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Autore: The Elves    22/09/2012    1 recensioni
La curiosità è una caratteristica intrinseca dell’essere umano. Lo spinge ad avventurarsi nell’ignoto, ad avvicinarsi a ciò che non conosce, non curandosi dei pericoli che si potrebbero incontrare lungo il cammino. Anche la paura è propria degli uomini, così come per tutti gli animali, anche se solo l’uomo, tra tutti, teme così tanto l’ignoto. Eppure non sembra temerlo abbastanza per non esserne attratto. Questa curiosità che trascina e questa paura che trattiene si agitano burrascose all’interno dell’animo umano, fino a quando una non prevale sull’altra: al cuore la scelta tra il disperato desiderio di conoscenza, e quello di salvezza.
Pepper Potts sentiva infuriare dentro di se quella battaglia mentre percorreva quei corridoi bui. Quel tormento non la abbandonò neppure quando si arrestò dinnanzi a quella immobile figura che sembrava attenderla da tempo. Fronteggiò, scossa, la barriera di vetro che la separava da quegli occhi temibili, tanto decisi e insolenti da farlo sembrare più un carceriere che un prigioniero. Quegli occhi che non sorridevano come le sue labbra, animati da qualcosa di oscuro che attendeva paziente dietro quelle iridi chiare.
Storia originariamente scritta per il Marvel Movieverse Contest, di Hellstrom.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Loki, Pepper Potts
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Desperate Desire



Capitolo Primo

 
La curiosità è una caratteristica intrinseca dell’essere umano. Lo spinge ad avventurarsi nell’ignoto, ad avvicinarsi a ciò che non conosce, non curandosi dei pericoli che si potrebbero incontrare lungo il cammino. Anche la paura è propria degli uomini, così come per tutti gli animali, anche se solo l’uomo tra tutti teme così tanto l’ignoto. Questa curiosità che trascina e questa paura che trattiene, si agitano burrascose all’interno dell’animo umano, fino a quando una non prevale sull’altra: al cuore la scelta tra il disperato desiderio di conoscenza, e quello di salvezza.
Pepper Potts sentiva infuriare dentro di sé quella battaglia mentre percorreva quei corridoi bui, tormentata dai ripensamenti che si accavallavano al ritmo del suo cuore impazzito, consapevole che ogni passo avanti l’avvicinava al pericolo, ma che ogni passo indietro avrebbe significato una domanda insoddisfatta. Le sembrava di camminare sulle onde, dato che ogni volta che il suo piede si sollevava dal suolo si sentiva perduta, mentre, quando lo poggiava, sentiva che quel perno poteva solo sospingerla a proseguire: i decisi rumori dei tacchi sul pavimento risuonavano come dei tamburi di battaglia, costanti, inarrestabili, e quasi sembrava che fosse quella stessa marcia ad indurla ad andare avanti.
Quel tormento non l’abbandonò neppure quando si arrestò dinnanzi a quella immobile figura che sembrava attenderla da tempo. Pepper fronteggiò, scossa, la barriera di vetro che la separava da quegli occhi temibili, tanto decisi e insolenti da farlo sembrare più un carceriere che un prigioniero. Quegli occhi che non sorridevano le sue labbra, animati da qualcosa di oscuro che attendeva paziente dietro quelle iridi chiare.
«Interessante», fece, beffardo, l’uomo dietro il vetro: «scorgo nei tuoi occhi la paura, l’indecisione, eppure le tue gambe non tremano: vorresti andartene, perché non lo fai?»
Pepper si morse le labbra, rimproverandosi di non essere riuscita ad apparire impassibile: «Suppongo che la cosa non ti riguardi», proferì a denti stretti: «piuttosto, cosa speri di ottenere?»
«Magari un bel drink ghiacciato».
La donna serrò le labbra, seccata: l’agitazione la rendeva alquanto irritabile a certe provocazioni: «Intendevo, che cosa speri di ottenere da tutto questo?».
«Tutto questo cosa?» fece, fingendo ingenuità.
«Lo sai benissimo: tu meglio di tutti conosci i tuoi piani malvagi.»
«Malvagi? Non li ho mai visti sotto questa luce: ciò che ho in serbo per voi non potrà mai essere peggio di quello che vi potreste riservare voi stessi.»
Pepper fremette per l’insinuazione e la rabbia: «Sei un essere spregevole!»
Loki parve compiaciuto: «Oh, mi sento lusingato, miss Potts»
«Come ti pare. Smettila di eludere le domande e rispondi, per una buona volta: che cosa speri di ottenere?».
«E cosa sperate di ottenere voi, invece, tenendomi rinchiuso qui?»
L’uomo si avvicinò, e, infine, con una violenza che stonava con la calma del suo incedere, sbattè le mani sul vetro: «Non potrete ritardare il vostro destino, e tantomeno eluderlo», e un sorriso ancora più maligno si allargò sul suo volto: «voi siete fatti per essere governati».
«Ma tu cosa potresti mai ricavarne, da una sfilza di esseri meschini e inferiori prostrati ai tuoi piedi, se è questo che siamo?»
«Credo che questo non riguardi lei.»
Dovette dominarsi per non dare in escandescenze e non offrire soddisfazione a quegli occhi verdi che palesavano evidente divertimento. Davvero aveva potuto pensare che la sua ostinazione e la sua lingua tagliente da brillante segretaria avrebbero potuto qualcosa contro di lui? Certi trucchi non potevano funzionare contro colui che rappresentava il potere stesso di quell’arte. Capì che lui non le avrebbe fornito le risposte alle sue domande e che avrebbe dovuto cercarle da sola. Per concentrarsi, fissò dritto in quegli occhi di ghiaccio, frustrata: cercò di ignorare quella piega arrogante delle palpebre, di andare oltre ciò che lui stesso cercava di ostentare, di aggirare quelle luci ingannevoli, quel barlume di follia, e guardare ancora più nel profondo. Alla fine, le sembrò di scorgere qualcosa in fondo a tutto quel nero: qualcosa di altrettanto buio, ma più complicato.
Quando gli si rivolse di nuovo la voce le uscì più calma di quello che si sarebbe aspettata da sé stessa: «Dimmi almeno perché lo stai facendo.»
«Ah, miss Potts! Lei è solo un’umana: come pensa di poter capire un Dio?»
Ma gli occhi del Signore degli Inganni le parvero più che umani in quel momento. Forse fu quello che la distolse dal credere che in quell’animo si celasse solo malvagità pura e cieca.
«Potrai mentire a tuo fratello, agli Aesir, all’intero S.H.I.E.L.D., a tutti noi, Loki, ma non potrai mai mentire a te stesso».
Se ne andò senza aspettare ulteriore risposta. Il rumore dei suoi tacchi che si allontanavano nel corridoi coprì la risata amara del dio che risuonava nella cella.



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Ciao a tutti siamo Hamber e Pendragon…
H:«E questa è la prima storia che pubblichiamo su EFP».
P:«Non la prima che scriviamo: siamo in società da tempo immemore… xD».
H:«Questa storia è stata originariamente scritta per il "Marvel Movieverse contest" indetto da Hellstrom e che poi non vi ha partecipato per varie ragioni. Si tratta di una storia con come tema una crack pairing che faceva parte del prompt assieme alla frase «Vuole che mi fermi, Potts?…».
P:«…che troverete ripetuta due volte nei 4 capitoli storia, ma non anticiperò nulla di più. Sono d'obbligo delle specificazioni riguardanti la trama: la storia è basilarmente what if, non solo a causa della crack pairing, ma anche per vari altri avvenimenti più o meno rilevanti della storia. Primo: Pepper si trovava sulla base aerea dello S.H.I.E.L.D., dove ha avuto occasione di parlare con Loki. Secondo: Loki è riuscito a vincere la prima battaglia contro gli Avengers che non sono riusciti a fermarlo».
H:«Lol! xD» *Hamber è felice*
P:«Terzo… °///° beh, è meglio che non lo dica… Storpiando un detto: "chi leggerà, vedrà"».
Ringraziamo tutti quelli che vorranno proseguire la lettura e quelli che hanno letto questo primo capitolo: grazie e tutti e, in particolare, Hellstrom che ci ha dato l'opportunita per scrivere questa storia.
Alla prossima!

Hamber e Pendragon
  
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