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Autore: Darshan    23/09/2012    1 recensioni
Aprii gli occhi, come se mi fossi improvvisamente svegliato da un sogno troppo vivido. Giacevo, steso, su di una superficie dura e scomoda. La prima cosa che riuscii a mettere a fuoco fu il cielo; era notte ed io ero certo che fosse successo qualcosa, già, ma cosa?
Una storia che parla d'amicizia, di fiducia e di lealtà.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Axel, Nuovo personaggio, Riku, Roxas, Sora
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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4.  Essere Speciale

 
Ero sdraiato sul letto, con le mani dietro la nuca. Nella mia testa si ripetevano, come in un loop, le parole di Laguna: la luce, l’oscurità, gli Heartless, il “cuore”.
Luce che nasce e sopravvive all’oscurità…
Io ero nato dal buio ed ero riuscito a sconfiggerlo; era questo ciò che mi rendeva speciale: io potevo utilizzare il Keyblade.
Perché proprio io? Che cos’avevo davvero di speciale? Per un istante la mia mente volò sui ricordi del passato, la mia vita prima di risvegliarmi in questa… realtà?
 
“La verità è che sei un codardo, Zack!”
La pioggia scendeva fitta, mentre il cielo, all’imbrunire disegnava oscuri presagi.
“Io… io non… “ Dissi, senza essere in grado di mettere due parole in fila.
“Un vile, ecco cosa sei! Non riesci ad affrontare la vita perché hai paura!”
“…” Chiusi gli occhi, permettendo alle lacrime di scivolare giù.
“Sei un codardo e sei anche un egoista! Metti sempre te stesso prima degli altri!”
 
Tock tock!
Un rumore frantumò in mille pezzi quel ricordo, riportandomi alla realtà: qualcuno aveva bussato.
Mi voltai verso la porta, la quale si aprì dopo qualche istante.
“Hey, Zack.”
Era Ashe. La ragazza entrò nella stanza salutandomi con un cenno della mano.  Io sollevai il busto mettendomi a sedere. “Ciao, Ashe.” Le risposi.
“Tutto bene?” Mi chiese sedendosi sulla sedia, accanto alla scrivania. Io annuii.
 “Mi ricordo i miei primi giorni qui. Ci misi un po’ prima di riuscire ad ambientarmi… perciò se ti senti un po’ confuso, è normale.” Mi disse sorridente. Io le sorrisi a mia volta.
Non ero mai stato molto spigliato con le ragazze, anzi, mi capitava di essere impacciato con loro, specialmente se erano anche carine.
“Mi manda Laguna.” Affermò. “Mi ha chiesto di farti vedere un po’ la città.” Mi spiegò. “Ti va?” Chiese infine. 
“Sì, certo.” Le risposi con tono gentile. Lei si alzò dalla sedia e mi disse che mi avrebbe aspettato di sotto. Io scesi dal letto e, dopo essermi dato una sciacquata, uscii dalla stanza.
Mentre scendevo le scale, incrociai Cloud. Il ragazzo non sembrò nemmeno accorgersi di me; aveva gli occhi puntati a terra, il suo passo era lento e inesorabile.
“Hey, Cloud.” Lo salutai e solamente allora il biondo decise di notare la mia presenza. Egli mi guardò e, nonostante la vacuità del suo sguardo, potei chiaramente percepire un senso di profondità in quei suoi occhioni blu. “Hey.” Si limitò a rispondermi lui con voce atona; quindi tornò a guardare le scale, passando oltre.
Ashe mi stava aspettando all’ingresso e aveva indosso una felpetta rosa sopra la canottiera.
 
“Twilight Town!” Esclamò non appena fummo all’aperto. La città aveva un’aria molto diversa rispetto a come l’avevo vista la notte precedente.
Mentre camminavamo, mi guardavo attorno: c’erano abitazioni, negozi, strade, stradine e vari passanti.  Non so bene perché, ma quella cittadina mi trasmetteva un senso di nostalgia.
“Allora, Laguna ti ha già fatto il discorso sul cuore, sulla luce, l’oscurità?” Mi chiese la ragazza. Io annuii. “Quando lo fece a me, pensavo mi stesse prendendo in giro.” Ridacchiò.
“Senti Ashe ma tutta questa gente… sa? Cioè… è al corrente?” Le chiesi.
Lei alzò le spalle. “Ufficialmente no.” Mi rispose. “Però sai, sicuramente ci sono voci che girano. Noi non operiamo alla luce del sole, comunque.”
“E se adesso spuntasse fuori un Heartless? Lo vedrebbero tutti.” Obiettai.  Lei scosse il capo.
“No, le città sono tutte sigillate dal Nexus. Sono al sicuro.” Mi spiegò.
“Sigillate?” Ripetei.
“Esattamente. Gli Heartless non possono apparire qui, ma possono arrivarci da fuori. Perciò noi dobbiamo ispezionare tutti i territori circostanti, che sono divisi in settori. Allo stesso tempo, naturalmente, pattugliamo anche la città per assicurarci che non ci siano cose strane.”
Prendemmo una strada che procedeva in salita, mentre dei ragazzini sullo skateboard ci sfrecciarono accanto.  Da lì, giungemmo in un piazzale con un grande edificio.
“Quella è la stazione.” Affermò Ashe, indicando quella costruzione. “Vengo spesso qua… vieni a vedere che panorama!” Mi esortò. Perciò si diresse verso un’ampia terrazza, dalla quale si poteva ammirare gran parte della cittadina e le campagne circostanti.
Era pomeriggio tardo e il cielo mostrava i primi accenni di un timido crepuscolo, assumendo una calda tonalità arancio.
“Insomma, parlami un po’ di te.” Ashe ruppe il silenzio dopo qualche secondo. “Avevi molti amici prima di arrivare qua?”
Mi voltai verso di lei, per poi abbassare lo sguardo, aggrottando un poco le sopracciglia: “No, in realtà no…” Risposi, tradendo un lieve e immotivato imbarazzo.
“Beh, allora non soffrirai troppo di nostalgia.” Replicò la ragazza, guardandomi con un sorriso. Io ricambiai, ma senza metterci troppa convinzione.
“Comunque,“ Riprese,  “Volevo dirti che se hai bisogno di qualcosa, noi siamo tutti a disposizione.” Affermò. “È vero, magari alcuni di noi hanno dei caratteri un po’ difficili… ma in fondo ci vogliamo tutti bene.”
 
***
 
“Beh, com’è andato il vostro primo appuntamento?” Chiese Axel con un sorriso beffardo, mentre spezzavo un pezzo di pane.
“Oh, è andato bene, grazie; soprattutto perché non c’eri tu.“ Rispose Ashe, versando dell’acqua nel bicchiere. “Sora e Larsa, vi prego, smettetela di lanciarvi le molliche… almeno a tavola, un po’ di educazione.”
“Dov’è Laguna?” Chiesi guardandomi intorno e notando la sua assenza.
“È uscito quando voi non c’eravate. Non so dove sia andato, ma ha detto che sarebbe tornato stanotte.” Mi rispose il rosso; dopodiché si sporse un po’ in avanti. “Credo sia successo qualcosa…“
 
Nei giorni successivi, i miei allenamenti continuarono.
Passavo le ore in quella sala d’addestramento assieme a Nanaki e Laguna. Delle volte, capitava che quest’ultimo si assentasse e quando ciò avveniva, qualcun altro lo sostituiva.
Mi capitò di allenarmi con Ashe, con Axel, ma anche con Cloud, Riku e Amy. Con questi ultimi due, specialmente, non mi sentivo proprio a mio agio. Infatti, sebbene Cloud non fosse proprio il massimo della compagnia, comunque egli parlava pochissimo e non faceva commenti. Riku e Amy, invece, non perdevano occasione per farmi notare quanto fossi debole o scarso; soprattutto quando iniziai a cimentarmi con la magia (che fu, per me, una scoperta ai limiti dell’assurdo). Ok, forse non ero un bravo combattente, magari non avevo chissà quali doti o abilità, però almeno un incoraggiamento, ogni tanto, avrebbe potuto farmi bene.
Inoltre, c’era anche la questione riguardante queste assenze improvvise di Laguna. Non era tanto il fatto che uscisse e rimanesse fuori per parecchio tempo, ma, piuttosto, il fatto che non ci volesse spiegare il motivo delle sue azioni. Axel ipotizzò che si fosse trovato un’amante, ma la sua, fu un’ipotesi che non riscosse molto successo.
 
Un giorno, dopo pranzo, Laguna convocò me e Amy nella sala comune.
“Bene, Zack. Da oggi comincerai a lavorare sul serio.” Affermò con tono deciso. “Naturalmente non ti voglio mandare subito allo sbaraglio, perciò inizierai con qualche semplice pattuglia qui in città.” Mi spiegò.
“Ed io cosa devo fare?” Chiese Amy con il tono di chi conosce già il proprio nefasto destino.
“Tu lavorerai con lui, naturalmente; sarai il suo tutor. Te lo affido, è tutto tuo, mi raccomando.”Avendo detto ciò, Laguna se ne tornò nello studio adiacente alla sala comune.
“Tutor?” Ripetei a bassa voce, abbassando lo sguardo e corrugando la fronte. Mi voltai a guardare la ragazza, la quale non disse nulla. Si limitò soltanto a fare un rapido cenno del capo verso la porta, come a dire: “Cammina!”
 
“Allora, primo: tu non parli se non interpellato. Secondo: se ti dico di fare una cosa, tu la fai e basta.” Cominciò a dire Amy appena fummo fuori.
“Ok…” Risposi incerto, sollevando le sopracciglia.
“Tu parli troppo.” Mi zittì lei. Io rimasi a guardarla con espressione smarrita. “Forza, andiamo.” Disse, tirandomi per un braccio. 
Camminammo per ben due ore di fila su e giù per Twilight Town e io iniziai ben presto ad accusare i primi dolori ai piedi.
“Che c’hai, sei stanco? Ti vuoi fermare?” Mi chiese lei con tono di stizza.
“No, no…” Mentii.
Lei si fermò e mi squadrò per qualche istante. “Ma vammi a prendere un caffè!” Comandò, indicando con un cenno del capo un chiosco lì vicino. Dopodiché si andò a sedere su di una panchina poco distante. Io obbedii, provando un grande fastidio nei suoi confronti.
“Ma come si permette?!” Borbottai fra me e me.
Tornai indietro con il suo caffè e mi sedetti accanto a lei. Naturalmente non mi ringraziò.
“Perché fai così?” Le chiesi. “Qual è il tuo problema? Io non ti ho fatto niente e mi tratti in questo modo?”
Amy si voltò a guardare dall’altra parte con fare scocciato.
“Perché non possiamo semplicemente essere amici? Che ti ho fatto?” Riprovai.
“Niente, non hai fatto niente.” Tagliò corto lei.  “Non siamo qui per diventare amici. Abbiamo del lavoro da fare.” Aggiunse seccata.
“Ho capito…” Replicai, “Però non c’è bisogno di trattarmi in questo modo. Perché non ne parliamo almeno? Se c’è qualcosa che vuoi dirmi, io ti ascolto.” Le dissi, sforzandomi di usare un tono gentile.
Per tutta risposta, lei si alzò per andare a gettare il bicchiere di carta, ormai vuoto, in un cestino.
“Muoviti.” Disse soltanto.
 
Non riuscivo a inquadrare bene quella ragazza. Secondo Axel, era semplicemente molto acida; tuttavia, c’era qualcosa in lei che volevo conoscere. Più passavo il tempo con lei e più mi convincevo che indossasse una maschera per nascondere i suoi pensieri e ciò che realmente provava.
Nei giorni seguenti, continuai a pattugliare Twilight Town insieme a lei. Per certi versi era piuttosto noioso poiché non succedeva mai niente e ogni tanto le chiedevo se ci fosse realmente bisogno di svolgere quel lavoro, ricevendo, naturalmente, risposte più aspre del limone. Tuttavia, con il passare del tempo, ebbi l’impressione che Amy si fosse leggermente ammorbidita nei miei confronti. Certo, mai un sorriso, mai una parola gentile, continuava sempre a dirmi che non ero capace, che ero pigro… però, non mi guardava più con la glacialità e con la superbia che mi aveva riservato fin dall’inizio. Una volta, udite udite, mi mandò a prenderle il caffè e mi permise addirittura di prenderlo anche per me, il che, secondo Axel, costituiva un evento eccezionale.
Un’altra persona che m’incuriosiva molto era Cloud. Egli aveva in comune con Amy il fatto di essere di pochissime parole e di avere la tendenza a isolarsi. A differenza della ragazza, Cloud aveva un aspetto più malinconico e meno severo. Tuttavia, a parte un paio di allenamenti durante la prima settimana in cui sostituì Laguna, non ebbi l’occasione di passare molto tempo con lui. Quando ci riunivamo a tavola, lui sedeva spesso in disparte e, in genere, al quartier generale non lo vedevo mai. Mi capitava d’incrociarlo ogni tanto, con lo sguardo a terra e un’espressione smarrita sul volto e di salutarlo, ma nulla di più. Mi sarebbe piaciuto, però, riuscirci a parlare per cercare di capire qualcosa in più su di lui.
Per il resto, passavo la maggior parte del tempo libero con Axel, Ashe e suo fratello Larsa. Ero riuscito a legare con loro e avevo iniziato a fidarmi.
Riku, Sora e Kairi formavano un gruppetto a sé. Il primo, in particolare, per certi aspetti assomigliava ad Axel e, forse proprio per questo motivo, capitava che ci fossero degli attriti fra i due. Entrambi erano un po’ arrogantelli e insolenti, tuttavia il Rosso dimostrava sempre di avere un cuore gentile ed io ero sicuro che fosse una persona buona; mentre a Riku sembrava che interessassero solamente Sora e Kairi. Quando era con loro, si comportava come un’altra persona: era quasi simpatico.
 
 
***
 
 
Erano passate ormai quasi tre settimane dal mio arrivo.
Una mattina (era prestissimo, circa le cinque), Laguna convocò me ed Amy.
Egli era seduto su di un divano nella sala comune e accanto a lui c’era Nanaki che sonnecchiava. L’uomo aveva davanti a sé varie scartoffie. Non appena ci vide, ci sorrise e ci disse:
“Ho un lavoro più delicato per voi due.” Incominciò con un tono di voce che sapeva di mistero. “Oggi non dovrete soltanto pattugliare la città, ma dovrete tenere d’occhio qualcuno.” Ci spiegò.
“Ci stai dicendo che dovremo spiare qualcuno?” Chiesi io.
“Uhm… nah, non spiare. Spiare pare brutto, così sembra che siete due maniaci.” Replicò lui. “Dovrete tenere d’occhio una persona, seguirla, tutto di nascosto, ovviamente e poi fare rapporto.”
“Eh, questo si chiama “spiare”.” Ribattei.
“Si, vabbè, è uguale.” Tagliò corto. “Tenete questo.” E ci porse una busta di carta. All’interno, trovai una mappa di Twilight Town e una fotografia.
“Dovrete recarvi al punto indicato sulla mappa alle 7:30 in punto.” Precisò Laguna.
Io presi la fotografia e la osservai per qualche secondo. Quindi la girai, cosicché Laguna la potesse vedere.
“Chi è questo nella foto?” Chiesi.
Laguna si limitò a sorridere: “Sbrigatevi, sennò farete tardi”.

  
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