23/09/2012
1 recensioni
...Salve a tutti, eccomi qui alle ore 02.10, a pubblicare la mia primissima Larry(ho sonno!) . Devo ammettere che la timidezza ha preso il sopravvento, insieme al mio odio professionale per ogni cosa che scrivo - perché devo essere così pessimista? Spero di avere la possibilità di scrivere altro, ma sopratutto di ascoltare i vostri pareri!
Grazie grazie grazie, grazie,
la vostra nuova ma già affezionata da un po',
eveyzonk.
Harry aveva paura. Le dita tremavano, le tempie gli pulsavano forte sotto la pelle diafana della fronte imperlata di sudore, i denti battevano.
Nel freddo dell’inverno, stringeva se stesso sotto un mucchio di coperte inutili; trame di quadroni ricamati, pilucchi fastidiosi e lenzuola invasive. Sentiva ogni centimetro di quei tessuti entrargli nei polmoni ed impedirgli di respirare, tappezzandogli l’interno di fili sottili che lo soffocavano, che lentamente gli strozzavano il respiro e lo facevano affondare. Ogni metro più in basso era una diversa gradazione di buio, dal grigiore monotono al nero pece più denso e doloroso.
Ed ogni gradazione di quel buio era una sua parola, una sillaba sussurrata, un suo sorriso, un suo cenno.
Era come banchettare di quei particolari, Harry se ne imbeveva, e mai ne era saturo, di tutto quello che era Louis. Una volta, tempo fa, qualcuno aveva detto ad Harry che l’unica paura di uomo è quella per le persone che ama, la paura sordida di perderle.
Ed era così.
Harry si stringeva sotto le coperte e continuava a ripetersi, come una nenia, che tutto sarebbe andato bene. Continuava a respirare, a toccarsi il costato per sentirsi presente, a richiamare alla mente il suo sorriso, i suoi occhi strizzati in un espressione felice e, sulla bocca, su quelle labbra rosee e perfette, ancora una volta, veder fiorire il suo nome.