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Autore: Walpurgisnacht    23/09/2012    2 recensioni
Nerima è un paese diverso dopo Secrets. Incontrato gente, fatto cose, visto posti, rotto equilibri. Poi un ragazzotto con la bandana e il senso dell'orientamento di un opossum morto torna dopo un anno.
Avete preparato l'armatura per difendervi, vero?
[EIP fra _Mana e Kaos, seguito di Secrets of the Heart Split in Two]
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Ukyo Kuonji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era passato un anno esatto da quando Ranma, Akane, Mousse, Shan-Pu e Ukyo erano usciti quasi indenni dalla peggiore bufera delle loro ancora giovani vite.
La quotidianità di Nerima era stata rovesciata come un calzino dopo quei tre turbolenti giorni: Ranma Saotome e Akane Tendo erano ufficialmente fidanzati, non si nascondevano più dietro a un dito e, sebbene la cosa fosse piuttosto rara, ogni tanto si concedevano qualche morigerata effusione in pubblico; Shan-Pu e Mousse erano ancora tremendamente vicini uno all'altra ma la parola "fidanzamento" era ancora abbastanza taboo e non veniva pronunciata mai in loro presenza, se non da chi aveva voglia di una scazzottata; Ukyo Kuonji aveva provato a superare il dolore di vedere Ranma impegnato con Akane uscendo con Konatsu ma la cosa non aveva funzionato più di tanto, pur non rovinando il loro rapporto che si manteneva sempre su binari di cameratismo e amicizia sinceri.
Il giorno dell'anniversario i cinque si ritrovarono all'Okonomiyaki Ucchan per festeggiare la ricorrenza. La ritenevano, non senza una buona dose di ragione, una data importante e come tale andava ricordata.
I primi ad arrivare al ristorante furono i cinesi. Mano nella mano.
Fu poi il turno di Ranma e Akane, che si concessero un bacino innocente poco prima di entrare con l'intenzione di non scambiarsene ulteriori in presenza degli altri. Ranma disse anche ad alta voce che erano molto bravi e riguardosi dei sentimenti altrui, battuta che gli valse uno scappellotto sulla testa da parte della fidanzata.
Poi, proprio mentre si stavano tutti sedendo al tavolone grande, con Ukyo ancora impegnata a spignattare...
Rumore della porta, che la cuoca si maledisse mentalmente per non aver ancora oliato a dovere.
"Uff. Finalmente sono tornato a Nerima. Buongiorno Ukyo" disse un distratto Ryoga, non ancora avvedutosi degli altri presenti.
Presenti che, invece, si erano decisamente accorti di lui. Difficile non notarlo, con l'aria malmessa di chi è perso andando in giro per il mondo - senza la minima idea di DOVE, soprattutto, e che probabilmente non si nutre né si lava da giorni.
"Oh, ciao Ryoga! Ti vedo bene oggi, sei proprio un fiore!" gli fece cenno Ranma, con la solita gentilezza da elefante che lo contraddistingue - e che gli fece guadagnare una gomitata da parte di Akane.
"Oh ma sta zitto e mangia tu, che è meglio!" rincarò la dose Ukyo, uscendo da dietro al bancone per andare ad accogliere Ryoga "Lascialo perdere e vieni a sederti, hai bisogno di una bella okonomiyaki delle mie, mi sa!"
"Oh ma no, non devi..." rispose Ryoga, per nulla convinto, che si lasciò guidare docilmente fino al tavolo dove sedevano gli altri quattro.
"Ragazzo-porco sa di... puzza!" esordì Shan-Pu, che aveva ancora difficoltà a filtrare certi pensieri e tenerli per sè, ma venne prontamente zittita da Mousse.
"Shan-Pu, non essere irrispettosa dai..." disse, tappando la bocca della ragazza con la mano. Akane, dopo tutto quel tempo, era ancora ignara della doppia identità del ragazzo - che nel frattempo aveva perso dieci anni di vita - nel suo adorato maialino P-Chan. Ma per fortuna, anche stavolta, non notò nulla.
"Lasciala stare Ryoga, sai com'è fatta..." gli sorrise Akane.
Ryoga ricambiò il sorriso, poco convinto. 
Il suo sesto senso gli diceva che c'era qualcosa che non andava. 
Ok, un pò di cose. Doveva essersi perso parecchi aggiornamenti dalla sua ultima visita, eppure era convinto di non essere stato via così tanto...
"Ecco qui le vostre okonomiyaki, ragazzi!" trillò Ukyo, portando i loro piatti in tavola.
E mentre osservava le reazioni degli presenti, cominciò a notarlo.
Una strana atmosfera... armonia. Un'armonia che mai c'era stata tra tutti loro, soprattutto se tutti insieme nella stessa stanza.
Niente punzecchiamenti al vetriolo tra Ranma e Mousse.
Niente risse all'ultimo sangue tra le ragazze.
Non una battuta di Ranma ai suoi danni, esclusa quella di poco prima.
Qualcosa gli sfuggiva, ma cosa?
Passò i successivi minuti a rimuginarci sopra, senza giungere a una risposta. Non era abbastanza acuto o intuitivo da poterci arrivare. E, a onor del vero, non era una cosa facile da capire. Ci sarebbe voluto un notevole sforzo di fantasia per immaginarsi il nuovo scenario che, proprio in quegli istanti, si stava srotolando di fronte ai suoi increduli occhi.
Si diede mentalmente del tardone per non essere riuscito a risolvere il mistero. Poi decise che, tonteria a parte, lo avrebbe comunque scoperto in un modo o nell'altro.
E quando ogni possibile piano d'azione venne scartato, vuoi perché troppo ardito o vuoi perché infattibile da un punto di vista pratico, si trovò in mano una sola soluzione: chiederlo.
"Ragazzi. Io... io avrei una domanda... da farvi?" fece timidamente non rivolgendosi a nessuno in particolare.
Akane, intenerita da questo spropositato balbettare, si voltò verso di lui e lo invitò a esporre il suo dubbio.
"Io... non capisco cosa sta succedendo qui".
"Cosa c'è da capire, scusa?" chiese Ranma, onestamente stupito. Essendo la sua un'altra mente non proprio da Nobel non aveva colto lo spaesamento dell'eterno disperso che, per gli smemorati, mancava da più di un anno e si era perso tutti i più recenti sviluppi.
"Oh, niente. Ad esempio perché tu e il cinese orbo non vi prendete a parolacce ogni due secondi. O perché le tue spasimante non stanno cercando di ammazzarsi a vicenda. O perché...".
E la consapevolezza calò come un velo sulla testa degli altri presenti. Si guardarono interdetti, cercando senza parole un portavoce adatto per metterlo al corrente delle novità.
Fu Ukyo a farsi avanti.
"E' normale che sia così" disse, portando loro le altre ordinazioni "dato che Mousse e Shan-Pu si frequentano..."
Ryoga spalancò la bocca dalla sorpresa.
Il paperotto e l'amazzone psicopatica si frequentavano? Decisamente doveva farsi aggiornare sugli ultimi eventi...
"...e Ranma e Akane si sono ufficialmente fidanzati."
...cosa?
Non era sicuro di aver capito bene. Ranma e Akane - la SUA Akane COSA?
Alla coppietta, intanto, gelò il sangue nelle vene.
Conoscevano abbastanza bene Ryoga da temere una reazione di quelle epocali, che avrebbero portato minimo allo sfascio del locale di Ukyo.
Ukyo sostenne lo sguardo di Ryoga con fermezza, ma quest'ultimo non la stava realmente guardando, poichè ancora impegnato nell'assimilare la notizia.
Ranma si voltò a guardare l'amica con uno sguardo di fuoco, scambiando messaggi del tipo "Non potevi star zitta?!" "Tanto prima o poi l'avrebbe scoperto!" Meglio poi che prima!" "Almeno così non soffre!" "Menomale che non volevi farlo soffrire, chissà che avresti fatto in caso contrario!", il tutto a smorfie.
"E così... vi siete fidanzati..."
La voce di Ryoga non era mai stata così funerea.
Si voltarono tutti a guardarlo, tesissimi - Shan-pu esclusa, che aveva ancora molto da lavorare sulla sua sensibilità verso il prossimo. Una calamità per volta.
Poi Ryoga sollevò la testa e... sorrise.
"Sono... sono davvero contento per voi."
Le mandibole degli altri cinque si slogarono e toccarono terra con un rumore sordo. Specialmente quella di Ranma, che dentro di sé era già psicologicamente pronto alla baruffa che un'uscita del genere avrebbe sicuramente provocato.
"Sei... sei contento... per noi?" disse con un tono di voce istupidito.
"Certo. Perché non dovrei esserlo?" rispose l'altro con nonchalanche.
Solo Ranma venne ingannato dalla tranquillità con cui aveva parlato. Le ragazze e Mousse capirono istantaneamente che Ryoga non intendeva quanto appena detto. Gli tremavano le mani e sugli occhi si formò una leggera ma visibile patina di lacrime.
"Scusatemi, ora devo andare. Ukyo, passerò in un altro momento a mangiare il tuo delizioso cibo".
E si voltò, avvicinandosi a grandi falcate all'uscita.
Si fermò quando una mano si posò sulla sua spalla.
Non voleva vedere a chi apparteneva. Aveva paura di vedere a chi apparteneva.
"Andiamo fuori, Ryoga. Vorrei parlarti".
Ecco, la stilettata che si era immaginato. La voce di Akane.
Si lasciò condurre docilmente all'esterno del ristorante, il braccio di lei attorno alla sua vita, soffiandosi più di una volta il naso con la manica.
"Per favore, non seguiteci. Vorrei chiacchierare da sola con lui. Grazie" disse lei con calma. Era intenzionata a essere onesta con lui, lo considerava un grande amico e non voleva essergli causa di alcun tipo di dolore.
Una volta fuori, però, venne presa alla sprovvista quando il pugno di lui incrinò il muro appena a lato dell'ingresso.
"Akane... io... io...".
Il pugno di Ryoga contro il muro prese in contropiede la piccola Tendo, lasciandola per un attimo senza parole - e, doveva ammetterlo, anche un pò spaventata dala reazione del ragazzo, pur consapevole che non le avrebbe mai torto un capello.
"Akane, io... mi dispiace, mi-"
"Ryoga...  ti prego."
Il ragazzo si fermò e rimase in silenzio ad ascoltarla, senza guardarla in volto.
Akane sospirò.
"Ryoga... mi dispiace davvero che tu l'abbia scoperto in questo modo, Ukyo è stata avventata... anche se forse non c'era un modo più gentile per dirtelo..."
"Akane davvero, non devi scusarti..." la interruppe, con voce non proprio ferma "non mi devi alcuna spiegazione..."
"So cosa provi per me."
Finalmente si volse a guardarla.
Aveva sempre creduto che Akane, nella sua infinita ingenuità, non avesse mai compreso i suoi sentimenti fino in fondo. Questo non se l'aspettava proprio... come se quella giornata fosse stata avara di sorprese, poi.
"Per questo avrei voluto che lo sapessi in tutt'altro modo... e invece, per un'assurda fatalità, ti sei trovato davanti al fatto compiuto."
Era sempre più sorpreso.
Sorpreso dall'incredibile sensibilità di Akane, che stava cercando in ogni modo di addolcire l'amara scoperta, preoccupandosi dei suoi sentimenti.
Si sentì un verme per la gelosia che provava nei confronti suoi e di Ranma.
E a tal proposito, cos'avrebbe fatto con lui, ora?
Fino a quel momento, il suo amore per Akane e l'odio misto a gelosia che provava per l'amico-nemico erano stati la sua ragione di vita. Il suo motivo per tornare a Nerima, orientamento permettendo.
Una parte di sé, quella più istintiva e irrazionale, gli urlava che adesso aveva una ragione in più per spaccare la faccia a Saotome; ma dentro di sé sapeva che Ranma non aveva colpe in questo. 
Forse dal suo punto di vista non meritava in alcun modo l'amore di Akane, ma che poteva fare? Ostacolarli? Cercare di separarli, mettendosi in mezzo come terzo incomodo?
No, quello mai. Non sarebbe mai sceso al livello di quelle squilibrate delle pretendenti di Saotome. Non era da lui.
Una domanda si fece strada nella sua mente, impaziente di trovare una risposta.
Qual era lo scopo di Ryoga Hibiki, adesso.
"Akane, io... senza la possibilità di conquistarti io... sono sperduto... non ho altro obiettivo nella vita... se non perdermi". Si accasciò contro il muro e, in maniera per lui molto poco caratteristica, scoppiò in un pianto dirotto. In quel momento emergevano le insicurezze e la solitudine di una vita passata a girovagare per il Giappone.
"Ryoga, non dire così. Non voglio credere che un ragazzo come te, intraprendente, intelligente, forte non sappia cosa fare della propria vita". Si rese conto subito di aver esagerato con i complimenti, sensazione corroborata dallo sguardo di lui che le chiedeva silenziosamente "ma ti droghi, per caso?".
"Ok, forse ho un attimo esagerato. Ma intendevo quel che ho detto. Non posso credere...".
"Credici invece. La mia famiglia è dispersa in giro per il paese, il mio cane ha avuto dei cuccioli che ho visto una sola volta, Ranma è riuscito a convincermi che avessi una sorella. Non ho legami, non ho radici, non ho nulla. Solo questi miei maledettissimi pugni e una forza smisurata ma senza bersaglio. Adesso ti chiedo una cosa: tu sai tutto di me. Tutto. Dimmi onestamente cosa posso fare ora, in questo punto della mia vita, di utile per me visto che non posso neanche più pensare di accasarmi con te".
"Ma... ma... e Akari?". Lanciata l'ultima ancora per salvarlo.
"Ah, la dolce Akari. Non l'ho mai veramente amata. È una ragazza carinissima, gentilissima e un sacco di altri begli aggettivi che finiscono in -issima. Ma non ha mai avuto le chiavi del mio cuore, quello è un onore di cui solo tu puoi vantarti. E poi le interesso solo perché è una feticista dei maiali".
"... cosa c'entrano i maiali con te, scusa?".
E Ryoga si trovò a pensare se, in tema di grandi rivelazioni, fosse il caso di dirle chi era davvero P-Chan.
Inspirò, facendosi coraggio. Era giusto che sapesse.
"Akane, devi sapere che P-Chan..."
"Giustoooo, ma dov'è finito il nostro maialino preferito!"
La voce di Ukyo li colse entrambi di sorpresa.
Senza dar loro il tempo di replicare, la ragazza prese Ryoga sotto braccio, e fece per trascinarlo di nuovo all'interno del ristorante.
"Ryoga, tesoro, mi seguiresti un secondo di là? Ti devo dire un paio di cose..."
"U-ukyo aspetta" balbettò, cercando di opporre resistenza "io e Akane stavamo parlando... n-non puoi aspettare un minu-" 
"Adesso." 
La lapidaria risposta di Ukyo lasciava intendere che quella era ovviamente una scusa per trascinarlo via da lì, e che qualunque cosa dovesse dirgli era parecchio seria.
Si scusò con Akane facendole un breve cenno con la testa, e la lasciò ancora balbettante sull'uscio della porta.
Attraversarono l'interno del locale sotto gli sguardi attoniti di Ranma, Mousse e Shan-Pu, dirigendosi sul retro, dove Ukyo teneva le provviste.
Quando furono lontani da occhi e orecchie indiscrete, Ryoga si liberò dalla mano di Ukyo di malagrazia.
"Si può sapere perchè ci hai interrotti?" ringhiò "Stavo per dirle una cosa importantissima!"
"No idiota, stavi semmai per affossarti da solo!" lo rimproverò Ukyo, dando prova di aver origliato ogni parola - probabilmente insieme agli altri.
"Arrivati a questo punto Akane merita di sapere tutta la verità sul mio conto!"
"E non hai pensato che forse, e dico FORSE, sapere che il porcellino che tanto ama, che porta sempre con se, e che dorme addirittura nel suo letto, sei in realtà TU? Credi si sentirebbe sollevata nel sapere che quello che credeva un innocente animaletto è in realtà un suo caro amico, che con la scusa di avere un musino carino e la codina a cavatappi le si tuffava tra le tette? Dici che Akane la prenderà bene?"
...oh.
Beh, messa così, doveva dire che Ukyo non aveva torto. 
Conoscendo Akane, la sua reazione sarebbe stata piuttosoto... eragerata.
Rabbrividì, decidendo che l'identità di P-chan era meglio nasconderla del tutto.
"...ok, hai ragione su questo" sospirò "ma rimane il fatto che non so cosa fare della mia vita, adesso..."
E senza nemmeno riflettere sulle conseguenze delle sue parole, Ukyo si lanciò nell'ennesima opera caritatevole che l'avrebbe fatta pentire poco dopo.
"Beh... posso aiutarti io, in questo!"
"Tu? E... e come... vorresti fare?".
Ukyo venne colpita in fronte da una figurata incudine. Non aveva uno straccio di risposta valida da dargli. Era stato l'impeto del momento, di vedere quel povero ragazzo avvelenarsi da solo, a spingerla a dire così. Ma alla prova pratica le sue mani erano tristemente vuote.
"Io.. oddio, in che pasticcio mi sono messa...".
"Scusa? Mi staresti dicendo... che non lo sai...".
"Tesoro, ho parlato senza riflettere...".
A Ukyo si rizzarono tutti i peli corporei vedendo il sorriso che nacque sul volto di Ryoga.
Cosa stai archittetando tu?
Lui prese a girarle attorno, esattamente come fanno i condor prima di avventarsi sulla carogna da divorare. La squadrava divertito mentre lei, paralizzata, non riusciva a far altro che seguirlo con lo sguardo.
"Dunque, fammi capire bene. Tu vieni fuori e mi interrompi mentre sto dicendo ad Akane la verità su P-Chan. E questo, te lo devo concedere, è stato un bene. Ma non contenta del primo atto di sabotaggio ne imbastisci un altro e mi getti una ciambella di salvataggio che però è sgonfia? Cosa devo fare con te adesso?". Se non avesse avuto la faccia ancora bagnata dalle lacrime Ryoga sarebbe risultato molto, ma molto intimidatorio.
"Ecco... io..." cercò di difendersi la cuoca, totalmente priva di argomentazioni valide.
"So io come punirti per l'uscita a sproposito, non temere".
Ukyo prese a tremare. Il tono non era per nulla conciliante e, considerate le sue condizioni psicologiche, avrebbe potuto commettere qualche pazzia. Tipo metterle le mani addosso.
"Allora signorina Kuonji, sto per emettere la sentenza. Tieniti forte".
E lei si strinse i lembi dei pantaloni fino a bloccare completamente la circolazione sanguigna delle dita.
"Esci con me".
   
 
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