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Autore: piuma_rosaEbianca    23/09/2012    4 recensioni
[Radiohead]
Radiohead. ThomxJonny.
Cadere l'uno dentro l'altro.
Paranoie, sesso e dolcezza.
Si sentiva solo, contro il nemico imbattibile che era la sua mente.
Si sentiva incompreso, abbandonato alla paura, al delirio, all'odio.
E quando gli mancava il fiato, e sentiva di star per cadere, l'unica cosa da fare era spostare lo sguardo alla sua sinistra e cercare quello di Jonny.
Genere: Erotico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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All I Need 'Sera.
Premetto che non ascolto i Radiohead. Non mi piacciono neanche. Li detesto, quasi.
Questa fanfic è scritta su richiesta, come regalo di compleanno.
Quindi è ovviamente la prima che scrivo sui Radiohead, senza praticamente conoscerli.
E niente, non mi aspetto davvero che qualcuno la legga, ma bon.
Buona lettura.
~

Nessuno lo vedeva. Nessuno lo sapeva.
Nessuno poteva neanche immaginare il panico dietro le sue palpebre chiuse, lo sforzo nell'impedire alle mani di tremare, la difficoltà nel cantare la sua anima – della quale i suoi testi erano imbevuti – davanti a tutte quelle persone.
Avrebbe dovuto esserci abituato, ormai. Ma non riusciva ancora a reprimere il brivido di disgusto nel sentire quelle persone urlare il suo nome e cantare le sue parole, adoranti, ridicole.
Li guardava e si trovava a desiderare la loro autocombustione immediata, per poi auto-lesionarsi mentalmente per il senso di colpa.
Erano il suo pubblico. Erano lì per lui. Avevano speso soldi, tempo, fatica per vederlo, e sentirlo, e farsi vedere e sentire da lui, ma lui non poteva fare a meno di odiarli tutti, dal primo all'ultimo.
E si sentiva solo, sul palco, nonostante i suoi amici intorno, e le moltitudini di fan ai suoi piedi.
Si sentiva solo, contro il nemico imbattibile che era la sua mente.
Si sentiva incompreso, abbandonato alla paura, al delirio, all'odio.
E quando gli mancava il fiato, e sentiva di star per cadere, l'unica cosa da fare era spostare lo sguardo alla sua sinistra e cercare quello di Jonny.
Jonny che, a sua volta, distoglieva gli occhi dalla chitarra per piantarli nei suoi.
Jonny che sapeva, che capiva, che gli chiedeva in silenzio, con una dolce preoccupazione nello sguardo, se andava tutto bene.
E come le labbra di Thom si aprivano in un leggerissimo, quasi impercettibile, timido sorriso, così i suoi polmoni si riallargavano e riuscivano a caricarsi d'aria.
Alla fine, Thom era bravo a fingere sicurezza.
Nessuno, tranne Jonny, si accorgeva mai di niente.
E se succedeva, ogni timore veniva annullato dal suo tranquillo annunciare la canzone successiva.
Mentre tutto gli crollava, dentro la testa, riusciva a mantenersi in piedi, cercando gli occhi di Jonny nei momenti di pausa, reggendosi al microfono o alla chitarra e suonando con tutte le sue forze.
Solo dopo, abbandonato a se stesso nel buio dell'occasionale stanza d'albergo, si permetteva di crollare.
E gli si riempiva la testa di pensieri, di ricordi, di colori, e dagli occhi chiusi sgorgavano lacrime bollenti, irrefrenabili, e le mani sbiancavano nello stringere il parapetto del balcone.
La voglia di lasciarsi cadere era tanta, spesso troppa, ma ogni volta arrivava qualcuno a prenderlo dall'altra parte.
Un salvagente lanciato dalla nave che affonda. La sabbia che abbraccia la zattera del naufrago.
E si lasciava, sì, cadere, fra le sue braccia, ma non era come lanciarsi nel vuoto.
Era rimanere a galla, mettersi in salvo, ritornare a casa.
In quella stretta calda si sentiva come un pezzo di un puzzle mezzo al posto giusto.
Ed era un piccolo passo al completamento di qualcosa.
E sentiva di avere un senso, uno scopo nella vita, un posto in cui stare.
Sentiva la sua presenza, e non aveva improvvisamente bisogno di altro.
Jonny, il piccolo Jonny, le cui braccia lo sostenevano fino al letto..
Jonny, il dolce Jonny, la cui pelle pallida sembrava brillare nella penombra.
Jonny, il timido Jonny, le cui labbra tremanti si schiantavano con forza sulle sue.
E dopo quella lunga, sfiancante, camminata, in equilibrio su un cornicione di roccia fin troppo friabile, riuscivano a trovare, l'uno sul corpo dell'altro, le insenature giuste per risalire la parete di pietra.
E più salivano, più la presa era sicura, più erano i punti di appiglio, più facile era scalare fino alla salvezza.
Non c'era bisogno di parlare.
Si ascoltavano respirare, con sempre più affanno, e tanto bastava a riempire il silenzio.
I cuori a mille, all'unisono, e i gemiti che si strappavano a vicenda, valevano più di ogni parola.
Le coperte li accoglievano, li riparavano dall'aria fredda della notte proveniente dalla portafinestra ancora spalancata, li nascondevano da loro stessi.
Andavano a senso, nel buio, a tentoni, a memoria.
Il corpo dell'altro era impresso nella memoria di entrambi, conosciuto e familiare come la strada verso casa, percorsa con la felicità con cui si fa la via per l'aeroporto.
Ed era come prendere un aereo.
Chiudere gli occhi e fuggire altrove.
Sentirsi sollevare da terra, la mente annebbiata dall'eccitazione, dal desiderio, dal piacere.
La tristezza, l'ansia, la paura di poco prima erano solo brutti ricordi. Incubi di un bambino.
Veniva tutto spazzato via dal fiato fresco di Jonny sulla sua pelle, dai brividi che le sue labbra e le sue mani gli davano, scovando i punti giusti sul suo corpo magro.
E si sentiva bello, quando lui glielo sussurrava all'orecchio.
E si sentiva amato, quando lui glielo mormorava fra un bacio e l'altro.
E si sentiva vivo, quando lui lo riempiva di sé.
Non era oblio, era delirio cosciente.
Quando dolore e piacere si mischiavano e gli davano alla testa.
Quando il sorriso di Jonny brillava nella penombra.
Quando cercava di controllare i gemiti, muovendo il bacino per assecondare le sue spinte.
Quando, infine, gridava il suo nome, senza fiato, e veniva fra le sue gambe.
Ancora scosso da capo a piedi dai brividi dell'orgasmo, si rannicchiava di nuovo, nudo come un verme, fra le braccia stanche dell'amante, crollato sfinito al suo fianco.
E si sostenevano a vicenda, stavolta, fra le coperte umide, con in bocca il sapore agrodolce di quel piacere sporco, nascosto, inconfessabile.
Thom mormorava piano un imbarazzato ringraziamento, e Jonny lo mandava a fanculo, dicendogli che così lo faceva sentire una puttana.
E allora Thom rideva sommessamente, con una risata meno stupida del solito, e gli diceva che lo amava, sottovoce, mischiando le parole in un bacio.
E Jonny non poteva fare altro che sorridere dolcemente e stringerlo a sé, nel buio e nel silenzio.
E rimanevano solo quelli, intorno a loro, a guardarli addormentarsi.
 I am a moth
Who just wants to share your light

I'm just an insect

Trying to get out of the night
[All I Need - Radiohead]


~
Sì, tutto qui.
No, in realtà sono soddisfattissima di questa storia, perché scrivendola ho vinto una sfida, e fatto felici due amici.
È piaciuta a chi doveva piacere, e non potrei esserne più felice.
Se l'avete letta, anche solo per sbaglio, comunque, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.
Dato che è la prima volta (e l'ultima credo, ma vabbè) che scrivo su di loro, sarebbe davvero, davvero splendido avere dei giudizi da parte di qualcuno che se ne intende giusto un po' più di me.
That's all.
Grazie se siete arrivati fin qua.

A presto,
Piuma_
   
 
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