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Autore: pocchanpu    23/09/2012    1 recensioni
Un rumore dietro di lui lo fece voltare ancora ma, questa volta, gli parve di vedere muoversi qualcosa dietro ad una delle panchine poste sul marciapiede. Riprese a camminare e decise di svoltare a destra, in uno stretto sentiero sterrato, invece di procedere lungo la strada. Era una piccola scorciatoia che in pochi conoscevano e che gli avrebbe permesso di arrivare a casa in un tempo assai minore. Sfortunatamente il piccolo Remus Lupin non poteva sapere che risparmiare quei quindici minuti di tragitto non avrebbe cambiato il suo futuro.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fenrir Greyback, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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oh, what a beast Questa oneshot partecipa all'iniziativa Prompt Mania! di White Pages creata sul gruppo FB White Pages - Circolo dei recensori.
Ho deciso di pubblicarla anche su EFP per il semplice motivo che va a braccetto con una scena del capitolo 11 di Behind Grey Eyes. Non avrei trovato lo spazio adatto per spiegare parte della storia di Remus e quando ho letto il prompt Bestia, ho pensato "Perchè non faccio una bella one shot?". È la prima volta che scrivo una storia di questo tipo quindi... sono molto insicura a riguardo.
I personaggi utilizzati appartengono a J.K.Rowling.


Oh, what a beast...

Il bambino dai capelli castani si voltò per osservare la strada buia e vuota alle sue spalle. Non c'era nessuno, non vedeva nessuno, ma aveva comunque un brutto sentore. Accelerò il passo sapendo di aver già compiuto lo sbaglio che avrebbe dovuto evitare. Sua madre si era sempre raccomandata di non tornare a casa dal lontano parco giochi da solo perchè, sebbene la loro fosse una città piccola e tranquilla, non bisognava mai abbassare la guardia.

Un rumore dietro di lui lo fece voltare ancora ma, questa volta, gli parve di vedere muoversi qualcosa dietro ad una delle panchine poste sul marciapiede. Riprese a camminare e decise di svoltare a destra, in uno stretto sentiero sterrato, invece di procedere lungo la strada. Era una piccola scorciatoia che in pochi conoscevano e che gli avrebbe permesso di arrivare a casa in un tempo assai minore. Sfortunatamente il piccolo Remus Lupin non poteva sapere che risparmiare quei quindici minuti di tragitto non avrebbe cambiato il suo futuro.

La cosa che più gli piaceva di quel sentiero era il fatto che attraversava parte del grande bosco cittadino, un luogo sempre calmo e pieno di animali e piante. Adorava quel posto in cui, molto spesso, fuggiva quando i suoi genitori litigavano o lo sgridavano. Ormai conosceva quella pacifica foresta meglio delle proprie tasche e pensava che, se davvero qualcuno lo stava seguendo, forse sarebbe riuscito a seminarlo in quel labirinto di rami e foglie.

Si guardò attorno. Era ormai arrivato a metà del percorso, non mancava molto. Se fosse successo qualcosa, avrebbe potuto correre a sinistra per inserirsi in un altro sentiero ancora più nascosto. Rem era un bambino intelligente, glielo avevano sempre detto. Riusciva a battere gran parte dei bambini negli Scacchi Magici e poteva anche sostenere una partita con qualche adulto e...

Alzò lo sguardo e si fermò. Davanti a lui, al centro del passaggio, vi era qualcuno. Il sole era tramontato da parecchio ma c'era ancora abbastanza luce per poter vedere che era un ragazzo di qualche anno più di lui. Il giovane inclinò la testa di lato prima di avvicinarsi di qualche passo. Remus trattenne uno squittio di stupore quando riconobbe quegli abiti e, soprattutto, quel volto.

Erano passati solo pochi giorni da quel pomeriggio in cui suo padre aveva discusso animatamente con quel ragazzo. Gli aveva detto di allontanarsi dalla loro proprietà. Gli aveva ordinato di stare lontano dalla sua famiglia perché era solo un mostro e Fenrir -quello era il suo nome- si era limitato a mostrargli uno dei sorrisi più terrificanti che il piccolo Remus avesse mai visto. Aveva più volte chiesto a suo padre cosa significavano quelle parole, perché l'avesse chiamato mostro, ma l'uomo si era sempre rifiutato di rispondergli. Meno sapeva, meglio era - aveva detto.

Remus abbassò leggermente il capo, si fece coraggio e ricominciò a camminare. Non curandosi della sua presenza, forse, l'avrebbe lasciato stare. Cercò di passargli a fianco, camminando quasi in mezzo all'erba non tagliata, e lo superò ignorando il suo sguardo perplesso. Non riuscì però ad ignorare la domanda che gli venne posta.

"Come sta tuo padre?" chiese casualmente Greyback con una voce troppo roca per essere quella di un ragazzo.

Il piccolo Lupin fece l'ennesimo passo falso e si fermò per poi voltarsi ad guardarlo. "Mio... padre?"

"Sì." annuì Fenrir sorrise "E' da molto che non lo vedo."

"S-sta bene..." sussurrò quasi il bambino, aggrottando appena la fronte. Non capiva il senso di quella domanda.

Il ragazzo più grande sospirò con aria melodrammatica prima di commentare la risposta. "Mi dispiace per lui, allora. Dopo questa notte avrà così tanti rimpianti che dovranno mandarlo al San Mungo... credimi." mormorò mentre il suo sorriso si allargava per creare un'espressione diabolica.

Fu a quel punto che l'istinto di Remus lo portò a fare la cosa più ovvia: correre. Iniziò a fuggire in direzione della propria dimora, sperando di raggiungerla in tempo. Non sapeva cosa intendeva Fenrir con quelle parole ma doveva allontanarsi da lui il più possibile. Forse l'avrebbe picchiato. Forse...

Non riuscì a completare quel terrificante pensiero perché la mano forte del ragazzo gli afferrò la spalla e lo spinse per terra, sul terreno gelido. Fenrir lo osservò per un istante prima di rivolgere lo sguardo verso il cielo notturno. Lassù, tra le nuvole leggere, stava spuntando la luna. Una sfera piena e perfetta che riusciva ad illuminare persino quel fitto bosco. Greyback ringhiò quasi mentre si piegava in avanti come scosso da fitte dolorose. Il suo corpo sembrava stesse mutando, diventando più grosso, ma Remus non voleva assolutamente vedere la fine di quella trasformazione. Si alzò in piedi e, nonostante il suo corpo soffrisse ancora a causa della caduta, iniziò a correre in mezzo al bosco, fuori dai confini di quel sentiero.

Correva, correva, correva. Le gambe iniziavano a dolergli, il fiato cominciava a mancargli, ma non voleva fermarsi. Non poteva fermarsi. Non sapeva dove stava andando. Si era dimenticato tutte le scorciatoie, tutte le mappe del bosco. Voleva solo allontanarsi il più possibile da quel ragaz- .... da quell'essere, qualunque cosa fosse. I suoi amici avevano parlato di alcune creature che si aggiravano ultimamente vicino ai confini della città ma aveva sempre pensato che fossero solo voci, storie inventate per spaventare i pargoli e attirare i turisti curiosi nel loro piccolo paese di periferia.

Raggiunse una piccola radura all'interno del bosco in cui ricordava di essere già stato. Non mancava molto. Se avesse proseguito in quella direzione, sarebbe arrivato proprio davanti a casa. Cercò di ricominciare a correre ma i suoi deboli muscoli protestarono. Ancora un piccolo sforzo, pensò, ancora un piccolo sforzo... Un passo, poi un altro e le gambe gli diedero ascolto. Iniziò a correre sperando con tutto sè stesso che i suoi sforzi si rivelassero alla fine utili. Purtroppo, la fortuna non era dalla sua parte.

Udì rami spezzarsi dietro di lui e un verso decisamente non umano prima che qualcosa lo spingesse ancora una volta a terra, sul morbido prato. Alzò lentamente lo sguardo e sbiancò quando vide chi o, per meglio dire, cosa lo aveva urtato. Non era un uomo, era.... un animale. Gli ricordava un lupo ma era più spaventoso e il suo corpo era strano. La struttura, infatti, ricordava quella di un essere umano. Finalmente, Remus capì. Ne aveva sentito parlare così tante volte, aveva letto tantissimi libri a riguardo... Fenrir Greyback era un lupo mannaro. Era questo ciò che suo padre gli aveva tenuto nascosto.

Cercò di alzarsi ma l'animale lo colpì in pieno volto con una delle sue zampe. Il viso iniziò a bruciargli mentre il sangue iniziava a fuoriuscire da quei tagli. Il liquido scuro gli annebbiò quasi la vista ma vide chiaramente quando Fenrir si abbassò vicino a lui. Vide le sue zanne luccicare grazie alla luce della luna. A quel punto Remus chiuse gli occhi. Non poteva nascondere quanto avesse paura in quel momento. Non poteva fuggire da quella situazione. Poteva solo arrendersi.

Sentì un grande dolore tra il collo e la spalla destra, come se qualcuno avesse iniziato ad infilarlo con decine di frecce accuminate.
La fitta dolorosa sembrava non voler cessare mai. Aprì gli occhi quando l'animale si allontanò da lui. Lo vide voltarsi e correre a nascondersi nel bosco, lasciandolo lì, solo. Era ancora vivo, nonostante la ferita al volto, e sapeva cosa voleva dire. Era a conoscenza di quello che era diventato.

Non riusciva a muoversi. Era stanco. Rimase steso in mezzo a quella piccola radura ad osservare la luna piena che si prendeva gioco di lui dall'alto, fino a quando i suoi occhi non chiesero una tregua e li dovette chiudere, cadendo così in un sonno non poi così pacifico.


Quando si risvegliò, era ancora lì. Il sole aveva preso il posto della sua aguzzina e lo stava quasi accecando. Intorno a lui qualcuno si stava muovendo. Persone, tante persone. Intravide per un istante sua madre prima di riconoscere la voce di suo padre e le sue parole lo fecero pentire di essersi svegliato da quell'incubo.

"Mio figlio... mio figlio è... è diventato uno di loro. È diventato una bestia."


Fin?




   
 
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