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Autore: Luly Love    23/09/2012    3 recensioni
Peeta odia Katniss, le ritiene un ibrido di Capitol City.
Katniss si è accorta di amare Peeta, ma nel momento sbagliato. Dopo che lui ha provato a strangolarla come reagirà la nostra Ghiandaia Imitatrice?
Ecco la mia versione sulle note della canzone di Cascada.
Dal testo:
[...] primo, Snow era dannatamente furbo. Secondo, io amavo Peeta. Terzo, lui mi odiava. Quarto, la cosa di lui che più mi mancava era il suo tocco su di me e gli effetti che questo portava.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Every time we touch
 

 
Come sono stata stupida. Snow voleva solo capire se Peeta bastasse a spezzarmi, altro che soffocare la scintilla che avevo acceso con le bacche.
Già, le bacche. Cosa sono quei frutti? Il simbolo di una rivoluzione? La prova d’amore di un’adolescente? La causa della morte di Faccia di Volpe? Solo dei poveri (che contraddizione) frutti velenosi trovatosi nelle mani sbagliate nel momento sbagliato? Non lo sapevo.
Sapevo solo che rivolevo Peeta, il mio Peeta, il ragazzo del pane che a undici anni salvò me e la mia famiglia, lo stesso ragazzo che anni dopo fece battere il mio cuore come nessuno mai.
Sembra strano, ma quando sono uscita dalla sua stanza, se così vogliamo chiamare il luogo dove è rinchiuso sotto osservazione, il mio pensiero è fisso su quei giorni nella grotta, durante i nostri primi Hunger Games. Ancor più strano è che quello è il periodo più felice, o almeno più vicino alla felicità, che abbiamo passato insieme. Almeno secondo il mio parere. Chissà secondo quello di Peeta. Secondo il vecchio Peeta.
Quei giorni nella caverna sono stati i primi in cui ho iniziato a conoscere davvero il mio ragazzo del pane. È stato lì che ci siamo scambiati il nostro primo bacio, lì che ho provato per la prima volta un insaziabile bisogno di baciarlo ancora e ancora. Purtroppo, quel bisogno è stato soppresso da un altro tipo di bisogno. Quello di sopravvivere.
Dormire nel sacco a pelo con lui, sentire il suo cuore che, ora lo so, batteva per me, stretta nella sua presa dolce e solida, che mi faceva sentire al sicuro come in un castello; il suo tocco delicato e quasi tremante, come se non credesse che fossi lì, la ragazza che tanto amava da così tanto tempo.
Durante il viaggio di ritorno a casa, dopo che lui aveva scoperto delle mute conversazioni tra me ed il nostro mentore, mi chiesi se un giorno avrebbe potuto perdonarmi per la mia farsa, per la mia debolezza nel non saper capire se lo amavo o meno.
Già da come mi guardava lì, sul treno, a poche ore da casa, mi sentii morire, stava scivolando via da me per causa mia senza che io potessi fare niente. Figuriamoci una volta arrivati nel Distretto Dodici come si sarebbero sviluppate le cose, con Gale, i giornalisti, le interviste e il resto di Panem a sbirciare nelle nostre vite. Sarebbe stato impossibile fare una qualsiasi azione, che fosse per o contro lui. O forse non volevo fare niente, nella stupida e alquanto egoistica speranza che forse, se si fosse allontanato, avrei capito cosa volevo. Ora so che senza di lui non sarei sopravvissuta durante la settantaquattresima edizione, né durante quella successiva e nemmeno durante il Tour della Vittoria. Le volte in cui, grazie a Peeta, sono riuscita a cavarmela con un minimo di danni non si contano nemmeno.
E ora, ora che lui mi vedeva con occhi liberi dai fumi dei sentimenti, ora che anche Peeta era arrivato a comprendere la vera natura della vincitrice degli Hunger Games che tanto amava, io mi rendevo conto delle tante, dolorose verità: primo, Snow era dannatamente furbo. Secondo, io amavo Peeta. Terzo, lui mi odiava. Quarto, la cosa di lui che più mi mancava era il suo tocco su di me e gli effetti che questo portava. Tutto mi manca e mi mancherà del ragazzo del pane: il tocco delle sue labbra sulle mie, delle sue mani nelle mie, delle sua braccia attorno alle mia spalle o alla mia vita.
E il solo pensiero di non sentire mai più una di queste cose mi da la forza necessaria ad andare avanti, ad essere la Ghiandaia Imitatrice, a combattere con i ribelli, a uccidere Snow. No, forse Snow lo ucciderei comunque, con o senza forza, per questioni personali che riguardano anche Peeta.
E se nel mentre dovessi morire, allora diverrò il volto della rivolta sotto un’altra luce, quella del sacrificio, e Peeta avrà un mostro in meno da cui guardarsi le spalle.
 Per quanto riguarda il mio pensiero, morire sarebbe la cosa migliore che possa capitarmi, perché senza Peeta non posso vivere.
Peeta è tutto quello che voglio nella mia vita. Senza, non posso andare avanti.
 
 
Angolo autrice:
Rieccomi a dar fastidio! Prima di tutto, mi scuso perché credo, anzi son certa, di aver combinato un guaio coi verbi. Prima al passato, poi al presente, poi di nuovo al passato. Mi scuso, ho provato a correggere ma dopo un po’ perdevo la bussola e ho preferito lasciare tutto così.
Allora, la fic prende ispirazione da una canzone di Cascada, da qui il titolo “Evey time we touch”  e sono anche inserite alcune frasi della canzone opportunamente ritoccate. Ovviamente, come avrete capito, il tutto si svolge dopo che Katniss ha parlato con Peeta versione bastardo depistato, però non c’è un momento specifico in cui collocarla. Potete metterla mentre Katniss è al distretto due, oppure anche mentre si trova a Capitol City prima che arrivi Peeta. Vedete voi.
Spero vi sia piaciuta, fatemi sapere il vostro parere anche in caso contrario!!
Un bascione
Luly
 
Ps: ci tengo a precisare che l’immagine non è mia. Potete trovare la sua creatrice qui:
http://burdge-bug.deviantart.com/ 

  
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