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Autore: Kafkaesque    23/09/2012    6 recensioni
Il suo mondo è orizzontale, gelido.
La sua terra è di marmo, piastrelle venate, ed esplorandola ne ha scoperto ogni lieve screziatura, le sue dita hanno imparato l'intricato alfabeto di minuscole crepe e sottili incisioni. Il suo cielo è un velo di seta, pennellate di grigio su grigio che compongono la sua limitata volta celeste; è un cielo senza sole, una notte senza stelle.

[Seconda classificata al contest "The Lord Chamberlain's men" indetto da Chisana Kitzune]
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bartemius Crouch junior, Bartemius Crouch senior
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Bounded in a nutshell


 

 

 

O God, I could be bounded in a nutshell, and count myself a king of infinite space—were it not that I have bad dreams.

 

 

 

Il suo mondo è orizzontale, gelido.

La sua terra è di marmo, piastrelle venate, ed esplorandola ne ha scoperto ogni lieve screziatura, le sue dita hanno imparato l'intricato alfabeto di minuscole crepe e sottili incisioni.

Il suo cielo è un velo di seta, pennellate di grigio su grigio che compongono la sua limitata volta celeste; è un cielo senza sole, una notte senza stelle.

Cosa c'è, al di là del velo? Gli sembra di scorgere una luce sottile filtrare e annegare nel grigio profondo.

La Voce gli dice che non ha importanza.

Il suo mondo è orizzontale, e gli deve bastare.

Dietro alla seta, qualche volta, si sentono dei brandelli di rumore, dei sussurri che lui ha dimenticato, che non riesce a decifrare.

Muoiono nella quiete, l'unica realtà.

Ci sono delle ombre, nella sua testa, dei pensieri che non gli appartengono; memorie incrinate lo deridono, gli chiedono di essere prese e poi scappano, come falene, non riesce ad afferrarle - gli brucia la testa, non deve pensarci.

E poi ci sono due voci, pensa che siano due voci, che gli rimbombano nelle orecchie.

Non ho ancora capito quale sia la mia.

Una - la Voce - è calma, profonda, inflessibile; non parla, ordina, e lui è stanco e solo e le obbedisce: gli dice di stare fermo e obbedisce, gli dice di dormire, gli dice di dimenticare e lui obbedisce. Poi c'è l'altra - non sa come chiamarla - , che arriva strisciando, con segretezza; è roca, animalesca quasi, e gli sussurra: "Scappa, uccidilo, alzati, uccidilo, scappa" - un mantra infinito di ringhi e parole impastate. Ma la Voce ritorna sempre e l'altra scappa, torna a nascondersi.

La Voce gli dice - ordina - che non deve preoccuparsi, di tornare a dormire.


 

Ed è allora che, ogni tanto, gli capita di ricordarsi il suo nome.


 

Di solito è notte, e lui fa scorrere le dita sul pavimento, in una dolce e collaudata carezza; la polvere è la sua carta, scrive storie sul cuore della terra.

La sua mano cammina per i canali di marmo, lenisce le microscopiche ferite, fino ad arrivare ai massimi confini, all'orlo dell'Oltre, e poi si arrampica sul cielo.

Con il palmo aperto, si gode la sensazione della seta, come acqua fresca, e all'improvviso un pensiero lo fulmina, lo lascia senza fiato; questo non è il cielo, ma il mare.

Sorride - un sorriso senz'anima.

Il mare lo ha rapito; ma lui - lui chi è?

Sono morto, pensa, sono sul fondo del mare.

Non posso respirare.

Se chiudessi gli occhi, tutto scomparirebbe?

Sì.

Con dolcezza chiude le palpebre e abbraccia il nero infinito, così diverso dal suo grigio, ed è, per un istante, re incontrastato di distese di nulla e popoli senza volti.

Non ha paura di non poterli riaprire, perché, nel suo mondo ovattato, la morte è solo l'ennesimo segreto che un giorno il silenzio gli svelerà.

Ed è allora, nelle tenebre del suo reame, che a volte si ricorda il suo nome.

Urla.

Accade in un attimo - gli occhi si dilatano, le dita artigliano la seta, e dalla bocca esce un rantolo inumano.

Di colpo il silenzio non è più pace, ma inquietante mancanza, il suo mondo non è più infinito, ma stretto, troppo stretto, asfissiante - si tira su di scatto, sfonda il mare e respira.

È come il primo respiro di un uomo che è riuscito a non affogare, il suo: affannoso, violento, doloroso; l'aria graffia i polmoni, la luce brucia la faccia, e, per un momento, l'abbraccio letale dell'acqua - la pace delle onde, le bolle d'aria, i capelli che fluttuano - viene ricordato con rimpianto.

E mentre ansima, il suo nome è   - se lo ricorda! Ne ha uno! - e la Voce tuona, nella sua testa, gli dice di tornare sotto il mare, di tornare ad affogare.

La ignora, perché adesso ha un nome, ha di nuovo una storia; adesso ha capito, quale sia la sua voce.

Scappa, uccidilo, alzati, uccidilo, scappa.

- Padron Barty, padrone! Per favore, torni giù!

C'è una creaturina grinzosa, di fianco a lui, avvolta da cenci e con gli occhi orribilmente enormi.

È sempre stata qui?

- Winky, -  realizza - si chiama Winky.

Sorride, un sorriso di trionfo,  - E Barty sono io.

- Winky ha detto al Padrone che il Padroncino è sempre stato bravo, oh, sì, - gli sta tirando una manica, cerca di risistemargli il mantello - e il Padrone ha promesso che, se il Padroncino sarà bravo, gli darà un premio, sì!

La voce dell'elfa è disperata, lamentosa; sembra quasi che le importi veramente di lui. Ed è proprio per questo che lui non l'ascolta.

I suoi occhi stanno schizzando da una parte all'altra della stanza, ricostruendo la realtà che gli era stata tolta.

Ricompone immagini che aveva dimenticato, con frenesia; la studio del padre, la scrivania, il calamaio, una goccia d'inchiostro sul piano di legno, indelebile; i quadri - vuoti, i personaggi sono tutti scappati. La porta scura, chiusa, la chiave brilla debolmente nella serratura; armadi, librerie e libri, libri, e poi, e poi - una fotografia. Chi è quella donna?

La Voce gli sta spaccando i timpani; anche muovere un dito è un'impresa titanica, quando gli ordina di non farlo.

- Per favore, per favore, Winky non vuole chiamare il Padrone!

Adesso non è più un affogato senza nome, lui è Barty Crouch e quando si alzerà, quando utilizzando ogni fibra del suo essere riuscirà a reggersi sulle gambe, ucciderà la Voce, ucciderà suo padre. Winky singhiozza, continuando a strattonarlo.

La donna della fotografia non ha smesso di sorridere, inclinando lievemente la testa.

L'elfa continua a strepitare, con quel vocino fastidioso, e Barty si ricorda di essere un mago e di poterla tranquillamente uccidere. Non ha una bacchetta, però - maledizione.

La testa gli fa male, deve farla smettere; gli pulsa, troppi rumori: la Voce, gli squitti dell'elfa, tutti i ricordi che con un tonfo tornano a galla.

Non gli serve la bacchetta, decide, e sta per alzare le braccia per stringerle le mani intorno al collo di Winky, per farla finalmente tacere, quando la donna nella cornice inclina la testa per l'ennesima volta. E quel sorriso, quegli occhi, all'improvviso, lui li conosce.

Si stringe la testa tra le mani, sembra piena di aghi e spuntoni, si sente sanguinare, forse sta urlando, si pianta le unghie nel cranio, ma non smette, non vuole smettere -

Quella donna è sua madre.

Nella bara con scritto un nome che non le è mai appartenuto, sua madre. Lo stesso nome che lui ha appena ritrovato.

La porta si apre, con calcolata calma, e Winky piange più forte, si copre gli occhi.

- Sei un ingrato.

È la Voce, la solita voce, ma questa volta esce dalle labbra di un uomo.

Mio padre; scappa, uccidilo, alzati, uccidilo, scappa.

Barty non riesce ad alzarsi, però, sente la volontà scivolare via, come sabbia tra le dita, la Voce si insinua, e lui non vede perché non dovrebbe obbedirle, perché no, obbedirle -

NO. Le unghie artigliano le tempie, la pelle cede e si rompe, e questa volta Barty urla, urla veramente.

Tutte le cose che non ha mai potuto dire negli ultimi undici anni; una stringa di insulti, di pianti, di risate, di grida sconnesse - sua madre, come ha potuto farlo a sua madre; Azkaban, non vuole andare ad Azkaban, il bacio dei Dissennatori, perdere il suo nome; lo odia, lo odia, lo odia -

Con gli occhi iniettati di sangue, vede suo padre scuotere la testa sospirando e alzare la bacchetta.

E poi le sue urla diventano sussurri, le dita, sporche di sangue, scivolano inerti ai suoi fianchi, e lui - no, no, non deve -

- Imperio.

Si era dimenticato di quanto fosse melodiosa la Voce, di quanto fosse profonda e calma; gli mormora "Dormi".

E lui lo fa, chiude gli occhi. Anche il pianto di Winky adesso sembra controllato, musicale.

Lo cullano, tutti questi suoni; il rumore di passi che si avvicinano a lui, il fruscio della seta che, con un colpo di bacchetta, rimane sospesa sopra di lui.

I passi che si allontanano, la porta che si chiude, il silenzio.

- Dormi.

Dorme.

Quando si sveglia, il suo mondo è orizzontale, gelido.

La sua terra è di marmo, piastrelle venate, il suo cielo è un velo di seta, pennellate di grigio su grigio.

Quando si sveglia è sudato, ha fatto ancora il solito incubo, quello che non riesce mai a ricordare, quell'ombra di un'ombra che lo perseguita.

- Non importa - dice la Voce.

Non importa.


 

 

***

 


 

Sente il freddo bucargli le ossa, trema, ma è inutile cercare di liberarsi; le nere fauci del Dissennatore si avvicinano alle sue labbra, in una crudele imitazione di un gesto d'affetto.

Glielo porteranno via, di nuovo, il suo nome. Per sempre, questa volta.

Il Bacio è cominciato: rimane solo il gelo e i ricordi che si sgretolano, rimarrà solo un guscio vuoto. Sembra durare un'eternità, perché l'anima non vuole andarsene, Barty non vuole andarsene, si aggrappa con tutta la sua forza al suo nome, ma sente che sta scivolando via, via -

C'è un momento, una frazione di secondo, in cui la sua anima è sospesa tra il mostro e il suo corpo.

Aleggia ancora nei suoi occhi, ma ormai l'ha persa; è solo l'ombra di un'ombra.

E lui sorride e rivede i suoi cieli grigi.


 

 


 


 


 

Note:

 

Bene, potete uccidermi. Ma non è colpa mia, se amo troppo Barty e David Tennant.
Due citazioni shakespeariane sparse, oltre a quella del titolo, che è presa da Amleto. Un biscotto a chi le trova.

Edit-del-giorno-dopo: adesso si spiegano tante cose: ho 38 di febbre. Quindi, questa fic non solo è stata conclusa verso la mezzanotte, ma è anche stata concepita in un momento di delirio.  .____.


 

  
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