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Autore: nals    22/09/2012    3 recensioni
“Tanto non mi trovi” dice e si siede lì affianco, accavallando le gambe fasciate di cotone rosa shocking. E per quanto quel colore bruci gli occhi non riscalda mai abbastanza.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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50.
Come metà.
Come... qualcosa.

 
 
 
 
 
“Tanto non mi trovi.”
“Tanto non mi trovi” dice e si siede lì affianco, accavallando le gambe fasciate di cotone rosa shocking. E per quanto quel colore bruci gli occhi non riscalda mai abbastanza.  
E poi ci sono quelle labbra rosse che non sorridono mai se non arriva il buio denso.
Sono screpolate e sanguinano; e il sangue si mescola al rossetto e alla carne. Tu sei convinto che siano morbide, però, morbide come le manine di Fede tra le dita.
Fede ha tre anni e un dente in meno – le sue gengive se lo sono ingoiato proprio – e continua a chiamarti Micro, come microbo, come piccolo –  ma piccolo piccolo – come mediocre, insignificante, insulso, invisibile... .
Ma non ti arrabbi. Micro è stata la prima parolina sensata che Fede è riuscita a sputare via assieme a quella brodaglia verde che le fanno ingurgitare. Non mamma o papà. O pappa, acqua, cacca. No. Micro.
Micro come microbo, piccolo, mediocre, insignificante, insulso, invisibile. Micro come Mirco.
“Tanto non mi trovi” sussurra Linda e la sua voce è soffio ruvido e caldo sul collo. Ogni tanto le stringi le mani gelate con le maniche del maglione, soffiandole il fumo in faccia per regalarle una stupida scusa che ne giustifichi le lacrime.
La piazzetta è deserta e vuol dormire, come il faro quasi del tutto fulminato che lotta contro il buio dietro l’angolo e c’è Linda che non piange più, che forse non ha mai pianto, perchè è meglio così, perché è meglio non pensarci, perché è come non capirsi, perché il rosa ormai si è quasi spento e le sue labbra rosse sono ancora così rosse che i tuoi denti vorrebbero morderle assieme ai suoi e alla lingua e poi, poi ricordarti – o ricordarle – che quel rosso lì è davvero solo sangue.
Sangue che sa un po’ troppo di lei e così poco di vita.
“Tanto non mi trovi” dice e i suoi occhi non sono mai stati così grigi, nè così vicini, ma forse ti sbagli, come sbaglia Fede a pronunciare il tuo nome.
Fa freddo e i denti non resistono più. Ha le dita gelate, Linda, e ti si sciolgono sul collo come ghiaccio. Le baci le labbra e poi il naso. È un tocco che dura un’ eternità; l’eternità di un battito, l’eternità di un attimo, del lampione fulminato e del buio denso che ricopre il mondo delle sue tenebre. E le labbra, che non son più così rosse, sorridono, mentre le infili la tua felpa dalla testa.  
“Tanto ti aspetto” sussurri. “Tanto ti aspetto”. E ti trovo. Ti trovo, ti trovo, ti trovo. Sempre.
E lei scappa. Scappa veloce, tiene gli occhi chiusi. Ha paura, Linda. Delle promesse, le promesse che non sono vere mai, di quelle che uccidono sempre perché finiscono per non durare niente. E tu vorresti correrle dietro, e stringerla, e baciarla. Dirle che le promesse non sono tutte uguali e le tue son vere, com’è vera Fede, e il suo sorriso sdentato che è sempre e solo tuo e non di tua madre, nè di tuo padre.
Vorresti urlarle che le tue promesse sono vere, vere, cazzo, vere davvero.
Perché tanto la troverai e l’aspetterai, sempre. Perché tanto sarà lei a cercare te.
Perché tanto l’amore non si arrende e continua a tirare fendenti al cuore e a giocare sporco.
Perché tanto l’amore non si arrende – mai, mai, mai.
 
Ti ammazza o si ammazza.
 
   
 
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