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Autore: KULA_chan    22/09/2012    1 recensioni
Una ragazza, Marina Delfino, si trasferisce in una nuova scuola perché i professiori della precedente la odiavano perché più intelligente di loro.
Appena arrivata nella nuova scuola, si ritrova spaesata tra ragazzi allegri e spensierati che non sanno nemmeno cos'è una grandezza vettoriale e cosa significa esse pendolare. Questo farà nascere delle incomprensioni, fino a che, in ragazzo alquanto strano non decide di avvicinarsi.
^w^
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Introduzione alla storia.
Questa storia ha nomi di pura fantasia, si consiglia di leggerla, perché diventerà una storia davvero divertente e, per certiu versi, affascinante. Buona lettura a tutti, la vostra KULA_chan♥ 
  
Capitolo 1: Una nuova vita.


Appena entrai in quella classe, mi parve di vivere un incubo. Ragazzi che ridevano a squarciagola, ragazze che ruttavano in classe e professori che tentavano inutilmente di ristabilire l'ordine in essa.
-Scusate il ritardo, sono pendolare- cercai di dire imbarazzata io, ma la mia voce fu coperta dall'urlo improvviso di un ragazzo alto e magro: -Sei un pendolo?-.
A questa battuta, seppur molto stupida, tutta classe si mise a ridere sonoramente. Io rimasi l'unica, ferma immobile davanti alla porta, che non rideva.
La professoressa mi fece cenno di entrare e io mi diressi verso l'unico posto a disposizione ma, con faccia sconvolta, capii il motivo per il quale era l'unico banco libero. La ragazza che sedeva a fianco a questo banco emanava una puzza tremenda.

Alla ricreazione tentai di farmi spazio tra il gregge di ragazzi radunati davanti alla macchinetta automatica del cibo. Guardai al suo interno: innumerevoli schifezze si trovavano in quel parallelepipedo mangia-soldi. Osservai i ragazzi, i quali, intenti a scegliere la schifezza migliore, sbavavano davanti a qualsiasi cosa fosse contenuta al suo interno.
Quel giorno, rinunciai dal prendere qualcosa alla macchinetta e me ne tornai in classe a stomaco vuoto. Per mia sfortuna, la mia nuova compagna di banco, prese delle puzzolentissime patatine al ketchup, che aumentavano il suo odore insopportabile, dando al suo alito una "frangranza sublime".

Poco prima del suono della campanella, un ragazzo alto e robusto mi si presentò davanti con aria spavalda, spingendo tutti coloro che, curiosi, si erano avvicinati a me per fare conoscenza: -Molto piacere! Io sono Enrico Toscanini, vivo in via delle Ciliegie e vengo da un'altra classe-.
Io, tentai confusa di rispondere in modo più normale possibile: -Ciao, io sono Marina e sono pendolare, vivo a Serafina-, lui farfugliò: -Ah, sìsì, la storia del pendolo-.
Non avrei voluto parlargli un minuto di più, sembrava un enorme idiota gonfiabile, pronto al decollo. Aveva il collo grosso, la faccia sproporzionata e un po' di pancetta. Cercai di parlare con qualcun'altro ma tutti coloro che mi si erano radunati attorno ora ridevano spensierati alle parole del ragazzo, questo Enrico di via delle Ciliegie.

Quando uscii da scuola, fui quasi spinta giù dalle scale da una massa enorme. Quando mi girai per vedere chi fosse stato quel maleducato, mi accorsi, con alcuno stupore, che era stato quel gran maleducato di Enrico. Si girò verso di me: -Scusa, Delfino, non ti avevo visto!- tutti risero, io rimasi seria e composta come mio solito fare.
Sentii commenti come "ma questa qui non ride mai", "questa è proprio una rottura di scatole", "ma ti pareva che in seconda superiore dovevamo trovarci una ginnasta che non parla e non ride?".
Rimasi molto ferita da queste parole e tornai a casa triste.
È dura essere una nuova arrivata.

Vidi attorno a me tante persone sorridenti, Enrico mi tendeva la mano felice. Presi la sua mano, lui baciò la mia e mi portò a braccetto in un'immensa sala, lì mi esibii nel modo migliore possibile, mi piaceva tanto la ginnastica ritmica.
Dopo che finii l'esibizione, Enrico mi si avvicinò con sguardo dolce, mi prese il mento fra le mani e mi bacio dolcemente.


...
Che incubo è mai questo?
Dopo essermi svegliata di scatto da questo strano sogno felice ma, a mio parere, orrendo, mi alzai e mi preparai, erano già le 6 del mattino, avevo poco tempo per prepararmi e prendere il treno.

 

  
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