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Autore: SoCloseYetSofar    22/09/2012    8 recensioni
Ho sempre pensato di potermela cavare da sola, come se facesse tutto parte di uno spettacolo ed io dovessi solo seguire il copione.
"Adesso inizi, poi tra un mese smetti e fai vedere a tutti (MA SOPRATTUTTO A TE STESSA!) quanto sei forte."
Arrivi però a un punto in cui non riesci più a distinguere il confine tra realtà e 'spettacolo'.
Le linee si fanno meno marcate.
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Il titolo della os l'ho citato da quello del libro " "Sei bella così" dice la mamma. Sì, bella come una balena."
E' una storia vera, è la mia storia.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi aggiravo per i corridoi della biblioteca senza sapere nemmeno cosa stavo cercando quando, ad un certo punto un libro attirò la mia attenzione. Lo presi in prestito e mi immersi nella lettura.
La mia psicologa dice che c'è sempre un motivo per cui scegliamo qualcosa. Il nostro inconscio riconosce la familiarità e credo sia stato proprio il mio inconscio a farmi notare quel libro dalla copertina blu nello scaffale.
"Sei bella così." dice la mamma. Sì bella come una balena. 
Non avevo mai visto un libro dal titolo così lungo. La storia trattava di una ragazza bulimica e tutta la mia mente respinse il pensiero che io avrei potuto fare qualcosa del genere. In effetti era un po' che non mangiavo come prima, ma non sarei arrivata di certo a quei livelli, mi ripetevo. 
Poi un giorno che nemmeno mi ricordo il senso di colpa dovuto al troppo cibo mangiato diventò insostenibile.
Una volta, che male fa? Solo una stupidissima volta. Non ti vede nessuno. Nessuno sospetterebbe mai di te. Avanti, fallo. Fallo se hai il coraggio.
Fu nel bagno di mia nonna che per la prima volta diedi sfogo al mio io provocandomi il vomito.
Dio, quanto è difficile. Sembra tutto così facile, ti metti due dita in gola e escono fiumi di pensieri. Invece no, non è come tutti pensano. Non è rapido, è lento. Lento perchè non sai dove devono arrivare le dita. Lento perchè ti chiedi se stai facendo la cosa giusta. Lento perchè per quanto la risposta sia no, tu non riesci a togliere la tua mano dalla gola. Lento perchè lo stomaco ci mette tempo a capire che deve espellere tutto. E quando finalmente il conato arriva cosa ne esce? Nemmeno due bocconi di quello che hai mangiato. 
Hopeless.

Non ricordo bene cosa successe dopo, so solo che non perdevo d'occhio un secondo la bilancia. Quando ero da sola, in bagno, perdevo il controllo di me stessa. Non riuscivo, Cristo Santo, a fare pipì senza rivolgere un fottuto pensiero al cibo. Ero troppo vicina al luogo che credevo mi avrebbe aiutato. 
Il cervello non connette più, ti esplode. Pulsa, pulsa, come pulsa. Le tue dita sono implacabili. Il corpo si paralizza e come un automa, come una macchina progettata per la distruzione, vomiti. 
Iniziai anche a graffiare il mio corpo. Ovunque, mi dava un senso di pace, soprattutto nella schiena.
Quanto mi risollevava solo Dio lo sa.
Facevo continue ricerche sulla bulimia e avevo scoperto che si riteneva bulimico chi vomitava tre volte a settimana per almeno tre settimane di fila. Pensavo di non rientrare nella media. Ero fermamente convinta che i miei numeri non si avvicinassero minimamente a quelli. C'era sempre qualcuno messo peggio di me. La vicina, le anoressiche, quelle in tv. Credevo di provare ripulso per loro, ma la verità è che lo provavo per me stessa.  
Insieme alle paranoie sul peso arrivò anche il mio atteggiamento ossessivo. Non riuscivo più a reggere emotivamente la presenza delle altre persone intorno a me. La vivevo continuamente come una sfida, come un profondo stress. E anche per questo vomitavo, la testa ricominciava a pulsare. 
Vomitavo una o due volte ogni giorno, e nemmeno me ne rendevo conto.
Arrivai a pesare da 65 a 56 nel giro di un mese. Saltavo i pasti. Poi non dimagrii più. Dire che ero disperata è dire poco. Non mangiare, non mangiare, non mangiare.
Eppure mia madre era così fissata con l'alimentazione e davanti a lei dovevo sempre farmi vedere che mangiavo. 
Avevo raggiunto il mio obiettivo, 55 chili, ma non era abbastanza. Non mi riuscivo comunque a vedermi magra.
24 ore su 24 il mio pensiero era diretto a ciò che mangiavo.
Poi successe che Demetria Devonne Lovato uscì dalla clinica. E credetti veramente di riuscire ad essere forte solo con le sue canzoni. Infatti, per qualche mese non vomitai. 
Arrivò l'estate e con essa le preoccupazioni dei miei genitori. Incredibile, sembrava si fossero accorti dei miei problemi solo quando pensavo esserne guarita. 
Poi, ad un parco acquatico, non riuscii a reggere il confronto con le altre ragazze in costume e mi chiusi in bagno per vomitare. Poi uscii come niente fosse, con un gran sorriso sulle labbra.
Non vomitai più (tranne che in casi eccezionali, che erano sempre e comunque troppi) per tanto tempo. Poi, a febbraio, ricominciai. In gita saltai i pasti.
Una volta, a casa, ero da sola e sapevo di voler vomitare, sentivo le voci nella mia testa, le sentivo urlare mi dicevano che non ero abbastanza e che nessuno, mai e poi mai mi avrebbe voluta. Così mi sedetti su una sedia e in lacrime aspettai, tentando di respingere le voci con i graffi. Volevo lanciare qualcosa, sbattere le porte, liberarmi dal fastidio, sfogarmi. 
L'unica cosa a cui non riuscii a sfuggire furono le mie unghie che taglienti sgranciarono le mie braccia. 
Ma una maglia a maniche lunghe e passa la paura, no?
Mia madre non mi capiva, rideva. Io non riuscivo più a dormire, alle 3.00 ancora ero iperattiva nel letto e alle 7.00 ero già pronta e scattante per un'altra giornata.
Per lei era tutto normale.
Quando chiesi di andare dalla psicologa di certo i miei non fecero i salti di gioia, ma me lo permisero.


 
Ho sempre pensato di potermela cavare da sola, come se facesse tutto parte di uno spettacolo ed io dovessi solo seguire il copione.
"Adesso inizi, poi tra un mese smetti e fai vedere a tutti (MA SOPRATTUTTO A TE STESSA!) quanto sei forte." 
Arrivi però a un punto in cui non riesci più a distinguere il confine tra realtà e 'spettacolo'.
Le linee si fanno meno marcate e hai bisogno di aiuto. Per fortuna io ho saputo chiedere aiuto. 
E ringrazio Demi Lovato per questo.
Il problema è che ancora non riesco a dormire. 
Ancora mi peso tutti i giorni.
Ancora mi graffio.
Ancora il mio pensiero è 24 ore su 24 rivolto verso il cibo.
Ancora vomito, di rado, ma lo faccio.
Ancora piango dopo pranzo.
L'altro giorno mi sono sfogata con mia madre e dopo più di due anni le ho rivelato che vomitavo.
Al passato, certamente.
E lei mi ha detto che era normale. Nemmeno in questo posso essere speciale.
Tutti hanno problemi alimentari.
L'altro giorno mi ha detto che ero schifosa, caratterialmente.
Un'ipocrita. 
E lo sono e il mio cervello non si da pace.
A volte vorrei solo interrompere tutto e permettere alla luce di entrare. 
Penso di aver fatto tutto da sola, credo che sia proprio quello che volevo, tutto ciò.
Non sono sicura di voler vivere senza il vomito. Fa parte di me stessa e sono convinta del fatto che senza di esso io non sia nessuno. So già, che quando arriverà il momento non fermerò le mie unghie e permetterò loro di farmi uscire il sangue. 
E' incredibile, ci sono dei momenti in cui sono piena di autostima, in cui potrei spaccare il mondo e dominarlo.
Altri momenti in cui vorrei solo spegnere la luce.
Nemmeno la mia psicologa credo mi capisca.
La realtà è che sono troppo poco sospettabile. Io sono cattiva, perversa ma non lo capiscono, Cristo! 
Non sono la ragazza dolce che tutti credono, non sono quella forte, non sono un cazzo. 
A volte credo di avere un dono, l'intelligenza. Ne vado tanto fiera, mi ritengo un genio. Ho solo bisogno di capire dove indirizzare il pensiero.
Mia madre mi ha anche detto che pensieri come i miei li fanno tutti e che in fondo non sono niente di speciale.
Sembra che lei si senta estremamente bene quando io perdo l'autostima. 
E' come un suo bilancio personale. 
Tutti nella mia famiglia hanno qualcosa che non va e questo mi porta come a pensare che io abbia la strada segnata. Come se in qualche modo fossi destinata a rimanere sola. Non nel vero senso della parola ma spiritualmente.
Sono completamente terrorizzata e le voci nel mio cervello urlano continuamente. 
Che brutto periodo, sospiro. 




    

SPAZIO AUTRICE
Avevo bisogno di scrivere la mia storia e l'ho fatto.
Ho omesso tante parti della mia storia, volevo concentrarmi sulle emozioni.
Non siate compassionevoli, non sono una vittima, sono solo la predatrice di me stessa. 
    

  
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