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Autore: Leyton_Nenny    24/09/2012    0 recensioni
Uno Xenophilius distrutto, un uomo perso dopo la perdita della propria moglie.
Casa Lovegood: una casa solitamente allegra e stravagante... ma è sempre stato così?
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Luna Lovegood
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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Nick Autore: Leyton_Nenny
Canzone:Fix You
Titolo: Give me a reason
Fandom: Harry Potter
Paring/Personaggio: Famiglia Lovegood
Rating: giallo
Avvertimenti: Het
Introduzione: Uno Xenophilius distrutto, un uomo perso dopo la perdita della propria moglie.
Casa Lovegood: una casa solitamente allegra e stravagante... ma è sempre stato così?











Xenophilius indossa un abito nero e si guarda allo specchio: quell' abito gli sta stretto, il colletto della camicia sottostante sembra volerlo soffocare. E ci sta riuscendo.
Osserva una crepa all'angolo destro dello specchio.
“Reparo” sussurra soltanto, mentre il vetro inizia a sfrigolare e a congiungersi mascherando il punto di rottura.
“Sarebbe bello se ogni cosa si aggiustasse così” sussurra passando le dita sul punto in cui il vetro era scheggiato.
La moglie è morta – il boato provocato dall'esplosione rimbomba ancora nelle sue orecchie.
Luna lo attende al piano sottostante, siede sul tavolo dondolando i piedi – sospesa tra cielo e terra, sospesa tra bene e male.
Indossa la salopette che la madre aveva cucito per lei qualche anno prima – è un po' corta sulle gambe ormai.
Xenophilius si sforza di sorridere, cercando di non chiudere gli occhi davanti a quel giallo che ora trova troppo sgargiante.
Sospira portandosi una mano al petto: vorrebbe strapparsi via una copiosa quantità di pelle fino a scoprire l'organo sottostante che non cessa di dolere – non basta un incantesimo per guarirlo, non esiste un “reparo” adatto alla situazione: dalle ferite non cicatrizzate continua a stillare solitudine, solitudine mista a dolore.
“Torno presto, fai la brava”
Luna sorride – il padre vorrebbe dirle di smettere, vorrebbe renderla partecipe al dolore che prova ma Luna è troppo innocente, troppo fragile per osservare il corpo statuario della madre dentro la bara di ebano.
“Sarò una brava donna di casa, proprio come la mamma”
Il cuore sembra volersi restringere, come quando d'inverno voleva pompare il sangue solo per sé, lasciando che gli altri arti andassero in ipotermia.
Ma stavolta non c'è la moglie a prendere le sue mani tra le proprie e soffiarci sopra per scaldarle.
Xenophilius stringe una mano al petto e annuisce per poi chiudere la porta alle proprie spalle.
Un vento caldo lo avvolge, fuori è estate e il sole brilla alto nel cielo sopra di lui.
L'uomo abbassa gli occhi – il sole non può brillare in un momento del genere, la vita non può continuare a fluire da ogni cosa incurante del dolore che lui prova.
Muove un passo, poi un altro. E ad ogni passo un nuovo ricordo lo avvolge.

La moglie morta, Luna vicino a lei, incapace di capire.
Luna che si avvicina, prende la mano della madre e la avvicina al volto – il bianco della morte contro il giallo della sua innocenza.
Il nero della stanza, i cocci cristallini del vetro e chiazze di colore ovunque.
“Ci vorranno settimane per pulire tutto questo – la sua voce trema, ma deve essere forte, deve mostrarsi forte per la figlia – Luna vai di là, la mamma ora viene”
Luna si alza, confida nelle parole del padre.
E avanza, avanza verso la porta, uscendo dall'inferno in cui lui è scivolato.
“Chiudi la porta, sai bene quanto la mamma tenga a queste cose”
Luna annuisce e si chiude la porta le spalle.
E Xenophilius si china, afferrando il corpo inerte della moglie, stringendolo tra le braccia.
Cocci di vetro cadono finalmente liberi dall'intricato labirinto dorato e tintinnano sul pavimento in ceramica del laboratorio.
L'uomo bacia la fronte della donna scostandole i capelli biondi impastati di sudore e sangue.
La morte sa di sale, la morte non è solo amara, sa di lacrime e sudore.

Aveva fatto del suo meglio con quella pozione.
“Stai attenta”
E lei aveva sorriso.
“Stavolta ci riuscirò, per cena avrò finito la mia pozione”
Ma la pentola a pressione sul fuoco stava fischiando, e lei era ancora addormentata tra le sue braccia, col pallore che le avanzava sul viso.

Un nuovo passo, il ricordo si dissolve lasciando spazio a uno nuovo.
E non è l'inferno, stavolta è il ricordo del paradiso.

“Mi vuoi sposare?”
La donna aveva sorriso.
“Mi credi così folle?” sedeva sul ponte, il sole sbiadiva all'orizzonte dietro di loro.
E le gambe pendevano nel vuoto – era sospesa, ma non c'era niente di male ad attenderla.
Xenophilius aveva abbassato lo sguardo, non sapendo bene cosa dire mentre si martoriava le mani nell'attesa.
“Dovevo provarci, esisteva la remota possibilità che i gorgosprizzi si fossero impossessati della tua mente” aveva sussurrato. La donna aveva sorriso per poi afferrare la sua mano.
“Lo voglio”
E il sole spariva all'orizzonte. Ma sarebbe sorto l'indomani, illuminando la loro vita insieme.

Atri passi, altri ricordi, altri frammenti. E le lacrime rigano il suo volto.
Come ti comporti quando perdi qualcosa che non puoi rimpiazzare?
Solo il silenzio rispondeva a quella domanda.

La bara si avvicina – non ci sono parenti o conoscenti in cima a quel monte, solo lui e la moglie.
Xenophilius la abbraccia, il calore residuo ormai è scomparso, lasciando spazio solo al gelo della morte.
Tutto è congelato, bloccato in quell'istante d'eterno dolore.
L'uomo muove la bacchetta, centinaia di lanterne si alzano nel cielo notturno.
“Troverai la strada amore mio, troverai la strada per tornare a casa”
Xenophilius sospira, lasciando che la bara scena lentamente dentro la fossa che ha scavato con le proprie forze – non ha usato la magia, ha voluto assaporare ancora una volta il sudore, ha voluto sentire un'ultima volta il sapore salato della morte.

Le lanterne sono ancora in cielo, sul monte adesso svetta una croce mentre un uomo distrutto torna verso casa.
Xenophilius cala le mani davanti ai propri occhi fingendo di allontanare i capelli color dello zucchero filato che gli impediscono la vista – in realtà scaccia velocemente le lacrime.
“Dov'è la mamma?”
Una bambina siede al suo fianco.
Xenophilius la abbraccia.
“La mamma è andata via, ora probabilmente gioca a nascondino con i Ricciocorni” Xenophilius si sforza di sorridere, sciogliendo dall'abbraccio la figlia.
Luna si copre gli occhi con le mani.
“Cosa fai?” chiede il padre preoccupato sfiorandole le mani.
Luna sorride. “La mamma non può giocare a nascondino se nessuno conta. Uno, due, tre...”
Xenophilius guarda fuori dalla finestra, le lanterne brillano ancora nel cielo mentre la figlia conta.
Ha smesso di piangere, in qualche modo il giallo della vitalità della figlia è riuscito a curare il proprio dolore.
In un modo a lui sconosciuto dalle ferite di quel cuore che poche ore prima sembrava inadatto alla vita sta iniziando a stillare un amore nuovo mentre l'uomo inizia a guarire – un nuovo amore sorge con l' alba, una nuova ragione di vita si erige sopra la morte.
E Xenophilius sa di non essere solo, sa di avere un nuovo ad amore che lo attenderà ogni mattina per tutti i giorni della sua vita.
  
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