Anime & Manga > Vampire Knight
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Autore: Carlos Olivera    24/09/2012    6 recensioni
Una storia nata dalla Round Robin Threads Of Fate, ed ambientata parallelamente ad essa.
E' trascorso un anno da quando Eric Flyer ha sconfitto Valopingius e fermato i piani di suo nonno, discolpandosi dalle accuse a suo carico ed ottenendo la qualifica di Hunter a tutti gli effetti.
Molte cose sono cambiate in questi 12 mesi, e anche lui un po', così sua madre decide di raccomandarlo al suo amico Kaien perché sia inserito nel progetto di scambio culturale che l'Accademia Cross si accinge ad iniziare. Eric vi si trasferisce con una cert'ansia, sia perchè nella scuola si trova la sua eterna nemesi, sia perchè alla Cross è determinata a studiare anche la persona alla quale tiene maggiormente al mondo, e che disgraziatamente attira i vampiri come le mosche con il miele.
Ma la tranquillità durerà poco. Suo nonno Augusto, infatti, non solo non ha rinunciato al suo disegno di creare con le sue mani la prossima tappa dell'evoluzione dei vampiri, ma non ha neanche dimenticato come Kaname, e soprattutto Eric, abbiano fatto naufragare miseramente il suo primo piano. Ma questa volta, Eric potrà contare su un gran numero di compagni ed alleati.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO

 

 

Era davvero una splendida notte, nella zona residenziale di Iruma, alla periferia di Tokyo.

Una notte di primavera, stellata e fresca.

Una notte ideale per cacciare.

In quei remoti quartieri tutto case e poco altro, ad una cert’ora della sera non si vedeva nessuno in giro neanche a pagarlo, salvo qualche poliziotto intento a compiere la solita ronda e poco altro.

Ma c’era anche gente, sfortunata lei, che o la notte doveva lavorare, o che comunque tornava molto tardi, quando tutte le luci erano spente, e le porte e le tapparelle sprangate.

Una giovane donna che lavorava in città era da poco scesa alla stazione, e a piedi si stava dirigendo verso casa.

In giro non c’era davvero anima viva, e l’unico rumore era quello prodotto dai suoi tacchi leggeri.

Tutto quello che voleva era andarsene a letto il prima possibile, ma era destino che quella notte per lei fosse destinata ad essere molto diversa da tutte le altre.

Mentre precorreva una strada abbastanza larga ma completamente deserta, illuminata dalla sola luce dei lampioni, e di qualche lumicino appeso fuori dai cancelletti delle case, la ragazza ebbe di colpo la sensazione, sgradevolissima, di non essere più sola, e che qualcuno la stesse osservando nascosto nel buio.

Cercò di pensare che fosse solo la sua immaginazione, un’allucinazione dovuta al troppo lavoro, ma più passava il tempo più quella sensazione si faceva nitida, tangibile.

Sempre più angosciata e spaventata, provò ad affrettare il passo, senza che però quella sensazione si affievolisse, e anzi diventò ancora più forte, come se le presenze misteriose, da una, stessero aumentando ad ogni suo passo.

Un semplice passo di corsa divenne in breve una fuga disperata: da cosa, non sapeva. Ma sapeva che era lì, dietro di lei, davanti a lei, tutto attorno a lei.

Chiunque fosse a braccarla, era sempre più vicino, e forse avrebbe potuto saltarle addosso quando voleva, ma si riservava il piacere di vederla correre nel disperato tentativo di salvarsi.

La giovane avrebbe voluto urlare, ma il fiato non le usciva, perché troppo prezioso per mettere nuova vita nella corsa.

Purtroppo, tralasciando il fatto della fatica, con quelle scarpette da ufficio era dura riuscire a tenere un’andatura veloce. Di colpo, il tacco destro saltò via, e lei cadde in avanti, rotolando sul selciato duro e reso scivoloso dalle recenti piogge invernali, inzuppandosi i vestiti e tagliandosi le mani e le ginocchia.

Come il sangue sgorgò dalle ferite, fu come se una scarica elettrica si fosse improvvisamente propagata tutto attorno, generando una specie di frenesia irresistibile che spinse gli inseguitori, come falene attirate dal fuoco, a rinunciare alla loro invisibilità, facendosi sempre più tangibili e scorgibili nell’oscurità tutto intorno.

Sembravano fantasmi, o creature soprannaturali, che apparivano e sparivano in continuazione spostandosi attraverso il buio.

La giovane donna, piangente di paura, si rialzò, si tolse le scarpe e fece per continuare a fuggire, ma come risollevò lo sguardo si avvide, con terrore, che dinnanzi a lei erano comparse una, due, forse cinque tetre figure, tra le quali spiccava quella di un giovane  bellissimo, con capelli piuttosto lunghi e scompigliati, ma i cui occhi brillavano di una luce innaturale.

Era avvolto in un cappotto, piuttosto pesante data la stagione, ma ciò non faceva altro che accrescere la paura della sua apparizione.

«Buonasera, signorina.» disse con voce suadente, ma terribilmente spaventosa «Avrebbe piacere se la invitassimo a cena?».

Quello fece qualche passo avanti, mentre lei lo osservava come paralizzata, i suoi compagni invece rimasero fermi, nascosti nel buio.

A prima vista sembrava davvero molto bello, salvo uno strano pallore, ma nell’istante in cui piegò le labbra in uno strano sorriso la giovane donna vide palesarsi due lunghissimi e spaventosi canini appuntiti, che spuntavano dall’interno della bocca come i denti di uno squalo.

«Sa, stasera siamo tutti molto affamati.» disse ghignando e mostrando senza timore le sue zanne spaventose.

La giovane donna, passato il momento di meraviglia, lanciò nell’aria un grido di terrore, ed alzatasi fuggì nell’opposta direzione, sentendo quasi subito quell’orda di creatura mostruose mettersi alle sue calcagna.

Questa volta gridò, gridò con tutta la voce che aveva, implorando aiuto, ma nessuno la sentiva, o comunque osava affacciarsi dalle finestre, vuoi per paura vuoi per semplice pigrizia.

Corse, corse con tutto il suo fiato, svoltando ora da una parte ora dall’altra, nel tentativo disperato di seminare i suoi inseguitori, i quali però non avevano alcun problema a starle dietro.

Era come una caccia.

Il bravo cacciatore era quello che, oltre alla cattura, sapeva gustarsi anche il piacere di inseguire e stanare la propria preda, riempiendola di paura e di quel senso di impotenza che preannunciava la morte imminente.

La giovane donna continuò a correre; non le importava di morire di fatica, visto che sapeva che se si fosse fermata per lei sarebbe stata comunque la fine.

La sua fuga disperata la condusse, ad un certo punto, nel parcheggio di un piccolo minimarket, lo stesso dove di tanto in tanto andava a fare la spesa, e dove, nella speranza infondata che come altri fosse aperto anche la notte, si augurava di trovare aiuto.

Era talmente spaventata che ormai correva ad occhi chiusi, tale era il terrore di veder comparire da un momento all’altro davanti a sé uno di quei mostri.

D’un tratto, proprio quando era ormai sul punto di abbandonarsi sfinita nell’attesa che venissero a ghermirla, il suo passo sempre più ansimante la condusse a sbattere contro qualcosa, qualcosa che prima ancora di vederlo riconobbe come un corpo.

Per un attimo, ne fu terrorizzata, temendo che potesse essere uno di loro, ma poi sentì qualcosa di strano; quel corpo, quel torace possente, era caldo, e vi sentiva battere un cuore, un cuore forte e vibrante di energia.

Qualcosa le disse che era una presenza amica, e ne ebbe la conferma quando, vincendo la paura, trovò la forza di aprire gli occhi, e guardare sopra di sé.

Davanti a lei, come un ennesimo fantasma della notte, era comparso un giovane; doveva avere diciotto, forse diciannove anni, occhi blu come il mare e capelli nerissimi che ondeggiavano al vento. La pelle era leggermente scura, mediterranea, e non presentava minimamente i tratti somatici tipici del popolo giapponese; ciò nonostante, assicurata alla cintura dei pantaloni aveva una katana, una bellissima spada dall’impugnatura e dal fodero rosso fuoco, impreziosita da legacci bianchi di seta e ideogrammi dorati.

Il  suo sguardo era sprezzante e sicuro, il portamento fiero, quasi da soldato. Lei si perse un momento nella profondità di quegl’occhi, per poi ricordarsi spaventata cosa stesse succedendo, e dove si trovasse.

Varcò il giovane, rifugiandosi alle sue spalle, e quasi nello stesso momento le figure che l’avevano inseguita per tutto quel tempo si palesarono, rivelandosi ben più di cinque sei; come minimo, dovevano essere una decina, tutti giovani piuttosto attraenti, tutti con gli occhi che scintillavano di rosso, e tutti con zanne che sporgevano dalle labbra.

Di fronte al giovane, però, tutta la loro spavalderia e sicurezza sembrò scomparire come neve al sole, per essere anzi sostituita da meraviglia e timore.

«È lui…» disse qualcuno «È l’Hunter…».

Il giovane fece qualche passo avanti, e di contro i mostri arretrarono, tranne uno che, al termine di interminabili secondi di palpabile tensione, con un salto sovrumano tentò di piombargli addosso. Il giovane restò impassibile, quasi rinunciando a difendersi, ma all’ultimo istante la sua mano affondò all’interno della giacca, uscendone armata di un lungo ed acuminato paletto d’argento contro il quale lo sfortunato aggressore finì praticamente impalato.

Il paletto gli affondò nella bocca spalancata, sbucando dietro il collo, e prima ancora di poter emettere un urlo o un gemito di dolore il suo corpo sparì, mutandosi in pulviscolo, e lasciando dietro di sé solo i propri vestiti.

La giovane donna emise un gemito di stupore e svenne per la paura, mentre gli altri mostri arretrarono ancor più spaventati.

«E così.» disse il ragazzo «Siete voi i responsabili di tutte le aggressioni avvenute in questa zona nelle ultime settimane.» quindi li guardò attentamente, quadrandoli da capo a piedi uno per uno «Non siete dei Livello E. Quindi dovreste sapere cosa comporta andare contro le regole.»

«Le regole!?» ripeté ironico il capo sforzandosi di apparire sicuro di sé «Noi ce ne freghiamo delle regole! Se voi nobili spocchiosi e arroganti volete fare i gentili e gli accomodanti fate pure! Ma per noi, la caccia non ha prezzo.»

«Ti sbagli. Un prezzo lo avrà. E molto caro anche».

Di fronte a tanta sicurezza il capo perse la pazienza, e forte di tutti i suoi seguaci si preparò ad affrontare il cacciatore.

«Fatti sotto, Flyer!» urlò scagliandosi all’attacco.

Nuovamente, il giovane attese l’ultimo istante per attaccare, ed un istante dopo che ebbe fatto luccicare nell’aria la lama della sua spada, un altro vampiro era sparito, decapitato di netto.

Altri due lo seguirono dopo poco, e a quel punto i superstiti mollarono tutto e si diedero alla fuga, abbandonando il loro capo.

«Dove andate, conigli!» urlò vedendoli scappare in ogni direzione, per poi tornare a concentrarsi, infuriato, sul ragazzo «Bastardo! Vorrà dire che ti ammazzerò da solo!».

Dei cinque vampiri che avevano tentato la fuga, quattro di essi volarono letteralmente sopra le case del quartiere fino ad un campetto da baseball, dove però qualcosa li immobilizzò sul posto con gli occhi sbarrati.

Sulla loro strada, immobile come una statua, era comparsa una ragazzina; era quasi una bambina, tredici o quattordici anni al massimo, lunghi capelli biondi e occhietti verde pino. Indossava un curioso abito nero piacevolmente goth, pieno di pizzi e ricami, che unito a quella pelle candida e all’espressione timida e composta le dava un’irresistibile parvenza da bambolina.

Eppure, nessuno dei quatto si fece abbindolare.

Avevano sentito parlare anche di lei.

Eric Flyer, il leggendario vampiro cacciatore, aveva una succube, una fedele servitrice pronta a scattare in difesa del suo padrone, e ad obbedire a qualsiasi ordine o comando le venisse impartito.

Nagisa. Nagisa scarlet rose Hidemasa.

I quattro vampiri dimostrarono di aver paura di lei quanto del mostro che si erano appena lasciati alle spalle, ma forse per via della sua statura minuta e di quella sua apparente parvenza indifesa ed innocua, pensarono che forse, data la superiorità numerica, era ancora possibile riuscire a batterla e a scappare.

Lei si limitò a guardarli, mentre quelli parevano aspettare solo il momento buono per colpire, poi, lentamente, alzò la mano destra puntando l’indice contro di loro, che la guardarono increduli; stette immobile così per qualche altro secondo, quindi affondò l’unghia del pollice sulla sommità dell’indice, facendo sgorgare una sola, piccola, goccia di sangue.

La goccia scivolò lentamente nell’aria, seguita con lo sguardo dai quattro vampiri, e all’improvviso, un attimo prima di infrangersi a terra, con la velocità e la forza di un proiettile volò nell’occhio di uno di loro, trafiggendolo da parte a parte ed incenerendolo all’istante.

I suoi compagni, attoniti, arretrarono ancora di più, gli sguardi pieni di paura.

Sapevano di essere condannati.

Che fosse Eric Flyer o qualche altro Hunter, le regole erano chiare: chi trasgrediva moriva.

Ma in ogni caso, non sarebbero morti senza lottare; visto che era giunta la loro ora, dovevano almeno andarsene con onore.

Per questo, attaccarono tutti insieme, ma nella foga del momento non si erano accorti che quella goccia di sangue che aveva ucciso il loro compagno non si era dissolta terminato il suo compito, rimanendo invece sospesa in aria circondata da uno strano bagliore.

Come i tre superstiti fecero per avventarsi su Nagisa, quella goccia prese a schizzare da tutte le parti come una scheggia impazzita, descrivendo orbite e tracciati impossibili lasciandosi dietro quella strana luce; eppure, ciò nonostante, trapassò tutti e tre gli aggressori con estrema facilità, mutandoli in cenere prima ancora che avessero avuto il tempo di accennare una vera resistenza.

La ragazza si guardò attorno: niente altro che il nulla.

«Bersagli neutralizzati.» disse con un filo di voce.

Il solo vampiro che avesse scelto di fuggire in un’altra direzione credeva di avercela ormai fatta, ma da un istante all’altro si ritrovò anche lui la strada sbarrata da un Hunter; nonostante la leggera zoppia e l’apparire da straccione, il professor Kogoro Negi era troppo conosciuto per i suoi precedenti per non far tremare di paura ogni vampiro che lo incontrasse.

«Vai da qualche parte?» disse mentre, appoggiato ad un lampione, lasciava cadere la sigaretta a terra schiacciandola poi con un piede.

Anche in questo caso, sapendo di dover comunque morire, il vampiro fuorilegge non volle rinunciare al proposito di provare almeno a farsi valere, e caricò a testa bassa il suo avversario. Kogoro, nonostante l’età e gli acciacchi, si difese egregiamente, e dopo aver schivato un paio di artigliate portò un diretto al volto del nemico degno dei suoi anni migliori, facendo letteralmente esplodere la faccia a quel poveretto; del resto, come poteva immaginare che le nocche dei suoi tirapugni fossero di puro argento smaltato?

Intanto, in quel piccolo parcheggio, Eric Flyer stava giocando praticamente al gatto con il topo con quel vampiro di basso livello, troppo debole per poter rappresentare per lui una vera sfida.

Alla fine, sia stufo di quello spettacolo penoso, sia nel timore che potesse andarci di mezzo quella ragazza svenuta, volle chiudere la questione, e all’ennesimo assalto nemico, con un solo fendente, gli portò via di netto entrambi gli avambracci, lasciandolo indifeso.

Il capo, sconvolto dalla vista di entrambe le sue braccia mozzate, e del sangue che come un torrente sgorgava dai due monconi, barcollò all’indietro fino a cadere, mentre quella specie di demonio gli camminava incontro con la spada in mano.

«Perché? Perché lo fai? Eppure sei un vampiro anche tu!».

Quell’affermazione parve accendere qualcosa negli occhi dell’Hunter, che giunto a sovrastare il nemico lo guardò con occhi iniettati di freddezza e determinazione.

«E non sai quanto vorrei non esserlo.» disse alzando la spada

«No. Aspetta… ti prego, non farlo… No!».

 

Quando Nagisa, camminando lentamente e composta, arrivò al cospetto del suo padrone, questi stava finendo di rimuovere dalla mente della giovane donna aggredita il ricordo di quella orribile nottata.

Il mattino dopo, si sarebbe risvegliata nel suo letto senza memoria alcuna di quanto le era capitato.

«Tutto sistemato?»

«Ho eliminato i fuggitivi, mio signore.»

«Per favore, basta col mio signore. Ti ho detto mille volte che è sufficiente chiamarmi semplicemente Eric».

Qualche attimo dopo arrivò anche Kogoro, che si guardò attorno un momento constatando che tutta le prove e le tracce erano già state cancellare.

«Immagino non ci sarà bisogno di chiamare quelli della ripulitura.» osservò avvicinandosi ai due ragazzi «Bel lavoro, comunque.»

«Se non avessero commesso l’imprudenza di mostrarsi in questo modo, sarebbe stato molto più difficile riuscire a stanarli.»

«Gli imbecilli ci sono anche tra i vampiri».

Tutto quello che restava era il cappotto del capo, ma Nagisa lo bruciò fino alla cenere gettandoci sopra della benzina e dandogli fuoco. Quanto al sangue che insozzava l’asfalto, si sarebbe sgretolato come calce secca al sorgere del sole, e tuttalpiù la gente avrebbe pensato a della strana sabbia rossa.

«Questa è la terza banda di vampiri cacciatori in meno di due mesi.» osservò la ragazza

«Che ci vuoi fare.» osservò Kogoro «Per questi idioti emomaniaci le grandi città sono come Tokyo come delle immense riserve di caccia.» quindi guardò Eric, che sostava ai piedi di un lampione «Sarà un peccato non poter contare più sul tuo aiuto.»

«Guarda che vado dalle parti di Hakuba, mica sull’Himalaya.»

«Mi domando per quale motivo tua madre ti abbia costretto a frequentare l’accademia di Cross».

Eric non rispose e guardò in basso; era certo di conoscere la risposta, ma non gli andava di condividerla, anche perché chi lo conosceva, come quel finto tonto di un professore, non faticava certo ad immaginarla a sua volta.

«Certo che quella mezzasega di Cross è buono solo a creare problemi.»

«Perché dici questo?» domandò Nagisa

«Per mettere in piedi quel suo progetto di scambio culturale nella sua scuola, l’Associazione e il Consiglio hanno approvato una momentanea franchigia sui limiti della libera circolazione dei vampiri in tutto il Mondo. In altre parole, da qui ai successivi dodici mesi ogni maledetto succhiasangue potrà andarsene a spasso per il globo come meglio vorrà.

Altrimenti perché saremmo tanto indaffarati, secondo voi?».

Di nuovo, Kogoro guardò Eric.

«Ad ogni modo, credo che non sarò il solo a sentire la tua mancanza. Già mi immagino la faccia e i pianti delle ragazze della Toyama quando sapranno che il prossimo anno non sarai più a scuola. Al contrario i ragazzi faranno i salti di gioia, visto che negli ultimi dodici mesi gli avevi praticamente rubato la scena.

Che ci troveranno poi in te di così affascinante, proprio non riesco a capirlo».

Il ragazzo alzò un momento lo sguardo al cielo, come soprapensiero, poi, senza dire una parola, si alzò e se ne andò, seguito un attimo dopo dalla sua fedele succube.

La prospettiva di doversi trasferire all’Accademia Cross lo rendeva impaziente ed inquieto allo stesso tempo.

Impaziente perché avrebbe avuto finalmente, dopo due anni, la possibilità di rivedere l’unico vampiro che avesse sempre considerato come il solo e più importante avversario della sua vita, inquieto perché, contro le sue stesse previsioni, a frequentare quella scuola non ci sarebbe andato da solo.

Ed era questo a preoccuparlo maggiormente.

Accidenti a quella ragazza e alla sua testardaggine, gli venne quasi da pensare.

Kogoro lo guardò mentre si allontanava, e sorridendo, mentre aspettava la squadra d’ispezione, si portò l’ennesima sigaretta alla bocca.

«Buona fortuna, pivello.» disse tra sé «Ne avrai bisogno».

 

 

Nota dell’Autore

Salve a tutti!^_^

Eccomi di ritorno, con il nuovo capitolo delle avventure di Eric Flyer!

Come probabilmente quasi tutti sanno, questa fanficion, così come lo stesso personaggio di Eric, sono “figli” indiretti della Round Robin Threats Of Fate. Per questo motivo, ed in accordo sia con l’autrice Lien (nome provvisorio) sia con i proprietari degli altri vari personaggi che vi compaiono, ho deciso di ambientare questo sequel parallelamente agli eventi raccontati in Threats of Fate.

Per ragioni di praticità, alcuni degli eventi già raccontati saranno rivisti sotto un’ottica differente, ma senza nulla voler togliere alla storia originale.

I personaggi che appariranno anche in Eric Flyer Threats (titolo chiaramente in omaggio alla FF originale) sono:

 

Emma Kreutzer di Flea

Cristine Leroy di Kula

Mary Smith di SweetDaisy

Elodie Durand e Pierre Rohan di The Lover

Carmy Evans di Thrush

Elisabeth Lizzy McLane di DidiDirectioner

Nives Nightwish di Kramizi

Gabriele Lopez e Derek Reinari di Thefinalwar

Alexandra Ek di Silvanuccia

Josh Takahashi e Lacey Valentine di Lien

 

Per gli altri personaggi, sto ancora aspettando l’autorizzazione dei rispettivi proprietari, anche se a conti fatti questi dovrebbero essere più che sufficienti, tenendo conto che ci sono anche i membri della Night Class.

Inoltre, poiché tendo a vedere ToF come una sorta di “realtà alternativa” rispetto alla storia originale, aspettatevi di veder comparire questo o quel personaggio per altri motivi o in altre circostanze.

Come ho specificato nella richiesta a cui avete risposto in così tanti, c’era bisogno di un traditore. Ora, quel traditore è stato scelto, e il suo “proprietario” già ne conosce l’identità; ma è solo uno. Ce n’è anche un altro, anche quello già deciso, ma su chi sia… lo scoprirete solo al momento giusto! (ndTutti: Tu, brutto…..)

E per rispondere alla sicura curiosità di molti, no: Yuuki non ci sarà.

A presto con il primo, vero capitolo!^_^

  
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