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Autore: Truccatrice di sogni_    24/09/2012    0 recensioni
Oceano, amava scendere in spiaggia tutti i giorni dopo la scuola, non voleva i vestiti, ma il costume, odiava le scarpe, voleva camminare scalza per la spiaggia.
Nome non casuale, dato dal nonno quando è nata, lui era un marinaio ed amava il mare, Oceano prese la passione per il mare proprio da lui. Si ritrova a diciasett'anni in una casa che si affaccia sul mare. Si ritrova in bilico, tra la vita e la morte, tra il si e il no, tra il voler amare la vita o rischiare per amare. Qualcuno gli ruberà il cuore lasciando un abisso? Oppure la sua vita diventerà una favola?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
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VIII capitolo

L'acqua nel bel mezzo della giornata diventò nera, gli scogli anche. Tutto sembrava essere negativo perfino i granchi che camminava nella sabbia.
Oceano era nel bel mezzo dell'acqua, davanti a sè il buio.
L'acqua cominciava a salire quasi a sfiorare il suo naso, oltrepassando la sua bocca, sentiva l'acqua entrare in bocca, e andare giù nei polmoni, giù in tutto il corpo. Urlava, o almeno ci provava, qualcosa bloccò le sue gambe tirandola verso il basso, verso l'abisso.
I suoi occhi uscirono fuori dalle orbite, in lontananza vide qualcuno. Qualcuno, vestito di nero, qualcuno che conosceva. Urlava 'aiuto' e quel qualcuno sembrava sentire. Corse verso di lei, dalla riva corse verso lei. Mentre il suo corpo stava cedendo, quel qualcuno la prese per un braccio, e le liberò le gambe portandola a riva.
Oceano aprì gli occhi, e si trovò davanti a sè.. Simon!

-

<< Oddio>> disse svegliandosi e respirando a fatica.
Guardò l'orologio, ore sette e un quarto, la sveglia non aveva suonato. Balzò dal letto e si diresse in bagno, si preparò tutta e andò a fare colazione.
Un cornetto, di giornata e poi diretta a scuola. Ripensava al sogno, Simon da quando era comparso, lasciava un qualcosa dentro ad Oceano.
La campanella era già suonata, Oceano corse verso la sua classe e bussò.
<< Avanti>> disse la professoressa Martoni, di scienze.
<< Scusi il ritardo>> La professoressa guardò l'orologio e l'appuntò nel registro.
<< Signorina, abita qua vicino, come mai questo ritardo?>>
<< Non mi è suonata la sveglia>>
Una risata collettiva vagò in quella classe, si mise seduta sul suo banco, tirò fuori il libro e il quaderno.
Dopo un paio di minuti, si ricordò che con lei in classe c'era anche Simon, si voltò e lo trovò lì che scriveva gli appunti dalla lavagna.
Si rigirò verso il suo quaderno, Oceano quasi sempre sentiva dei brividi, delle farfalle allo stomaco, qualunque cosa che non ha mai sentito in diciasette anni della sua vita.
Nella sua vita non era mai comparso un ragazzo, un uomo, oltre suo padre chissà, se era -come si dice- la volte buona.
Lei era testarda, lei voleva stare da sola, però nessuno e tanto meno Simon gli poteva far cambiare idea.
<< Ragazzi, oggi si esce tre ore prima perchè manca la porfessoressa di arte>>
Alla classe scappò un urlo liberatorio.
Valeva a dire che mancava solo un'ora alla fine della giornata, che passava in fretta tra una spiegazione di roccie vulcaniche e di ammasso di nuvole e gas.
Un'ora dopo esatta, la campanella suonò, si precipitò all'uscita.
Alle sue spalle c'era Simon che la seguiva, quel giorno -strano- non si erano rivolti neanche una parola, per vari motivi, la porfessoressa di scienze era tosta e non permetteva un fiato, e poi perchè la ricreazione non ci fu.
<< Ciao, eh>> sussurrò Simon. << Ciao>> continuò lei, allugando il passo.
<< Brutto sogno?>> Oceano inchiodò, e si voltò verso Simon toccandosi i capelli.
<< Scusa?>> chiese lei. << Hai fatto un brutto sogno, per stare col muso tutta la giornata?>>
<< Pff, ora ti interessa anche quel che sogno>>
<< Bhè..>>
Oceano riprese a camminare, toccandosi quei lunghi capelli, quando se li toccava valeva a dire che era imbarazzata.
Dovrà passare un'altra giornata da sola, erano le dieci, a malapena.
Si fermò, inchiodò un'altra volta, si voltò verso Simon.
<< Ti piacerebbe...>> cosa doveva dire? << ti piacerebbe.. vedere la mia casa?>>
Era impazzita, sul volto di Simon sbucò un sorriso e lei riprese a camminare, diventando rossa.
<< Certo>> disse superandola e sorridendo.
Arrivarono a casa, Oceano prese le chiavi ed aprì il portone. Fece un segno a Simon per dire 'prego entra' lui così fece e girovagò per la casa scrutando ogni particolare.
Oceano posò la borsa sulla sedia e seguì Simon.
<< No, non ci credo!>> disse Simon.
<< Cosa?>>
<< Hai.. hai.. hai il mare, sotto casa?>>
<< Oceano, precisiamo>> precisò lei.
<< Certo>> disse lei sorridendo. Era imbarazzata più di ogni altra cosa, poi non aveva fatto niente di male, aveva solo fatto entrare nella sua casa un ragazzo, un suo compagno di classe.
Oceano seguì Simon sulla spiaggia, togliendosi le scarpe. Lui fece lo stesso, si alzò i jean più sù delle caviglie, e andò in acqua.
<< Sei fortunatissima, davvero>>
<< Già>> disse lei.
Oceano si mise seduta sulla sabbia, guardando Simon gicoare e correre sull'acqua.
<< Oceano, parlami un pò di te>> le chiese lui.
<< Di me?>> disse lei sbarrando gli occhi. Non amava parlare della sua vita e tanto meno di lei.
<< Si, di te.. dai, ti prego>> gli disse lui come se sapeva già la risposta.
<< Ok, da dove comincio? Da qui. Sono nata il 13 Novembre del 1994, quando io nascevo qualcuno perse la vita, mio nonno.
Tutti si aspettavano un maschio, soprattutto i miei genitori, ma in quella stanza d'ospedale sono nata io, si una piccola femminuccia che prese il nome dalla passione del nonno;
Oceano.
Sembrava  tutto perfetto quando ero piccola, ogni attenzione era rivolta a me, ma all'età di dieci anni i miei genitori, i miei parenti cominciarono a odiarmi, perchè mi vestivo sempre di nero, perchè ero sempre sola, perchè non avevo la stessa passione del nonno. Crescendo, sono venuta ad abitare qui, in questa città, in questa meravigliosa casa -che neanche mi merito- a contatto con l'acqua, con l'oceano la passione di cui tutti parlavano si faceva sempre viva.>>
Fece una pausa, giocherellando con la sabbia. Ricominciò..
<< Sono sette anni che abito qui, e sette anni che mi succedono cose strane, che non ti sto a raccontare sennò non finerei più.>>
<< Raccontami qualcosa, di ciò che ti è accaduto, ti prego>> la pregò lui.
<< Ok, ma non tutto..>> fece un respiro e cominciò << All'età di dodici anni, sono andata alle medie, alla scuola nella via principale, all'uscita di scuola ogni mamma veniva a prendere suo o sua figlia, la mia no. Quindi andavo dalla via principale a qui, a piedi, quindi potevo incontrare gente non molto affidabile.
Un giorno di Dicembre, uscivo da scuola e in una via mi fermò un signore, un barbone. Era bassino, aveva la barba lunga bianca, quasi grigia, un cappello di paia tutto rovinato e un bastone tra le mani. Mi disse incrociandomi, testuali parole 'Morirai presto, Morirai presto' ero piccola avevo solo docidi anni, corsi a casa dai miei genitori in lacrime, loro andarono in quella via ma non trovarono nessuno e diedero la colpa alla mia immaginazione.>>
<< Ah, scusami se ho insistito, non volevo>>
<< No, tranquillo, ormai sono abituata a raccontare le mie strane storie>> disse e continuò
<< Ora, raccontami qualcosa di te>>
Simon, guardò l'orologio ed esclamò: << Diamine, devo scappare è tardissimo>> si infilò le scarpe e si ribassò i jean, diede un bacio in guancia ad Oceano e se ne andò lasciando lei che si accarezzava la guancia e lo guardava andare via, senza dire niente.
  
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