Era tutto buio, totalmente avvolto dall’oscurità. Qualche intermittente lampione tinteggiava con il suo giallo fluorescente la via opposta alla direzione che stavo percorrendo. Cominciavo ad essere inquieta, sentivo quell’oscurità penetrarmi nelle ossa, insinuarsi in ogni mia cellula e raffreddarla; quel senso di abbandono e impotenza che ti squarcia il cuore per riempirlo con vuoto e oblio. Mi ripetevo che dovevo mantenere il controllo e respirare, ma più avanzavo e più mi sentivo paralizzata; era come se andassi avanti per inerzia, quando ad un tratto qualcosa sfiora i miei capelli raccolti in una coda e sento delle labbra posarsi svelte e leggere sulla mia giugulare, mentre delle braccia forti mi bloccano trattenendomi stretta alla vita. “Devi cercare di controllarti, il tuo battito cardiaco si sente da chilometri. Puoi farcela, io lo so e lo sai anche tu.” – lo sento sorridere contro la mia gola mentre un suono simile a una ruggito di incoraggiamento gli esce dalle labbra e non posso fare a meno di sorridere a mia volta. “ Non saresti dovuto venire, lo sai che è pericoloso!” – lo rimprovero poi, preoccupata. Lui scioglie la presa ma è solo per un istante: me lo ritrovo di fronte a tenermi il viso tra le mani e fissarmi serio con i suoi limpidi occhi azzurro-verdi : “Sai che non ti avrei mai lasciata venire da sola, non ti abbandonerei mai.” Scuoto la testa rassegnata accennando un sorriso e riesco a rispondergli appena prima che mi baci. “Non potrei stare senza di te, Derek.”


Apro gli occhi di scatto, con il fiato corto e madida di sudore, ritrovandomi per l’ennesima volta in questo ultimo mese a sussultare per questo ricordo sognato a notte fonda. ‘Ora basta – penso con fermezza – devo tornare a Beacon Hills e trovarlo per capire cosa diavolo succede.’ Mi alzo dal letto e mi metto a preparare i bagagli: vestiti comodi, scarpe, stivali, kit di medicazione, coltelli, pistole e arco e frecce. Se c’è qualcosa che non va devo essere pronta.