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Autore: cOstanza    22/09/2012    4 recensioni
Tutto è cambiato e tutto è perduto.
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Adorava distendersi sul prato, osservarlo per un po' e ritrovare naturalmente il sorriso. Perché i ricordi ritornavano alla sua mente. Ritornavano con la forza di una battaglia, con l'impetuosità di un battito di ali, con la delicatezza di un mondo in tempesta.

Durante il sesto anno ad Hogwarts, Hermione conosce un nuovo aspetto di sé, una parte che per anni era stata nascosta. Lo farà perché imparerà che a volte l'amore può essere più importante di tutto il mondo, della guerra, delle battaglie senza speranze, del mondo in rovina.
L'amore è la forza più grande che ha, e prima o poi lo capirà.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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«Mi scaglio contro il cielo»
 
 







C'è uno spettacolo più grandioso del mare, ed è il cielo,
c'è uno spettacolo più grandioso del cielo, ed è l'interno di un'anima.
Victor Hugo
 
 
 
 
 
Primo capitolo;
«Il meglio della mia anima
 
 
Tutto è cambiato e tutto è perduto
Queste sono le prime parole che pensò Hermione alla fine del suo viaggio ad Hogwarts. Alla fine del suo ultimo anno, la sua unica possibilità di tenere stretta a sé la speranza se ne era andata, e con lei, la sua anima. Avrebbe tanto voluto restare ferma, ad osservare il cielo ed avere però, allo stesso tempo, la forza di andare avanti, senza dimenticare niente. 
Non aveva questa forza, questo coraggio. 
Tutto è cambiato e tutto è perduto.
Non potevano che essere vere quelle parole.
-Bravissima, Hermione. Hai avuto 'Eccezionale' in ogni tuo M.A.G.O. E' meraviglioso!-. Una voce indistinta, che Hermione salutò solo con un cenno della mano. 
Proseguì con passo lento e con il viso nascosto nella divisa l'intero castello, per poter assaporare ancora una volta il colore del cielo, quel meraviglioso azzurro che costellava il mondo. Adorava distendersi sul prato, osservarlo per un po' e ritrovare naturalmente il sorriso. Perché i ricordi ritornavano alla sua mente. Ritornavano con la forza di una battaglia, con l'impetuosità di un battito di ali, con la delicatezza di un mondo in tempesta. 
E sentiva tutto ciò nel suo intimo, nella sua anima, che era in contrasto con il colore limpido del cielo. La sua anima era nera, il cielo era azzurro. 
Ancora una volta, per l'ultima forse, si sedette sul prato ed alzò lo sguardo sulla  distesa di nuvole sopra di lei. Gettò il corpo all'indietro e chiuse gli occhi. 
 
 
 
 
1996, 29 Novembre
Sala Grande
 
Il passo lento di Hermione Granger non avrebbe dovuto destare alcun attenzione. Invece in molti si girarono ad osservarla. Era cambiata negli ultimi anni, era decisamente diversa a com'era stata. I suoi capelli avevano assunto una forma decisamente più normale, il suo corpo si era snellito, il suo seno era cresciuto di una o due taglie. Ma di certo non era quello che gli altri stavano osservando. 
Osservavano le lacrime che stava versando con odio, quelle stesse lacrime che le erano state procurate dal suo migliore amico Ron. 
-Smettila di seguirmi, Hermione. Lavanda si potrebbe ingelosire.-
-Per tua informazione, Ronald- affermò Hermione, passandogli davanti con i libri stretti al petto e la cartella in mano -devo andare alla tua stessa lezione, quindi si da il caso che debba fare la tua stessa strada.-
-So benissimo che sei gelosa.-
-Gelosa di chi? Di quella oca?-.
-Non chiamare così la mia ragazza.-
-Io chiamo così tutte quelle che sparlano di me alle mie spalle.-
-La mia Lav-Lav non ha mai parlato male di te. Ti ha sempre rispettato, e poi saprò se la mia ragazza parla male di qualcuno dato che passo ogni minuto del mio tempo con lei, no?-. Hermione sapeva che Ron stava mentendo ed era per quel motivo che era scoppiata in lacrime. Aveva rinunciato ad andare a lezione, ma per sbaglio aveva imboccato la porta della Sala Grande. Insomma, per sbaglio... Più che altro perchè sapeva che lì c'era l'unica persona che poteva darle una mano in quel momento. 
Ginny era seduta sulla panca dei Grifondoro, apparentemente intenta a studiare. In realtà, Hermione sapeva che Ginny aveva la testa tra le nuvole e che pensava ad una cosa sola.
-Ginny- sussurrò la ragazza, sedendosi di fronte a lei.
Ginny alzò di scatto gli occhi, allacciandoli a quelli della sua amica. Se prima il suo sguardo era vago, quando vide le lacrime che segnavano gli occhi di Hermione quelli di Ginny si allarmarono.
-Hermione, che è successo?- domandò. Allungò una mano verso quella di Hermione e la strinse.
-Ho litigato con tuo fratello, di nuovo.-
Abbandonò la stretta.
-Oddio, Hermione. Quanto tempo ti ci vorrà per capire che quell'imbecille non merita niente di quello che tu vorresti dargli?-.
-Ne abbiamo già parlato Ginny...-.
-Eppure sei qui in lacrime davanti a me e pretendi che io ti consigli di continuare a stare male per lui? Ma sei matta? Io non ho alcuna intenzione di dirti che ci saranno delle occasioni con Ron, perchè lui non si è reso conto dei tuoi sentimenti. Vorresti stare con uno che ti potrebbe usare come ultima risorsa, oppure con uno che ti voglia bene perché sei il suo primo ed unico pensiero?-.
Non le diede tempo di rispondere. Si alzò, raccolse i libri e se ne andò con velocità, attirando l'attenzione dei ragazzi, che le rivolsero complimenti per niente raffinati.
Con il dorso della mano, si asciugò rapida la scia delle guance e tirò su con il naso. Rendendosi conto di essere ancora osservata, Hermione decise che era ora di andare a lezione. Lì probabilmente l'avrebbero osservata ancora, ma almeno sarebbero stati richiamati all'ordine dal professor Vitius.
Si allontanò dalla panca cercando di essere il più veloce possibile. Oltrepassò il portone della Sala cercando di non dar peso alle occhiate che i vari presenti le rivolgevano. Si diresse verso l'aula del professor Vitius cercando di ideare una scusa convincente che le permettesse di entrare senza creare troppi disturbi. Stava cercando di fare tante cose, ma nessuna di queste era riuscita con successo.
Arrivata davanti alla piccola porticina di legno che la divideva dall'aula e da tutti i suoi compagni, era a corto di idee. 
Però, bussò.
Quando le fu concesso di entrare, vide il professor Vitius sgranare lievemente gli occhi.
-Signorina Granger, è in ritardo.-
-Le chiedo scusa signore. Ho avuto un contrattempo.- Era la scusa migliore che era riuscita ad inventare, anche se un contrattempo l'aveva avuto davvero. Spostò lo sguardo verso Ron, che, invece, girò di nuovo la testa verso il professore, come se nulla fosse. Poi i suoi occhi si posarono su Harry. In quel momento era assorto in ben altri problemi -la Mappa del Malandrino, probabilmente- e non sembrò neanche notarla.
-Oggi non è giornata per i miei due studenti più brillanti-. Sospirò. -Mi dica, signorina, non è che a causa del suo contrattempo ha visto dov'è il signor Malfoy?-. 
 
 
§
 
 
Alla fine della lezione, Hermione raccolse il libro e la sua cartella e si avviò verso l'uscita. Quella era l'ultima lezione della sua giornata, quindi decise che era ancora troppo presto per tornare alla Sala Comune. Prese la strada più lunga, quella che prendeva sempre quando aveva bisogno di pensare. 
Aveva sempre sostenuto che la sua forza stesse nella sua intelligenza, nella capacità di tirarsi fuori dai guai, anzi di tirare fuori dai guai un po' tutti, nel momento giusto. La sua astuzia, la sua capacità logica aveva salvato spesso Harry e Ron, eppure ora, che lei stessa doveva essere salvata, il suo cervello aveva deciso di non collaborare. Aveva deciso che avrebbe lasciato la scelta al suo amico collaboratore, il cuore. Ma il cuore era inesperto, non aveva mai avuto problemi del genere. Voleva solo essere lasciato in pace. 
Lei voleva essere lasciata in pace.
Si appoggiò ad un muro e chiuse gli occhi per un secondo.
In quel attimo, avvertì con leggerezza una melodia scuoterla dentro. Una melodia dolce, che le entrò nel cuore. 
Aprì gli occhi e si guardò intorno. Per quanto fosse quasi silenziosa, lei la sentì bene. Lei la avvertì come se fosse talmente tanto forte da scuoterla dentro. 
Appoggiò un palmo al muro e si rilassò.
-Hermione, sentire le voci non è un buon segno- si disse. Era irrazionale il fatto che ci fosse una melodia, proveniente chissà da quale luogo in grado di coinvolgerla tanto. -Smettila, smettila, smettila- ripeté, sbattendo il pugno contro il muro. 
Sospirò.
Le sarebbe piaciuto sentire ancora quella melodia, ogni momento in cui era triste. Quella musica era stata in grado di toccarle le corde più intime del suo cuore, emozionandola. Fece qualche passo in avanti.
Mi piacerebbe sentire ancora questa musica... pensò, tristemente.
Un boato la fece sussultare. Ad un metro di distanza, alla sua destra, la porta della Stanza delle Necessità si stava aprendo. 
Hermione sgranò gli occhi di fronte alla sua stupidità. 
Pensare ad una necessità davanti alla Stanza delle Necessità. Hermione, stai davvero diventato stupida?
Non aveva riflettuto sul fatto che conosceva già quel posto, avendoci passato gran parte dei suoi pomeriggi nell'anno precedente. 
Presa però da un enorme curiosità, osservò la grande porta invitarla quasi ad entrare e notò che la musica proveniva proprio da lì dentro. Curiosa, terribilmente curiosa, varcò la porta e questa si chiuse subito dietro di lei. Con un salto spaventato, si voltò verso la porta, poi di nuovo verso la stanza. Sembrava essere un campo di battaglia, forse in quel momento rappresentava un ripostiglio, un luogo dove poter nascondere gli oggetti. La osservò per un momento, poi fu di nuovo catturata dalla melodia che impregnava la stanza.
Era qualcosa di meraviglioso, così delicato, magico.
Hermione mosse qualche passo in avanti, lasciandosi condurre dalla musica, fino a scorgere, tra la pila di libri e scatole, un pianoforte a coda, bianco, suonato con grazia ed eleganza. Con gli occhi, esaminò tutto il pianoforte, dalle gambe fino ai tasti, suonati da delle grandi, ma allo stesse tempo esili, mani. Percorse il resto del corpo del grande musicista e quando arrivò ad osservare il viso per poco non urlò.
Quei lineamenti spigolosi, le ciglia bionde, gli occhi socchiusi, il collo esile, i capelli biondi. Quel musicista così meraviglioso era Draco Malfoy.
-(*)I don't know where I'm at 
I'm standing at the back 
And I'm tired of waiting 
Waiting here in line, hoping that I'll find what I've been chasing...-.
Improvvisamente, cominciò a cantare. La sua voce eguagliò di gran lunga il suono dello strumento. All'improvviso, quella melodia perse tutta la sua bellezza, in confronto a quella della voce di Malfoy. 
Non vi erano parole per descriverla. Semplicemente, Hermione rimase senza fiato. 
Malfoy interruppe il suo canto. Hermione lo vide sbattere i pugni chiusi contro i tasti. 
-Non ce la posso fare- sussurrò. Unì le braccia davanti a sè e poggiò la testa. -Non ce la posso fare... Non posso, non posso.- 
Hermione credette di sognare quando sentì il ragazzo emettere qualche singhiozzo. Non era da Draco Malfoy arrendersi qualsiasi cosa fosse.
Lasciandolo solo con i suoi tormenti, Hermione indietreggiò fino ad incontrare il portone, che si aprì al suo avvicinarsi. Lasciò dietro di sé solo un ricordo di un dolore tormentato ed una scia di dolce profumo.













 
*******
 
Spazio autrice:
Ciao a tutti!
 
Allora, nuova storia, non molto lunga. Forse 5 capitoli. 
 
E' un esperimento, un qualcosa per vedere se viene apprezzato o se potrà andare avanti. Sto scrivendo gli altri capitoli, ma aspetto comunque di sapere cosa il mondo di EFP pensi di questo capitoletto.

(*)=La canzone, che sarà una parte importante dell'intera storia è "Down" di Jason Walker. Meravigliosa è dire poco!

Beh, aspetto le vostre opinioni.
Mando un bacione a tutti quelli che hanno avuto il coraggio di arrivare fino a qui :)

Grazie, grazie, grazie.
C.





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