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Autore: realpandora    24/09/2012    4 recensioni
Questa è la mia prima McDanno, anzi... E' la prima storia che scrivo da 15 anni a questa parte; quindi cercate di avere pietà.
Questo capitolo inizia una settimana dopo la season finale della 2^ stagione, quindi attenzione agli spoiler per chi non l'ha vista.
Steve torna al quartier generale... Non da solo.
Grazie a babycin per avermi fatto da beta. Ti adoro, babe! E voi non odiatemi. Posterò un capitolo a settimana. Se riesco a tirarne fuori di più,sarete i primi a saperlo. ;P
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Scusate il ritardo, ma la scorsa settimana è stata un inferno. *3*
Spero mi perdoniate. Vi ho preparato ancora un po di angst. Preparatevi.

Come riusciranno a uscire da questo menage a trois che nessuno vuole? 

Capitolo 7: Trouble in Paradise


Steve riuscì a fare la doccia in meno dei suoi soliti tre minuti. Aveva lasciato Danny e Catherine da soli in cucina, con la promessa, non espressa, di non saltarsi alla gola a vicenda – e sinceramente, tra il suo ex commilitone e il suo partner, non sapeva chi l'avrebbe avuta vinta.

Uscito dal bagno, con un asciugamano intorno ai fianchi e uno in mano ad asciugarsi i capelli, si avvicinò alla porta della stanza da letto cercando di carpire qualche suono dal piano inferiore: niente. Il più assoluto silenzio. Quella mancanza di rumori gli fece nascere una sensazione di disagio alla bocca dello stomaco che neanche andare nelle profonde foreste dell’America Meridionale gli aveva mai procurato. O si sono uccisi o… Meglio andare a controllare!

Si diresse verso il letto, dove aveva appoggiato, in bell'ordine, i boxer, la maglietta e i pantaloni pronti da indossare e buttò gli asciugamani nella direzione generale del bagno, tanta era la fretta di raggiungere i due rivali in cucina.

Quello che di certo non si aspettava, era arrivare a metà della scala, che aveva fatto di corsa, e doversi fermare di colpo allo scoppio della risata tonante di Danny, in sottofondo quella più gentile e femminile di Catherine. Scese lentamente gli ultimi scalini e si avvicinò alla porta della cucina per cercare di capire la situazione - era un Navy SEAL, dopotutto: doveva essere sempre pronto (la curiosità non c'entrava assolutamente).

"Così, io tiro fuori un pesce dopo l'altro, con tutti quei giapponesi che continuano a definirli ‘’Bel pesce, fantastico pesce’ e lui se ne sta lì con il suo solito sorriso strafottente." Danny prese un respiro profondo cercando di smettere di ridacchiare. "Poi trovo il pesce con la pallottola, lo poso sul bancone, mi levo il guanto e… mi pulisco la mano sulla sua maglietta." Il poliziotto fece un'altra risatina. "Avresti dovuto vedere la sua faccia."

"Me la immagino!" rispose Catherine, anche lei ridendo. "Stiamo parlando di Mr. Steve '‘Perfezione' McGarrett qui. Odiava se una goccia di sudore gli sporcava la divisa, quando eravamo in libera uscita. In azione non gliene fregava niente, ma per il resto…" La donna si fermò un attimo, come se le fosse venuto un pensiero improvviso. "Anche se, effettivamente, ci sono stati un po' di episodi in cui, anche in libera uscita, non gli è dispiaciuto sporcarsi." Il tenente assunse un tono cospiratorio. "Potrei raccontarti un paio di avvenimenti, se non ti dispiace arrossire come una ragazzina…"

Prima ancora che Danny potesse rispondere, di sicuro non troppo gentilmente, a quell'attacco alla sua mascolinità, Steve decise che forse era il caso di intervenire, se non altro per evitare che la sensazione di disagio diventasse imbarazzo vero e proprio. Quindi, annunciò la sua presenza schiarendosi la gola ed entrò in cucina. "Mi avete lasciato un po' di caffè?" chiese con finta noncuranza.

Danny e Catherine, seduti al tavolo, uno di fronte all’altra, lo guardarono in silenzio avvicinarsi alla macchinetta del caffè, prendere una tazza dalla mensola lì vicino e riempirsela con la bevanda ancora fumante. Il biondo e la donna si scambiarono uno sguardo e il poliziotto fece un cenno d'assenso verso la ragazza, che cominciò: "Steve, dobbiamo parlare."

Videro le spalle del SEAL, che era ancora girato di schiena, tendersi per un momento e poi rilassarsi. Senza voltarsi, ma andando verso il piatto posato sulla credenza, prese una barretta ai cereali e le diede un morso. Solo allora si girò e, guardando verso il tavolo, chiese: "C'è ancora del frullato di alghe?"

"Steven. Non fare il finto tonto. Non è un comportamento che ti si addice" lo rimbrottò Danny.

Steve volse lo sguardo verso il partner, corrugando la fronte, appoggiò tazza e barretta sulla consolle dietro di sé, incrociò le braccia e ribatté, con tono annoiato: "Scusami, Daniel. Sono leggermente sconcertato… non fare quella faccia" disse il SEAL, alla faccia sorpresa del detective. "Anch'io so usare parole forbite. Comunque, io salgo per farmi la doccia, cercando di fare in fretta perché ho paura delle conseguenze a lasciarvi da soli per troppo tempo, visti gli sguardi omicidi che vi stavate lanciando non più di cinque minuti fa, torno e vi trovo amiconi? Chi è che fa finta di niente qui, Daniel?" Steve mise su quel Daniel molta più enfasi di quella che avrebbe voluto, ma non riusciva a levarsi di dosso la sensazione che ci fosse un pericolo imminente in arrivo e che il bersaglio di quel pericolo fosse proprio lui.

"Non stiamo facendo finta di niente, Steve" intervenne Catherine. "È solo che in questi cinque minuti abbiamo parlato e ci siamo resi conto che entrambi proviamo qualcosa per te…" Danny la interruppe, irritato: "Grazie Catherine. Che provavo qualcosa per lui, avrei preferito dirglielo io!" La donna si allungò attraverso il tavolo per picchiettargli sul braccio con un sorriso di scusa e continuò: "Ecco… dicevo, visto che tu sai che io provo qualcosa per te e Danny dovrà farti un discorso dopo…" Girò la testa per rivolgersi al detective. "Meglio? Bene." Al cenno di assenso indispettito del biondo, riportò la sua attenzione sull'uomo davanti a lei. "Abbiamo deciso che era inutile scornarsi su chi avesse più diritti su di te, perché non possiamo farne valere nessuno. Così andremo avanti da persone civili, non ci faremo la guerra e, chiunque tu sceglierai, l'altro si farà da parte di buon grado."

Steve si strozzò con il caffè che aveva ripreso in mano e che stava bevendo, sentendo l'ultima frase pronunciata dalla donna. Riappoggiò la tazza sul bancone e cominciò a tossire. Danny fu subito al suo fianco per passargli un bicchiere d'acqua, che il SEAL bevve tutto d'un fiato, e gli passò una mano sulla schiena. Facendo un respiro profondo, Steve si girò, allontanando in quel modo Danny che assunse un'espressione mortificata.

"Scusate, cosa farete voi due?" chiese sconvolto, rivolto al collega.

Danny si sentì arrossire al tono con cui era stata posta la domanda e dallo sguardo turbato del partner. "Pensavamo che fosse più giusto fossi tu a decidere…"

Prima che il detective potesse riuscire a rispondere completamente, il campanello suonò per l'ennesima volta. Steve si passò una mano sul volto. "Stamattina, questa casa è più trafficata di un porto militare del Bangladesh."

Andò verso la porta e la aprì in modo brusco, ritrovandosi davanti la madre. "Doris, che succede?"

La donna aveva gli occhi rossi e sembrava sul punto di crollare. "Steve, faresti sedere tua madre? Poi potremo parlare…" Detto questo, svenne.

Il SEAL fu pronto a prenderla tra le braccia e portarla dentro casa, chiudendo la porta con il piede.

"Danno, sposta il tavolino, così la posso stendere sul divano" chiese Steve al partner che si era trovato alle spalle.

Danny era uscito dalla cucina appena aveva sentito la voce della signora McGarrett e si era messo in movimento ancora prima che Steve finisse la frase. "Vieni, appoggiala sui cuscini. Vado a prendere un bicchiere d'acqua..." E si diresse verso la cucina.

Catherine si alzò appena vide entrare il detective. "Posso essere di aiuto, Danny?"

"Non lo so" rispose il poliziotto prendendo una bottiglietta d'acqua dal frigo e un bicchiere dal pensile. "È arrivata la madre di Steve ed è svenuta sulla soglia" finì da sopra la spalla mentre si dirigeva di nuovo verso il salotto.

"La madre di Steve? Ma pensavo fosse morta..." disse il tenente, alzandosi dalla sedia e seguendo il biondo.

"E invece è viva e vegeta" le rispose Danny. Riempì il bicchiere con la bottiglietta e lo porse a Steve che era seduto sul tavolino vicino alla forma immobile della madre. Gli mise una mano sulla spalla. "Babe, ha dato qualche cenno di ripresa?"

"No, nessuno" rispose Steve. "Ho controllato e sembra non perdere sangue, almeno apparentemente. Doris" la chiamò, scuotendola leggermente. "Andiamo mamma, svegliati."

Con un leggero battito di ciglia, Doris aprì gli occhi e disse: "Dovevo svenire davanti a casa tua per farmi richiamare mamma?"

Steve l'aiutò a sedersi e le passò il bicchiere d'acqua. "Beh, sono sempre in tempo per smettere" disse provando a mantenere il tono sullo scherzoso, e sedendosi poi vicino a lei che, finito di bere, aveva appoggiato la testa allo schienale del divano.

Danny si sedette sul tavolino al posto di Steve, mentre Catherine rimase a guardare la scena appoggiata al muro vicino all’entrata. “Doris” chiese il detective, prendendo delicatamente i polsi della donna, in modo da sentirne anche le pulsazioni, “Cosa è successo? Come mai è qui? Dove sono gli uomini affidati alla sua sicurezza?”

Alzando lentamente la testa, la madre di Steve guardò Danny e, facendo un respiro profondo mentre faceva un sorriso stanco, rispose: “Daniel, calmati. Sto bene. Ho solo avuto qualche problema ad arrivare qui.” Liberando una mano, si sporse in avanti, passandola tra i capelli del poliziotto per poi scompigliarglieli e farglieli ricadere sulla fronte. “Dovresti portarli sempre così. Ti stanno bene” dichiarò con voce stanca, riappoggiandosi al divano.

Danny cercò di mettersi a posto la capigliatura, ma ormai il danno era fatto: sarebbe dovuto di nuovo tornare in bagno per pettinarsi. Con un mezzo sospiro di sconfitta e un sorriso, il poliziotto si rivolse di nuovo alla donna: “Capisco da chi Steve abbia preso i suoi modi scostanti e l’incapacità a rispondere direttamente ad una domanda…” disse a mezza voce, guardando il partner che lo fissava con uno strano sguardo negli occhi. “Sì, potrei, ma non le ho chiesto dei consigli di estetica, ma come è arrivata qui e che fine ha fatto la sua scorta!”

Doris abbassò la testa, mormorando: “Sono morti.”

Steve, che era rimasto a guardare interessato prima lo scambio di battute tra la madre e il partner, poi affascinato solo il poliziotto, quando Doris aveva scompigliato i capelli a Danny, si girò di scatto verso la madre. “Cosa?”

Doris alzò di nuovo la testa, ma in quel momento si rese conto della presenza di Catherine nella stanza. “Oh, salve. Tu saresti?”

Avvicinandosi con passo quasi militare, Catherine offrì la mano alla signora McGarrett, che la strinse, e si presentò: “Tenente di marina Catherine Rollins, signora. Onorata di fare la sua conoscenza.”

La madre di Steve si guardò in giro, notando le facce tese delle persone intorno a lei e disse: “Direi che tutto questo nervosismo non è dovuto al fatto che ho dovuto sparare a una persona per riuscire ad arrivare fin qui, vero?”

Steve la prese per le spalle e la fece girare verso di lui: “Mamma, che cosa è successo?” Il SEAL capiva che questo continuo parlare e saltare da un argomento a un altro, era un modo come un altro per non dare libero sfogo alla crisi isterica che era di sicuro dietro l’angolo, ma doveva riuscire a far tornare la madre in carreggiata e sapere.

Anche Danny si avvicinò di più, mettendo una mano sulla spalla di Doris e una sulla coscia di Steve per non cadere dal tavolino. “Doris, a chi ha dovuto sparare?”

La madre di Steve si prese la faccia tra le mani e, dopo aver preso un enorme sospiro, guardò in faccia i due uomini con una determinazione degna del figlio e rispose: “Non so chi fosse. Un uomo alto, faccia butterata, stecchino in bocca. Un nativo.” La donna si fermò un attimo per prendere un altro respiro e Danny ne approfittò per versarle dell’altra acqua che lei accettò volentieri, prima di continuare: “Ieri sera stavo per andare a dormire, quando mi sono accorta che nessuno era venuto a fare il solito controllo all’interno della casa in cui mi hai lasciato” disse rivolta verso il figlio. “Sono andata a controllare la macchina di sorveglianza dalla finestra e a quel punto quel…” Fece un respiro tremulo mentre cominciavano a scenderle alcune lacrime. “Quell’uomo mi si è stagliato davanti dall’altra parte del vetro. Io sono corsa in camera a prendere la pistola che Danny mi ha prestato…” Steve alzò un sopracciglio verso il partner che mimò: “Kamekona” con le labbra e poi tornò a prestare attenzione alla madre. “Ho sentito dei vetri infrangersi, mi sono nascosta dietro l’armadio, in modo da poter vedere comunque il suo riflesso nello specchio della toeletta quando fosse entrato e, appena ha messo piede nella stanza, gli ho sparato.” Bevve un sorso d’acqua e passò il bicchiere a Danny, lasciandogli poi una mano sul braccio, mentre appoggiava la testa sulla spalla del figlio. “Sono uscita di corsa dalla casa e, passando davanti alla macchina di sorveglianza, mi sono resa conto che i poliziotti all’interno erano morti. Ho pensato… o meglio non ho pensato. Ero solo stanca. Avevo qualche soldo, sono andata a piedi fino a un hotel lì vicino e sono rimasta lì finora” finì, chiudendo gli occhi.

Steve abbracciò la madre, stringendola a sé e bloccando la mano del partner sotto la propria e sulla spalla della madre. I due colleghi si guardarono un istante, poi il SEAL alzò la mano e Danny levò la propria. Il capo del 5-0 non aveva tempo comunque di pensare all’espressione ferita che era passata per un secondo sulla faccia di Danny – non si era neanche accorto di quella gemella passata sul viso di Catherine. In quel momento era troppo occupato a pensare a come fossero riusciti a scoprire dove lui avesse nascosto la madre.

Nel silenzio che aveva riempito la casa, fu Catherine la prima a parlare: “Signora, perché non ha chiamato la polizia?”

Doris alzò leggermente la testa dalla spalla del figlio e la guardò per un secondo, dicendo poi: “Catherine. Immagino che lei sia l’amica dell’Intelligence della Marina di cui mio figlio mi ha parlato mentre eravamo in Giappone.” Sul viso di Catherine si dipinse un’espressione sorpresa. “Oh sì, in quella settimana abbiamo parlato di un sacco di cose. Ma soprattutto storie senza nomi, come l’amica dell’Intelligence che gli ha dato una mano in più di un’occasione” disse guardando il tenente, poi si rivolse a Danny, che aveva abbassato la testa tra le spalle: “O una persona cui si è molto affezionato, che ha una bimba meravigliosa, e a cui non sa se è pronto per dirgli quello che prova o meno.”

A quelle parole, Danny alzò di scatto la testa verso Steve che era arrossito e che disse, innervosito, alla madre: “Mamma, non è il momento.”

Doris guardò il figlio e sospirò: “Sì, hai ragione.” Voltandosi di nuovo verso l’altra donna, continuò: “Non ho chiamato la polizia per il semplice motivo che gli unici a sapere dov’ero erano Steve e la polizia. Direi che Steve non abbia detto a nessuno dove io fossi, giusto? Indovina un po’ chi ha una talpa?”

Quando sentì la risposta, Steve divenne ancora più rosso, stavolta dalla rabbia. Danny gli mise una mano sulla spalla. “Babe, calmati. Non è facendoti venire un aneurisma che riusciremo a capire cosa è successo.” Alzandosi in piedi e sedendosi poi dall’altra parte dei due McGarrett, il poliziotto continuò: “Doris, quell’uomo… pensa di averlo ucciso?”

“No. L’ho ferito a una gamba e a una spalla, ma era svenuto quando sono andata via. Forse è ancora là” rispose Doris, dopo averci pensato un po’ su.

Danny si alzò per prendere il cellulare, dicendo: “Chiamo Kono, Chin e Max. Vediamo se riescono a scoprire qualcosa senza alzare troppo polverone.”

“Va bene, Danny” rispose Steve. “Catherine, puoi farmi un favore?” chiese rivolto al tenente. “L’altro giorno sono andato in giro per Pearl con un commilitone della base per vedere se riuscivo a scoprire qualcosa su un nostro caso. Potresti chiedergli se ha sentito qualcosa?”

“Certo Steve, non c’è problema.”

“Bene” disse il SEAL. “Mamma, andiamo. Devi stenderti un po’.”

“Dalle pure il mio letto Steve” intervenne Danny. “L’avevo cambiato poco prima di scendere stamattina.”

“Grazie Danny,” rispose Doris, alzandosi e abbracciando il detective. Stringendolo a sé, gli sussurrò all’orecchio: “Combatti per lui.”

Danny si sentì avvampare e riuscì a mormorare solo un semplice “Ok…”, mentre Steve lo guardava con uno sguardo curioso.

Mentre madre e figlio salivano al piano superiore, Catherine si avvicinò al poliziotto, gli mise un braccio intorno alle spalle e disse, con tono triste: “Direi che la nostra tregua armata ha avuto fine, vero Danny?”

Il biondo la guardò per qualche istante, cercando di mettere ordine nei propri pensieri. “Ho paura di sì. Mi dispiace, ma mi sono accorto che non posso lasciartelo senza lottare.”

La donna fece un sospiro, gli diede un abbraccio e rispose: “Civilmente?”

“Civilmente.”

  
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