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Autore: luna1991    24/09/2012    5 recensioni
Questa raccolta vuole mostrare al mondo come delle persone possano innamorarsi di alcuni oggetti, vuole farvi capire i loro sentimenti, le loro emozioni...insomma...il loro amore.
"L’indice della sua mano destra si posò sul tasto ON/OFF.
Sentiva le forme sinuose contro le sue dita, i bordi tondeggianti sfiorare i suoi polpastrelli, la morbidezza e il calore sulla sua pelle.
Premette delicatamente la sporgenza rotonda sotto di sé e lo schermo del proiettore si accese, l’energia iniziò a scorrere nei suoi cavi e luce e calore furono irradiati come raggi del sole."
Divertitevi a leggere queste pazze storie!
-Luna1991-
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Salve lettori ^^ Questa storia non ha minimamente senso, lo so…dopotutto, quale persona normale si innamorerebbe di un proiettore? Ma infondo, io stessa non sono del tutto normale, quindi può capitare che mi venga lo schizzo di scrivere anche cose come questa…dovete rassegnarvi  u.u

E siccome sono una brava persona, ho creato un modellino del proiettore in questione, per farvi capire meglio l’ “anatomia” della situazione…E non venite a dirmi che faccio schifo ad usare i programmi di grafica 3D, ne sono già pienamente consapevole. *si rinchiude nell’angolino degli incapaci*
Buona lettura!
-Luna1991-

 
 

PROIEZIONI D'AMORE

 
 
Questa storia narra di un amore proibito.
Un amore intenso, una passione profonda, un desiderio struggente.
Un amore che la persone normali non possono comprendere.
Un amore vero.
 

***
 

La porta dell’aula si aprì, lenta e pesante, e lei varcò la soglia cercando di mostrare autorità e sicurezza, nonostante i tacchi troppo alti rendessero il suo passo malfermo.
“Buongiorno”
“Buongiorno, professoressa” risposero gli studenti.
Si avvicinò con piccoli passi alla cattedra e si sedette sulla morbida sedia blu.
Era il momento di iniziare la lezione.
Aprì la borsa e tirò fuori una cartelletta con dentro alcuni fogli.
Oggi spiegherò questi, poi passerò a quelli e concluderò con gli esercizi.
Pensò, mentre selezionava le pagine in questione.
Cercò con lo sguardo la pulsantiera di controllo del proiettore.
Devo accendere prima lo schermo, poi il resto. Disse fra sé, mentre allungava lentamente la mano.
L’indice della sua mano destra si posò sul tasto ON/OFF.
Sentiva le forme sinuose contro le sue dita, i bordi tondeggianti sfiorare i suoi polpastrelli, la morbidezza e il calore sulla sua pelle.
Premette delicatamente la sporgenza rotonda sotto di sé e lo schermo del proiettore si accese, l’energia iniziò a scorrere nei suoi cavi e luce e calore furono irradiati come raggi del sole.
Il suo sguardo si posò immediatamente sul ripiano illuminato dalle lampade e lei si accorse quasi all’improvviso che la luce che irradiavano creava due magnifici coni gialli che si stagliavano, fieri ed imponenti, contro la plastica color avorio, creando un riflesso talmente bello da oscurare persino le stelle del cielo.
Avrebbe voluto osservare quel gioco di luce per ore ed ore, ma non poteva.
Gli studenti, coloro per cui era venuta, volevano altro.
Volevano che lei lo coprisse con dei fogli freddi e inespressivi, ricoperti da noiose parole.
Perché non capiscono la bellezza di questa luce? Perché si ostinano a chiedermi di coprirla? Dannati studenti, perché non riescono a vedere quello che vedo io?
Così pensava, mentre dalle sue labbra uscivano parole.
Parole che le sue orecchie non sentivano.
Parole che la sua mente non ascoltava.
A intervalli regolari cambiava il foglio e lo spostava dal proiettore per sostituirlo con il successivo.
Ogni volta che lo faceva le sue dita sfioravano per un attimo la morbida plastica del proiettore e un brivido le correva lungo la schiena mentre la luce e il calore la invadevano con dolcezza.
Oh, come invidiava quei fogli!
Quei minuti infiniti che trascorrevano sdraiati sul letto caldo e luminoso che il proiettore offriva loro, e che li avvolgeva come una morbida coperta in una fredda sera d’inverno.
Sono così ruvidi e freddi. Non meritano tutto questo!
Un’ondata di rabbia e gelosia le stava salendo alla testa, quando sentì una voce gridare dal fondo dell’aula:
“La lampada!”
Si voltò di scatto verso la lampada, preoccupata che potesse essersi irrimediabilmente guastata.
Mi sembra che sia tutto a posto. Cosa vuole questo studente?  Si chiese.
“Si vede la lampada!”
Continuò il ragazzo dal fondo dell’aula.
Ora aveva capito.
Si voltò lentamente verso lo schermo appeso alla parete dietro di lei e si accorse che una parte di una delle due lampade si poteva vedere nell’inquadratura e copriva parzialmente il foglio.
Ancora. Mettono sempre al primo posto quei dannati fogli. Le nuove generazioni non riescono proprio a capire dove sta la vera bellezza.
Era arrabbiata con quello studente, ma la sua rabbia svanì in un  istante quando le sue mani si posarono sugli spigoli armoniosi che segnavano i contorni della lampada.
I battiti del suo cuore si fecero più rapidi e il respiro più corto.
Afferrò con decisione le forme affusolate di quel dispensatore di luce e calore e lo spostò verso destra fino a che non fu uscito dall’inquadratura della telecamera.
Il contatto durò solo pochi secondi, ma le sensazioni e le emozioni che la attraversarono furono le più intense che avesse mai provato.
Non avrebbe mai dimenticato la sensazione calda e luminosa che l’aveva invasa in quei momenti, il piacere che le aveva dato il tocco forte e allo stesso tempo gentile della plastica o i brividi che l’avevano percorsa mentre le sue mani scivolavano lentamente lungo tutta la lunghezza della lampada.
Niente e nessuno avrebbe mai potuto provocarle emozioni di eguale intensità e bellezza.
La lezione continuò apparentemente come prima, ma la sua mente si era ormai persa in un modo diverso, lontano da tutto e da tutti, dove esistevano solo lei ed il proiettore, uniti in un vortice di luce e calore.
Un fugace sguardo all’orologio le ricordò che il tempo dei sogni era finito, le due ore a sua disposizione erano giunte al termine ed era il momento di tornare alla vita reale.
Devo spegnere tutto. Pensò, con un velo di tristezza nell’anima.
Posò per la seconda volta l’indice della mano destra sul tasto ON/OFF e lo premette.
Sentì un groppo alla gola mentre osservava le luci spegnersi ed il calore abbandonare la morbida plastica.
Si alzò dalla sedia e si allontanò dall’aula il più velocemente possibile.
Non voleva mostrare agli studenti i suoi occhi sempre più lucidi.
Ormai era tutto finito, doveva andarsene e tornare a casa.
Le emozioni, il calore, la luce, il piacere, tutto questo era già soltanto un ricordo.
Un magnifico ricordo.
Un ricordo che avrebbe portato per sempre nel suo cuore.

  
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