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Autore: CaptainJollyRoger    23/09/2012    9 recensioni
Si parla sempre del trio ASL, ma raramente si prende in considerazione il rapporto tra Ace e Sabo, e la loro profonda amicizia spezzata troppo presto da un destino infausto.
I due fratelli maggiori, i due amici uniti da un tesoro segreto già prima dell'arrivo di Rufy.
Un'amicizia sincera che non è mai morta, nemmeno con la morte di uno dei due bambini.
One-shot ambientata a Foosha, durante l'infanzia dei nostri piccoli eroi.
Ci ho messo l'anima, dentro; vi prego di farmi sapere cosa ne pensate.
[4° classificata nel contest Di guerrieri, ninja & pirati - Love Contest (amore fraterno, chiariamo!) e vincitrice del premio IC]
CaptainJollyRoger.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Portuguese D. Ace, Sabo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Autore (su EFP e sul forum): CaptainJollyRoger
Fandom: One Piece
Titolo: One day, you’ll back here.
Personaggi/pairing: Ace, Sabo [Brothership]
Citazione scelta: 2. "In my place"
Yeah, how long must you wait for him? Yeah, how long must you pay for him?
[Sì, per quanto ancora devi aspettarlo? Sì, per quanto ancora devi pagare per lui?]
Prompt scelto: sogno
Genere: Sentimentale (non inteso come amore), malinconico, angst
Rating: Giallo
Avvertimenti: Missing moment
Introduzione: Ambientata a Foosha, quando Ace e Sabo avevano dieci anni, e Rufy sette, dopo il brindisi che li aveva resi fratelli a tutti gli effetti.

 


 
 
Eccolo, finalmente. Il gigantesco orso bianco fece un passo verso di lui, ruggendo.
Ace lo squadrò per bene. Era grande, molto più grande della tigre che aveva sconfitto con i suoi fratelli. E lui era solo. Ma ce l’avrebbe fatta, ne era sicuro! In fondo, era il più forte.
Aveva una vistosa cicatrice su una zampa e un’altra sul petto, probabile ricordo di ciò che restava di vecchie ferite provocategli da qualche uomo coraggioso che aveva scelto di sfidare la buona sorte per un pizzico di gloria.
Anche lui l’avrebbe fatto. Ma i risultati sarebbero stati diversi: lui non si sarebbe limitato a lasciargli una cicatrice; lui avrebbe vinto. Era pronto per quella sfida. Non aspettava altro da quando avevano battuto la tigre. Ed ora, finalmente, aveva trovato un avversario alla sua altezza.
-Ace.-
Chi erache veniva ad interromperlo in uno dei momenti più cruciali della sua giovane vita?
Ignorò la voce che lo richiamava e impugnò meglio la sua arma, il bastone che aveva ricavato da un tubo rotto. Nessuno avrebbe potuto fermarlo. Avrebbe fatto fuori quella bestiaccia e ne avrebbe portato la pelle ai suoi fratelli, come trofeo.
Urlò e cominciò a correre verso l’orso.
-Ace!-
Ignorò di nuovo il richiamo e si lanciò verso l’orso, ma aveva calcolato male le misure, poiché l’animale lo afferrò con i denti e cominciò a scuoterlo; il ragazzino gridò, mentre l’animale lo scuoteva con violenza, sempre più forte,  fino a quando…
-ACE! Svegliati, accidenti!-
Ace aprì gli occhi di scatto. Sbatté le palpebre un paio di volte, poi si guardò intorno, spaesato.
Maledizione, era solo un sogno, e lui si trovava ancora nella casetta di Dadan, assieme ai suoi due fratellini acquisiti. Uno dei quali non la finiva di scuoterlo veementemente.
-Sabo! Lasciami andare!- urlò, per poi scansarsi dalla presa del coetaneo e tirargli un pugno in testa. -Perché mi hai svegliato? Stavo per far fuori un enorme orso bianco!- chiese poi, gli occhi che parevano lanciar fiamme.
Sabo si massaggiò la nuca, prima di guardarlo male e di fargli una linguaccia. -Stavi urlando come un idiota! Se continuavi così, avresti svegliato Dadan e tutti i briganti.-
Un sonoro russare fece voltare entrambi verso destra, dove, arrotolato nelle sue lenzuola, Rufy dormiva ancora alla grande, con la bocca spalancata.
Ace tornò a guardare l’altro fratello con espressione saccente. –Quindiavrei svegliato tutti, eh?- lo canzonò.
Sabo alzò gli occhi al cielo. -Rufy non fa testo, lui dormirebbe anche davanti ad un vero orso bianco! E poi, se non te ne fossi ancora reso conto, hai svegliato me che dormivo lì sotto.- il biondino indicò il lato opposto della stanza, dove si trovava il suo giaciglio. -E nemmeno io ho il sonno tanto leggero.-
Anche Ace sollevò lo sguardo al soffitto. -Quante storie per qualche urletto. Si vede che non hai mai fatto sogni appassionanti, se non capisci l’importanza di quello che hai interrotto.-
-Qualche urletto? Ma se ti avranno sentito pure in paese!- rimbeccò l’altro. -Bah, è inutile parlare con te appena sveglio, sei intrattabile. Me ne torno a letto, tanto sono solo le sei.- mormorò poi, trattenendo a malapena uno sbadiglio che gli fece lacrimare gli occhi.
Cominciò a camminare, ma qualcosa lo trattenne. Voltò il capoe trovò Ace che, alzatosi in piedi, aveva afferrato un lembo della sua canottiera per impedirgli di allontanarsi. Il ragazzino aveva un sorriso pericolosoche lo fece tremare. Cos’aveva in mente quel folle?
-Col cavolo che te ne vai a dormire! Ora mi hai svegliato, e siccome non riesco a riaddormentarmi, tu vieni con me!- disse Ace, ghignando.
Sabo lo guardò storto, liberandosi dalla sua presa per mettersidi fronte a lui. -Ma se riusciresti ad addormentarti ovunque, sei narcolettico! E poi dove vorresti andare a quest’ora?-
Ace ignorò la prima parte della frase. -In paese!-
Sabo strabuzzò gli occhi. -Ma come facciamo ad arrivare in paese e tornare prima che Dadan si svegli? Non vuole che andiamo da soli! E poi cosa dovremmo fare in paese? E Rufy?-
Ace incrociò le braccia al petto e inclinò la testa. Perché Sabo si faceva tutti quei problemi? -Rufy lo lasciamo qui! Tanto non si sveglia prima delle nove, il moccioso. E non dirmi che hai paura di quella vecchia rompiscatole! Ti stai rammollendo, Sabo? O dovrei chiamarti Sabina, femminuccia?- esclamò il moro, facendo fumare pericolosamente di rabbia il fratello.
-Non chiamarmi così razza di…Mphf!-Ace piazzò una mano davanti alla bocca di Sabo, soffocando le sue urla, prima di lanciargliun’occhiataccia di avvertimento.
-Ma sei idiota?- sussurrò poi, sempre tappando la bocca dell’amico. -Prima mi svegli perché urlavo, e poi urli come una femminucc… Ahia!-
Ace tolse la mano di scatto: il biondo l’aveva morso,ed ora lo fissava con un’espressione che tutto era tranne che amichevole.
-Chiamami un’altra volta femminucciae sei morto.-
-Va bene, va bene!- sbuffò Ace, esasperato. -Ora andiamo?-
 
Pochi minuti dopo, i due erano fuori dalla capanna di Dadan, vestiti e lavati (Sabo aveva dovuto usare tutta la sua forza persuasivaper convincere Ace a farsi la doccia), e correvano a perdifiato verso il paese.
-Dadan non lo saprà mai, Sabo, rilassati!- esclamò il moro, ridendo contento.
-Se lo dici tu…- mormorò l’altro con una smorfia. -Piuttosto, Rufy non si arrabbierà quando glielo diremo?-
-No, perché non glielo diremo!-
A volte Sabo non riusciva a capire se Ace fosse un idiota o un genio. Probabilmente era entrambi.
-Hai ragione! Ehi, a proposito. Non mi hai ancora detto dove stiamo andando.-
Ace si girò e sorrise solare al fratello, continuando a correre come uno scalmanato. -Andiamo da Makino a bere qualcosa!-
Sabo guardò il ragazzo qualche secondo, poi, con uno strano ghigno, fece uno scatto e lo superò.
-Di’un po’, Ace… non ti sarai preso una cotta per Makino?- sghignazzò, accelerando ancora per evitare che il fratellastro potesse mettergli le mani addosso.
Ace rimase qualche secondo in silenzio, elaborando la frase appena sentita.
Quando, infine, capì cosa il ragazzino aveva insinuato, le sue guance assunsero una tonalità rosata.
-Cosa…che cazz…- biascicò, imbarazzato.
-Non dire parolacce, Ace! Mi hanno detto che Makino odia le persone volgari.-
Sabo sembrava divertirsi un mondo a leggere l’imbarazzo che colorava le gote lentigginose dell’altro.
-Ma come ti salta in mente! È vecchia! E ha dei capelli assurdi! Ed è troppo gentile! E ha un sorriso bell…Cioè, no, volevo dire che…Sabo, ti ammazzo!A me non piace nessuno!-
Ormai assomigliava più ad un pomodoro che ad un bambino.
-E allora perché sei tutto rosso?-
-Perché sto sudando, razza di idiota!-
-Ti ho detto di non dire parolacce, a lei non piacc…- non fece in tempo a finire la frase che Ace, con uno scatto felino, gli fu addosso.
-Sei morto!-
 
Quando arrivarono alla locanda, Ace si fermò fuori dalla porta, guardando soddisfatto il fratello che perdeva sangue dal naso. Ciononostante, quello stupido continuava a ridacchiare.
Ace sbuffò, spingendo la porta ed entrando per primo. A lui non piaceva proprio nessuno. Aveva solo voglia di bere qualcosa, nonostante i suoi dieci anni di età, e non era colpa sua se l’unica osteria in paese era quella, no?
-Ciao, Makino!- urlò solare Sabo, dietro di lui, attirando l’attenzione della donna dai capelli verdi.
Stupido Sabo, voleva salutarla lui per primo! E no, non aveva nessunissima cotta!
-Ciao,ragazzi! Che ci fate in paese?- sorrise la locandiera, poi si portò una mano alla bocca. -Sabo, cosa ti è successo?-
Il biondo ridacchiò, accarezzandosi la nuca. -Ho scoperto che A…-
-Ha scoperto una tana che non avevamo mai visto prima e ci è caduto dentro. Di faccia. Una grandetana.- tentò di salvarsi il moro, interrompendo l’altro con un enorme e falsissimo sorriso stampato in faccia.
-Oh, poverino!- commentò Makino, mentre Sabo lo fissava con l’aria di chi la sa lunga.
-Eh già, proprio vero! Non l’ho vista perché ero impegnato a far ammettere ad Ace che è inn…-
-…incredibilmente veloce a correre! Sì, lo sono!- sorrise ancora Ace, sudando freddo.
Appena Makino si fosse girata, gli avrebbe spaccato un altro dente, a quell’idiota.
La ragazza lo guardò curiosa, poi abbozzòun sorriso. -Dov’è Rufy?-
-Dorme.- risposero in coro i due bambini.
-E voi come mai siete qui?-
Makino si appoggiò al bancone, sorreggendosi la testa con una mano.
Beh, in effetti, era carina…
-Ace voleva vedert…- Ace lo prese per il fazzoletto che portava al collo, togliendogli il respiro per alcuni secondi senza farsi notare. Quando lo rilasciò, Sabo lo guardò storto, ma concluse la frase in modo più decente, mentre Ace sorrideva angelico. -…vedere se avevi qualcosa di buono da farci bere.-
Makino ridacchiò, poi porse un fazzoletto bagnato a Sabo. -Tieni, mettiti questo sotto il naso, così non esce più il sangue. Cosa volete? Un succo di frutta? Una spremuta?-
I due bambini, ritrovata la solita complicità, si scambiarono uno sguardo, poi, con il sorriso più innocente che riuscirono a sfoggiare, esclamarono insieme: -Del Sake!-
La ragazza si accigliò. –Ma avete solo dieci anni! Non posso darvi del Sake.-
-Ce ne dai poco!-
-Giusto per farci contenti!-
-Perché tu ci vuoi bene…-
-…e vuoi vederci felici, vero?-
Sorrisero ancora, mentre lei li squadrava con espressione imperscrutabile.
-Il Sake non posso darvelo gratis.-
Ace scambiò un’occhiata d’intesa con Sabo, che estrasse un paio di monete dalla tasca della giacca.
-Infatti te lo paghiamo!-
La ragazza sembrò rifletterci un po’ su. Infine, si arrese.
-E sia! Ma solo un goccio, sia chiaro!- proclamò sorridendo.
-Evviva! Makino, sei la migliore!- esclamò Ace, al settimo cielo.
Sabo si avvicinò al suo orecchio. -E tu la ami per questo…-
Ace non resistette più, e i due cominciarono a rincorrersi urlandosi minacce e insultisotto gli occhi divertiti di una Makino che ridacchiava, cercando il Sake meno forte che aveva in negozio.
-Ehm…Makino…-
-Dimmi, Ace.-
-Non potresti prepararmi anche qualcosa da mangiare? Muoio di fame!-
 
Qualche minuto dopo, i due erano compostamente, o quasi, seduti agli sgabelli del bancone, entrambi con un piccolo bicchierino di Sake e un’enorme fetta di dolce davanti. Ovviamente, nel piatto di Ace c’erano anche un cosciotto di carne e una polpetta di riso.
I due bambini si guardarono, poi sorrisero e, contemporaneamente, buttarono giù il Sake ‘alla calata’, sotto gli occhi esterrefatti di Makino. Poi, si scagliarono voracemente sul cibo.
Quando entrambi ebbero finito, Sabo gettò la testa all’indietro, facendo cadere a terra il cappello a cilindro, e disse, con voce soddisfatta. -Dobbiamo andare, prima che Dadan si svegli.-
-Hai paura di una strigliata?- lo schernì Ace, sbuffando appagato anche lui, le mani sullo stomaco.
Il primo lo ignorò. -Rifacciamolo. Tutti i giorni!-
Ace lo guardò storto. -Stai scherzando, spero. Io ho bisogno di dormire!-
-Allora, un giorno sì e uno no.-
-No.-
-Una volta alla settimana!-
-N…- Ace si bloccò e ci rifletté su. -…Sì, questa mi piace. Però Rufy non deve saperlo, altrimenti si appiccica e io mi innervosisco. E poi è piccolo per bere.-
-Makino?- chiese il permesso Sabo.
-Per me non c’è problema, sono sempre qui.- sorrise dolcemente la donna, facendo arrossire lievemente Ace. -Ma niente Sake.-
-Eh no, non puoi rifiutarti di dare da bere a clienti paganti! Soprattutto se educati e cortesi come noi.- la riprese Ace, incrociando le braccia sul petto e atteggiandosi ad uomo vissuto. Sabo alzò un sopracciglio, scettico. Makino non fece una piega.
Vedendo che il metodo del fratello non funzionava, Sabo unì le mani davanti al volto e, con espressione adorante… -Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego!- la supplicò sotto lo sguardo seccato dell’amico, che però restò di sasso quando vide la ragazza ridere e accarezzare il bambino sulla testa.
-D’accordo, piccoli furbastri! Avete vinto di nuovo! Ma mi aspetto che mi paghiate il Sake ogni volta.-
-Contaci!-
 
 
-Ace… non credi che sia ora di finirla?-
Il tredicenne scolò tutto d'un fiato il bicchierino di Sake, poi si girò a guardare la donna, che stava lavando alcune stoviglie.
-Di che stai parlando, scusa?-
Makino sospirò. Poi, con un'aria severa che poco si addiceva al suo viso gentile, si asciugò le mani su uno strofinaccio a scacchi verdi, della medesima tonalità dei suoi curiosi capelli, e fece il giro del bancone, fino a trovarsi di fronte al ragazzino. Lui continuò a guardarla curioso, con l'osso di un cosciotto che spuntava ancora fuori dalle labbra, arrossendo lievemente quando lei gli pose le mani sulle spalle.
-Per quanto ancora hai intenzione di pagare anche il suo Sake, Ace? Sono passati tre anni, ormai. Non tornerà.-
Il ragazzino spalancò gli occhi, sorpreso, sbiancando di colpo sotto le rade efelidi. Dopo pochissimi secondi, però, affilò lo sguardo e la fissò, sprezzante e sicuro, con quei due pozzi di tenebre che avevano visto troppe cose non consone ad un ragazzino della sua età.
-Lui. Non è. Morto.- sussurrò rabbiosamente, indicando il bicchierino di Sake che, accanto al suo ormai vuoto, attendeva paziente l'arrivo del suo proprietario, come ogni venerdì mattina. Proprietario che, ormai, era scomparso da tre anni. -Un giorno, un venerdì, lui tornerà qui. E non hai idea di quanto potrebbe arrabbiarsi se non trovasse quel bicchierino...- e lo indicò di nuovo, come a rinforzare il concetto -...esattamente qui, accanto al mio!-
-Ace...- Makino trattenne le lacrime che premevano per uscirle. Il moretto non avrebbe apprezzato che qualcuno piangesse per lui. Si sarebbe sentito compatito e umiliato, e lei non voleva che pensasse una cosa simile. -Per quanto ancora vorrai aspettarlo, prima di accettare che… ormai...-
-ERA UNA PROMESSA!- sotto gli occhi esterrefatti della giovane, lacrime di rabbia, e, forse, di disperazione, iniziarono a scendere lungo le guance lentigginose del ragazzino, che prese ad urlare, infuriato contro qualcuno che non poteva più sentirlo. -Aveva promesso che ogni venerdì avremmo bevuto del Sake insieme, fino a quando non avremmo avuto diciassette anni e saremmo partiti all'avventura! E quando quell'idiota tornerà qui, a Foosha, se la dovrà vedere con me, perché sono già centocinquanta dannatissime volte che infrange la sua promessa, ed io continuo a pagare anche per lui! Mi dovrà restituire tutto! Tutti i berry che ti ho dato! Tutti i venerdì che ho speso! Tutte le lacrime che ho versato!- la sua voce si spense lentamente in un singhiozzo.
E appunto i singhiozzi furono l'unico suono che si udì nella locanda per molto tempo, mentre Ace piangeva disperato una scomparsa che non avrebbe mai accettato fino in fondo, il viso affondato sulla spalla della locandiera per la quale, segretamente, aveva sempre avuto una cotta.
E solo Sabo era stato così attento da accorgersene.



Sette anni dopo, il primo venerdì dopo la conclusione della guerra di Marineford, un Garp distrutto e dilaniato dai sensi di colpa sarebbe entrato nella locanda e avrebbe trovato due piccoli bicchierini di Sake sul bancone; un regalo di Makino a due fratelli che, dopo troppi anni, si erano finalmente ritrovati, anche se nel modo sbagliato.















NdA:
Okè, lo so, non è quello che vi aspettavate...ma ci ho vomitato l'anima e il cuore, in queste parole!
Ringrazio infinitamente Soly Dea, colei che ha indetto il contest, per avermi dato un voto così alto e per avermi premiato con il quarto posto! *-*
Ma soprattutto...GENTE, PREMIO IC!
E voi sapete cosa vuol dire questo per me, vero? Vero? :'D
Aaaaah che gioia, che gioia! Se ho vinto il premio IC, vuol dire che non sono OOC, ma sono IC! Proprio IC! ARGH! *-*
Bene, ora che ho finito con gli scleri...non credo di aver molto da spiegare. Anzi, non ho proprio nulla da spiegare, perchè se lo facessi la storia perderebbe tutto!
Ora scappo, prima che i miei decidano di togliermi la connessione a vita! xD
Se siete arrivati fin qui, vi prego di regalarmi due parole di recensione, anche critiche, perché è immensamente importante per me, soprattutto in questa storia!
Au revoir, pirates!

CaptainJollyRoger.
  
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