
è necessario! O non riusciresti a cambiare le
cose!»
«E
se tu aprissi il portale e poi ci entrassi con me prima che si
chiuda?»
«Non
è possibile questo, noi non facciamo parte di quel tempo. Se
il
portale si dovesse chiudere verremo rispediti immediatamente nel Limbo.
E io
non credo che avrò le forze per aprirne un altro. Devi dirmi
in quale punto del
tempo devo spedirti e poi devi farcela da solo!»
«Dannazione!!»
Imprecò Theodore.
Le
cose non potevano andare peggio di così. Non solo non
avevano alcuna
via di scampo una volta modificato il passato, ma dovevano persino fare
i conti
con assurdi sistemi di sicurezza che impedivano loro di iniziare.
Eleanor
ormai era pronta a fare quel che era necessario per riuscire a
portare a termine la missione di Theodore, ma a parte tener aperto
l’accesso
per lui, a quel punto poteva fare ben poco.
«Tu
cosa consigli di fare?» Le chiese, ma Eleanor non
capì la domanda. «Dicevi
che abbiamo un solo tentativo, giusto? Bene, secondo te in quale punto
del
passato dovrei andare per impedire l’incidente, e come dovrei
fare?»
«Oh…
bhe, devi impedire che quel pirata della strada ci colpisca,
giusto? Allora forse potresti provare a bloccare le nostre copie prima
che
attraversino la strada… loro non ti vedranno, ma tu potresti
riuscire a
stabilire un contatto con la loro mente e convincerli a non
muoversi… »
«Sì…
può funzionare… credo di sapere come fare. Quindi
immagino di dover
tornare a quel pomeriggio del 14 febbraio… »
«Già.
Se si fosse trattato del presente, probabilmente il destino
farebbe qualcosa per far sì che gli eventi seguano il suo
corso, ma nel passato
le cose già successe si possono solo cambiare. E per questo,
anche la più
piccola modifica è sufficiente a stravolgere
tutto.»
«Vuoi
dire che se sbagliassi qualcosa rischierei di cancellare tutto il
nostro presente senza riuscire comunque a salvarci?
Grandioso… le cose vanno di
bene in meglio.»
«Io…
credevo che l’avessi già capito…
»
«No
infatti… ma non fa niente Ellie, ormai andiamo
avanti.»
Aspettò
che Eleanor facesse la sua parte, dandole nel frattempo le
spalle, ma non si accorse che la Chipette gli si era avvicinata. Quando
se ne
rese conto e si voltò per chiederle cose stesse facendo, lei
lo baciò.
Erano
solo spiriti, eppure quel gesto apparse a Theodore così
reale che
per un attimo percepì pure un brivido lungo tutto il corpo,
prima di rendersi
conto che anche questa era solo una sensazione, dato che non avevano
più un
corpo che potesse provare quelle emozioni.
«Quando
cambierai il passato, sia io che te spariremo per sempre. Volevo
solo darti un ultimo saluto.» Confessò lei.
Theodore
le sorrise.
«Ci
rivedremo in un’altra vita, te lo prometto.» Le
disse dolcemente,
per rassicurarla.
«Lo
spero… ora… iniziamo?»
«Sì.»
Annuì Theodore.
A
quel punto il chipmunk era curioso più che mai di scoprire
cosa
sarebbe successo dopo.
Eleanor,
ora con le idee più chiare su cosa avrebbe dovuto fare,
tornò a
concentrarsi nello stesso modo in cui aveva tentato prima, e se la
regola per
aprire un portale per il passato era la stessa che per portare un
sognatore nel
Limbo, allora l’unica cosa che avrebbe dovuto fare era
desiderarlo
intensamente. E così fece. Con tutta se stessa,
pensò intensamente all’aprire
un varco di fronte a sé.
Theodore
la guardava in disparte, mantenendo le distanze e restando in
assoluto silenzio per non distrarla, ma già da adesso poteva
sentire una specie
di presentimento nell’aria, come di qualcosa che stava per
avvenire.
Eleanor
sentì le sue energie iniziare a ridursi. Stava accadendo
esattamente quelle che temeva, e a una velocità persino
superiore di quanto
immaginasse.
Di
fronte a sé, una specie di fenditura nel Limbo
cominciò ad aprirsi,
ma ogni millimetro di cui la circonferenza si allargava, strappava allo
spirito
della Chipette un quantitativo spropositato di energia, e quel che
è peggio, e
che avrebbe dovuto mantenerlo aperto per Theodore, una volta che
sarebbe passato.
Theodore
avrebbe voluto fare qualcosa per esserle d’aiuto, ma se si
fosse unito a lei, non ci sarebbe stato nessuno a entrare nel varco
temporale
al posto suo.
«Ok,
Theo! Vai ora. Non posso tenerlo aperto a lungo!» Lo
avvertì
Eleanor.
«D’accordo!»
«Addio,
Theodore… e buona fortuna!»
Quell’addio
per un attimo lo trattenne dall’entrare nel portale, ma ora
più che mai era arrivato il momento di attraversarlo e
completare la missione.
La
ringraziò e ricambiò il suo triste addio, dopo di
che, entrò.
6:
Di
punto in bianco si ritrovò lì, nel 14 febbraio
del 2013.
Benché
non se ne fosse reso conto, aveva trascorso tre interi anni a
vagare nel Limbo alla ricerca di Eleanor, e passare da
quell’ambiente buio e
sconfinato, dove era solo il suo corpo spirituale a illuminare il suo
cammino,
a questa realtà fatta di luci e colori, lo faceva sentire
spaesato. Era un
mondo a cui ormai non faceva più parte.
Eleanor
aveva fatto in modo di farlo tornare in quel marciapiede
all’uscita del parco, proprio nel punto in cui avrebbero
dovuto fare la loro
comparsa le loro copie del passato. L’unico problema era
capire quanto dovesse
aspettare.
Valutò
l’idea di avviarsi nel parco per intercettarli prima e
tentare di
anticipare in qualche modo i tempi, anche per non costringere Eleanor a
tenere
aperto il varco troppo a lungo. Si rese conto, però, di non
ricordare le
direzioni che avrebbero percorso prima di uscire nel marciapiede,
quindi se
fosse partito alla loro ricerca, avrebbe rischiato di lasciarseli
sfuggire.
Restò
lì, guardando in continuazione verso l’accesso del
parco in attesa
del loro arrivo.
Passarono
alcuni minuti, che per Eleanor dovevano probabilmente
rappresentare un vero supplizio, sicché poi finalmente li
vide fare la loro
comparsa proprio di fronte ai suoi occhi.
Theodore
faticò a crederlo. Stava vedendo se stesso da giovane a
pochi
passi da lui, che parlava come se niente fosse con la copia di Eleanor,
entrambi ignari di ciò che sarebbe successo se lui non
avesse agito subito.
Non
c’era un secondo da perdere, doveva riuscire a stabilire in
qualche
modo un contatto telepatico con il Theodore giovane, ed era rimasto
abbastanza
a lungo nel Limbo da sapere come fare.
Mentre
percorrevano il marciapiede, i due si arrestarono
d’improvviso.
La copia di Eleanor continuava a parlare con il Theodore giovane,
mentre questi
pareva avere lo sguardo perso nel vuoto.
Il
Theodore originale si convinse di essere riuscito a stabilire il
contatto che voleva, pertanto si avvicinò ai due, che
ovviamente non potevano
vederlo, e cominciò a spigargli la situazione, sicuro che
ciò sarebbe stato
sufficiente a metterlo in guardia. Gli parlò
telepaticamente, spiegandogli per
filo e per segno chi fosse, da dove venisse e perché si
trovava lì.
«Hey,
Theodore? Ma mi ascolti?» Sentì la copia di
Eleanor chiedere.
Il
Theodore giovane la guardò.
«Oh,
sì scusa… »
«Che
succede?»
«Niente,
niente… eheh, dicevi?»
A
quel punto la copia di Eleanor iniziò a fargli pressione per
convincerlo ad andare alla gelateria dall’altra parte della
strada, mentre il
Theodore originale aveva appena finito di metterlo in guardia.
Il
Theodore giovane non sembrò d’accordo con la
proposta della copia di
Eleanor, ma nonostante ciò, lei continuò a
insistere.
A
quel punto, al vero Theo si raggelò il sangue, o comunque,
qualsiasi altra
cosa avesse ora al posto di esso.
Ricordava
molto bene quella scena, benché fossero passati ben
diciannove
anni da quando l’aveva vissuta sulla sua pelle, e anche ora
stava seguendo lo
stesso identico copione: lui voleva aspettare gli altri, lei insisteva,
lui si
faceva convincere e insieme si dirigevano all’attraversamento
pedonale.
C’era
qualcosa che non andava. Non stava funzionando!
Il
passato non era ancora stato alterato, altrimenti se così
fosse
stato, il Theodore adulto sarebbe già dovuto scomparire
insieme all’Eleanor
originale, invece, il fatto che lui fosse ancora lì voleva
dire che aveva
fallito.
Corse
incontro ai due, cercò di parlare telepaticamente con
entrambi,
chiamò i loro nomi ad alta voce, provò persino a
bloccarli con la forza, ma i
loro corpi gli passavano attraverso come un fantasma.
Si
picchiò la testa nel tentativo di farsi venire
un’idea, qualunque
cosa potesse cambiare anche di poco gli avvenimenti. Tutto
però fu inutile.
«Ma
a te non è mai piaciuta l’arancia…
» Disse la copia di Eleanor alla
copia di Theodore.
Non
dirglielo, ti prego. Non dirlo!! Implorò il Theodore
originale. Se
avesse taciuto, forse almeno di poco il passato sarebbe potuto cambiare.
«E’
vero, però mi piaci te.» Disse il Theodore giovane
Le
suppliche furono inutili. Alla fine l’aveva detto.
Si
fermarono entrambi in mezzo al marciapiede, un breve sguardo
reciproco, dopo il quale avrebbero ripreso la marcia, se non fosse che
il
Theodore originale sapeva cosa sarebbe avvenuto da lì a poco.
Il
pirata della strada con la sua dannatissima auto entrò in
scena,
comportandosi esattamente secondo il copione, e sta volta davanti gli
occhi
impotenti del Theodore adulto.
7:
Gli
sembro di rivivere un esperienza tremendamente familiare.
Subito
dopo aver visto con i propri occhi l’auto pirata colpire le
loro
due copie, si ritrovò immerso nel buio più
totale, esattamente come nel periodo
in cui fu in coma. Questa volta però era diverso. Era
tornato nel Limbo.
Eleanor,
quella vera, era accasciata a terra, ansimante. La luce che
irradiava il suo corpo ora era meno intensa, molto debole.
«Ellie!
Come stai?» Le chiese preoccupato Theodore, inginocchiandosi
di
fronte a lei e sollevandola da terra.
«Non…
non lo so » ansimò lei «non ci sei
riuscito, vero?»
«Già!
Ero convinto di sì, ma non so cosa sia successo! Ho provato
a
parlarci telepaticamente ma è come se avessi parlato al
muro!»
«Forse
non eri… abbastanza potente. Pensavo che sarebbe stato
più facile
parlare con delle proiezioni del passato… non credevo che ci
sarebbero state delle
difficoltà come per i Vivi.» Tentò di
giustificarlo.
«O
forse lo era sul serio ma io non l’ho fatto nel modo giusto!
Ahh,
dannazione!! Ellie… perdonami se puoi.»
«Perdonarti? Per…cosa?»
«Per
cosa?! Per tutto! Credevo di venire qui e salvare tutti come un
accidenti di supereroe, invece ci ritroviamo bloccati nel Limbo per
sempre, con
un nulla di fatto e con te indebolita. Ho sbagliato tutto!»
«No,
no Theo. Non dire così, ci abbiamo provato…
aiutami ad alzarmi, per
favore.»
Theodore
la aiutò a mettersi in piedi. Era terribile quanto Eleanor
apparisse mal ridotta benché fosse solo uno spirito.
«Non
posso credere di averti forzato a fare questo, se solo ti avessi
ascoltata… »
Eleanor
lo interruppe.
«Hai
fatto del tuo meglio. E comunque, per lo meno… non abbiamo
cambiato
il passato in modo sbagliato.»
«Già,
anche se comincio a credere che non avrebbe funzionato in nessun
caso. Insomma… cambiare il passato! Cosa mi è
venuto in mente quella volta?!?»
Stettero
in silenzio per un po’, una appoggiata all’altro.
Theodore non
seppe determinare quanto restarono effettivamente muti e immobili. Per
scoprirlo avrebbe dovuto chiederlo a Eleanor, che però era
esausta.
Forse
lo sarebbe rimasta per sempre, e tutto per colpa mia si disse tra
sé e sé Theodore.
Ellie
aveva gli occhi chiusi, e benché fosse in piedi, sembrava
dormisse, appoggiata al chipmunk.
Theodore
avrebbe voluto poter piangere, almeno per sfogarsi un po’, ma
se lo avesse fatto, avrebbe solo finito per peggiorare la situazione, e
Eleanor
era già ridotta troppo male per potersi permettere quel
lusso. Quindi, si
ritrovò a dover combattere, oltre che per la frustrazione di
aver fallito,
anche con lo stress di non potersi sfogare.
«E
se non l’avessimo fatto nel modo giusto?» Chiese
Eleanor
d’improvviso.
«Bhe,
mi sembra ovvio, dato che non ha funzionato.» Disse lui, con
una
vena d’accidia nella voce.
«No,
voglio dire… » non riusciva a stare in piedi,
perciò si sedette a
terra «e se avessimo… sbagliato
qualcosa?»
«Non
riesco a seguirti, Ellie… »
«Ho
pensato a quella volta in cui avevo tentato… di contattare
Simon nel
sogno. Avevo… già provato a contattarvi durante
questi anni, ma solo… dopo che
ha fatto quel sogno condiviso con Mark, ero riuscita a…
parlare con lui. Nei
sogni, la mente è più suggestionabile che non da
svegli, quindi è anche più
facile… parlare con qualcuno mentre sta dormendo…
» Parlare le riusciva
difficile. Ogni tot di parole doveva fermarsi come se dovesse
riprendere fiato.
«Stai
dicendo che se avessimo provato a parlare con uno di loro nei
sogni, saremo riusciti ad avvertirli dell’incidente? Bhe,
sì. Se quello che
dici è vero, è un peccato che non ci abbiamo
pensato subito. Chi sa… magari a
questo punto saremo riusciti a salvare almeno le nostre proiezioni del
passato.»
«Il
passato non è stato cambiato… quindi puoi ancora
salvarli… »
Theodore
spalancò gli occhi incredulo.
«Stai
parlando di… tornare ancora una volta
lì?»
Eleanor
annuì.
«Sì.
Devi tornare alla notte del 14 febbraio… entra nei sogni
della tua
proiezione e convincila a fare qualcosa per evitare…
quell’incidente… »
Theodore
sospirò.
«E
come faccio a tornarci? Io non so ancora come fare ad aprire i
portali da solo… e tu sei troppo debole per farlo
un’altra volta.»
«No,
lo farò io. Tu pensa solo… a cambiare una volta
per tutte… il
passato.»
Gli
stava davvero offrendo la possibilità di una seconda chance?
Non si
reggeva nemmeno in piedi, eppure era disposta a subire ancora una volta
quella
tortura col rischio che nemmeno sta volta potesse funzionare.
«Non
posso lasciartelo fare, Ellie. Sei troppo debole!»
Rifiutò
Theodore.
«E
sarà sempre peggio, Theo. Abbiamo perso troppo…
per arrenderci
proprio ora. Non volevo farla… questa cosa, ma tu hai
insistito e mi hai
convinto… perciò ora voglio insistere io. Torna
lì e fallo! Io me la caverò.»
Non
c’era obiezione che potesse reggere. Ellie aveva tutte le
ragioni
dalla sua parte, e se era convinta di poter tenere aperto il varco
temporale
ancora per un po’, allora, tanto valeva provarle tutte.
«Ellie…
e va bene. Riproviamoci!» Accettò alla fine
Theodore.
8:
Questa
volta non ci furono indugi come durante il primo tentativo.
Eleanor
diede tutta se stessa nell’arduo compito di aprire per la
seconda volta il portale.
Theodore
sarebbe stato spedito in camera loro, durante la notte, e lì
avrebbe contattato in sogno il Theodore giovane.
Eleanor
non parlò né disse niente, e nemmeno Theodore
ebbe il coraggio
di guardarla. Attendeva solo che il portale si aprisse quanto bastava
per
permettergli di entrare, e quindi lo attraversò.
Si
ritrovò esattamente lì dove avrebbe dovuto
essere, in camera loro,
mentre tutti dormivano.
Ora
per davvero non poteva permettersi di perdere tempo, Eleanor aveva
i secondi contati.
Animato
da una determinazione ferrea come non mai, raggiunse
immediatamente il letto nel quale dormiva la sua copia, il Theodore
giovane, e
conscio di cosa fare per entrare nel suo sogno, non esitò un
solo attimo ad
entrarci.
Sapeva
cosa avrebbe dovuto aspettarsi. Non era un Viaggiatore dei Sogni,
pertanto non sarebbe riuscito ad entrare direttamente nel suo Mondo del
Sogno, più
tosto sarebbe stato come parlare a quattrocchi con una persone mentre
si era
avvolti da una fitta nebbia.
Si
sedette di fianco alla sua copia che dormiva e lì chiuse gli
occhi,
come se anche lui dovesse sognare insieme all’altro.
«Theodore,
riesci a sentirmi?» Provò a contattare la sua
copia.
Come
nel precedente tentativo, gli parlò telepaticamente, ma se
l’ipotesi di Eleanor era giusta, questa volta avrebbe
funzionato.
«Theodore,
senti quello che ti dico?» Insistette e attese.
«Chi
sei?»
Incredibile,
ce l’aveva fatta!
Di
punto in bianco il Theodore adulto e il Theodore giovane si ritrovano
a parlarsi a quattrocchi, in una versione annebbiata e confusa del
sogno di
quest’ultimo.
Il
Theodore adulto tirò un sospiro di sollievo.
«Grazie
al cielo! Senti. So che tutto questo può sembrarti strano,
ma ti
prego, è veramente importante, ascoltami!»
Il
Theodore giovane sembrò sbigottito dalla situazione, ma per
fortuna,
anche incline a collaborare.
«Oh…
ok, va bene.»
Mentre
stava per iniziare a parlare, il Theodore adulto si ritrovò
improvvisamente nel Limbo.
«Ma…
Ellie? Che sta succedendo ora?!»
Eleanor,
la cui luce sembrava ormai sul punto di spegnersi per sempre,
sembrava cercasse di tener aperto il portale del passato, che si stava
lentamente richiudendo.
«Non…
riesco a… tenerlo… aperto! S-sbrig…
ati!» Balbettò lei.
Il
Theodore adulto venne rimandato subito nel sogno della sua copia
giovane. Presto, si disse tra sé e sé. Ormai
Eleanor era allo stremo delle
forze.
«Eccoti!
Prima eri spar… » tentò di parlare la
copia, prima di essere
interrotta del Theodore adulto.
«Lo
so, ma ora ascoltami. Domani, dopo la scuola tu e gli altri
deciderete di andare a passare il pomeriggio nel parco… non
chiedermi come
faccio a saperlo né chi sono! Quello che è
importante, è che tu dovrai portare
con te questo… » si sfilò dal polso
l’anello con la scritta T&E e lo mostrò
al Theodore giovane.
«Questo
è l’anello che ho comprato per il regalo a
Eleanor! Ma… io
volevo darglielo… »
«Lo
so, lo so. Volevi darglielo durante la cena che farete domani sera,
ma no, credimi! E di vitale importanza che tu glielo darai nel momento
in cui
uscirete dal parco e vi avvierete sul marciapiede. E visto che ci sei,
preparati anche un buon discorso per dichiararti a lei. Chiedi a Simon,
lui ti
saprà aiutare!»
Bastava
questo per impedire l’incidente e modificare il passato? Se
avesse fallito anche questa volta non ci sarebbe stato più
niente da fare per
davvero. L’idea che Eleanor potesse avere le forze per un
terzo tentativo era
da escludere a
priori.
«Hai
capito quello che devi fare, quindi?» Chiese alla sua giovane
copia, per assicurarsi che l’avrebbe fatto.
«Perché
mi stai dicendo questo? Io… non so se ne avrò il
coraggio… non
so nemmeno chi sei… »
Oh
cavolo, questa non ci voleva, pensò il Theodore adulto.
«Theodore,
ascolta, non ho più tempo. Se tu domani non farai questa
cosa, succederanno delle cose terribili. Cose che tu non puoi neanche
immaginare. Vorrei poterti spiegare tutto con calma, ma non posso! Devi
fidarti
di me!»
«Ma
tu… chi sei? Sei un chipmunk? Sei uno di quei Viaggiatori
dei Sogni
di cui parlano Simon e Jeanette?»
«Niente
di tutto questo. Sono qualcuno che non rivedrai mai più in
tutta
la tua vita, se alla fine mi darai ascolto. E io mi auguro che tu
domani lo
farai. Quando uscirete del parco e raggiungerete il marciapiede, dalle
l’anello
e dille tutto quello che provi per lei. Sei molto più forte
di quanto credi, e
io lo so bene. Puoi farcela!»
Se
non altro, aveva avuto il tempo di convincerlo meglio. Ora
però non
poteva più permettere ad Eleanor di mantenere aperto il
portale per niente. La
sua missione era compiuta. Più di così non poteva
fare. Era tutto nelle mani
della sua giovane copia da quel momento.
«Basta
così. Fammi uscire!» Urlò, e
immediatamente fu di nuovo nel Limbo.
9:
«Ellie,
Ellie! Come stai, tesoro?»
Eleanor
era a terra. La sua luce ormai non c’era più. Il
suo spirito si
era consumato per permettere a Theodore di portare a termine il suo
viaggio nel
tempo.
Il
chipmunk la prese tra le sue braccia e la guardò impotente.
La
Chipette riuscì ad aprire gli occhi e a dire una sola frase.
«Ce…
l’hai… fa… tta… »
Dopo
di che, scomparve.
Theodore
era di nuovo solo, ma non provò dispiacere per la cosa,
perché
sapeva cosa sarebbe successo tra pochi istanti.
Quel
giorno accadde l’impensabile. Per la prima volta dalla notte
dei
tempi, qualcuno era riuscito a violare la più importante
delle regole del Limbo.
Un chipmunk che parlava la lingua degli umani era riuscito a cambiare
il corso
stesso degli eventi. Un intero presente fu spazzato via insieme alle
sue anime
e ai suoi Viventi. Un equilibrio che sembrava inviolabile era stato
stravolto,
e ora, come previsto da Theodore e Eleanor, doveva essere ripristinato.
Mentre
il chipmunk restava in attesa della fine, insieme a tutto
l’universo che aveva appena distrutto, un nuovo presente era
giunto a prendere
il posto di quello che non esisteva più.
Gli
tornò in mente una metafora sentita da Eleanor la prima
volta che la
vide nel Limbo. Lei aveva parlato di tasselli di un puzzle, per
spiegare lo
stato in cui si era ridotta la famiglia Seville dopo la sua morte.
Anche
ora si poteva parlare di un puzzle, i cui tasselli si stavano
finalmente ricostruendo per dare vita al nuovo mondo.
Nella
nuova versione del presente, i nuovi Theodore e Eleanor avrebbero
passeggiato nel parco esattamente come avevano fatto i vecchi, e come
loro, si
sarebbero poi avviati verso il marciapiede.
Theodore
era pensieroso, perché una voce nel suo sogno, di cui non
ricordava quasi nulla, lo aveva convinto a dichiararsi apertamente a
Eleanor, e
per l’occasione, aveva portato con se anche la scatoletta con
l’anello che
avrebbe sancito il loro fidanzamento.
Eleanor
gli propose di attraversare la strada e di andare a mangiarsi un
gelato in attesa dell’arrivo degli altri, ma Theodore non era
interessato al
gelato.
La
prese per mano e si inginocchiò proprio di fronte a lei. La
guardò
dolcemente e poi le diede la scatoletta con dentro l’anello.
Con
l’aiuto di Simon si era preparato un discorso con il quale
sperava
di far colpo sulla Chipette, ma dopo che lei ebbe aperto la scatoletta
e visto
lo splendido dono contenuto al suo interno, si rese conto che non era
più
necessario.
Lei
lo abbracciò pazza di gioia e lo tempestò di
baci. Nessuno dei due,
nel frattempo, fece caso all’automobile che passava a folle
velocità col rosso
proprio sulla strada in cui avrebbero dovuto attraversare.
Theodore
era imbarazzato ma felice, e fiero di se per aver trovato il
coraggio di dichiararsi apertamente alla sua Eleanor.
Quella
sera durante la cena avrebbero avuto un motivo in più per
festeggiare, perché al contrario degli altri, che avevano
già formato coppie
stabili, per loro l’avventura era appena iniziata.
Ora
che finalmente i tasselli del puzzle erano stati ricomposti e il
caos aveva lasciato il suo posto all’ordine, forse vi starete
domandando se
questa è veramente la fine di tutto?